Miglior esordio per questa
autrice non poteva esserci. Con questo libro l’autrice ha dato vita ad una
storia molto particolare ed originale. Può essere importante per una vittima
dimenticare il carnefice e quello che le ha fatto? Questo è il riassunto della
trama del libro in pochissime parole, ma dentro al romanzo, c’è molto di più.
E’ una sera d’estate e Jenny Kramer è stata invitata ad una festa di un
compagno di scuola. E’ una brava figliola, e i suoi genitori le hanno permesso
di andare, con le solite raccomandazioni: non bere, bada a chi c’è in casa,
torna ad un orario decente, non fare cose che non ti sono permesse fare. Jenny
è stata invitata da un ragazzo molto in vista della scuola ed è contentissima
quella sera. Ma noi la ritroviamo piangente in un bosco poco lontano dalla casa
dove si svolge la festa, due ragazzi la vedono in lacrime e sconvolta, con
abrasioni e ferite e sangue su tutto il corpo, con i vestiti strappati. Jenny è
stata aggredita da qualcuno, ma nessuno lo ha visto. I suoi genitori, Tom e
Charlotte, arrivano stravolti all’ospedale dove la ragazzina è stata ricoverata
e decidono, cioè Charlotte decide, di sottoporla ad una terapia farmaceutica
che le cancellerà i ricordi di quello che è avvenuto, della brutale violenza
subita. Ma riuscirà a dimenticare tutto? Quello che è successo cambierà
profondamente il rapporto, già non troppo idilliaco, dei suoi genitori. Tutto
quello che hanno è solo apparenza. L’uomo era contrario alla terapia, avrebbe
preferito che la figlia fosse cosciente e riuscisse a ricordare quello che le
era successo, soprattutto per cercare di prendere il colpevole, cosa che
diventa la sua ossessione. La donna invece, pensa che dimenticare e mettersi il
tutto alle spalle sia la cosa migliore. Sua figlia dovrà comportarsi
normalmente, come se nulla fosse successo, perché è l’apparenza è quella che
conta. Almeno per lei è stato così. Ma in realtà il corpo di Jenny non ha
dimenticato quello che le è successo, e a poco a poco, delle sensazioni portano
la ragazza sull’orlo del suicidio. L’unico rimedio è riuscire a recuperare i
suoi ricordi, seppur dolorosi e di questo si occuperà un esperto, il dottor
Forrester. Mentre il dottore terrà in terapia Jenny, si verrà a conoscenza di verità
nascoste sotto la superficie tranquilla e perfetta di una cittadina di
provincia. A narrare la storia è la voce dello psichiatra, che ha in cura non
solo Jenny, ma tutta la famiglia. Tutti i protagonisti riveleranno a lui i loro
segreti e le scomode verità, che hanno portato la famiglia ad una crisi e ad
uno stallo. L’autrice non si limita a scavare nella mente di Jenny, ma anche in
quella dei suoi genitori, nelle loro dinamiche familiari e nei comportamenti
esterni alla famiglia, la loro vita sociale. Quello che ne viene fuori è
un’analisi accurata dei due genitori di Jenny. Vari sentimenti passeranno nella
mente del lettore, mentre ogni personaggio verrà analizzato. Odio, rabbia,
stima, comprensione. La Walker è riuscita a creare una buonissima alchimia tra
psicologia, introspezione, fragilità emotive, psichiatria e relazioni
familiari. Da quello che si legge l’autrice ha sicuramente approfondito
svariate ricerche sui temi sia riguardanti la memoria, sia i legami familiari
in quanto ne parla con cognizione di causa. La scrittura risulta di facile
comprensione e scorrevole nonostante i temi trattati e i non proprio facili
argomenti. Insomma un bel thriller psicologico che piacerà sicuramente agli
amanti del genere. Compreso il colpo di scena finale. Voto: 7,5
lunedì 30 gennaio 2017
RECENSIONE – Le sette sorelle. La ragazza nell’ombra vol. 03 di Lucinda Riley
Terzo capitolo della serie delle
Sette sorelle di Lucinda Riley. In questa puntata la protagonista è Asterope
detta Star. La più enigmatica delle sei sorelle. Star e CeCe. Già perché Star
non è mai da sola, c’è sempre sua sorella CeCe con lei, come un corpo
inseparabile. Come se fossero gemelle siamesi. Gli ultimi anni sono stati
viaggi continui, sempre insieme, guidate dallo spirito indomito di Cece, di cui
Star è abituata ad assecondare ogni desidero. A Star non piace molto parlare,
ha talento per la letteratura e per la cucina, quindi a farlo per lei è sempre
stata CeCe, tanto che da piccole avevano un linguaggio dei segni tutto loro che
usavano per comunicare. “Guardandomi indietro
mi rendevo conto che CeCe e io eravamo diventate il contrario l’una dell’altra:
io parlavo piano e poco, lei forte e spesso. E più lei parlava, meno io sentivo
il bisogno di farlo; le nostre personalità erano agli antipodi. … Tutto ciò che
faceva, lo faceva rumorosamente. Sembrava proprio che non riuscisse, per
esempio, ad appoggiare sul tavolo una tazza di caffè senza sbatterla forte e
rovesciarne il contenuto. Non sapeva cosa significasse “parlare a bassa voce”,
e sin da piccola gridava a un volume tale che Ma’, preoccupata, l’aveva portata
a farle controllare l’udito.” Star da
sola si sente persa, anche se ultimamente ne sente quasi la necessità, sente
che il rapporto con sua sorella CeCe la sta soffocando. Ha voglia di
cambiamento, soprattutto perché CeCe da per scontato che ogni cosa lei faccia
le stia bene. Come l’ultima follia: spendere la sua eredità per acquistare un
mega appartamento a Londra. Un appartamento molto comodo sì, ma freddo e con
poca anima, non certamente come Atlantis, il vecchio maniero di famiglia.
Quindi dopo aver parlato con Ally, delle sue disavventure e avventure, anche
Star decide di aprire la lettera che le ha lasciato Pa’ Salt dopo la sua morte,
con le sue coordinate. Non deve andare
tanto lontano. Le sue origini sono proprio dove si trova, a Londra. Oltre alle
coordinate Pa’ Salt le ha lasciato una miniatura di un gatto e un indirizzo,
quello della libreria Arthur Morston e un nominativo Flora MacNichol. Ci pensa
e ci ripensa Star prima di entrare nella libreria e fare la conoscenza di Orlando
Forbes. E qui Star inizia il suo cammino di conoscenza, alla ricerca delle sue
origini. Tra vecchi libri antichi, lettere ingiallite, e storie passate che
vanno dal Kent al Lake District nel primo novecento. Incroceremo nella storia
figure realmente esistite, come Beatrix Potter, Vita Sackville-West e Alice
Keppel e le sue figlie Violet e Sonia. Figure passate in qualche modo legate a
Star. Conosceremo la bellissima e struggente storia di Flora MacNichol e della
sua famiglia, che ci porterà a scoprire quanto potevano essere infidi i
meccanismi all’interno dell’aristocrazia inglese nel novecento. Tutto questo
porterà Star alle sue origini e a capire cosa possa legarla a Orlando a suo
fratello Mouse, a Rory e a Marguerite e alla bellissima magione di High Weald.
Come i precedenti capitoli, l’opera è progettata su due livelli. Quello moderno
con la voce di Star e degli altri protagonisti, e quello storico con da voce
soprattutto a Flora MacNichol e alla sua storia. In questo capitolo della
storia, si ha proprio la sensazione di
soffocamento che Star sente nei confronti dell’esuberanza di CeCe. Si sente la
sua disperazione per non avere il dono dell’ubiquità per essere in due posti contemporaneamente,
lontana e allo stesso tempo a fianco di Cece che le chiede aiuto. Ma è ora per
Star di crescere, di lasciare l’ombra di CeCe, che dovrà imparare anche lei a
farcela da sola, e di diventare
indipendente e forte, come la sua antenata Flora MacNichol. Voto: 7
mercoledì 25 gennaio 2017
RECENSIONE – Scomparsa di Joyce Carol Oates
Luglio 2005. Carthage, cittadina all’estremo nord dello stato
di New York, nella regione degli Adirondack. Una comunità dove tutto sembra
essere fermo nel tempo. Dove tutti i segreti vengono nascosti agli occhi degli
altri. Dove tutti si conoscono, ma non così bene come sembra. E dove tutti
cercano di scoprire tutto degli altri. In questa piccola comunità vivono i
Mayfield. Famiglia benestante e molto in vista. Zeno Mayfield, un omone grande
e grosso, è stato il sindaco della cittadina. Onesto, affabile. E’ un avvocato
e un padre tutto d’un pezzo. Le sue due figlie Juliet e Cressida lo adorano e
così sua moglie Arlette. Juliet è da tutti considerata la figlia bella, mentre
Cressida che bella sicuramente non è, viene menzionata come quella
intelligente. Ma non sono così perfetti come sembrano, non proprio. Soprattutto
Cressida è sicuramente molto strana. In questo idillio familiare si inserisce
Brett Kincaid, fidanzatino di Juliet; bello come il sole, classico giovanotto
americano, tutto sport. Brett e Juliet sembrano la coppia perfetta, finché lui
non decide di arruolarsi nell’esercito, dopo la tragedia delle Torri Gemelle.
Torna a casa Brett, ma non è più lui. Né nel fisico, né psicologicamente. Ha
visto qualcosa di molto brutto in Iraq, è tornato, ma non è più in sé. Prende
tranquillanti e psicotici, e Juliet, nonostante tutta la sua carità cristiana è
costretta a lasciarlo e ad interrompere i preparativi del matrimonio. La
mattina del 9 Luglio Arlette ha un presentimento e si sveglia. Qualcosa non va.
Si alza e gira per le stanze, quella di Cressida è vuota. La sera prima era
uscita per andare da una sua amica, ma non è mai tornata. Dov’è? Cosa le è
successo? Cominciano le ricerche nella riserva di Nautauga, sugli Adirondack.
Tutti i volontari sono impegnati. Zeno è con loro. Non ha scelta. Quella è sua
figlia e vuole ritrovarla a tutti i costi. Dei testimoni dicono di averla vista
in un pub malfamato della zona insieme a Brett Kincaid. Brett sembra essere
l’ultimo ad averla vista, ma dov’è andata? Brett non ricorda, non è lucido,
viene ritrovato in macchina, col viso graffiato, del sangue sul vetro davanti,
e ubriaco. Lui che, con quelle medicine che prende, l’alcool non dovrebbe
vederlo nemmeno da lontano. Confesserà di averla uccisa e sepolta nella riserva
di Nautauga, ma il corpo della giovane non verrà mai ritrovato. Questo
l’antefatto che ci portiamo dietro per ben 200 pagine. Molte digressioni
dell’autrice si potevano evitare snellendo la trama. Molte servono ai lettori
per riuscire a concatenare i vari piani narrativi della storia. Già, perché
questa storia è suddivisa tra i vari personaggi. Ognuno ha la sua voce. Ognuno
ha i suoi pensieri, la sua psicologia. Quindi sentiremo Zeno, uomo tutto d’un
pezzo, che si sente sconfitto da questa scomparsa. Sente che non può fare nulla
e che la sua famiglia si sta sgretolando davanti a lui e non può porvi rimedio.
Ma è soprattutto lui, che non si accorge, di star crollando sotto il peso del
suo insuccesso. Poi c’è Juliet, che non solo ha visto i suoi piani sentimentali
fallire, ma il suo ex fidanzato è anche implicato nella scomparsa di sua
sorella, ma non riesce del tutto ad assopire i sentimenti verso quello che è
rimasto dell’uomo, del ragazzo che era partito. E nonostante tutta la sua
religiosità il suo risentimento è più per Cressida che per Brett. Il narratore
fuori campo cattura l’attenzione, rendendo partecipi, fornendo dettagli,
svelando pensieri. Non ho apprezzato molto questo romanzo, ci sono talmente
tante cose in ballo che l’autrice si è persa nei meandri della sua stessa
storia. Tratta tanti argomenti, forse troppi, ma alla fine non ti rimane nulla.
E’ contro ogni tipo di guerra? Ce l’ha con il sistema carcerario americano? Ha
qualcosa contro la religione? Ma gli argomenti sono poco trattati e quindi
risultano insufficienti. Poi, se devo dire la sincera verità, ho odiato da
subito la protagonista. Non mi è mai stata simpatica. Cressida ha una
personalità borderline. Viene dipinta come quella intelligente ma brutta. Ci
viene ripetuto in continuazione, quasi non se ne può più. Anche se non ci viene
detto, soffre come minimo di una forma di autismo. Potrebbe essere la più
intelligente di tutti, ma appena subisce una critica, si ritira in se stessa e
preferirebbe non essere mai nata e preferisce scomparire dalla circolazione,
piuttosto che ripresentarsi a casa dopo il suo goffo tentativo di seduzione di
Brett Kincaid. Ho trovato inverosimili il salvataggio di Cressida e il suo
incontro con l’Investigatore. Non servono a nulla nella trama del libro, se non
ad allungare il brodo e a confondere il lettore. Avrei sprecato la carta, per
una fine diversa da quella proposta dalla Oates. Insomma, non mi ha per niente
convinto. Il tentativo di psicanalizzare tutti i personaggi, quello di voler
entrare nelle loro menti, nei loro pensieri, non convince. Tutte quelle
citazioni di grandi filosofi, rendono ridondante il tutto. Sarà pure una
scrittrice da Premio Nobel (così ho letto), ma a me la sua storia non è
piaciuta. Voto: 5
martedì 3 gennaio 2017
RECENSIONE – The Chemist. La specialista di Stephenie Meyer
Stephenie Meyer ci riprova. Dai vampiri della saga di
Twilight, agli alieni di The Host, all’essere umano, ma non proprio umanissimo
di The Chemist, la specialista. Già dal titolo si capisce che abbiamo a che
fare con qualcosa di chimico, qualcosa di tossico e velenoso. La protagonista
della storia è Juliana Fortis, ma nel corso della lettura, da una pagina
all’altra avrà tantissimi nomi, da confondere i lettori (sono dovuta spesso
tornare sui miei passi per capire chi stesse parlando!) rendendo la trama frammentaria, saltellante e
poco gradevole. Lei è una chimica molto brava, più che altro il suo lavoro è
torturare le persone con le sue invenzioni chimiche, le sue droghe. E’ in fuga
da ormai tre anni. Anche se per gli altri, le persone normali e i suoi
familiari, è morta in un incendio del laboratorio dove lavorava; il governo la
cerca, in pratica quelli che un tempo sono stati i suoi capi. Lei e il dottor
Barnabis, suo collega, si sono sicuramente imbattuti in qualcosa più grande di
loro, lui ci ha rimesso la vita, non senza prima avvertire Juliana che un
giorno sarebbe potuto succedere, e lei era preparatissima. La sua vita oggi, è
fatta di tantissime identità, di tantissimi posti in cui vivere, nessun
contatto umano, e tantissime misure di sicurezza, compresa una maschera antigas
e trappole chimiche, mentre dorme. I cattivi che le danno la caccia la
ritrovano, nella persona del suo ex capo, Carston. Lui le propone di rientrare
nel giro promettendogli la salvezza ed una vita assolutamente tranquilla, di
nuovo a lavoro nel laboratorio, ma deve fermare un individuo molto pericoloso,
un certo Daniel Beach, che sembra essere un normalissimo professore di inglese
e pallavolo in un liceo americano, ma in lui si nasconde un orco, un
terrorista. Juliana che ora è Alex, non sa che pesci prendere. Il governo la
sta prendendo in giro? Daniel è veramente quello che loro dicono o
semplicemente un’esca per farla cadere in trappola? Purtroppo il peso di
migliaia di vittime contro la sua sola vita, e gli incartamenti che è riuscita
a recuperare, la fanno pendere per i suoi vecchi datori di lavoro. Ma
Juliana/Alex vuole uscire dagli schemi, d’altronde continua a non fidarsi di
nessuno, quindi elabora un piano tutto suo, contravvenendo a quello impostole
da Carston. Rapisce Daniel nascondendolo in un luogo isolato. Ma Daniel
non cede. Non le dice ciò che lei vuole sentire, quindi comincia ad avere dei
seri dubbi che quello che le hanno raccontato non sia vero e soprattutto che
Daniel sia la persona giusta, ma che in qualche modo c’entri suo fratello
gemello, Kevin. Le vite dei tre personaggi si intrecceranno tra di loro con
ricchi di colpi di scena, intrecci, descrizioni, sparatorie, fughe,
camuffamenti, rapimenti, cani addestrati, spie amiche e nemiche, forse troppa
carne al fuoco per un solo capitolo (che penso diventerà una saga, sigh!). Sono
rimasta sconcertata dalla protagonista, una fredda e calcolatrice, che non
prova un briciolo di rimorso, ma nemmeno risentimento … sembra apatica in tutto
quello che fa. Uno può arrivare a pensare, be’ è il lavoro che fa che l’ha
cambiata in quel modo. Ma secondo me un essere umano ha sempre delle emozioni,
positive o negative che siano. No, lei non esprime nulla. Tranne quando incontrerà
Daniel, e da lì cambierà completamente. E Daniel? Ne vogliamo parlare?
Torturato quasi a morire, si innamora della sua torturatrice. Sindrome di
Stendhal? No, è stato un colpo di fulmine in metropolitana, prima del
rapimento. E nonostante tutti i dolori che le ha fatto passare, rimane ancorato
al suo amore. A differenza della protagonista è forse troppo empatico ed
emotivo, e non ha nessuna paura a mostrare i suoi sentimenti a chiunque. Sembra
fin troppo ingenuo. L’altro componente è Kevin, è completamente l’opposto di
suo fratello gemello. Ex agente CIA, quindi molto più addentrato nel mondo di
Alex. Molto duro e determinato, coraggioso e super organizzato con i stessi
nemici di Alex, i suoi ex datori di lavoro. Le loro storie si intrecciano in azioni
di salvataggio e di attacco, fatto di prede che diventano predatori. E il colpo
di scena finale, che rivelerà tutto, sarà oltremodo banale, banalissimo, per
tutto il casino alzato nella storia. Come ho già detto, troppa carne al fuoco.
Una storia che dovrebbe essere trepidante, parte lentissima e poi non da
nemmeno un attimo al pensiero. Addirittura nelle prime pagine è difficoltoso
capire cosa ci voglia raccontare l’autrice, che non scrive male, per carità, ma
è confusionaria, con tutti quei nomi, quei posti, quelle fughe. All’iniziano
sembrano fuori luogo e senza senso. E niente, non sono riuscita a farmelo
piacere. Avrei sperato in qualcosa di meglio. E’ comunque un libro costruito
per farne un film e si vede lontano un miglio. Voto: 5
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