giovedì 5 novembre 2020

RECENSIONE - 1974 di Niklas Natt och Dag

Torniamo a Stoccolma, torniamo nella Città dei Ponti!
É passato un anno, siamo nel 1794, ma la città è ancora più putrida, ancora più povera, ancora più corrotta.
Dopo la dipartita dell’amico Cecil Winge, Jean Michael Cardell è tornato ad essere un uomo depresso, attaccato alla bottiglia e rinchiuso nella sua misera stanzetta nei bassifondi della città, dove la miseria regna sovrana.
Viene contattato inaspettatamente da una donna che gli affida le indagini sulla morte della sua povera figlia. Morta la prima notte di nozze.
Di suo marito si sono perse le tracce e il corpo della morta non è stato mai stato visto. Principale sospettato dell’atroce delitto, il giovane marito, Erik Tre Rosor, appartenente a una nobile famiglia ma, dalla descrizione della donna, incapace di commettere un atto così crudele e violento.

Cardell pensa che, accettando, il caso possa riportare un po’ di dignità nella sua vita e inizia a indagare con quello che ha in mano, niente. Ma soprattutto lui non ha la finezza mentale che aveva il suo amico Cecil Winge, che è morto stroncato dalla tisi.
Cerca così la nemesi del suo amico, ormai scomparso, nel suo fratellino minore, Emil, che delle volte sembra avere la scaltrezza del fratello, ma è un esserino impaurito anche della sua ombra.
Le indagini dei due uomini li portano a scoprire uno strano tipo, un uomo o un fantasma, che si nutre dell’odio e del sadismo più oscuro che impera in quel periodo a Stoccolma, dove anche le famiglie aristocratiche più antiche sono immerse in ogni tipo si sozzura.
Ritroveremo anche Anna Stina Knapp, che sembrava aver trovato la svolta per la sua vita, ma che questa sembra aver altri progetti per lei, cacciata incinta da quella che era diventata la sua casa. La ritroveremo anche lei alle prese con una lotta sadica per proteggere tutto quello che ama di più, le sue creature, Karl e Maja.
Sembrano due storie separate, ma corrono in parallelo fra loro, perché tra Cardell e Anna, c’è un lungo filo rosso che li lega insieme, per sempre.

In questo capitolo, che è il libro di mezzo della trilogia, si sente molto il troncamento finale, il ‘non definito’, anzi, il non finito, l’incompiuto; perché molte delle questioni, soprattutto alla fine, rimangono aperte, lasciando il lettore con l’aspettativa, si spera breve, del nuovo episodio della trilogia.
La scrittura di Niklas Natt och Dag è molto semplice, la trama è ben congegnata, e attira il lettore all’attenta lettura del romanzo e soprattutto a cogliere i riferimenti e i personaggi storici realmente esistiti nel 1794 in Svezia. Consigliato soprattutto agli amanti del genere e previa lettura del precedente capitolo, 1793.

(a cura di Silvia Marcaurelio)