domenica 25 agosto 2013

RECENSIONE - Q di Luther Blissett


Il romanzo è stato scritto da 4 scrittori bolognesi tra gli anni '80 e '90 sotto lo pseudonimo di Luther Blissett che si autodefinivano come "Nome multiplo sotto il quale agisce programmaticamente un nucleo di destabilizzatori del senso comune." Tutti gli scritti del progetto Luther Blissett oggi chiamato Wu Ming, sono liberamente scaricabili dal loro sito e riproducibili senza scopi commerciali. 
Ma veniamo al libro. 
"Q" si volte tra il 1518 ed il 1555 e ha come protagonista un anabattista di origine tedesca (di cui non viene mai svelato il nome), che durante quegli anni partecipa direttamente o indirettamente a tutti gli eventi legati alla Riforma e alla contro riforma. A contrastarlo, a sua insaputa, per gran parte del romanzo, una spia messa alle calcagna dei primi movimenti protestanti dal Cardinal Carafa (personaggio realmente esistito, come la maggior parte di quelli citati nel libro). Le vicende si svolgono tra la Germania, l'Olanda e l'Italia e brevemente nell'Impero Ottomano. La narrazione segue la formazione umana e spirituale del protagonista. Dalla giovinezza ribelle e rivoluzionaria, fino alla maturità, decisamente più diplomatica. 
Il romanzo è diviso in tre parti che seguono i momenti principali degli avvenimenti storici di quell'epoca. Il protagonista affianca il pastore riformatore Thomast Muntzer dalle prime predicazioni fino alla disfatta di Frankenhausen del 1525. La seconda parte è caratterizzata dal racconto che il protagonista fa ad Eloi, un eretico di Anversa, della storia della ribellione della città di Munster del 1535, finita anche quella in tragedia. La terza parte del romanzo si sposta in Italia e vede i protagonisti muoversi nel decennio che vede in opera la fase finale della Riforma fino all'accordo di Augusta del 1555. 
La tecnica narrativa prevede l'uso della voce narrante del protagonista e l'azione viene raccontata, a seconda del momento, sia al presente sia con l'uso di flash-back, alternando le due fasi in modo non lineare. Sono presenti inoltre momenti in cui a parlare è Q in persona: Dapprima tramite la corrispondenza con il suo mentore, Carafa, e man mano che l'opera si sviluppa appaiono anche brani del suo diario personale. 
"Q" è scritto come un romanzo di cappa e spada con tutte le caratteristiche del genere, compresa una certa ingenuità narrativa, comunque voluta. 
A chi piace il romanzo storico consiglio vivamente la lettura di questo romanzo.

giovedì 22 agosto 2013

RECENSIONE - SENTIERI DI NOTTE di Giovanni Agnoloni

Appena finito di leggere questo libro tutto d'un  fiato. Non sono riuscita ancora a catalogarlo. Fantascienza? Thriller? Apocalittico? Azione? Religioso? Intimista?
Un po' di tutto devo dire.
All'inizio mi ha fatto pensare a Blade Runner attraverso il personaggio secondo me più bello, l'androide Luther.
In una fantasmagoria Europa del 2025, dove la tecnologia e la rete la fanno da padrone, si sta compiendo una sorta di Apocalisse.
Una società informatica, quella che detiene il monopolio di tutta la rete tecnologica, vuole impadronirsi del vecchio continente. E quale può essere il modo migliore se non sfoggiare il potere di far tornare l'uomo ad una sorta di età della pietra togliendo l'energia a proprio piacimento?
Un manipolo di uomini, una donna e un androide dovranno impedire che "il Bianco" risucchi tutto. Dalla vecchia città di Cracovia a Stoccolma, e da questa a Berlino, uniti da un unico filo, un uomo che aveva capito tutto, il prof. Hermann.
L'uomo e la natura uniti insieme in un unico "Se" per la salvezza del mondo.
Ogni religione, nonostante le sue diversità, può portare alla riscoperta del "Se" e attraverso di esso alla riscoperta della Fonte di Energia, la Fonte della Vita.
Di solito non sono un'amante di questo tipo di libri.
Devo dire però di aver apprezzato "Sentieri di Notte". L'autore è stato molto bravo nel tenere desta l'attenzione, creando questa sorta di thriller intimista.
Scrive molto bene Giovanni Agnoloni. Soprattutto si nota che è una persona molto colta e con grandi conoscenze, e che ha svolto delle grandi ricerche per poter scrivere al meglio questo libro.
Voto: 7.5

mercoledì 21 agosto 2013

INFERNO di Dan Brown

Con questo romanzo Dan Brown, riprende le avventure del famoso professore di simbologia di Harvard, Robert Langdon. Lo ritroviamo a Firenze, a far luce sull'ennesimo intricato mistero.
Il professor Langdon si risveglia in un ospedale fiorentino con una perdita di memoria. Non sa infatti perché sia lì e come abbia fatto ad arrivarci. Ha una ferita alla testa che sembra essere stata provocata da un colpo di pistola di striscio. Appena il tempo di conoscere una dottoressa inglese che traduce per lui quello che il medico ha da dirgli, che in stanza irrompe una persona che tenta di nuovo di ucciderlo. Langdon riesce a fuggire per merito della dottoressa e da qui comincia la sua avventura. Deve scappare per salvarsi la vita e contemporaneamente fare luce su una cospirazione di portata globale i cui indizi sono nascosti nella più grande opera del più famoso cittadino di Firenze, Dante Alighieri e la sua Divina Commedia.
"Inferno" è un romanzo spettacolare, se si parte dai dovuti presupposti. Intanto bisogna accettare il fatto che non si ha tra le mani un capolavoro. Dan Brown scrive piuttosto male, in effetti, ma in fin dei conti poco importa, perché non si sta leggendo un romanzo che può cambiare la vita o far rivedere il modo di percepire il mondo. Si sta leggendo un prodotto di intrattenimento, e per chi ne usufruisce, ci riesce in maniera sorprendente.
In "Inferno" troviamo azione, più o meno improbabile. C'è ritmo, cadenzato in capitoli brevissimi, ognuno dei quali termina con un colpo di scena. Ci sono aneddoti che aiutano a contestualizzare la storia, e, nel contempo a renderla accattivante per il lettore.
Sì, nel romanzo ci sono alcune inesattezze. Del tipo che la maschera funeraria di Dante esposta a Firenze non è affatto l'originale, o che la tomba di Enrico Dandolo a Santa Sofia è solo un cenotafio, perché l'originale è stata distrutta dai musulmani. Ma anche qui, sono storture della realtà che servono alla trama, e in più suonano verosimili, quindi per me, vanno bene.
Lo scopo di Dan Brown non è quello di educare il pubblico dei lettori o proporre morale in chiave metaforica. Lo scopo principale di Dan Brown è quello di scrivere qualcosa che la gente abbia il piacere di leggere in spiaggia o sui mezzi pubblici o prima di andare a dormire. Qualcosa che diverta e intrighi a tal punto, magari da farci saltare dieci minuti di bagno, perdere la fermata della metro o andare a letto mezz'ora più tardi, perché -  diamine! - si voleva vedere come andava a finire. Questo era il vero obiettivo di Dan Brown. Obiettivo perfettamente centrato.
Sul finire di questo romanzo Dan Brown ha rotto una regola che sembrava essersi auto-imposto, ovvero: Gli eventi dei romanzi precedenti non hanno effetti su quelli successivi. Nonostante Langdon abbia in pratica rivoluzionato la storia del mondo ne "Il Codice Da Vinci", nei romanzi successivi non se ne fa alcun riferimento diretto. Ebbene alla fine di "Inferno" succede qualcosa che non gli sarà possibile non menzionare in un eventuale seguito.
Quindi, riassumendo. Buon libro, ottimo se non lo si prende troppo sul serio e lo si legge per puro e semplice svago. Non mancano le sbavature, ma, sul serio, passano in secondo piano, grazie al ritmo incalzante e all'azione serrata.
Voto: 7,5