giovedì 28 febbraio 2019

RECENSIONE – Mio fratello rincorre i dinosauri di Giacomo Mazzariol (di Maria Lombardi)



“Mio fratello rincorre i dinosauri” può essere visto come un romanzo di formazione ed è la storia di Giacomo, che ha due sorelle e vorrebbe tanto un fratello con cui condividere giochi “maschili” (la lotta, il basket, l’andare in bicicletta, l’arrampicarsi sugli alberi). Finalmente, i suoi genitori gli comunicano che è in arrivo un fratellino e, successivamente, che sarà speciale. Per Giacomo il fratellino sarà, quindi, un supereroe ma, come avrà modo di constatare successivamente, senza superpoteri. Quando poi scopre che è la sindrome di Down a renderlo “diverso”, se ne vergogna e lo tiene nascosto alla maggior parte dei suoi amici, temendo di non essere accettato o deriso per questo fratello così “atipico” . E a questo timore si contrappone il senso di colpa nei confronti di Giovanni. È solo dopo dodici anni che impara non solo ad accettarlo ma a vedere le persone e il mondo con gli occhi di Giovanni; Giacomo riesce finalmente a fare sue le parole della madre: “L’unica cosa che si può sempre scegliere è amare”.

giovedì 21 febbraio 2019

RECENSIONE – Gennaio di sangue di Alan Parks


Glasgow, gennaio 1973. In un inverno gelido e nevoso si svolgono i fatti che il narratore, forse lo stesso protagonista, ormai vecchio, ci racconta. I giorni del “Gennaio di sangue”. Partiamo dal dire che in questo romanzo non esistono persone innocenti, forse solo “Wattie” il novellino lo è ancora. Harry McCoy è un ispettore della sezione omicidi della polizia di Glasgow. Non è uno stinco di santo, beve tanto, saltuariamente si droga, va a puttane e ha frequentazioni nella malavita locale. I suoi superiori lo sopportano, più che rispettarlo. Ma lui, a differenza di altri, è anche un bravo poliziotto, riesce a risolvere i casi. All’alba del 1° gennaio del 1973 viene invitato ad un colloquio da un assassino. Non sa per quale motivo, lui neanche lo conosce. Non è stato lui ad arrestarlo. Si reca comunque nel carcere di Barlinnie. L’assassino gli racconta che una certa Lorna è in pericolo, l’indomani sarà uccisa. Non si conosce il cognome, si sa solo che lavora in un hotel di Glasgow. McCoy prende le rivelazioni dell’assassino come una sciocchezza, e preferisce pensare a sé stesso e ai suoi problemi, finché un rimorso di coscienza non lo costringe a fare un giro di telefonate per sincerarsi se questa Lorna esista o no. Lorna esiste e il giorno dopo deve arrivare a Glasgow dalla stazione dei pullman. McCoy “coadiuvato” dal novellino Watson detto “Wattie”, impostogli dal comandante Murray, cerca di fermare l’omicidio della ragazza, ma non ci riuscirà. Lorna Skirving morirà per mano di un ragazzino come lei, Tommy Malone, che strafatto, si ucciderà subito dopo. É da qui che inizia il “Gennaio di sangue”, e da queste persone McCoy dovrà iniziare le indagini. Scoprire il perché Tommy Malone ha ucciso Lorna Skirving e poi si è ucciso a sua volta. Ma il mistero che McCoy ha davanti non è così semplice come sembra. Dovrà cercare i suoi indizi in un mondo di derelitti. Gente che vende sé stessa per denaro, manovrata da altrettanti aguzzini, nascosti spesso in facciate di persone rispettabili. A far da sfondo alla storia una Glasgow fredda e nevosa. Una Glasgow degli anni ’70, dove l’eroina comincia a farla da padrona, mietendo vittime e arricchendo persone senza scrupoli. La corruzione va a braccetto con lo spaccio e la malavita, contagia tutti. Dagli amministratori, ai grandi capitalisti, ai tutori della legge. Tutti vogliono il loro guadagno. Buoni e cattivi si scambiano spesso le parti, a volte sono le due facce di una stessa medaglia. Ma McCoy è nel suo ambiente, come ho detto non è uno stinco di santo. Non ha un passato molto limpido e i suoi trascorsi fatti di alcool, violenza, case famiglia, botte e sangue ancora lo segna. Conosce il limite, la linea di demarcazione tra bene e male, ma vive sull’orlo di quella linea, disposto anche a scavalcarla pur di arrivare alla verità. Nonostante tutto però, ha un buon cuore ed è ancora capace di usarlo, ha ancora un’onestà di fondo. Mentre si legge la sua storia, si ha l’impressione che McCoy porti un peso enorme sulle spalle, perché il bene viene piegato dalla ricchezza e dai soldi, dalla concezione di un sistema dove il forte vince sempre e nessuno lo può toccare, e può rimanere impunito. Colpito duro, pestato più di una volta, ossa rotte, naso sanguinante, McCoy continuerà ad indagare sulla morte di Lorna scavando nell’ambiente della prostituzione e dovrà fare i conti con vecchie conoscenze che lo metteranno a dura prova, ma avrà modo di soddisfare il suo strano senso di giustizia. Devo dire che mi aspettavo di meglio. Romanzo che parte molto lentamente, ovattato quasi, come può essere l’ambiente innevato che circonda i protagonisti. Sembra ti lasci con lo sconforto e l’impotenza di chi vorrebbe la verità ma è soverchiato dal potere altrui. La storia non riesce a scrollarsi di dosso quel senso di inutilità che hanno i suoi personaggi, se non alla fine. Troppo abbattuti, troppo angosciati, troppo ubriachi (ma quante pinte si fanno in questo libro?), troppo drogati questi personaggi per dargli un minimo di credito. McCoy sembra troppo un superman per riuscire a stare in piedi sempre e comunque. Quindi un po’ troppo inverosimile. Ma la sufficienza la strappa, perché non è scritto male e l’idea di fondo è anche molto buona. Voto: 6


domenica 17 febbraio 2019

RECENSIONE - ACCIAIO di Silvia Avallone (di Maria Lombardi)



 Anna e Francesca hanno tredici anni, quasi quattordici, e vivono da sempre a Piombino, in via Stalingrado, nei casermoni costruiti dalla grande acciaieria Lucchini, che dà lavoro e morte ai suoi operai. Sognano la bella e ricca isola d’Elba, così vicina eppure così lontana e inaccessibile. Una mora e l’altra bionda, sono bellissime e inseparabili fino a quest’età che impone loro delle scelte: Anna si iscrive al liceo classico e scopre l’amore e il sesso con Mattia, Francesca frequenta (per poco) un istituto professionale e diventa ballerina di lap dance in un locale della zona. La loro amicizia si rompe e si ritrovano ad affrontare la vita da sole, senza padri, assenti (per Anna) o violenti (per Francesca), con le madri incapaci di reagire. Si ritroveranno solo quando la vita le avrà sottoposte a prove durissime: l’incidente che rende il padre di Francesca psichicamente menomato, la morte sul lavoro di Alessio, il fratello maggiore di Anna; finalmente, partono per raggiungere l’Elba. “Acciaio” è il romanzo d’esordio di Silvia Avallone e racconta di un’Italia operaia che sembrava non esistere più, con i suoi abitanti che cercano di risalire la china senza, spesso, riuscirci, con l’Elba che rimane la meta irraggiungibile.

mercoledì 13 febbraio 2019

Recensione - Opinioni di un clown di Heinrich Böll (di Maria Lombardi)


La vicenda si svolge nell'arco di poche ore: Hans, giovane clown, rientra a Bonn dopo una fallimentare performance teatrale durante la quale si è infortunato a un ginocchio; inoltre, è stato abbandonato dalla donna amata, la cattolica Maria, che ha deciso di sposare il borghese Züpfner, mettendo fine alla convivenza quinquennale con il Nostro e, quindi, a una vita fuori dalle regole. In condizioni economiche precarie, inizia una serie di telefonate, che occuperanno tutto il romanzo, a vecchi conoscenti e a parenti per chiedere denaro. Si evince, così, il difficile rapporto con la famiglia, gli “Schnier del carbone”, prima favorevoli al nazismo, al punto da sacrificare la figlia Henriette, arruolata come volontaria nella Flak e spedita così a morte certa, e ora convinti democratici, con la madre che è presidente di una società per la conciliazione dei contrasti razziali. Il romanzo si conclude con Hans che attende Maria, di ritorno dal viaggio di nozze a Roma, cantando ed elemosinando sui gradini della stazione ferroviaria di Bonn. Scritta nel 1963, l’opera è una critica impietosa della società tedesca del secondo dopoguerra, dei suoi ideali borghesi e della sua ipocrisia, del cattolicesimo e del mondo artistico. Il protagonista, attraverso le telefonate, porta in palcoscenico coloro che rappresentano il mondo che lui rifiuta, svelandone ipocrisie e falsità.

venerdì 8 febbraio 2019

RECENSIONE – L’uomo di fumo di Steven Price



Londra, 1885. Il romanzo si svolge in piena epoca vittoriana, in una Londra nebbiosa e fumosa, unita da un ponte immaginario con l’ex colonia americana, da uno dei personaggi principali della storia: William Pinkerton, investigatore privato in trasferta a Londra, alla ricerca di una presunta ladra e imbrogliona, tale Charlotte Reckitt, conosciuta anche come Madame LaRoche. Ma non è lei il vero obiettivo di William Pinkerton. Il vero obiettivo è un fantasma, un uomo di fumo: Edward Shade. Da quando suo padre, il famoso Allan Pinkerton, è morto oltre a prendere le redini dell’agenzia investigativa, William ha trovato un file su Shade che era diventato un po’ l’ossessione di suo padre.  Ora è la sua di ossessione. Vuole portare a compimento quello che a suo padre non è riuscito: trovare Shade. Ha seguito Charlotte a Londra perché è a conoscenza di un legame tra i due. Ma le cose a Londra non si mettono bene; dopo averla inseguita e persa sul Ponte dei Blackfriars, il corpo di Charlotte, ovvero i suoi pezzi, vengono ritrovati un po’ qui un po’ là, in vari luoghi di Londra. Noi conosceremo immediatamente Edward Shade, anche se l’autore lo “nasconderà” sotto le spoglie dell’altro personaggio importante della storia: Adam Foole. Adam è un abile trasformista. Sembra un gentiluomo, sempre elegante, nei modi e negli abiti. Viaggia accompagnato dal gigante Fludde e da Molly, una bambina di una decina di anni che passa spesso per sua figlia. Sono una banda di ladri e imbroglioni, ma gli si vuole subito bene e si finisce per parteggiare per loro. Il romanzo è raccontato da William e da Adam su due piani temporali diversi, passato e presente, perché tornando indietro nel tempo si riuscirà a capire il presente e a dissolvere quella nebbia fumosa che avvolge le vite dei due protagonisti. In questo romanzo si può trovare di tutto. É una storia sul crimine, ma anche sull’avventura, la guerra, l’amore e il tradimento. Il continuo passaggio su basi temporali diverse all’inizio può creare nel lettore un po’ di confusione, ma continuando nella lettura si riesce a capire il metodo usato dall’autore di raccontare la storia e soprattutto ha il suo perché. Belli i personaggi di secondo piano: gli agenti di Scotland Yard Shore e Blackwell e il patologo Breck, Fludde e Molly compari di Foole, i due Porter, la stessa Charlotte Reckitt, anche quelli che vengono solo nominati ma che non vedremo mai, come la moglie di William, Margaret e soprattutto il fantasma di Alan Pinkerton e dei suoi agenti sotto copertura nella guerra di secessione americana. Voto: 6,5