lunedì 30 gennaio 2017

RECENSIONE – Non tutto si dimentica di Wendy Walker



Miglior esordio per questa autrice non poteva esserci. Con questo libro l’autrice ha dato vita ad una storia molto particolare ed originale. Può essere importante per una vittima dimenticare il carnefice e quello che le ha fatto? Questo è il riassunto della trama del libro in pochissime parole, ma dentro al romanzo, c’è molto di più. E’ una sera d’estate e Jenny Kramer è stata invitata ad una festa di un compagno di scuola. E’ una brava figliola, e i suoi genitori le hanno permesso di andare, con le solite raccomandazioni: non bere, bada a chi c’è in casa, torna ad un orario decente, non fare cose che non ti sono permesse fare. Jenny è stata invitata da un ragazzo molto in vista della scuola ed è contentissima quella sera. Ma noi la ritroviamo piangente in un bosco poco lontano dalla casa dove si svolge la festa, due ragazzi la vedono in lacrime e sconvolta, con abrasioni e ferite e sangue su tutto il corpo, con i vestiti strappati. Jenny è stata aggredita da qualcuno, ma nessuno lo ha visto. I suoi genitori, Tom e Charlotte, arrivano stravolti all’ospedale dove la ragazzina è stata ricoverata e decidono, cioè Charlotte decide, di sottoporla ad una terapia farmaceutica che le cancellerà i ricordi di quello che è avvenuto, della brutale violenza subita. Ma riuscirà a dimenticare tutto? Quello che è successo cambierà profondamente il rapporto, già non troppo idilliaco, dei suoi genitori. Tutto quello che hanno è solo apparenza. L’uomo era contrario alla terapia, avrebbe preferito che la figlia fosse cosciente e riuscisse a ricordare quello che le era successo, soprattutto per cercare di prendere il colpevole, cosa che diventa la sua ossessione. La donna invece, pensa che dimenticare e mettersi il tutto alle spalle sia la cosa migliore. Sua figlia dovrà comportarsi normalmente, come se nulla fosse successo, perché è l’apparenza è quella che conta. Almeno per lei è stato così. Ma in realtà il corpo di Jenny non ha dimenticato quello che le è successo, e a poco a poco, delle sensazioni portano la ragazza sull’orlo del suicidio. L’unico rimedio è riuscire a recuperare i suoi ricordi, seppur dolorosi e di questo si occuperà un esperto, il dottor Forrester. Mentre il dottore terrà in terapia Jenny, si verrà a conoscenza di verità nascoste sotto la superficie tranquilla e perfetta di una cittadina di provincia. A narrare la storia è la voce dello psichiatra, che ha in cura non solo Jenny, ma tutta la famiglia. Tutti i protagonisti riveleranno a lui i loro segreti e le scomode verità, che hanno portato la famiglia ad una crisi e ad uno stallo. L’autrice non si limita a scavare nella mente di Jenny, ma anche in quella dei suoi genitori, nelle loro dinamiche familiari e nei comportamenti esterni alla famiglia, la loro vita sociale. Quello che ne viene fuori è un’analisi accurata dei due genitori di Jenny. Vari sentimenti passeranno nella mente del lettore, mentre ogni personaggio verrà analizzato. Odio, rabbia, stima, comprensione. La Walker è riuscita a creare una buonissima alchimia tra psicologia, introspezione, fragilità emotive, psichiatria e relazioni familiari. Da quello che si legge l’autrice ha sicuramente approfondito svariate ricerche sui temi sia riguardanti la memoria, sia i legami familiari in quanto ne parla con cognizione di causa. La scrittura risulta di facile comprensione e scorrevole nonostante i temi trattati e i non proprio facili argomenti. Insomma un bel thriller psicologico che piacerà sicuramente agli amanti del genere. Compreso il colpo di scena finale. Voto: 7,5

RECENSIONE – Le sette sorelle. La ragazza nell’ombra vol. 03 di Lucinda Riley



Terzo capitolo della serie delle Sette sorelle di Lucinda Riley. In questa puntata la protagonista è Asterope detta Star. La più enigmatica delle sei sorelle. Star e CeCe. Già perché Star non è mai da sola, c’è sempre sua sorella CeCe con lei, come un corpo inseparabile. Come se fossero gemelle siamesi. Gli ultimi anni sono stati viaggi continui, sempre insieme, guidate dallo spirito indomito di Cece, di cui Star è abituata ad assecondare ogni desidero. A Star non piace molto parlare, ha talento per la letteratura e per la cucina, quindi a farlo per lei è sempre stata CeCe, tanto che da piccole avevano un linguaggio dei segni tutto loro che usavano per comunicare. “Guardandomi indietro mi rendevo conto che CeCe e io eravamo diventate il contrario l’una dell’altra: io parlavo piano e poco, lei forte e spesso. E più lei parlava, meno io sentivo il bisogno di farlo; le nostre personalità erano agli antipodi. … Tutto ciò che faceva, lo faceva rumorosamente. Sembrava proprio che non riuscisse, per esempio, ad appoggiare sul tavolo una tazza di caffè senza sbatterla forte e rovesciarne il contenuto. Non sapeva cosa significasse “parlare a bassa voce”, e sin da piccola gridava a un volume tale che Ma’, preoccupata, l’aveva portata a farle controllare l’udito.”  Star da sola si sente persa, anche se ultimamente ne sente quasi la necessità, sente che il rapporto con sua sorella CeCe la sta soffocando. Ha voglia di cambiamento, soprattutto perché CeCe da per scontato che ogni cosa lei faccia le stia bene. Come l’ultima follia: spendere la sua eredità per acquistare un mega appartamento a Londra. Un appartamento molto comodo sì, ma freddo e con poca anima, non certamente come Atlantis, il vecchio maniero di famiglia. Quindi dopo aver parlato con Ally, delle sue disavventure e avventure, anche Star decide di aprire la lettera che le ha lasciato Pa’ Salt dopo la sua morte,  con le sue coordinate. Non deve andare tanto lontano. Le sue origini sono proprio dove si trova, a Londra. Oltre alle coordinate Pa’ Salt le ha lasciato una miniatura di un gatto e un indirizzo, quello della libreria Arthur Morston e un nominativo Flora MacNichol. Ci pensa e ci ripensa Star prima di entrare nella libreria e fare la conoscenza di Orlando Forbes. E qui Star inizia il suo cammino di conoscenza, alla ricerca delle sue origini. Tra vecchi libri antichi, lettere ingiallite, e storie passate che vanno dal Kent al Lake District nel primo novecento. Incroceremo nella storia figure realmente esistite, come Beatrix Potter, Vita Sackville-West e Alice Keppel e le sue figlie Violet e Sonia. Figure passate in qualche modo legate a Star. Conosceremo la bellissima e struggente storia di Flora MacNichol e della sua famiglia, che ci porterà a scoprire quanto potevano essere infidi i meccanismi all’interno dell’aristocrazia inglese nel novecento. Tutto questo porterà Star alle sue origini e a capire cosa possa legarla a Orlando a suo fratello Mouse, a Rory e a Marguerite e alla bellissima magione di High Weald. Come i precedenti capitoli, l’opera è progettata su due livelli. Quello moderno con la voce di Star e degli altri protagonisti, e quello storico con da voce soprattutto a Flora MacNichol e alla sua storia. In questo capitolo della storia,  si ha proprio la sensazione di soffocamento che Star sente nei confronti dell’esuberanza di CeCe. Si sente la sua disperazione per non avere il dono dell’ubiquità per essere in due posti contemporaneamente, lontana e allo stesso tempo a fianco di Cece che le chiede aiuto. Ma è ora per Star di crescere, di lasciare l’ombra di CeCe, che dovrà imparare anche lei a farcela da sola,  e di diventare indipendente e forte, come la sua antenata Flora MacNichol. Voto: 7

mercoledì 25 gennaio 2017

RECENSIONE – Scomparsa di Joyce Carol Oates



Luglio 2005. Carthage, cittadina all’estremo nord dello stato di New York, nella regione degli Adirondack. Una comunità dove tutto sembra essere fermo nel tempo. Dove tutti i segreti vengono nascosti agli occhi degli altri. Dove tutti si conoscono, ma non così bene come sembra. E dove tutti cercano di scoprire tutto degli altri. In questa piccola comunità vivono i Mayfield. Famiglia benestante e molto in vista. Zeno Mayfield, un omone grande e grosso, è stato il sindaco della cittadina. Onesto, affabile. E’ un avvocato e un padre tutto d’un pezzo. Le sue due figlie Juliet e Cressida lo adorano e così sua moglie Arlette. Juliet è da tutti considerata la figlia bella, mentre Cressida che bella sicuramente non è, viene menzionata come quella intelligente. Ma non sono così perfetti come sembrano, non proprio. Soprattutto Cressida è sicuramente molto strana. In questo idillio familiare si inserisce Brett Kincaid, fidanzatino di Juliet; bello come il sole, classico giovanotto americano, tutto sport. Brett e Juliet sembrano la coppia perfetta, finché lui non decide di arruolarsi nell’esercito, dopo la tragedia delle Torri Gemelle. Torna a casa Brett, ma non è più lui. Né nel fisico, né psicologicamente. Ha visto qualcosa di molto brutto in Iraq, è tornato, ma non è più in sé. Prende tranquillanti e psicotici, e Juliet, nonostante tutta la sua carità cristiana è costretta a lasciarlo e ad interrompere i preparativi del matrimonio. La mattina del 9 Luglio Arlette ha un presentimento e si sveglia. Qualcosa non va. Si alza e gira per le stanze, quella di Cressida è vuota. La sera prima era uscita per andare da una sua amica, ma non è mai tornata. Dov’è? Cosa le è successo? Cominciano le ricerche nella riserva di Nautauga, sugli Adirondack. Tutti i volontari sono impegnati. Zeno è con loro. Non ha scelta. Quella è sua figlia e vuole ritrovarla a tutti i costi. Dei testimoni dicono di averla vista in un pub malfamato della zona insieme a Brett Kincaid. Brett sembra essere l’ultimo ad averla vista, ma dov’è andata? Brett non ricorda, non è lucido, viene ritrovato in macchina, col viso graffiato, del sangue sul vetro davanti, e ubriaco. Lui che, con quelle medicine che prende, l’alcool non dovrebbe vederlo nemmeno da lontano. Confesserà di averla uccisa e sepolta nella riserva di Nautauga, ma il corpo della giovane non verrà mai ritrovato. Questo l’antefatto che ci portiamo dietro per ben 200 pagine. Molte digressioni dell’autrice si potevano evitare snellendo la trama. Molte servono ai lettori per riuscire a concatenare i vari piani narrativi della storia. Già, perché questa storia è suddivisa tra i vari personaggi. Ognuno ha la sua voce. Ognuno ha i suoi pensieri, la sua psicologia. Quindi sentiremo Zeno, uomo tutto d’un pezzo, che si sente sconfitto da questa scomparsa. Sente che non può fare nulla e che la sua famiglia si sta sgretolando davanti a lui e non può porvi rimedio. Ma è soprattutto lui, che non si accorge, di star crollando sotto il peso del suo insuccesso. Poi c’è Juliet, che non solo ha visto i suoi piani sentimentali fallire, ma il suo ex fidanzato è anche implicato nella scomparsa di sua sorella, ma non riesce del tutto ad assopire i sentimenti verso quello che è rimasto dell’uomo, del ragazzo che era partito. E nonostante tutta la sua religiosità il suo risentimento è più per Cressida che per Brett. Il narratore fuori campo cattura l’attenzione, rendendo partecipi, fornendo dettagli, svelando pensieri. Non ho apprezzato molto questo romanzo, ci sono talmente tante cose in ballo che l’autrice si è persa nei meandri della sua stessa storia. Tratta tanti argomenti, forse troppi, ma alla fine non ti rimane nulla. E’ contro ogni tipo di guerra? Ce l’ha con il sistema carcerario americano? Ha qualcosa contro la religione? Ma gli argomenti sono poco trattati e quindi risultano insufficienti. Poi, se devo dire la sincera verità, ho odiato da subito la protagonista. Non mi è mai stata simpatica. Cressida ha una personalità borderline. Viene dipinta come quella intelligente ma brutta. Ci viene ripetuto in continuazione, quasi non se ne può più. Anche se non ci viene detto, soffre come minimo di una forma di autismo. Potrebbe essere la più intelligente di tutti, ma appena subisce una critica, si ritira in se stessa e preferirebbe non essere mai nata e preferisce scomparire dalla circolazione, piuttosto che ripresentarsi a casa dopo il suo goffo tentativo di seduzione di Brett Kincaid. Ho trovato inverosimili il salvataggio di Cressida e il suo incontro con l’Investigatore. Non servono a nulla nella trama del libro, se non ad allungare il brodo e a confondere il lettore. Avrei sprecato la carta, per una fine diversa da quella proposta dalla Oates. Insomma, non mi ha per niente convinto. Il tentativo di psicanalizzare tutti i personaggi, quello di voler entrare nelle loro menti, nei loro pensieri, non convince. Tutte quelle citazioni di grandi filosofi, rendono ridondante il tutto. Sarà pure una scrittrice da Premio Nobel (così ho letto), ma a me la sua storia non è piaciuta.  Voto: 5

martedì 3 gennaio 2017

RECENSIONE – The Chemist. La specialista di Stephenie Meyer



Stephenie Meyer ci riprova. Dai vampiri della saga di Twilight, agli alieni di The Host, all’essere umano, ma non proprio umanissimo di The Chemist, la specialista. Già dal titolo si capisce che abbiamo a che fare con qualcosa di chimico, qualcosa di tossico e velenoso. La protagonista della storia è Juliana Fortis, ma nel corso della lettura, da una pagina all’altra avrà tantissimi nomi, da confondere i lettori (sono dovuta spesso tornare sui miei passi per capire chi stesse parlando!)  rendendo la trama frammentaria, saltellante e poco gradevole. Lei è una chimica molto brava, più che altro il suo lavoro è torturare le persone con le sue invenzioni chimiche, le sue droghe. E’ in fuga da ormai tre anni. Anche se per gli altri, le persone normali e i suoi familiari, è morta in un incendio del laboratorio dove lavorava; il governo la cerca, in pratica quelli che un tempo sono stati i suoi capi. Lei e il dottor Barnabis, suo collega, si sono sicuramente imbattuti in qualcosa più grande di loro, lui ci ha rimesso la vita, non senza prima avvertire Juliana che un giorno sarebbe potuto succedere, e lei era preparatissima. La sua vita oggi, è fatta di tantissime identità, di tantissimi posti in cui vivere, nessun contatto umano, e tantissime misure di sicurezza, compresa una maschera antigas e trappole chimiche, mentre dorme. I cattivi che le danno la caccia la ritrovano, nella persona del suo ex capo, Carston. Lui le propone di rientrare nel giro promettendogli la salvezza ed una vita assolutamente tranquilla, di nuovo a lavoro nel laboratorio, ma deve fermare un individuo molto pericoloso, un certo Daniel Beach, che sembra essere un normalissimo professore di inglese e pallavolo in un liceo americano, ma in lui si nasconde un orco, un terrorista. Juliana che ora è Alex, non sa che pesci prendere. Il governo la sta prendendo in giro? Daniel è veramente quello che loro dicono o semplicemente un’esca per farla cadere in trappola? Purtroppo il peso di migliaia di vittime contro la sua sola vita, e gli incartamenti che è riuscita a recuperare, la fanno pendere per i suoi vecchi datori di lavoro. Ma Juliana/Alex vuole uscire dagli schemi, d’altronde continua a non fidarsi di nessuno, quindi elabora un piano tutto suo, contravvenendo a quello impostole da Carston.  Rapisce Daniel  nascondendolo in un luogo isolato. Ma Daniel non cede. Non le dice ciò che lei vuole sentire, quindi comincia ad avere dei seri dubbi che quello che le hanno raccontato non sia vero e soprattutto che Daniel sia la persona giusta, ma che in qualche modo c’entri suo fratello gemello, Kevin. Le vite dei tre personaggi si intrecceranno tra di loro con ricchi di colpi di scena, intrecci, descrizioni, sparatorie, fughe, camuffamenti, rapimenti, cani addestrati, spie amiche e nemiche, forse troppa carne al fuoco per un solo capitolo (che penso diventerà una saga, sigh!). Sono rimasta sconcertata dalla protagonista, una fredda e calcolatrice, che non prova un briciolo di rimorso, ma nemmeno risentimento … sembra apatica in tutto quello che fa. Uno può arrivare a pensare, be’ è il lavoro che fa che l’ha cambiata in quel modo. Ma secondo me un essere umano ha sempre delle emozioni, positive o negative che siano. No, lei non esprime nulla. Tranne quando incontrerà Daniel, e da lì cambierà completamente. E Daniel? Ne vogliamo parlare? Torturato quasi a morire, si innamora della sua torturatrice. Sindrome di Stendhal? No, è stato un colpo di fulmine in metropolitana, prima del rapimento. E nonostante tutti i dolori che le ha fatto passare, rimane ancorato al suo amore. A differenza della protagonista è forse troppo empatico ed emotivo, e non ha nessuna paura a mostrare i suoi sentimenti a chiunque. Sembra fin troppo ingenuo. L’altro componente è Kevin, è completamente l’opposto di suo fratello gemello. Ex agente CIA, quindi molto più addentrato nel mondo di Alex. Molto duro e determinato, coraggioso e super organizzato con i stessi nemici di Alex, i suoi ex datori di lavoro. Le loro storie si intrecciano in azioni di salvataggio e di attacco, fatto di prede che diventano predatori. E il colpo di scena finale, che rivelerà tutto, sarà oltremodo banale, banalissimo, per tutto il casino alzato nella storia. Come ho già detto, troppa carne al fuoco. Una storia che dovrebbe essere trepidante, parte lentissima e poi non da nemmeno un attimo al pensiero. Addirittura nelle prime pagine è difficoltoso capire cosa ci voglia raccontare l’autrice, che non scrive male, per carità, ma è confusionaria, con tutti quei nomi, quei posti, quelle fughe. All’iniziano sembrano fuori luogo e senza senso. E niente, non sono riuscita a farmelo piacere. Avrei sperato in qualcosa di meglio. E’ comunque un libro costruito per farne un film e si vede lontano un miglio. Voto: 5