Tom Paoletti ha più di un problema. È il tenente al comando della
sedicesima squadra dei Navy Seals ma nella sua ultima missione è stato
gravemente ferito e ora è in convalescenza perseguitato da atroci mal di testa
e vertigini. Costretto a prendere un mese di congedo decide di recarsi a
Baldwins’s Bridge vicino a Boston, la sua cittadina d’origine, dove vive ancora
sua sorella con la figlia adolescente e soprattutto quello che gli ha fatto da
padre per tutta la vita, il fratello di suo nonno, il prozio Joe. Joe Paoletti
vive nella dependance della villa del suo commilitone Charles Ashton, ricco
possidente del paese, al quale fa da giardiniere, ma soprattutto da amico
fraterno da quasi sessant’anni. Appena sceso all’aeroporto di Boston, Tom crede di vedere, con i lineamenti alterati dalla chirurgia, il “Mercante”,
un notissimo terrorista internazionale che tutti credono morto. Ma viste le sue
condizioni, dopo il grave trauma subito, nessuno gli crede, e forse persino lui
pensa di essere affetto da paranoia. A casa dello zio, Tom ritrova anche Kelly
Ashton, figlia di Charles, per la quale ha una cotta fin da quando, poco più
che adolescenti, avevano passato una serata a scambiarsi baci ardenti. Anche
Kelly ha ancora una gran cotta per lui, nonostante sia cresciuta, sia diventata
una stimata pediatra, nonché una magnifica donna molto sexy e sia reduce da un
divorzio. È stata costretta a tornare a Baldwin’s Bridge perché suo padre sta
morendo di cancro e lei se ne deve prendere cura. La storia d’amore di Tom e
Kelly si intreccerà con quella nascente tra sua nipote Mallory e David, uno
studente bravo e un po’ imbranato appassionato di fumetti, e soprattutto con il
racconto del tragico triangolo amoroso avvenuto tra Charles, Joe e Cybele, una
partigiana francese, durante la seconda guerra mondiale. Quando Tom rivede il
“Mercante” proprio a Baldwin’s Bridge si convince che non ha affatto sbagliato
e, visto che i suoi superiori ancora non gli credono, mette insieme la più
improbabile delle squadre d’assalto unendo alcuni dei suoi uomini con i due
ragazzi, i due anziani reduci e Kelly e con il loro aiuto proverà a
risolvere i suoi problemi e soprattutto cercherà di sventare il piano criminale
del terrorista. Avevo letto un libro precedentemente uscito di quest’autrice e
non è che ne fossi rimasta entusiasta,
tutt’altro. Invece in questo l’alternanza dello svolgimento delle
azioni, divise tra passato e presente le da quel qualcosa in più che all’altro
mancava. Ma sono soprattutto i personaggi ad essere molto più convincenti. Tom
e Kelly sono due persone indipendenti e molto forti, almeno all’apparenza e
faranno fatica a superare le loro reciproche diffidenze. Tom è uno di quegli
eroi che non si incontrano facilmente, in questo romanzo dimostra tutta la sua
vulnerabilità e la sua insicurezza, tanto da non saper nemmeno gestire quello
che dovrebbe essere un rapporto di vecchia amicizia con Kelly. E tra le tante
storie i due personaggi forse più veri sono quelli di Mallory e David, due
adolescenti alle prime cotte amorose. Lei è una diciottenne problematica
costretta a portarsi dietro la brutta reputazione della madre e a difendersi. E’
cinica e poco socievole. Tratta tutti con disprezzo e distacco. David invece è
il classico nerd che non bada a come si veste, a quello che dice la gente
intorno a lui, adora disegnare fumetti e si diletta d’informatica, e quando vede
Mallory ne fa la sua eroina vivente. Queste loro diversità mixate insieme
riusciranno a far si che i due possano avere una storia molto carina e
romantica. L’ultimo pensiero è per i due vecchietti terribili, Joe e Charles,
meravigliosi co-protragonisti. Uno serio e posato che si è sempre preso cura
dell’altro, burbero e scontroso, distrutto da anni di alcolismo e ora in attesa
di morire di cancro. Fa tenerezza vedere il loro rapporto quasi in simbiosi, ed
è molto bella la loro storia di eroi dimenticati e del loro amore perduto
Cybele. Brava l’autrice. Stranamente se si fa un po’ di ricerca, questo libro
dovrebbe essere uscito all’estero prima dell’altro uscito in Italia… cose da
case editrici… Voto: 7-
lunedì 30 giugno 2014
lunedì 23 giugno 2014
RECENSIONE - PASSIONE CONTRO IL TEMPO di Suzanne Brockmann
Primo libro che leggo di questa autrice, scopro facendo un po’ di ricerca su internet che questa collana sta iniziando in Italia con il piede sbagliato. Stanno uscendo i libri ma non in ordine cronologico, classico delle case editrici italiane, chissà perché poi. La storia è quella di Max Baghat, agente FBI freddo come una macchina, un vero duro di quelli che non si lasciano corrompere da nulla e nessuno, che si innamora, suo malgrado, di Gina Vitagliano, una ragazza molto più giovane di luPrii e che aveva salvato durante un’azione contro un dirottamento aereo. Gina è totalmente diversa da lui. Lei è solare, piena di vita e aperta verso il prossimo, come Max è ombroso, chiuso e diffidente. Li unisce un’attrazione quasi ossessiva, passionale e intensa, che sfocia in amore da parte di entrambi ma che solo Gina non avrà paura di esternare. Come in ogni banale storia del genere, il finto duro di cuore Max, farà in modo di far allontanare Gina da se stesso, cercando di convincerla di essere per prima cosa troppo vecchio per lei, troppo rigido, ed infine incapace di amare chicchessia. Tutto perché nella sua mente malata pensa di non essere all’altezza della donna che ama, ma soprattutto che, chi ama perde, e la paura di perdere Gina è più forte di quella di averla per davvero. Al dunque Gina accetta la sua decisione e si allontana da lui partendo per l’Africa, con un progetto umanitario. Qui conosce Molly dalla quale diventa inseparabile, d’altronde hanno storie simili in quanto ad amore. Il ritorno in scena dell’ex di Molly, Grady Morant, o Jones, o Leslie come si fa chiamare ultimamente, ex militare, ex trafficante, ex un po’ di tutto, fa scatenare una spirale di violenza dove anche Gina si troverà coinvolta. Max crede che Gina sia morta in un attentato terroristico, ma per fortuna la ragazza è viva e vegeta, anche se coinvolta suo malgrado in un questione altrettanto pericolosa. E’ stata rapita da un personaggio non proprio tranquillo che vuole farsi consegnare Grady per una vendetta personale. Riuscirà Max a stringere a sé la donna che potrebbe dare ancora un senso alla sua vita? Fra colpi di scena e azioni mozzafiato, lui e ed i suoi amici si confronteranno con i fantasmi del passato, crudeli e violenti, per salvare colei che rappresenta l’amore della sua vita. Un po’ (molto) romance, un po’ azione. L’autrice, famosissima negli Stati Uniti per aver creato questo “nuovo” filone tra l’eroico e il romantico, scrive bene, con scrittura scorrevole, anche se i personaggi sono poco evidenziati, è un po’ un guazzabuglio, ma leggibile per passare qualche ora di relax. Niente di che. Voto: 6+
giovedì 19 giugno 2014
RECENSIONE - LE BAMBINE DI SUGAR BEACH DI HELENE COOPER
Helene Cooper è una giornalista affermata in America
ha scritto questo romanzo per raccontarci la sua storia di vita in Liberia,
fino alla fuga dopo il golpe militare. Cominciamo a conoscere Helene Cooper dal
1973, quando suo padre decide che è arrivato il momento di elevare il suo
status sociale e di cambiare dimora, trasferendosi nella grande casa di Sugar
Beach. La Liberia, è uno stato costruito dagli schiavi di ritorno dalle colonie
americane, ora uomini liberi. Non proprio africani, molto più americani. La
Liberia è ancora da costruire, quando nel 1820, i primi schiavi liberati dagli
Stati Uniti, attraversarono l’Oceano e vennero riportati in Africa. All'inizio
del XIX secolo fu fondata negli Stati Uniti la American Colonization Society (ACS), una organizzazione privata che si proponeva di
"promuovere ed eseguire un progetto per la colonizzazione dell'Africa da
parte delle persone di colore libere residenti negli Stati Uniti". Nel 1822, la società fondò la Liberia sulle coste dell'Africa
Occidentale, e finanziò la migrazione dei neri americani verso questa
"terra promessa", ma soprattutto venne finanziata per sistemare i
neri ormai liberi, lontani dagli Stati Uniti. Quando misero piede a terra,
erano rimasti in sessantasei uomini del centinaio che erano partiti dal porto
di New York sull’Elizabeth, altri morirono poco dopo distrutti da un’epidemia
di malaria. Erano i padri fondatori della Liberia, terra degli uomini liberi.
Tra loro c’erano un antenato di Helene Cooper, l’autrice di questo libro. Si
chiamava Elijah Johnson, che finì sui libri di storia per aver fondato la
capitale Monrovia e aver rifiutato l’aiuto della Corona inglese per sconfiggere
le popolazioni indigene, che nulla volevano, per cedere la loro terra a questi
strani neri, figli e nipoti di altri neri come loro, partiti generazioni prima
come carico di schiavi e che ora rivendicavano non solo la terra, ma anche la
libertà. “C’è sempre qualcuno più nero di
te.” Ma la lotta con i nativi non era facile, gli inglesi si proposero di
aiutarli, ma Elijah Johnson non accettò. La frase che disse loro, e che passò
alla storia e lo consegnò ai posteri fu: “Non vogliamo bandiere qui. Ci
metteremmo più tempo ad ammainarle di nuovo che a spazzar via i nativi”. La
famiglia Cooper c’era allora, e ci sarebbe sempre stata. Dalla proclamazione di
indipendenza del 1947 fino al 1980, anno in cui il colpo di stato mise fine al
sogno di una terra di uomini liberi. Di lì a poco le guerre civili avrebbero
reso la Liberia un altro pezzo d’Africa devastato. Helene se ne andò in America
che era ancora una bambina per ritrovarsi non più americana, ma africana in
America. Cresciuta a metà tra le due culture, assimilando la nuova e cercando
di non dimenticare la vecchia, Helene divenne dopo gli studi giornalista per il
Washington Post. Conosceva le notizie sulla sua Liberia, ma non aveva mai
trovato il coraggio di tornare, ma soprattutto di tornare, per trovare la sua
sorellastra Eunice, cresciuta con lei, ma lasciata lì dopo la fuga della sua
famiglia. Quella bambina che era stata “adottata” per farle compagnia, e nel frattempo
aveva sofferto tutto quello che una donna può sopportare in un paese senza
nessuna legge, con la paura di vedersi rapire il figlio di cinque anni per
diventare un soldato. La vera eroina è forse proprio lei, Eunice. Sapremo cosa le è veramente accaduto nelle
ultime pagine del racconto, quando Helene, nonostante tutto vorrà
riappropriarsi della propria esistenza e della sua patria e tornerà in Liberia
a cercare il suo passato e soprattutto Eunice. Questo romanzo è il suo viaggio
di ritorno a casa e soprattutto per andare in cerca di una sorella perduta,
forse per sempre, o forse no. Voto: 7,5
lunedì 16 giugno 2014
RECENSIONE - PRATICHE APPLICAZIONI DI UN DILEMMA FILOSOFICO DI ALEXANDER MCCALL SMITH
Quinto romanzo della serie su Isabel Dalhousie,
filosofa e investigatrice in quel di Edimburgo. La vita di Isabel è
profondamente cambiata. Non è più sola, ci sono Jamie, il suo giovane
fidanzato, ma c’è soprattutto Charlie, il loro figlioletto. Quindi si ritrova a
dover fare la filosofa e la mamma a tempo pieno, ma non senza qualche problema.
Sappiamo tutti, almeno chi ha letto le precedenti avventure, che Isabel ha la tendenza
ad intromettersi negli affari altrui, ma sempre a fin di bene. L’etica per lei
non è per niente astratta, anzi, è parte della vita di tutti giorni, quindi la
applica per ogni cosa che fa, sente, o legge. Dopotutto perché non dare un
parere negativo su di un brano di musica che non l’ha per niente appassionata, soprattutto
se il suo compositore non le è per nulla simpatico e le suscita una gelosia
inconsulta? Ma questo è solo il contorno. Come ho già accennato ad Isabel piace
intromettersi nella vita degli altri e questa volta l’occasione le capita ad
una cena tra amici dove conosce la moglie di un medico che ha dei seri
problemi. E’ depresso e si è chiuso in casa per la vergogna. E’ stato accusato
di un atto increscioso, di cui lui comunque si sente colpevole e ad Isabel sarà
chiesto di indagare e trovare la verità, che non sarà proprio quella che lei
immaginava. Ma non è solo questo. C’è sua nipote Cat, in partenza per lo Shri
Lanka, in compagnia dell’ennesimo uomo sbagliato, tutti somiglianti a suo
padre, belli, aitanti, ma inconcludenti. Poi c’è Eddie, il commesso della
gastronomia di sua nipote, che le chiede dei soldi, ma lei non riesce a capire
il motivo per cui ne ha bisogno, vista la sua insicurezza e la sua
eccentricità. E punto dolente, la gelosia che comincia a provare nei confronti di
Jamie. Riesce finalmente a capire il forte sentimento che la lega a lui, ma da
qui scatta la paura inconscia che lui possa lasciarla da un momento all’altro,
vista la sua giovane età. Soprattutto è gelosa delle sue nuove conoscenze, che
hanno la sua età e potrebbero portarglielo via. Ma è una gelosia mal riposta.
Jamie la ama ed è sempre consapevole quando Isabel ha qualcosa che non va. Sullo
sfondo di una inusuale Edimburgo estiva, vivace ed invitante, Alexander McCall
Smith trasmette al lettore empatia e calore umano attraverso una protagonista
brillante ed intelligente, ma soprattutto capace di vivere a fondo qualunque
emozione. Voto: 6,5
mercoledì 11 giugno 2014
RECENSIONE - IL RAPPORTO SEGRETO DI TOM ROB SMITH
Romanzo
centrale della trilogia relativa all’agente segreto Leo Demidov, “Il rapporto segreto”
è davvero complesso, di una durezza incredibile come solo i romanzi ambientati
in Russia possono essere. Leo non è più un
agente dell’MGB, ma è diventato direttore del “Dipartimento Omicidi”, un ramo slegato sia dall’MGB, che dalla
Militia. Dopo la sua esperienza nella polizia segreta, sta cercando di cambiare
vita cercando di condurre il suo lavoro con onestà e senza soprusi di sorta,
vivendo con la sua famiglia tutta nuova cullandosi tra l’amore di sua moglie
Raisa e delle due figlie adottive, Zoja ed Elena, orfane dei genitori in
seguito ad un’azione capitanata da Leo stesso. Ma il passato viene a bussare
alla sua porta. Non è proprio un passato felice e spensierato. Leo nei suoi
primi anni all’MGB venne infiltrato in una chiesa, il suo compito era quello di
far arrestare un prete, Lazar e la moglie perché dissidenti. Nel corso della
storia molti personaggi con un passato nelle forze segrete di polizia vengono
uccisi in maniera crudele. Uno di questi, tenta di avvertire Leo di quello che
sta succedendo. Nel frattempo la politica è in fermento. Un documento, un
rapporto segreto, stilato da Chruščёv
durante il XX Congresso del Partito Comunista, mette all’indice tutte le
atrocità commesse da Stalin e da chi ha eseguito tutte le sue idee. Quindi gli
eroi di un tempo, come Leo, si trasformano immediatamente in colpevoli. Le
morti improvvise su cui si trova ad indagare Leo gli faranno rivivere una
parte della sua vita che aveva
dimenticato completamente. Riapparirà la moglie di Lazar, ora sotto il falso
nome di Fraera a capo di una banda di vory (una simil mafia russa che si occupa
di piccoli crimini). Oltre a questo dovrà fare i conti con Zoja, la sua figlia
adottiva più grande, che non lo accetta come padre, anzi tenta più volte di
ucciderlo nel sonno, ma si ferma sempre in tempo, pensando alla sua sorellina.
Zoja non vuole dimenticare il passato e da tutta la colpa a Leo di quello che
le è accaduto. Fraera la rapirà e Leo per riaverla si imbarcherà in un’impresa
pazzesca, viaggiare sotto false spoglie alla volta del Gulag 57 dove è
rinchiuso Lazar per riportarlo alla moglie. Il protagonista avrà poco
tempo per salvare sua figlia, Zoja. Così Leo affronterà l’inferno nel quale
aveva mandato tanti sospettati, arrestati e processati sommariamente con accuse
costruite ad arte: il gulag, mettendolo di fronte agli occhi degli stessi
prigionieri, davanti alla loro sete di vendetta. Il conflitto di un uomo, della
sua famiglia e di uno stato intero sono tra gli ingredienti migliori di questo
romanzo, che non smette mai di stupire e di attrarre come un magnete di carta e
inchiostro. Tra uno spy-story, un thriller e un romanzo di avventura, Tom Rob
Smith si destreggia bene con colpi di scena ben congegnati e scene ad alto
livello adrenalinico, senza tralasciare l’aspetto storico, fondamentale nel
racconto di un’Unione Sovietica che sta cambiando. Leo deve difendere se
stesso, la sua famiglia e quel che resta delle sue speranze di giustizia. Forse
quello presentato dall’autore è l’eroe perfetto, anzi imperfetto. Quello in cui
è facile identificarsi. Un eroe che ha una storia difficile alle spalle, un
presente altrettanto incerto e un futuro tutto da scrivere, con pregi e difetti
che a volte nemmeno lui conosce. In fondo Leo è una persona alla scoperta di sé.
Non sa nulla se non quello che gli è stato raccontato, detto e ordinato di
fare. Delle volte ha delle vere difficoltà a dimenticare il passato e a
rapportarsi con gli altri ed è proprio questo che cattura maggiormente nei
libri di Tom Rob Smith. Smith scrive in modo scorrevole e non pesano le parti
descrittive. Per leggere questo libro però, consiglio vivamente la lettura del
capitolo precedente, “Bambino 44”. Voto: 7,5
mercoledì 4 giugno 2014
RECENSIONE - QUO VADIS? DI HENRYK SIENKIEWICZ
“Quo vadis?” è il
capolavoro di Henryk Sienkiewicz, autore polacco, con cui, nel 1906 vinse il
Premio Nobel per la letteratura. L'apostolo Pietro, che
si sta allontanando da Roma per sfuggire alle persecuzioni contro i cristiani,
incontra sulla strada il Redentore che cammina nella direzione opposta. Stupito
gli chiede: "Quo vadis, Domine?", "Dove vai, o Signore?". E
Gesù gli risponde che va a farsi crocifiggere un'altra volta, visto che i suoi
fedeli lo abbandonano. Pietro capisce l'altissima lezione, torna sui suoi passi
e subisce il martirio. La
sofferenza cristiana, le spietate regole della città imperiale, sono lo sfondo
di questo romanzo, uno fra i più letti nel mondo. Siamo all'epoca di Nerone. Un
giovane nobile, Vinicio, è innamorato di Licia, figlia di un re straniero che è
stata affidata a una famiglia romana di religione cristiana. Uno dei
consiglieri dell'imperatore è Caio Petronio, zio di Vinicio, raffinato e cinico.
Grazie al suo intervento, Vinicio ottiene che Licia gli venga consegnata. A
salvare la ragazza è però il suo schiavo, un gigante di nome Ursus, fedelissimo
verso la padroncina. I due si rifugiano presso una comunità di seguaci della
neonata Chiesa, ma il patrizio riesce a rintracciarli. Parrebbe il trionfo del vizio
sulla virtù: sennonché Vinicio subisce il fascino di questa religione per lui
ignota e rinuncia ai suoi propositi. Ma sta per accadere il peggio, perché Roma
va a fuoco e Nerone incolpa dell'incendio i cristiani. Comincia la caccia,
Licia e molti suoi compagni di fede vengono portati al Circo per essere
sbranati dalle belve. Proprio Licia compare sull'arena, legata al dorso di un
bufalo selvaggio. E' una scena grandiosa, poi riprodotta in innumerevoli quadri
e film: il fortissimo Ursus afferra la bestia per le corna, la blocca, la
schianta al suolo. La folla, colpita dall'incredibile spettacolo, chiede che la
fanciulla e il suo salvatore vengano liberati. Nerone è costretto ad acconsentire.
Sono, del resto, gli ultimi giorni del suo regno. Il folle imperatore viene
detronizzato e ucciso. Vinicio e Licia possono finalmente unirsi in matrimonio.
Tra i personaggi principali Marco Vinicio rappresenta l’uomo romano per
eccellenza. Ama il potere e la guerra e non si ferma davanti a niente pur di
ottenere quello che vuole. Ama perdutamente Licia, ma al suo rifiuto, non ci
pensa due volte a chiedere aiuto a suo zio Caio Petronio. Quest’ultimo è un
filosofo, è “l’Arbiter elegantiae” di Roma, è ironico e intelligente e nelle
segrete stanze, o in modo sopraffino riesce a prendere in giro Nerone. Cercherà
in ogni modo di aiutare il nipote Vinicio, dapprima cercando di rapire Licia
alla sua famiglia d’adozione, poi impegnandosi per salvarla dalla prigione e
dalla persecuzione cristiana. Nerone, come nella tradizione, viene descritto
come un tiranno spietato, pieno di manie di grandezza, che cerca costantemente
l’approvazione di quelli che lui chiama “amici”, ma che non sono altro che un
codazzo di persone che per poco coraggio o per sfruttamento sopportano tutte le
sue eccessività. Farà incendiare Roma per poterla ricostruire a sua immagine, ma alle
prime ribellioni del popolo, sotto il malaugurato consiglio di Tigellino,
scaricherà la colpa sui cristiani e li perseguiterà con crudeltà. L’ambientazione
storica è molto curata fin nei minimi dettagli. Sienkiewicz descrive con
minuzia di particolari gli usi e i costumi del tempo, soprattutto le feste alla
corte dell’imperatore e il martirio dei cristiani nell’arena. Ne consiglio
vivamente la lettura agli amanti del genere storico. Voto: 8,5
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