È una saga familiare che narra, attraverso le vicende che vedono coinvolte tre generazioni, settanta anni di storia locale e nazionale.
È una saga familiare che narra, attraverso le vicende che vedono coinvolte tre generazioni, settanta anni di storia locale e nazionale.
Il libro è piccino, poco più che un
racconto. Infatti è di poco sotto le duecento pagine. È un giallo molto
ben fatto e ha decisamente una trama molto originale.
Quando il critico di gialli Wendell Hyat viene trovato morto, riverso in
una doccia, con un ghigno gelido, in occasione di un tè letterario che
serviva da presentazione del suo ultimo libro, Da Poe alla pletora
(sottotitolo: Quando G.K. Chesterton, S.S. Van Dine, Sax Rohmer e
Dashiell Hammett si ritrovarono alle prese con un omicidio), il sergente
della polizia Michael “Mike” O’Casey, si ritrova con una lista infinita
di sospettati.
Ma non solo. Fra gli invitati del tè letterario vi figurano quattro
grandi famosi giallisti che si intestardiranno a voler a tutti i costi
indagare sull’omicidio.
I personaggi in questione sono niente
meno che G. K. Chesterton autore dei libri di Padre Brown, S. S. Van
Dine (pseudonimo di Willard Huntington Wright) autore dei libri di Philo
Vance, Sax Rohmer (pseudonimo di Arthur Henry Sarsflield Ward) autore
dei libri sul criminale Fu Manchu, e Dashiell Hammett autore dei libri
sui personaggi di Continental Op e Sam Spade nominati proprio dal
critico letterario nel sottotitolo del suo libro.
Come è prevedibile, ogni scrittore vuole svolgere la propria indagine
personale, utilizzando il “modus operandi” del personaggio in cui si
identifica. Quindi per Chesterton sarà padre Brown, per Van Dine sarà
Philo Vance, per Sax Rohmer Fu Manchu e per Hammett, oltre che scrittore
anche investigatore, sarà quello di tirare fuori la sua pistola in ogni
momento.
La trama si evolve grazie
all’interazione dei quattro detective con il detective O’Casey e con
l’attore John Ballantine, che è anche il narratore della storia.
Nella casa, tra gli invitati, figurano anche altri personaggi di spicco
del mondo reale riconoscibili. Alcuni Vanderbilt, qualche Astor, George
Gershwin e altri inventati di sana pianta come lo stesso John Ballantine
e il detective O’Casey.
Ci troveremo così a rincorrere eventuali assassini che ogni scrittore
penserà di riconoscere, utilizzando i metodi investigativi delle loro
creazioni, arrivando al colpo di scena finale, che farà crollare il muro
di carta creato dagli stessi scrittori.
Per essere un romanzo del 1935 devo dire che ancora funziona, e molto,
molto bene. L’intreccio costruito dai due autori è piacevole. Si passa
da una storia all’altra, da un indizio all’altro, che poi si rivelano
insufficienti, oppure vengono soppiantanti da altro. Ognuno degli
scrittori rincorre la sua verità, pensando che la “sua” sia quella vera e
giusta. Ognuno avrà modo di accusare qualcuno e gli altri penseranno a
smontare le accuse dicendo la propria. Fino all’epilogo finale, con il
colpo di scena, che nei gialli seri non manca mai.
È una vera parodia, escogitata benissimo
dai due autori che ci fa pensare che conoscessero bene le opere dei
quattro grandi autori di gialli.
Le loro caratterizzazioni sono esasperate, ma accurate. Il libro è una
lettura piacevole, e la sua attrattiva sta nelle situazioni intriganti e
divertenti che si vengono a creare durante le investigazioni, piuttosto
che in qualche elemento di suspense.
Consigliato!
Silvia Marcaurelio