lunedì 30 giugno 2014

RECENSIONE - L'EROE DIMENTICATO DI SUZANNE BROCKMANN

Tom Paoletti ha più di un problema. È il tenente al comando della sedicesima squadra dei Navy Seals ma nella sua ultima missione è stato gravemente ferito e ora è in convalescenza perseguitato da atroci mal di testa e vertigini. Costretto a prendere un mese di congedo decide di recarsi a Baldwins’s Bridge vicino a Boston, la sua cittadina d’origine, dove vive ancora sua sorella con la figlia adolescente e soprattutto quello che gli ha fatto da padre per tutta la vita, il fratello di suo nonno, il prozio Joe. Joe Paoletti vive nella dependance della villa del suo commilitone Charles Ashton, ricco possidente del paese, al quale fa da giardiniere, ma soprattutto da amico fraterno da quasi sessant’anni. Appena sceso all’aeroporto di Boston, Tom crede di vedere, con i lineamenti alterati dalla chirurgia, il “Mercante”, un notissimo terrorista internazionale che tutti credono morto. Ma viste le sue condizioni, dopo il grave trauma subito, nessuno gli crede, e forse persino lui pensa di essere affetto da paranoia. A casa dello zio, Tom ritrova anche Kelly Ashton, figlia di Charles, per la quale ha una cotta fin da quando, poco più che adolescenti, avevano passato una serata a scambiarsi baci ardenti. Anche Kelly ha ancora una gran cotta per lui, nonostante sia cresciuta, sia diventata una stimata pediatra, nonché una magnifica donna molto sexy e sia reduce da un divorzio. È stata costretta a tornare a Baldwin’s Bridge perché suo padre sta morendo di cancro e lei se ne deve prendere cura. La storia d’amore di Tom e Kelly si intreccerà con quella nascente tra sua nipote Mallory e David, uno studente bravo e un po’ imbranato appassionato di fumetti, e soprattutto con il racconto del tragico triangolo amoroso avvenuto tra Charles, Joe e Cybele, una partigiana francese, durante la seconda guerra mondiale. Quando Tom rivede il “Mercante” proprio a Baldwin’s Bridge si convince che non ha affatto sbagliato e, visto che i suoi superiori ancora non gli credono, mette insieme la più improbabile delle squadre d’assalto unendo alcuni dei suoi uomini con i due ragazzi, i due anziani reduci e Kelly e  con il loro aiuto proverà a risolvere i suoi problemi e soprattutto cercherà di sventare il piano criminale del terrorista. Avevo letto un libro precedentemente uscito di quest’autrice e non è che ne fossi rimasta entusiasta,  tutt’altro. Invece in questo l’alternanza dello svolgimento delle azioni, divise tra passato e presente le da quel qualcosa in più che all’altro mancava. Ma sono soprattutto i personaggi ad essere molto più convincenti. Tom e Kelly sono due persone indipendenti e molto forti, almeno all’apparenza e faranno fatica a superare le loro reciproche diffidenze. Tom è uno di quegli eroi che non si incontrano facilmente, in questo romanzo dimostra tutta la sua vulnerabilità e la sua insicurezza, tanto da non saper nemmeno gestire quello che dovrebbe essere un rapporto di vecchia amicizia con Kelly. E tra le tante storie i due personaggi forse più veri sono quelli di Mallory e David, due adolescenti alle prime cotte amorose. Lei è una diciottenne problematica costretta a portarsi dietro la brutta reputazione della madre e a difendersi. E’ cinica e poco socievole. Tratta tutti con disprezzo e distacco. David invece è il classico nerd che non bada a come si veste, a quello che dice la gente intorno a lui, adora disegnare fumetti e si diletta d’informatica, e quando vede Mallory ne fa la sua eroina vivente. Queste loro diversità mixate insieme riusciranno a far si che i due possano avere una storia molto carina e romantica. L’ultimo pensiero è per i due vecchietti terribili, Joe e Charles, meravigliosi co-protragonisti. Uno serio e posato che si è sempre preso cura dell’altro, burbero e scontroso, distrutto da anni di alcolismo e ora in attesa di morire di cancro. Fa tenerezza vedere il loro rapporto quasi in simbiosi, ed è molto bella la loro storia di eroi dimenticati e del loro amore perduto Cybele. Brava l’autrice. Stranamente se si fa un po’ di ricerca, questo libro dovrebbe essere uscito all’estero prima dell’altro uscito in Italia… cose da case editrici… Voto: 7-

lunedì 23 giugno 2014

RECENSIONE - PASSIONE CONTRO IL TEMPO di Suzanne Brockmann

Primo libro che leggo di questa autrice, scopro facendo un po’ di ricerca su internet che questa collana sta iniziando in Italia con il piede sbagliato. Stanno uscendo i libri ma non in ordine cronologico, classico delle case editrici italiane, chissà perché poi. La storia è quella di Max Baghat, agente FBI freddo come una macchina, un vero duro di quelli che non si lasciano corrompere da nulla e nessuno, che si innamora, suo malgrado, di Gina Vitagliano, una ragazza molto più giovane di luPrii e che aveva salvato durante un’azione contro un dirottamento aereo. Gina è totalmente diversa da lui. Lei è solare, piena di vita e aperta verso il prossimo, come Max è ombroso, chiuso e diffidente. Li unisce un’attrazione quasi ossessiva, passionale e intensa, che sfocia in amore da parte di entrambi ma che solo Gina non avrà paura di esternare. Come in ogni banale storia del genere, il finto duro di cuore Max, farà in modo di far allontanare Gina da se stesso, cercando di convincerla di essere per prima cosa troppo vecchio per lei, troppo rigido, ed infine incapace di amare chicchessia. Tutto perché nella sua mente malata pensa di non essere all’altezza della donna che ama, ma soprattutto che, chi ama perde, e la paura di perdere Gina è più forte di quella di averla per davvero. Al dunque Gina accetta la sua decisione e si allontana da lui partendo per l’Africa, con un progetto umanitario. Qui conosce Molly dalla quale diventa inseparabile, d’altronde hanno storie simili in quanto ad amore. Il ritorno in scena dell’ex di Molly, Grady Morant, o Jones, o Leslie come si fa chiamare ultimamente, ex militare, ex trafficante, ex un po’ di tutto, fa scatenare una spirale di violenza dove anche Gina si troverà coinvolta. Max crede che Gina sia morta in un attentato terroristico, ma per fortuna la ragazza è viva e vegeta, anche se coinvolta suo malgrado in un questione altrettanto pericolosa. E’ stata rapita da un personaggio non proprio tranquillo che vuole farsi consegnare Grady per una vendetta personale. Riuscirà Max a stringere a sé la donna che potrebbe dare ancora un senso alla sua vita? Fra colpi di scena e azioni mozzafiato, lui e ed i suoi amici si confronteranno con i fantasmi del passato, crudeli e violenti, per salvare colei che rappresenta l’amore della sua vita. Un po’ (molto) romance, un po’ azione. L’autrice, famosissima negli Stati Uniti per aver creato questo “nuovo” filone tra l’eroico e il romantico, scrive bene, con scrittura scorrevole, anche se i personaggi sono poco evidenziati, è un po’ un guazzabuglio, ma leggibile per passare qualche ora di relax. Niente di che. Voto: 6+

giovedì 19 giugno 2014

RECENSIONE - LE BAMBINE DI SUGAR BEACH DI HELENE COOPER

Helene Cooper è una giornalista affermata in America ha scritto questo romanzo per raccontarci la sua storia di vita in Liberia, fino alla fuga dopo il golpe militare. Cominciamo a conoscere Helene Cooper dal 1973, quando suo padre decide che è arrivato il momento di elevare il suo status sociale e di cambiare dimora, trasferendosi nella grande casa di Sugar Beach. La Liberia, è uno stato costruito dagli schiavi di ritorno dalle colonie americane, ora uomini liberi. Non proprio africani, molto più americani. La Liberia è ancora da costruire, quando nel 1820, i primi schiavi liberati dagli Stati Uniti, attraversarono l’Oceano e vennero riportati in Africa. All'inizio del XIX secolo fu fondata negli Stati Uniti la American Colonization Society (ACS), una organizzazione privata che si proponeva di "promuovere ed eseguire un progetto per la colonizzazione dell'Africa da parte delle persone di colore libere residenti negli Stati Uniti". Nel 1822, la società fondò la Liberia sulle coste dell'Africa Occidentale, e finanziò la migrazione dei neri americani verso questa "terra promessa", ma soprattutto venne finanziata per sistemare i neri ormai liberi, lontani dagli Stati Uniti. Quando misero piede a terra, erano rimasti in sessantasei uomini del centinaio che erano partiti dal porto di New York sull’Elizabeth, altri morirono poco dopo distrutti da un’epidemia di malaria. Erano i padri fondatori della Liberia, terra degli uomini liberi. Tra loro c’erano un antenato di Helene Cooper, l’autrice di questo libro. Si chiamava Elijah Johnson, che finì sui libri di storia per aver fondato la capitale Monrovia e aver rifiutato l’aiuto della Corona inglese per sconfiggere le popolazioni indigene, che nulla volevano, per cedere la loro terra a questi strani neri, figli e nipoti di altri neri come loro, partiti generazioni prima come carico di schiavi e che ora rivendicavano non solo la terra, ma anche la libertà. “C’è sempre qualcuno più nero di te.” Ma la lotta con i nativi non era facile, gli inglesi si proposero di aiutarli, ma Elijah Johnson non accettò. La frase che disse loro, e che passò alla storia e lo consegnò ai posteri fu: “Non vogliamo bandiere qui. Ci metteremmo più tempo ad ammainarle di nuovo che a spazzar via i nativi”. La famiglia Cooper c’era allora, e ci sarebbe sempre stata. Dalla proclamazione di indipendenza del 1947 fino al 1980, anno in cui il colpo di stato mise fine al sogno di una terra di uomini liberi. Di lì a poco le guerre civili avrebbero reso la Liberia un altro pezzo d’Africa devastato. Helene se ne andò in America che era ancora una bambina per ritrovarsi non più americana, ma africana in America. Cresciuta a metà tra le due culture, assimilando la nuova e cercando di non dimenticare la vecchia, Helene divenne dopo gli studi giornalista per il Washington Post. Conosceva le notizie sulla sua Liberia, ma non aveva mai trovato il coraggio di tornare, ma soprattutto di tornare, per trovare la sua sorellastra Eunice, cresciuta con lei, ma lasciata lì dopo la fuga della sua famiglia. Quella bambina che era stata “adottata” per farle compagnia, e nel frattempo aveva sofferto tutto quello che una donna può sopportare in un paese senza nessuna legge, con la paura di vedersi rapire il figlio di cinque anni per diventare un soldato. La vera eroina è forse proprio lei, Eunice.  Sapremo cosa le è veramente accaduto nelle ultime pagine del racconto, quando Helene, nonostante tutto vorrà riappropriarsi della propria esistenza e della sua patria e tornerà in Liberia a cercare il suo passato e soprattutto Eunice. Questo romanzo è il suo viaggio di ritorno a casa e soprattutto per andare in cerca di una sorella perduta, forse per sempre, o forse no. Voto: 7,5

lunedì 16 giugno 2014

RECENSIONE - PRATICHE APPLICAZIONI DI UN DILEMMA FILOSOFICO DI ALEXANDER MCCALL SMITH

Quinto romanzo della serie su Isabel Dalhousie, filosofa e investigatrice in quel di Edimburgo. La vita di Isabel è profondamente cambiata. Non è più sola, ci sono Jamie, il suo giovane fidanzato, ma c’è soprattutto Charlie, il loro figlioletto. Quindi si ritrova a dover fare la filosofa e la mamma a tempo pieno, ma non senza qualche problema. Sappiamo tutti, almeno chi ha letto le precedenti avventure, che Isabel ha la tendenza ad intromettersi negli affari altrui, ma sempre a fin di bene. L’etica per lei non è per niente astratta, anzi, è parte della vita di tutti giorni, quindi la applica per ogni cosa che fa, sente, o legge. Dopotutto perché non dare un parere negativo su di un brano di musica che non l’ha per niente appassionata, soprattutto se il suo compositore non le è per nulla simpatico e le suscita una gelosia inconsulta? Ma questo è solo il contorno. Come ho già accennato ad Isabel piace intromettersi nella vita degli altri e questa volta l’occasione le capita ad una cena tra amici dove conosce la moglie di un medico che ha dei seri problemi. E’ depresso e si è chiuso in casa per la vergogna. E’ stato accusato di un atto increscioso, di cui lui comunque si sente colpevole e ad Isabel sarà chiesto di indagare e trovare la verità, che non sarà proprio quella che lei immaginava. Ma non è solo questo. C’è sua nipote Cat, in partenza per lo Shri Lanka, in compagnia dell’ennesimo uomo sbagliato, tutti somiglianti a suo padre, belli, aitanti, ma inconcludenti. Poi c’è Eddie, il commesso della gastronomia di sua nipote, che le chiede dei soldi, ma lei non riesce a capire il motivo per cui ne ha bisogno, vista la sua insicurezza e la sua eccentricità. E punto dolente, la gelosia che comincia a provare nei confronti di Jamie. Riesce finalmente a capire il forte sentimento che la lega a lui, ma da qui scatta la paura inconscia che lui possa lasciarla da un momento all’altro, vista la sua giovane età. Soprattutto è gelosa delle sue nuove conoscenze, che hanno la sua età e potrebbero portarglielo via. Ma è una gelosia mal riposta. Jamie la ama ed è sempre consapevole quando Isabel ha qualcosa che non va. Sullo sfondo di una inusuale Edimburgo estiva, vivace ed invitante, Alexander McCall Smith trasmette al lettore empatia e calore umano attraverso una protagonista brillante ed intelligente, ma soprattutto capace di vivere a fondo qualunque emozione. Voto: 6,5

mercoledì 11 giugno 2014

RECENSIONE - IL RAPPORTO SEGRETO DI TOM ROB SMITH

Romanzo centrale della trilogia relativa all’agente segreto Leo Demidov, “Il rapporto segreto” è davvero complesso, di una durezza incredibile come solo i romanzi ambientati in Russia possono essere. Leo non è più un agente dell’MGB, ma è diventato direttore del “Dipartimento Omicidi”,  un ramo slegato sia dall’MGB, che dalla Militia. Dopo la sua esperienza nella polizia segreta, sta cercando di cambiare vita cercando di condurre il suo lavoro con onestà e senza soprusi di sorta, vivendo con la sua famiglia tutta nuova cullandosi tra l’amore di sua moglie Raisa e delle due figlie adottive, Zoja ed Elena, orfane dei genitori in seguito ad un’azione capitanata da Leo stesso. Ma il passato viene a bussare alla sua porta. Non è proprio un passato felice e spensierato. Leo nei suoi primi anni all’MGB venne infiltrato in una chiesa, il suo compito era quello di far arrestare un prete, Lazar e la moglie perché dissidenti. Nel corso della storia molti personaggi con un passato nelle forze segrete di polizia vengono uccisi in maniera crudele. Uno di questi, tenta di avvertire Leo di quello che sta succedendo. Nel frattempo la politica è in fermento. Un documento, un rapporto segreto, stilato da Chruščёv durante il XX Congresso del Partito Comunista, mette all’indice tutte le atrocità commesse da Stalin e da chi ha eseguito tutte le sue idee. Quindi gli eroi di un tempo, come Leo, si trasformano immediatamente in colpevoli. Le morti improvvise su cui si trova ad indagare Leo gli faranno rivivere una parte  della sua vita che aveva dimenticato completamente. Riapparirà la moglie di Lazar, ora sotto il falso nome di Fraera a capo di una banda di vory (una simil mafia russa che si occupa di piccoli crimini). Oltre a questo dovrà fare i conti con Zoja, la sua figlia adottiva più grande, che non lo accetta come padre, anzi tenta più volte di ucciderlo nel sonno, ma si ferma sempre in tempo, pensando alla sua sorellina. Zoja non vuole dimenticare il passato e da tutta la colpa a Leo di quello che le è accaduto. Fraera la rapirà e Leo per riaverla si imbarcherà in un’impresa pazzesca, viaggiare sotto false spoglie alla volta del Gulag 57 dove è rinchiuso Lazar per riportarlo alla moglie. Il protagonista avrà poco tempo per salvare sua figlia, Zoja. Così Leo affronterà l’inferno nel quale aveva mandato tanti sospettati, arrestati e processati sommariamente con accuse costruite ad arte: il gulag, mettendolo di fronte agli occhi degli stessi prigionieri, davanti alla loro sete di vendetta. Il conflitto di un uomo, della sua famiglia e di uno stato intero sono tra gli ingredienti migliori di questo romanzo, che non smette mai di stupire e di attrarre come un magnete di carta e inchiostro. Tra uno spy-story, un thriller e un romanzo di avventura, Tom Rob Smith si destreggia bene con colpi di scena ben congegnati e scene ad alto livello adrenalinico, senza tralasciare l’aspetto storico, fondamentale nel racconto di un’Unione Sovietica che sta cambiando. Leo deve difendere se stesso, la sua famiglia e quel che resta delle sue speranze di giustizia. Forse quello presentato dall’autore è l’eroe perfetto, anzi imperfetto. Quello in cui è facile identificarsi. Un eroe che ha una storia difficile alle spalle, un presente altrettanto incerto e un futuro tutto da scrivere, con pregi e difetti che a volte nemmeno lui conosce. In fondo Leo è una persona alla scoperta di sé. Non sa nulla se non quello che gli è stato raccontato, detto e ordinato di fare. Delle volte ha delle vere difficoltà a dimenticare il passato e a rapportarsi con gli altri ed è proprio questo che cattura maggiormente nei libri di Tom Rob Smith. Smith scrive in modo scorrevole e non pesano le parti descrittive. Per leggere questo libro però, consiglio vivamente la lettura del capitolo precedente, “Bambino 44”. Voto: 7,5


mercoledì 4 giugno 2014

RECENSIONE - QUO VADIS? DI HENRYK SIENKIEWICZ

Quo vadis?” è il capolavoro di Henryk Sienkiewicz, autore polacco, con cui, nel 1906 vinse il Premio Nobel per la letteratura. L'apostolo Pietro, che si sta allontanando da Roma per sfuggire alle persecuzioni contro i cristiani, incontra sulla strada il Redentore che cammina nella direzione opposta. Stupito gli chiede: "Quo vadis, Domine?", "Dove vai, o Signore?". E Gesù gli risponde che va a farsi crocifiggere un'altra volta, visto che i suoi fedeli lo abbandonano. Pietro capisce l'altissima lezione, torna sui suoi passi e subisce il martirio. La sofferenza cristiana, le spietate regole della città imperiale, sono lo sfondo di questo romanzo, uno fra i più letti nel mondo. Siamo all'epoca di Nerone. Un giovane nobile, Vinicio, è innamorato di Licia, figlia di un re straniero che è stata affidata a una famiglia romana di religione cristiana. Uno dei consiglieri dell'imperatore è Caio Petronio, zio di Vinicio, raffinato e cinico. Grazie al suo intervento, Vinicio ottiene che Licia gli venga consegnata. A salvare la ragazza è però il suo schiavo, un gigante di nome Ursus, fedelissimo verso la padroncina. I due si rifugiano presso una comunità di seguaci della neonata Chiesa, ma il patrizio riesce a rintracciarli.  Parrebbe il trionfo del vizio sulla virtù: sennonché Vinicio subisce il fascino di questa religione per lui ignota e rinuncia ai suoi propositi. Ma sta per accadere il peggio, perché Roma va a fuoco e Nerone incolpa dell'incendio i cristiani. Comincia la caccia, Licia e molti suoi compagni di fede vengono portati al Circo per essere sbranati dalle belve. Proprio Licia compare sull'arena, legata al dorso di un bufalo selvaggio. E' una scena grandiosa, poi riprodotta in innumerevoli quadri e film: il fortissimo Ursus afferra la bestia per le corna, la blocca, la schianta al suolo. La folla, colpita dall'incredibile spettacolo, chiede che la fanciulla e il suo salvatore vengano liberati. Nerone è costretto ad acconsentire. Sono, del resto, gli ultimi giorni del suo regno. Il folle imperatore viene detronizzato e ucciso. Vinicio e Licia possono finalmente unirsi in matrimonio. Tra i personaggi principali Marco Vinicio rappresenta l’uomo romano per eccellenza. Ama il potere e la guerra e non si ferma davanti a niente pur di ottenere quello che vuole. Ama perdutamente Licia, ma al suo rifiuto, non ci pensa due volte a chiedere aiuto a suo zio Caio Petronio. Quest’ultimo è un filosofo, è “l’Arbiter elegantiae” di Roma, è ironico e intelligente e nelle segrete stanze, o in modo sopraffino riesce a prendere in giro Nerone. Cercherà in ogni modo di aiutare il nipote Vinicio, dapprima cercando di rapire Licia alla sua famiglia d’adozione, poi impegnandosi per salvarla dalla prigione e dalla persecuzione cristiana. Nerone, come nella tradizione, viene descritto come un tiranno spietato, pieno di manie di grandezza, che cerca costantemente l’approvazione di quelli che lui chiama “amici”, ma che non sono altro che un codazzo di persone che per poco coraggio o per sfruttamento sopportano tutte le sue eccessività. Farà incendiare Roma per  poterla ricostruire a sua immagine, ma alle prime ribellioni del popolo, sotto il malaugurato consiglio di Tigellino, scaricherà la colpa sui cristiani e li perseguiterà con crudeltà. L’ambientazione storica è molto curata fin nei minimi dettagli. Sienkiewicz descrive con minuzia di particolari gli usi e i costumi del tempo, soprattutto le feste alla corte dell’imperatore e il martirio dei cristiani nell’arena. Ne consiglio vivamente la lettura agli amanti del genere storico. Voto: 8,5