giovedì 19 dicembre 2019

RECENSIONE – La morte non fa rumore. Gereon Rath vol. 02 di Volker Kutscher



La morte non fa rumore è il secondo volume della saga di Gereon Rath, il commissario della squadra omicidi di Berlino all’epoca della Repubblica di Weimar, nato dalla penna di Volker Kutscher edito da Feltrinelli. Dopo Babylon Berlin, di cui è stata creata anche una serie tv di successo, esce questo secondo capitolo. Durante le riprese di un film sonoro, la famosa attrice Betty Winter perde la vita in quello che sembra un terribile incidente. Il caso viene affidato a Gereon Rath, che ha sempre modo e maniera di finire nei guai, soprattutto perché non è un uomo retto e onesto, e perché gli piace essere un solitario e navigare a vista. Tutto, come già detto, fa pensare ad un incidente, ma un vecchio “conoscente” del commissario Rath, il produttore Manfred Oppenberg, già conosciuto nell’altro libro, lo mette a conoscenza che la sua attrice di punta e sua amante, Vivian Franck, è scomparsa. A questo punto Gereon cambia idea, e comincia ad indagare sia sull’omicidio della Winter che sulla scomparsa di Vivian Franck. Come al solito, inviso dal suo superiore diretto, il commissario capo Böhm, Gereon penserà bene di seguire la sua pista in solitaria che lo porterà a conoscere i lati oscuri del glamour, e la rivalità tra produttori cinematografici, tra chi aspira ad entrare nella produzione del nuovo mondo del sonoro e chi non si rassegna alla sparizione dei film muti, considerati la vera arte. Oltre a tutto questo, c’è sempre l’ombra del padre, sempre più invischiato negli affari politici, che gli affida il compito di aiutare a rintracciare il ricattatore del borgomastro di Colonia. Per fortuna di Gereon, non ci sono solo brutte nuove, ma anche buone. Nella sua vita ritorna Charly, la sua ex, mai dimenticata e l’arrivo in casa di Kirie, una cagnolina che troverà un posto nel cuore dell’ombroso commissario. Leggendo il libro si capisce da subito che si tratta di un classico poliziesco. Scritto bene, ricco di complotti, di rovesciamenti di fronte e mai banale. In più c’è anche la storia non proprio perfetta di Rath, che è un uomo piuttosto incasinato che non riesce a sottostare a nessuna regola imposta. Figuriamoci poi se chi gliele impone è considerato un inetto. Fa riferimento solo al suo istinto Rath, e le sue azioni sono spesso motivo di scontro con i colleghi e il suo capo Böhm. Molto più giallo di Babylon Berlin questo secondo capitolo, dove si affrontano sì, i demoni che inseguono Gereon e che lo hanno costretto al suo trasferimento a Berlino, ma molto meno presenti che nel primo volume. L’intreccio giallo è scritto estremamente bene, anche perché si contorce su sé stesso, fino a ritrovare la giusta via, ma lo fa appositamente per far perdere il lettore nelle pagine e per dar modo allo stesso, di continuare la lettura e cimentarsi a capire chi è il famoso assassino o se esiste veramente un assassino. Belli i personaggi di contorno, tra cui il capo Gennat detto il Budda, Charly che è la vera Sherlock, l’amico giornalista Weinert sempre pronto ad aiutarlo oltre che a carpire scoop succulenti. Consigliato.
(a cura di Silvia Marcaurelio)

giovedì 5 dicembre 2019

RECENSIONE - Le piume del Drago di Lorenzo Visconti (alias Paolo Roversi)

Le piume del Drago è il secondo capitolo della serie Dragon nata dalla penna di Lorenzo Visconti, alias Paolo Roversi, edito da Cairo.
Due indagini, all’apparenza slegate tra loro, aprono il romanzo di Visconti/Roversi. Una per il Drago e l’altra dove il protagonista è il suo amico, il maresciallo Rodrigo Barillà.
Anche la storia si svolge, così, su due piani paralleli, ma alla fine avrà un punto d’incontro nonostante il diverso contesto in cui è maturata.
Drago è chiamato a indagare sulla scomparsa di una donna, Marina Zamperini; la sorella, Valeria, sospetta che sia morta, visto che sono cinque mesi che la ragazza non si fa sentire in nessun modo; ma vuole sapere perché, e vorrebbe almeno ritrovarne il corpo per mettersi l’anima in pace. Così Drago, aiutato dal non sempre felice Jamel, un francesino mago dei computer, inizia la sua indagine alla ricerca della ragazza. Non sarà facile. Non ha nessun indizio, nessun appiglio se non i soliti a cui ha pensato anche la polizia e quindi non gli rimane che un unico posto dove cercare, l’ultimo posto dove la cella del cellulare della ragazza la collocava, finché è rimasto acceso: il suo luogo di lavoro. Drago non si dà pace, perché quello che ha in mano è davvero poco, ma se lo dovrà far bastare.
Nel frattempo il maresciallo Barillà, coadiuvato dal magistrato Federica Della Lovere, meglio conosciuta nell’ambiente come “figa di legno”, è alle prese con un serial killer che imperversa lungo le sponde del Po, dove uccide le sue vittime in modo sadico e perverso.
L’approccio dei due alle indagini è molto diverso.
Da una parte c’è Drago che ha svestito la divisa da poliziotto proprio per non dover sottostare alle regole e per poter operare al di fuori della legge, mentre dall’altra c’è Barillà che è il classico professionista tutto d’un pezzo, un vero tutore della legge.
L’altro protagonista del romanzo è il Po. Il fiume ammalato d’inquinamento. Abitato da specie non originarie del posto, ma che sono lì per gli errori dell’uomo. É proprio sugli errori ambientali che il Killer della Bassa agisce, sbeffeggiando la legge mostrando la sua bravura, telefonando al maresciallo per comunicargli che la prossima vittima ha le ore contate.
In qualche modo anche Drago finisce per trovare gli indizi sulla scomparsa di Marina in un’ex raffineria che riporta ad un infausto disastro epocale avvenuto nel Parco del Lambro esattamente cinque mesi prima, proprio quando è scomparsa anche la ragazza.
Qualcuno parla, qualche indizio spunta. I due dovranno solo far convergere i loro ragionamenti per risolvere i loro enigmi che in comune hanno il petrolio e il Po.
Roversi scrive un libro “ecologista” mostrandoci quello che succede nella società odierna, dove non importa se si commette un reato di disastro ambientale, visto che è punibile solo con un’ammenda. Ma soprattutto gli stessi inquinatori potranno recuperare il denaro proponendosi come bonificatori di quello che hanno inquinato. Ci racconta anche, come l’uomo delle volte pensa di essere “dio” tentando di risolvere i problemi da lui creati, creandone di nuovi.
In questo secondo capitolo, Roversi, si occupa molto di più del maresciallo Barillà, svelando una parte del suo carattere e ciò che l’ha forgiato, quello che lo ha fatto diventare quello che è ora. La nascita dello strano rapporto con il magistrato Federica Della Lovere, altro bel personaggio che spero di ritrovare in un prossimo capitolo. Di Drago, ritroviamo i suoi soliti ragionamenti schietti e senza peli sulla lingua. La sua solita voglia di menare le mani che, se non ci fosse la sua ex collega Lara a riportarlo qualche volta sulla retta via, potrebbe portarlo all’autodistruzione.
Roversi ha una mano felice. Scrive semplice, ma le sue storie sono ben articolate e anche quando sembra che non arrivino da nessuna parte, alla fine ci si ritrova con tutti i tasselli che vanno a posto, definendo la trama. Coinvolge molto questa storia, sarà anche per l’argomento trattato che sa molto di attualità, vista l’ondata ecologista che monta anche in questi nostri giorni. Fa venire anche molta rabbia, pensando al disastro veramente avvenuto nel parco del Lambro nel non lontano 2010. Consigliato.

martedì 19 novembre 2019

RECENSIONE - Nevernight. Mai dimenticare. Libro primo degli accadimenti di Illuminotte di Jay Kristoff.



Mai dimenticare è il primo volume della trilogia fantasy degli Illuminotte firmata da Jay Kristoff per Oscar Mondadori. Stranamente la trilogia è uscita tutta in un un’unica data, non distanziando i libri tra loro. Probabilmente erano già sicuri che avrebbe funzionato? E in effetti il primo libro lo ha fatto… ora però mi attendo tanto anche dagli altri due. La nostra protagonista all’inizio della storia ha soltanto dieci anni, si chiama Mia Corvere e fa parte di una delle famiglie più importanti della Repubblica di Itreya. La troviamo piangente su una balconata insieme alla sua regale madre che la costringe a guardare la morte per impiccagione di suo padre, considerato un traditore. La madre gli sussurra quello che sarà per Mia un mantra che ripeterà spesso: “Mai tirarsi indietro. Mai avere paura. Mai dimenticare.” Quello sarà il giorno in cui perderà tutto compresa la sua innocenza. Verrà strappata a sua madre e al suo fratellino, messa a morte da quello che lei considera il mandante dell’assassinio di suo padre e di tutta la sua famiglia, il console Scaeva. Riuscirà con l’aiuto di un amico inaspettato, un gatto ombra che si nutre delle sue paure, Messer Cortese, a liberarsi e a fuggire. Mia è una “Tenebris”, un’eletta della dea Niah, la dea dell’assassino benedetto e Mercurio, un antiquario un po’ strano, che la troverà per la strada, l’aiuterà nel cammino da seguire per entrare a far parte della Chiesa Rossa e diventare una Lama della dea Niah. All’inizio della storia si fa un po’ fatica a capire quello che si sta leggendo, ma a mano a mano che si prosegue nella lettura si riesce ad entrare nel meccanismo creato da Jay Kristoff, con note a piè di pagina che aiutano il lettore a capire e ad addentrarsi di più nel mondo da lui raccontato. É una storia di sangue, crudeltà e assassini, ma soprattutto di vendetta. Quella che Mia Corvere ha in mente da sempre. Ma per farlo deve entrare a far parte della Chiesa Rossa come accolita e diventarne una Lama, e allora sarà libera di vendicarsi. Logicamente la scuola di Mia non è una scuola normale, ma forma assassini e la competizione tra gli accoliti è al massimo. C’è chi muore senza neanche entrarvi e chi muore partecipando alle lezioni e tutti finiscono in una tomba senza come. La Chiesa Rossa mira ad annullare le emozioni e i sentimenti, ma Mia non vuole dimenticare, visto che ha bisogno di ricordare tutto quello che le è successo, per portare a termine la sua missione: uccidere Julius Scaeva Console Unico di Itreya, Francesco Duomo, gran Cardinale della Chiesa della Luce e Marcus Remus, tribuno della Legione dei Luminatii, nomi che sentiremo spesso da parte di Mia. (Mi hanno fatto un po’ ricordare la lista di Arya Stark). All’interno della Chiesa Rossa avrà modo di conoscere altri accoliti come lei, Tric, Ashlinn e suo fratello Orzick, Zitto e Carlotta, Jessamine e Diamo. Con alcuni instaurerà quasi un rapporto di amicizia, con altri rapporti molto conflittuali. E le prove a cui saranno sottoposti acuiranno ancora di più queste connessioni tra loro. Ma la prova maggiore che Mia dovrà affrontare sarà quella con sé stessa e con le sue ombre, che gli sono alleate, perché lei è una Tenebris, ma non è ancora a conoscenza di come utilizzare tutte le sue capacità o forse, non vuole farlo, perché dovrebbe ricordare e quel “non guardare” che troveremo spesso nelle pagine, avrà un senso. Jay Kristoff è stato capace di inventare un mondo davvero incredibile, un mondo pieno di luce, ma con tante, tantissime ombre. Non è certamente un fantasy per ragazzini, troppo crudo. Come già detto, questo è solo il primo volume dedicato a Mia Corvere, ci aspettano gli altri due, sperando che siano all’altezza di questo. Lo stile dell’autore è particolare, perché mentre racconta parla direttamente con il lettore rendendolo partecipe della storia. Particolari le note a piè di pagina, alcune utilissime per spiegazioni di particolari importanti, altre divertentissime. Perfetti i comprimari della storia, come i cattivi-cattivi come Scaeva e Remus, e i cattivi-buoni come Naev, Tric, Zitto, Ashlinn e Jessamine. Fantastico e inaspettato il finale di questo primo volume che ci invoglia subito a proseguire nella lettura del secondo. Voto: 7,5
(a cura di Silvia Marcaurelio)


giovedì 14 novembre 2019

RECENSIONE - Il cacciatore del buio di Donato Carrisi


Il giallo ha una struttura circolare: inizia nei giardini vaticani, dove una giovane e bellissima suora viene trovata fatta a pezzi, e si conclude entro le mura vaticane, dove si trova il diabolico assassino. Ritroviamo, in una Roma affascinante, custode di segreti e misteri, i due protagonisti del romanzo precedente, “Il tribunale delle anime”, Marcus il penitenziere e Sandra la fotorilevatrice, accomunati da un talento particolare: trovare anomalie sulla scena del crimine. I due sono impegnati a cercare un “mostro” che è a caccia di coppiette appartate in luoghi isolati, uccide l’uomo e si accanisce sulla donna. Altri personaggi si muovono sullo sfondo: Clemente, il maestro di Marcus, Max, professore di storia e fidanzato di Sandra, un diplomatico russo e i suoi figli gemelli, gli operatori dell’istituto Hamelin, tutti impegnati a coprire il “mostro”. La tensione emotiva è sempre alta, non ci sono momenti di pausa, ogni capitolo presenta colpi di scena; la trama è complessa e a tratti morbosa e inverosimile, affrettata nella parte finale, con l’assassino della suora che viene scoperto quasi accidentalmente e dopo circa 20 anni dall’omicidio. Carrisi è bravo nell’incastrare le indagini, attento all’incalzare degli eventi più che alla psicologia dei personaggi, eroi e vittime allo stesso tempo, ma umani e credibili. Consigliato!
(Recensione a cura di Maria Lombardi)

martedì 22 ottobre 2019


Recensione – L’ultima vedova di Karin Slaughter
Nono capitolo delle avventure dell’agente del Georgia Bureau of Investigation Will Trent, portato in vita dalla penna sempre felice di Karin Slaughter ed edito dalla Harper Collins.
La nostra storia ha inizio con un rapimento strano; quello della dottoressa del CDC Michelle Spivey, rapita nel parcheggio di un centro commerciale, davanti agli occhi di sua figlia. La Spivey, è un’infettivologa importante, ma la sua scomparsa non avrà seguito, nessuna richiesta di riscatto, nessun indizio, nessuno ne saprà nulla fino ad una calda domenica agostana che verrà sconvolta da due esplosioni, una a pochi minuti dall’altra, al polo universitario ed ospedaliero della Emory ad Atlanta. Will Trent e la sua compagna la Dottoressa Sara Linton appena capiscono quella che potrebbe essere la portata dell’accaduto, si precipitano verso il disastro, ma rimangono bloccati sul luogo di quello che all’inizio sembra un banale incidente stradale. Le cose sembreranno subito strane sia a Will che a Sara, ma loro malgrado si ritroveranno al centro di un qualcosa più grande di loro. Quando anche Sara viene rapita, un Will conciato malissimo, con l’aiuto di Amanda, il suo capo, e Faith la sua partner, tenterà di riportarla a casa, per sé stesso e per la sua famiglia, ma soprattutto per sventare quello che potrebbe essere un massacro senza precedenti. Il romanzo è scritto a più voci. Infatti negli svariati capitoli che si susseguono ritroveremo la stessa giornata vissuta più volte ora da Will, ora da Sara, ora da Faith, ognuno con i suoi pensieri, i suoi problemi da risolvere, le paure, le incertezze e il coraggio, comunque, di andare avanti. Quindi i lettori saranno accanto al malconcio Will, ma come sempre battagliero, e lo aiuterà col pensiero a non mollare e a ritrovare Sara. Sarà insieme a Sara, nella sua prigionia, a farle coraggio e a dirle che Will arriverà a salvarla. E sarà accanto a Faith, a darle una pacca sulla spalla, per dirle che il suo lavoro di investigazione è importante, per aiutarla a non smettere, anche se deve mettere in secondo piano la sua famiglia, anche se deve tirare fuori le parole con le pinze ad un restio agente dell’FBI. La Slaughter, come sempre, riesce a creare un romanzo dal ritmo adrenalinico, non ci sono pause, il ritmo si attenuerà solo alla fine. Non ci si può staccare dalle pagine perché si è continuamente bombardati da indizi e avvenimenti che lasceranno con il fiato corto e in sospeso, in balia degli eventi e costringeranno a proseguire nella lettura senza sosta, come senza sosta saranno i colpi di scena ideati dall’autrice. Bravissima la Slaughter a romanzare quello che in fin dei conti è il momento attuale che stiamo vivendo. Con l’intolleranza per il diverso pari a zero sia per colore che per sessualità e religione, dove uomini ritengono di essere superiori alle donne e di poter regolare le loro vite a loro piacimento, in un affilato e tesissimo thriller a orologeria, pieno di colpi di scena, segreti angoscianti e situazioni scioccanti, impossibili da prevedere prima che sia troppo tardi. Will Trent è uno dei personaggi che amo di più creato dalla penna della Slaughter, perché oltre ad essere un poliziotto preciso e maniacale è però un uomo imperfetto, il tutto dovuto al suo passato: dall’infanzia difficile tra orfanotrofi e istituti, un matrimonio infelicissimo, il tutto condito dalla sua dislessia che lo fa diventare veramente un personaggio molto particolare, quasi da proteggere e da amare forse proprio per le sue imperfezioni. Consigliato a tutti, ma soprattutto agli amanti del genere adrenalinico.
Recensione – L’ultima vedova di Karin Slaughter
Nono capitolo delle avventure dell’agente del Georgia Bureau of Investigation Will Trent, portato in vita dalla penna sempre felice di Karin Slaughter ed edito dalla Harper Collins.
La nostra storia ha inizio con un rapimento strano; quello della dottoressa del CDC Michelle Spivey, rapita nel parcheggio di un centro commerciale, davanti agli occhi di sua figlia. La Spivey, è un’infettivologa importante, ma la sua scomparsa non avrà seguito, nessuna richiesta di riscatto, nessun indizio, nessuno ne saprà nulla fino ad una calda domenica agostana che verrà sconvolta da due esplosioni, una a pochi minuti dall’altra, al polo universitario ed ospedaliero della Emory ad Atlanta. Will Trent e la sua compagna la Dottoressa Sara Linton appena capiscono quella che potrebbe essere la portata dell’accaduto, si precipitano verso il disastro, ma rimangono bloccati sul luogo di quello che all’inizio sembra un banale incidente stradale. Le cose sembreranno subito strane sia a Will che a Sara, ma loro malgrado si ritroveranno al centro di un qualcosa più grande di loro. Quando anche Sara viene rapita, un Will conciato malissimo, con l’aiuto di Amanda, il suo capo, e Faith la sua partner, tenterà di riportarla a casa, per sé stesso e per la sua famiglia, ma soprattutto per sventare quello che potrebbe essere un massacro senza precedenti. Il romanzo è scritto a più voci. Infatti negli svariati capitoli che si susseguono ritroveremo la stessa giornata vissuta più volte ora da Will, ora da Sara, ora da Faith, ognuno con i suoi pensieri, i suoi problemi da risolvere, le paure, le incertezze e il coraggio, comunque, di andare avanti. Quindi i lettori saranno accanto al malconcio Will, ma come sempre battagliero, e lo aiuterà col pensiero a non mollare e a ritrovare Sara. Sarà insieme a Sara, nella sua prigionia, a farle coraggio e a dirle che Will arriverà a salvarla. E sarà accanto a Faith, a darle una pacca sulla spalla, per dirle che il suo lavoro di investigazione è importante, per aiutarla a non smettere, anche se deve mettere in secondo piano la sua famiglia, anche se deve tirare fuori le parole con le pinze ad un restio agente dell’FBI. La Slaughter, come sempre, riesce a creare un romanzo dal ritmo adrenalinico, non ci sono pause, il ritmo si attenuerà solo alla fine. Non ci si può staccare dalle pagine perché si è continuamente bombardati da indizi e avvenimenti che lasceranno con il fiato corto e in sospeso, in balia degli eventi e costringeranno a proseguire nella lettura senza sosta, come senza sosta saranno i colpi di scena ideati dall’autrice. Bravissima la Slaughter a romanzare quello che in fin dei conti è il momento attuale che stiamo vivendo. Con l’intolleranza per il diverso pari a zero sia per colore che per sessualità e religione, dove uomini ritengono di essere superiori alle donne e di poter regolare le loro vite a loro piacimento, in un affilato e tesissimo thriller a orologeria, pieno di colpi di scena, segreti angoscianti e situazioni scioccanti, impossibili da prevedere prima che sia troppo tardi. Will Trent è uno dei personaggi che amo di più creato dalla penna della Slaughter, perché oltre ad essere un poliziotto preciso e maniacale è però un uomo imperfetto, il tutto dovuto al suo passato: dall’infanzia difficile tra orfanotrofi e istituti, un matrimonio infelicissimo, il tutto condito dalla sua dislessia che lo fa diventare veramente un personaggio molto particolare, quasi da proteggere e da amare forse proprio per le sue imperfezioni. Consigliato a tutti, ma soprattutto agli amanti del genere adrenalinico.
https://contornidinoir.it/2019/10/karin-slaughter-lultima-vedova-2/

venerdì 18 ottobre 2019

RECENSIONE – Senti che fuori piove di Giancarlo Vitagliano (di Silvia Marcaurelio)



Nuovo romanzo per Giancarlo Vitagliano edito dalla Homo Scrivens per la collana Dieci. Stavolta lo scrittore ci porta nell’ambiente psichiatrico facendoci conoscere il dottore Nicola Paris. Nicola è un uomo che ama quello che fa, ma di fare le perizie per i detenuti e andare per carceri, proprio non lo sopporta; soprattutto perché è il suo amico magistrato Alberto Rangone a procurargli quei lavori, pensando di fargli un favore e sdebitarsi per le cure profuse all’anziana mamma malata di Alzheimer. Questa volta però il caso lo intriga. Un caso che riguarda un assassino reo-confesso, Marcello Calisi. La confessione di Calisi, secondo lui però, nasconde qualcosa di più e lui non è mai stato il tipo che lascia un lavoro a metà. Dovrà scardinare il muro che lo stesso Calisi ha creato per proteggersi; un vuoto di memoria lungo quindici anni della sua vita. Paris vuole capire il perché un uomo come Calisi nel corso della sua vita possa trasformarsi in un omicida e compiere efferati delitti. A lui non interessa giudicare chi sia cattivo e chi buono, né comminare pene, a lui interessa il perché cose simili possano accadere, perché determinate persone adottino alcuni comportamenti e perché un’anima arriva a corrompersi e quanto questo sia dovuto alla persona stessa o imputabile alla società. Tutto questo lo faremo addentrandoci nella storia di Marcello Calisi, che in fin dei conti, anche se è il colpevole, è il vero protagonista, perché il dottor Paris è lì semplicemente che lo ascolta, ma ha anche il merito di saperlo ascoltare. Vitagliano ci fa capire che la mente umana può essere bellissima, ma anche molto complicata e labile. Che delle situazioni ambientali e sociali possono indurre una persona fragile mentalmente ad avere determinati atteggiamenti, e se oltre a questo, anche la società non aiuta e sminuisce i problemi, si può condannare una persona ad una vita difficile se non addirittura impossibile. Mi è piaciuto molto questo breve romanzo di introspezione scritto da Vitagliano. Mi è piaciuto molto che il dottor Paris abbia sposato la causa di Calisi, nonostante la poca voglia iniziale, e il suo buttarsi a capofitto nel lavoro per scoprire tutti i “perché”. Bello il personaggio di Celeste, la moglie del dottor Paris, che dovrebbe far da sfondo, ma è una di quelle donne che rendono “grandi” i loro uomini. Molto dolce il personaggio dell’agente penitenziario Diotallevi, faccia da bambino in un corpo enorme. Spero che Vitagliano, prima o poi, ci regali nuove storie su questo personaggio, secondo me ben scritto e ben riuscito.

Recensione – L’ultima vedova di Karin Slaughter (di Silvia Marcaurelio)



Nono capitolo delle avventure dell’agente del Georgia Bureau of Investigation Will Trent, portato in vita dalla penna sempre felice di Karin Slaughter ed edito dalla Harper Collins.
La nostra storia ha inizio con un rapimento strano; quello della dottoressa del CDC Michelle Spivey, rapita nel parcheggio di un centro commerciale, davanti agli occhi di sua figlia. La Spivey, è un’infettivologa importante, ma la sua scomparsa non avrà seguito, nessuna richiesta di riscatto, nessun indizio, nessuno ne saprà nulla fino ad una calda domenica agostana che verrà sconvolta da due esplosioni, una a pochi minuti dall’altra, al polo universitario ed ospedaliero della Emory ad Atlanta. Will Trent e la sua compagna la Dottoressa Sara Linton appena capiscono quella che potrebbe essere la portata dell’accaduto, si precipitano verso il disastro, ma rimangono bloccati sul luogo di quello che all’inizio sembra un banale incidente stradale. Le cose sembreranno subito strane sia a Will che a Sara, ma loro malgrado si ritroveranno al centro di un qualcosa più grande di loro. Quando anche Sara viene rapita, un Will conciato malissimo, con l’aiuto di Amanda, il suo capo, e Faith la sua partner, tenterà di riportarla a casa, per sé stesso e per la sua famiglia, ma soprattutto per sventare quello che potrebbe essere un massacro senza precedenti. Il romanzo è scritto a più voci. Infatti negli svariati capitoli che si susseguono ritroveremo la stessa giornata vissuta più volte ora da Will, ora da Sara, ora da Faith, ognuno con i suoi pensieri, i suoi problemi da risolvere, le paure, le incertezze e il coraggio, comunque, di andare avanti. Quindi i lettori saranno accanto al malconcio Will, ma come sempre battagliero, e lo aiuterà col pensiero a non mollare e a ritrovare Sara. Sarà insieme a Sara, nella sua prigionia, a farle coraggio e a dirle che Will arriverà a salvarla. E sarà accanto a Faith, a darle una pacca sulla spalla, per dirle che il suo lavoro di investigazione è importante, per aiutarla a non smettere, anche se deve mettere in secondo piano la sua famiglia, anche se deve tirare fuori le parole con le pinze ad un restio agente dell’FBI. La Slaughter, come sempre, riesce a creare un romanzo dal ritmo adrenalinico, non ci sono pause, il ritmo si attenuerà solo alla fine. Non ci si può staccare dalle pagine perché si è continuamente bombardati da indizi e avvenimenti che lasceranno con il fiato corto e in sospeso, in balia degli eventi e costringeranno a proseguire nella lettura senza sosta, come senza sosta saranno i colpi di scena ideati dall’autrice. Bravissima la Slaughter a romanzare quello che in fin dei conti è il momento attuale che stiamo vivendo. Con l’intolleranza per il diverso pari a zero sia per colore che per sessualità e religione, dove uomini ritengono di essere superiori alle donne e di poter regolare le loro vite a loro piacimento, in un affilato e tesissimo thriller a orologeria, pieno di colpi di scena, segreti angoscianti e situazioni scioccanti, impossibili da prevedere prima che sia troppo tardi. Will Trent è uno dei personaggi che amo di più creato dalla penna della Slaughter, perché oltre ad essere un poliziotto preciso e maniacale è però un uomo imperfetto, il tutto dovuto al suo passato: dall’infanzia difficile tra orfanotrofi e istituti, un matrimonio infelicissimo, il tutto condito dalla sua dislessia che lo fa diventare veramente un personaggio molto particolare, quasi da proteggere e da amare forse proprio per le sue imperfezioni. Consigliato a tutti, ma soprattutto agli amanti del genere adrenalinico.


mercoledì 16 ottobre 2019

RECENSIONE – La tristezza ha il sonno leggero di Lorenzo Marone (di Maria Lombardi)



Erri Gargiulo ha due famiglie, quelle, cioè, che i genitori separati hanno formato con i nuovi compagni e i figli nati dalle nuove e vecchie unioni. Ha sempre subito le decisioni degli altri, soprattutto della madre dispotica e del padre assente, ma anche quella della moglie, che lo tradisce con un collega molto più anziano, e del suocero, che lo licenzia. Finalmente, è arrivato il momento di affrontare la vita e le sfide che impone: la casa, il lavoro, la famiglia. Ma la decisione più importante sarà quella di perdonare la moglie che gli confessa di essere incinta. Il lettore si affeziona subito a Erri, perché, come tutti i personaggi di Marone, è ognuno di noi, con i suoi segreti, le mancanze, le occasioni perdute, i rimpianti; perché, in fondo, la vita è un continuo adattarsi.

mercoledì 18 settembre 2019

RECENSIONE – La regola dell’equilibrio di Gianrico Carofiglio (di Maria Lombardi)



La regola dell’equilibrio è il quinto romanzo del “legal thriller” che ha per protagonista l’avvocato Guido Guerrieri. Lo ritroviamo alle prese con un nuovo caso, non di omicidio ma tutto interno al mondo giudiziario, in cui è coinvolto un giudice, compagno di università, che ha bruciato le tappe ed è ora accusato di corruzione. Guido si lascia coinvolgere personalmente nella difesa del suo amico-cliente, perdendo la consueta lucidità, tanto da non dubitare mai dell’innocenza del giudice, finché Carmelo Tancredi, l’amico poliziotto, gli apre gli occhi. L’avvocato si avvale, per la prima volta, dell’aiuto di un’investigatrice privata, Annapaola, ex giornalista, tanto scaltra quanto ambigua, anche sessualmente, con la quale inizia una relazione. La regola dell’equilibrio si discosta dai primi volumi della serie: è un romanzo più intimistico, in cui Guerrieri fa i conti con sé stesso e i suoi principi, immerso in una Bari sorprendente e affascinante. Sempre di alto livello le citazioni letterarie e cinematografiche, i riferimenti musicali e normativi, con in quali Carofiglio ci introduce nel mondo della giurisprudenza e nelle decadenti aule di giustizia. Consigliato!

martedì 10 settembre 2019

RECENSIONE – Il lupo nell'abbazia di Marcello Simoni (di Silvia Marcaurelio)



Il nuovo romanzo di Marcello Simoni edito da Mondadori, ha per protagonisti quattro giovani monaci curiosi della vita, che s’imbattono, loro malgrado, nel cadavere di un loro confratello ucciso in un modo barbaro.
L’omicida è un uomo o una bestia infernale?
É quello che dovranno scoprire i giovani Adamantius, Gotescalco, Walfrido e Lupo, se non vogliono essere incolpati loro stessi.
A proteggere loro e l’abbazia di Fulda, ci prova l’abate Rabano Mauro, sotto la pressione del generale franco Sturmio, al soldo dell’Imperatore Ludovico il Pio.
Adamantius e gli altri giovani confratelli proveranno ad investigare, perché nel frattempo altri confratelli verranno uccisi, e loro, agli occhi degli altri monaci e del priore Eigil, sono gli unici colopevoli.
La strada non sarà facile e sarà piena di pericoli, e i quattro dovranno muoversi tra le confuse storie piene di superstizione dell’erborista Uldarico e le prevaricazioni del generale Sturmio.
Riusciranno a venire a capo della situazione incresciosa in cui si trovano e a far luce sulle morti violente dei loro confratelli? Non vi resta che leggere il libro.
Molto piacevole immergersi nelle atmosfere storiche dell’abbazia di Fulda. Atmosfera resa ovattata dall’autore con la presenza della grande bufera, che ha il compito di coprire, oltre che la coltre del cenobio dell’abbazia, anche i movimenti dei protagonisti.
Simpatici i quattro scalcinati fraticelli che le tentano veramente tutte per mettersi nei guai.
Carina l’idea dell’autore di inserire nella storia dei personaggi realmente esistiti.
Lettura leggera, leggera.

venerdì 6 settembre 2019

RECENSIONE – Il confine di Don Winslow (di Silvia Marcaurelio)



Potrebbe bastare una sola parola per recensire il nuovo capolavoro di Don Winslow: Magnifico! Ma non mi sembra giusto, è troppo poco. Quando sfogli le prime pagine de “Il confine” e ritrovi Art Keller e tutti i suoi fantasmi, sembra ieri che ci si immergeva nelle pagine de “Il Cartello” e che 4 anni tra un libro e l’altro non siano mai passati. Tanto duro e tanto crudo. Nessuno dei protagonisti è completamente innocente, anche lo stesso Keller che ha combattuto tante battaglie in nome di una buona causa e salvato molte vite prendendo decisioni che non sempre l’hanno reso fiero. Quando sei immerso nella lettura sembra di trovarti lì, direttamente nella storia, talmente è ricca di pathos la scrittura con cui l’autore descrive le scene di grande violenza e crudeltà. Nessuno è risparmiato dalla violenza, neanche il lettore, che fa scorta di quelle poche pause dolci e commoventi come può essere una telefonata di un padre ai figli. Il Re è morto, il Re è vivo. Questa è la frase più ricorrente nell’ultimo libro della trilogia dedicata al narcotraffico messicano dall’autore, che ne descrive tutta la forza devastante, la corruzione dilagante, la voglia di vendetta da parte di tutti i suoi protagonisti. Tutti hanno qualcosa di cui vendicarsi e nessuno si fa scrupoli degli innocenti che seguono e subiscono questa sordida lotta passivamente, perché altro non possono fare. Ma i compiti, seppur duri, vanno affrontati e Art Keller non si è mai tirato indietro. Quando in Guatemala, viene ritrovato il corpo di Adan Barrera, il padrino del narcotraffico messicano, il Cartello di Sinaloa, padrone del traffico di stupefacenti, che aveva imposto una “pace” entra nel caos più totale. I figli dei vecchi padrini, i “Los Hijos” sono arroganti, impazienti e vogliono tutto e subito. Potere e soldi, ma soprattutto quello che è stato il trono di Adan Barrera, quello di “El Patron” e non disdegnano di uccidere e farsi la guerra a scapito di tante vittime innocenti. A Keller viene proposto il ruolo di capo della Dea dal Senatore O’Brien, lo stesso che lo aveva accompagnato nelle missioni più segrete, sulle quali Keller era stato costretto a mentire al Congresso degli Stati Uniti. Keller è sempre stato un uomo d’azione e la scrivania non la trova proprio di suo gusto, ma la droga continua ad entrare a fiumi negli Stati Uniti e forse la loro battaglia deve diversificarsi, quindi accetta. Indagando sulla nuova ondata di traffico di eroina tagliata con il Fentanyl, Keller, aiutato dal capo della polizia di New York Mullen e dal suo sottoposto Bobby Cirello, uomini di una onestà assoluta, si infiltrano tra i capi della malavita newyorkese che ha agganci con grandi imprese finanziate dal traffico di droga messicano. Ma i tre scoprono che il mondo della droga sta per raggiungere la Casa Bianca, e Keller sa che dovrà esporsi in prima persona in una battaglia che si rivelerà dura e senza sconti. Il confine è un libro, come ho già detto crudo, spietato e violento. Winslow ci racconta la sua storia in modo perfetto, con una scrittura di grande pathos e accuratezza nei dettagli, ma che resta piacevole e scorrevole, rendendo il romanzo quello che è: un capolavoro. Immergermi nelle pagine de Il Confine mi ha fatto sentire all’interno della storia, delle volte mi ha fatto inorridire, delle volte mi ha fatto indignare e delle volte mi ha fatto commuovere. Ma soprattutto mi ha creato una dipendenza fisica, tanto che non riuscivo a smettere di leggerlo. Il confine ti rapisce e non molla la presa fino all’ultima pagina. Bellissimi i personaggi comprimari che ruotano attorno ad Art Keller. Da sua moglie Marisol, sempre presente al suo fianco e nelle battaglie che Art conduce. Belli i personaggi di Mullen e Cirello. Soprattutto di Cirello. L’ho sentito talmente sofferente che ho parteggiato molto per lui, e ho avuto anche paura per lui. Bello anche il personaggio di Hugo Hidalgo, figlio del vecchio partner di Art, Eddie Hidalgo. Entrato in scena in sordina, prende energia mano a mano che la storia si snoda. Bello ritrovare dei vecchi personaggi che ti erano entrati nel cuore come Nora e Sean, e lo faranno di nuovo. Bellissima la storia di Flor e Nico anche se per l’ultimo il capitolo rimane aperto. Chissà se possa essere un nuovo personaggio di un prossimo romanzo. Comunque Il Confine è consigliatissimo. Va letto sicuramente, anche se è bene leggere gli altri due romanzi precedenti. Voto: 10

giovedì 5 settembre 2019

RECENSIONE – Storia della bambina perduta di Elena Ferrante (di Maria Lombardi)



Storia della bambina perduta è il quarto e ultimo capitolo della serie de “L’amica geniale”; ritroviamo Elena in Francia con Nino, ormai suo compagno fisso, ma che in realtà non ha mai lasciato la moglie. I due vanno ad abitare a Napoli, in via Tasso, lontano dal quartiere, ed Elena rimane incinta. Anche Lila scopre di aspettare un figlio e la gravidanza sarà un momento di grande condivisione per le due amiche: stessa ginecologa, entrambe avranno una femminuccia a un mese di distanza l’una dall’altra, entrambe le neonate porteranno il nome della nonna materna (Tina, da Nunzia, e Imma, da Immacolata). Mentre Elena vive la gravidanza con serenità e la bambina sembra avere fretta di nascere, Lila è inquieta e ha molti disturbi, tanto da affermare che la bimba non abbia voglia di staccarsi da lei. Le bambine crescono insieme, ma Tina è più intelligente, più bella, più ammirata di Imma. Intanto, Lila si è affermata come imprenditrice informatica, diventando un punto di riferimento fondamentale per gli abitanti del quartiere, ed Elena lascia definitivamente Nino, che non ha mai smesso di intrattenere relazioni stabili con altre donne, diventando un padre assente per Imma, e tentando, invano, di sedurre Lila. Un giorno, mentre quest’ultima cerca di richiamarlo alle sue responsabilità di padre, Tina sparisce; la versione più diffusa nel rione è che la bambina sia sta investita e trascinata via da un camion, ma si sospetta anche un coinvolgimento dei Solara, che potrebbero essersi vendicati di un articolo di Elena, in realtà scritto da Lila, in cui vengono denunciati i loro loschi traffici. La sparizione di Tina porta Lila ad annullarsi e a sparire spesso dal rione per rifugiarsi in biblioteca a studiare la storia di Napoli, a rompere con Enzo, che si trasferisce a Milano, e all’uccisione dei Solara. La storia italiana si intreccia con quella dei personaggi che abbiamo incontrato sin dal primo capitolo: Nadia viene arrestata e collabora con la giustizia; Pasquale, invece, rimane un irriducibile e confessa a Elena di essere coinvolto nell’omicidio dei Solara; Nino rimane travolto da Tangentopoli, ma ne esce alla grande, venendo rieletto in Parlamento con un partito di destra; Rino muore di overdose, Gigliola di infarto. Le figlie di Elena e Pietro si stabiliscono in America, mentre Elena se ne va a vivere a Torino con Imma, che si trasferirà a Parigi. Qualche tempo dopo la sparizione di Lila, Elena trova un pacchetto vicino alle cassette della posta: sono le bambole con cui lei e Lila giocavano da bambine, della cui sparizione avevano accusato don Achille; Elena capisce, allora, che è sempre Lila a manovrare le vite degli altri. Avvincente come gli altri capitoli, è il romanzo della maturità e dell’epilogo.