venerdì 6 dicembre 2024

RECENSIONE - Omicidio in parrocchia di Rev. Richard Coles

 

L’autore ci porta a Champton, sonnacchioso paesino della campagna inglese. Siamo alla fine degli anni ’80, quando il clima, politico e anche religioso stavano subendo un cambiamento radicale che avrebbe mischiato molte carte in gioco.
David Clement è il rettore della parrocchia, ma fino ad ora si era diviso tra le chiese di St Mary, Lower e Upper Badsaddle. Ora è alle prese anche lui con un grande cambiamento, dopo tutto quello che era già successo l’anno prima, con i vari omicidi dei suoi parrocchiani (Omicidio all’ora dei vespri, il precedente romanzo), che avevano stravolto la sua esistenza, il vescovo ha deciso di dargli un aiuto. Infatti, è in arrivo il pastore evangelico Chris Biddle, con cui Daniel dovrebbe collaborare, ma per quanto si sforzi non riesce a digerirlo.

Poco tempo dopo l’arrivo della nuova famiglia, nel villaggio che aveva appena ripreso il suo normale tran tran, viene commesso un nuovo omicidio, e anche questa volta, Daniel, si vedrà costretto a seguire le indagini, insieme al suo nuovo amico, il detective della polizia criminale di Braunstonbury, Neil Vanloo.
Purtroppo l’omicidio riguarda proprio la famiglia del nuovo pastore. La vittima è il figlio Joshua, trovato ucciso in modo macabro, tanto da far pensare a un omicidio rituale, e per questo Daniel ne viene fatto parte.
Oltre all’omicidio di Joshua, Daniel dovrà tenere d’occhio la famiglia dei Tailby, che si sono accasati nella villa di Mrs Hawkins, che è in punto di morte, è molto ricca, e non ha nessun parente a cui lasciare la sua eredità. E i Tailby hanno la brutta fama di essere degli approfittatori senza scrupoli e di apparire, negli ultimi tempi, ogni qual volta un malato in fin di vita è ricco e senza eredi.
Quindi la vita del reverendo Clement è tutt’altro che facile. Non è solo passeggiate in campagna con i cani, non è solo dire messa, ma anche risolvere le grane che ogni parrocchiano gli racconta.
Anche Mrs Hawkins nascondeva molti segreti che verranno a galla dopo la sua dipartita, e dei quali si occuperà, Audrey, la madre del reverendo Clement, mettendo in serio pericolo anche la propria vita e la sua casa.

“Omicidio in parrocchia” è il classico giallo inglese, definito anche “cozy mistery”, che nasconde qualsiasi forma di crudeltà, anche se è presente un omicidio sul quale indagare. È un romanzo dove si parla molto, forse anche troppo, dei dettagli sulla vita nel villaggio, in particolare del modo di vivere di un canonico alla fine degli anni ’80, legato ancora al vecchio mondo delle canoniche delle famiglie nobili. Anche in questo romanzo ne abbiamo una la famiglia de Floures, che abita in Champton House ed è proprietaria di quasi tutto il villaggio e della canonica stessa.
Oltre a Daniel, Audrey e Neil Vanloo, conosceremo una girandola di personaggi che sono adatti in ogni modo a intersecarsi nella storia, Mrs Hawkins sia da viva che da morta, avrà la sua parte, Miss March che prenderà il posto, guarda caso, di una donna uccisa nell’altro capitolo, avrà anche lei, in qualche modo, il motivo per cui essere una sorta di protagonista. Gli abitanti della villa: Bernard, il capofamiglia, i figli Alex e Honoria, e anche il primogenito ed erede Hugh con la nuova fidanzata Michelle, che saranno motivo di discussione e anche loro avranno un ruolo fondamentale nell’intreccio giallo del romanzo.
E poi Cosmo e Hilda, i due bassotti del reverendo Clement. Anche loro avranno un ruolo molto fondamentale per la scoperta del vero omicida, soprattutto Hilda con il suo modo di fare un po’ strano e particolare.

Il libro è carino e leggibile. È un giallo leggero e non particolarmente cruento. Le indagini sono studiate molto bene. L’unica cosa che rimprovero al Reverendo Coles è quello di essere molto prolisso. Si allunga molto sul mondo religioso e le sue tradizioni, ma forse è proprio la sua professione che tenta di spiegare, e ce la propone inserendo un giallo al suo interno.
Il consiglio che vi do, è quello di leggere l’altro capitolo prima di questo, perché l’autore, molto spesso fa riferimento a fatti accaduti precedentemente.

Silvia Marcaurelio

RECENSIONE - La teoria dello spillo di Michele Brusati

 

Milano, 2015
“A tirar giù uno spillo da questo finestrino, ora, a farlo cadere su Milano, puoi stare certo di una cosa: lo spillo beccherà un tizio intento a fregare qualcun altro. In questa città tutti si fregano a vicenda. È il passatempo ufficiale. Se non freghi un merlo al giorno, non sei degno di viverci! O ancora peggio, non ci sopravvivi.”

La voce che ci racconta la storia è quella ‘dell’Avvocato’. Già l’Avvocato, perché il suo nome non è dato conoscerlo.
Lui non è il protagonista della storia, o almeno ci prova a non esserlo, perché alla fine la sua compartecipazione è essenziale.
Lui è l’avvocato di Gian Maria Strazzer, un omone grosso, di poche parole, dai modi abbastanza rudi, non propriamente uno stinco di santo, custode dei beni del notissimo e non proprio onestissimo Tony Ebola; è affetto da una zoppia a una gamba procurata da un incidente sul lavoro non riconosciuto, ed è proprio per questo che è suo cliente.
Strazzer lo conosceremo alle prese con la giustizia; e non poteva essere altrimenti vista la sua propensione a mettersi nei guai. Fermato dai carabinieri, che di lui non sanno che farsene; non sanno se indagarlo per tentato omicidio o se dargli una medaglia per aver sgominato una banda di zingari.
Nella confusione della caserma dei carabinieri Strazzer incontrerà per puro caso Leda Sabrini, show girl famosissima, alle prese con una denuncia per stalking.
I due usciti dalla caserma, invece di tornare sulla retta via, ruberanno (cioè ruberà Strazzer), un vecchio Ciao tenuto sotto sequestro, e andranno in giro nella notte milanese.
Diciamo che questo sarà l’elemento cardine di tutta la storia che ne seguirà.

Una storia noir, che ci porterà a conoscere la città di Milano, melting pot di vite, di ambizioni, di affari legali o illegali, uniti a stretto giro con la politica, sotto le guglie del Duomo.
Al protagonista si aggiungono altri personaggi un po’ sopra le righe: ricconi, un colonnello in pensione, vamp, politicanti, criminali, vescovi, e finti avvocati, naziskin stupidi, una portiera impicciona, insomma, chi più ne ha più ne metta.
L’autore ritrae la città con una vena umoristica e scanzonata, come lo è il suo stesso protagonista, Gian Maria Strazzer, che porta il lettore più e più volte a sorridere della sua ironia spiccia ma, a tratti, anche amara.
In clima di elezioni politiche il ‘nostro’ avvocato, si troverà a dover difendere Strazzer in una cosa complicatissima, un ricatto che potrebbe far saltare l’elezione del candidato sindaco. E per lui è un grosso problema, perché lo studio dove lavora, lo rappresenta.
Torneremo indietro nel tempo e ci sembrerà di rivivere la questione “Mani Pulite” in chiave romanzata, con tutte le connivenze scoperte in quegli anni.

In ogni caso, oltre a essere un libro alquanto scanzonato, è anche un buon giallo e non mancherà il colpo di scena finale, degno della tradizione del miglior mistery.
Lo consiglio moltissimo, vi strapperà qualche risata, che non fa mai male, e leggerete comunque un buonissimo libro con una trama noir ben congegnata e con dei personaggi che farete comunque fatica a dimenticare, perché a Gian Maria Strazzer ci si affeziona veramente.

Silvia Marcaurelio

RECENSIONE - Vita fra i giganti di Bill Roorbach

A diciassette anni David “Lizard” Hochmeyer è alto quasi due metri. È il quarterback della scuola, ed è richiesto dalle maggiori università degli Stati Uniti, tra le quali Princeton. Ha una sorella più grande, Kate, anche lei sportiva, una promessa del tennis dell’Università di Yale. Il loro sembra un mondo ordinato, fatto di successi, bei vestiti, serietà nello studio e nello sport, buone azioni e sorrisi solari.
Ma il mondo al di fuori, quello che conducono i “grandi” non è proprio così patinato come sembra e i due fratelli lo capiranno, forse, nella maniera più tragica in assoluto.
Intorno a loro girano personaggi carismatici e non, tra cui una ballerina di fama mondiale Sylphide, sposata con un rocker di successo Dabney Stryker-Stewart, e altri di dubbia moralità.

In un giorno quasi normale, dopo un pranzo in un ristorante, i genitori di David e Kate vengono uccisi e i due ragazzi sono soli, alla deriva.
Nonostante tutto, tra molti bassi e qualche alto i due riescono ad avere una certa carriera nello sport: David come quarterback di riserva nella NFL nei Miami Dolphin, sempre desiderato dalle donne più belle, ma legato con un rapporto ambiguo e quasi malsano con Sylphide, e sua sorella Kate nel circuito professionistico di tennis, seguendo il percorso di sua madre. Però la vita dei due, costellata da svariate conoscenze e frequentazioni, si scopre essere piena di segreti mai confessati.

I segreti dei loro genitori, una madre ex campionessa di tennis dedita ai Martini, il padre arrestato da un giorno all’altro dall’FBI per oscuri motivi, così come quelli di Kate, eccentrica, folle, bellissima e bipolare, innamorata di un professore con il doppio dei suoi anni. E quelli della stessa Sylphide, ballerina classica convivente con Dabney Stryker-Stewart, una famosissima rock star degli anni Settanta, morto in circostante drammatiche. Tutti e due vivono una vita fatta di perdite, e senza le coordinate giuste scelgono ciò che gli propone al momento la casualità degli eventi.

I segreti, come abbiamo detto, sono veramente tanti, perché sono quelli che ogni personaggio che è presente nella storia porta con sé e che fanno vivere il racconto strutturato in piani diversi ma convergenti.
Le vite di Kate e David sono legate irrimediabilmente con i disastri del marito rockstar della ballerina, in modi intimi e sorprendenti. Anche nei decenni successivi, Kate e David, cercheranno in ogni modo di scoprire i motivi dietro la morte dei loro genitori, tornando più volte a parlare dei suoi loschi affari, delle finanze instabili, e della ballerina che si è insinuata in qualche modo nelle vite di entrambi.

A David “Lizard” Hochmeyer, giocatore di football e poi ristoratore di successo, non basta una vita per mettere insieme i pezzi di un puzzle complicato e duro da digerire.
Roorbach ci porta in un’America un po’ sconosciuta ai più. Un paese di provincia, Westport, vicino alla grande città. Un’America ferita dalla morte di Kennedy e dalla guerra del Vietnam, ma anche un’America fatta di persone losche e malfamate, di giri di soldi sporchi, di mafia e omicidi, di vendette efferate, di persone famose legate a doppio filo con loschi individui, ma ce le fa vedere con gli occhi di un ragazzo diciassettenne prima e con quelli di un uomo che, forse, non vuole vedere quello che lo circonda.
David è un personaggio particolare. Nonostante la sua altezza, la sua mole possa incutere terrore, è un uomo molto buono e molto onesto. È uno che lascia andare piuttosto che creare caos. Soffre molto la morte dei suoi genitori, nonostante ne parli poco con chi lo frequenti, soffre per un amore che potrebbe essere solo sbagliato, quello con Sylphide, ma è l’unico che riesce a durare nel tempo. Soffre la malattia di sua sorella Kate, e ne fugge prima, per pentirsene dopo.
È la sua vita quella che racconta Roorbach in questo romanzo, anche se il gigante del titolo non è lui.

Silvia Marcaurelio

lunedì 21 ottobre 2024

RECENSIONE - Il misterioso caso degli Angeli di Alperton di Janice Hallett


 Torna con una nuova pubblicazione Janice Hallett che tanto successo aveva avuto con il suo prima libro “L’assassino è tra le righe”, che aveva “testato” un nuovo tipo di stile romanzesco fatto tutto di sms, e-mail e messaggini WhatsApp, e che aveva avuto un buonissimo riscontro.

Anche con questo nuovo titolo, Il misterioso caso degli angeli di Alperton, la Hallett ci ripropone il suo stile di scrittura come nel primo romanzo. E anche questa volta non sbaglia nulla.
Il libro si presenta così:

«Hai una chiave che apre una cassetta di sicurezza. Dentro c’è un plico di documenti. Devi leggerli e prendere una decisione. Riporli nella cassetta e buttare la chiave dove nessuno possa trovarla. Oppure rivolgerti alla polizia».

All’inizio, sinceramente, nemmeno capiamo il motivo del messaggio… Lo capiremo poi!
La storia si basa su un vecchissimo caso conosciuto come Il misterioso degli Angeli di Alperton. Amanda Bailey è una scrittrice di libri true crime. Libri che trattano i casi criminali più eclatanti, lei li riporta alla luce, indaga e qualche volta scopre cose che magari a qualcuno erano sfuggite. Poi sta al pubblico decidere se quello che la scrittrice dice sia vero o meno.
Una nuova casa editrice, la Kronos, le propone di scrivere un libro proprio sul mistero degli angeli di Alperton, una setta religiosa con dei seguaci manipolati ad arte da un carismatico leader, che tentarono di uccidere il loro bambino perché lo credevano l’Anticristo.

Sono ormai passati diciotto anni da allora, e quel bambino è diventato maggiorenne. Quello che deve fare Amanda per avere lo scoop perfetto, è trovare il bambino, e fargli un’intervista. Ma la cosa non è così semplice.
Una casa editrice rivale, ma soprattutto un uomo con cui Amanda ha avuto a che fare nel suo passato e con cui non ha un buon rapporto, Oliver Menzies, hanno avuto la stessa idea, lavorare sul caso degli Angeli di Alperton.
Amanda si ritroverà a indagare in mezzo a tantissimi segreti e tantissime bugie, manipolazioni fatte ad arte, personaggi loschi, che hanno coperto la verità per moltissimo tempo, e da cui dovrà cercare di districarsi per arrivare all’agognata verità. Dovrà fare molta attenzione, perché le ultime persone che hanno tentato di fare luce sull’argomento sono improvvisamente morte, in qualche modo …

I personaggi del romanzo sono molti e complessi.
Li conosciamo soltanto attraverso le conversazioni registrate e trascritte dalla collaboratrice di Amanda, Ellie Cooper (un personaggio che avrà un perché), e le varie e-mail, e sms che si invieranno nel corso della storia. Con la lettura dei vari messaggi il lettore potrà seguire le vicende e il loro sviluppo, e i vari personaggi, ognuno il proprio punto di vista.
In effetti, con l’utilizzo dei messaggi e delle chat come architettura narrativa si perde quello che è il protagonista principale. Tutti hanno un perché, una propria “voce” e rendono la trama più ampia e coinvolgente.
Mano a mano che i piccoli pezzi del puzzle ci vengono rivelati, la trama diventa sempre più incalzante, qualche volta si sorride anche, ma è la voglia di conoscere finalmente la verità a rendere impazienti ad ogni pagina che si sfoglia.

Il finale è sorprendente e soprattutto inaspettato. È un romanzo che porta il lettore a riflettere su temi come la manipolazione mentale e il fanatismo religioso.
Il misterioso caso degli Angeli di Alperton è un romanzo intelligente e ben congegnato. Ha un tipo di scrittura particolare che forse all’inizio può lasciare interdetti, ma è strutturato benissimo ed è tutto veramente calcolato fin nel minimo dettaglio, ogni messaggio, ogni e-mail, ogni messaggio WhatsApp, ogni trascrizione, servono per conoscere a fondo la storia e ad arrivare all’epilogo.
Se vi piacciono i crime ben congegnati e con una bella trama, questo è il libro che fa per voi. Consigliatissimo. Buona la seconda, Hallett!

Silvia Marcaurelio

RECENSIONE - Vita fra i giganti di Bill Roorbach


A diciassette anni David “Lizard” Hochmeyer è alto quasi due metri. È il
quarterback della scuola, ed è richiesto dalle maggiori università degli Stati Uniti, tra le quali Princeton. Ha una sorella più grande, Kate, anche lei sportiva, una promessa del tennis dell’Università di Yale. Il loro sembra un mondo ordinato, fatto di successi, bei vestiti, serietà nello studio e nello sport, buone azioni e sorrisi solari.

Ma il mondo al di fuori, quello che conducono i “grandi” non è proprio così patinato come sembra e i due fratelli lo capiranno, forse, nella maniera più tragica in assoluto.
Intorno a loro girano personaggi carismatici e non, tra cui una ballerina di fama mondiale Sylphide, sposata con un rocker di successo Dabney Stryker-Stewart, e altri di dubbia moralità.

In un giorno quasi normale, dopo un pranzo in un ristorante, i genitori di David e Kate vengono uccisi e i due ragazzi sono soli, alla deriva.
Nonostante tutto, tra molti bassi e qualche alto i due riescono ad avere una certa carriera nello sport: David come quarterback di riserva nella NFL nei Miami Dolphin, sempre desiderato dalle donne più belle, ma legato con un rapporto ambiguo e quasi malsano con Sylphide, e sua sorella Kate nel circuito professionistico di tennis, seguendo il percorso di sua madre. Però la vita dei due, costellata da svariate conoscenze e frequentazioni, si scopre essere piena di segreti mai confessati.

I segreti dei loro genitori, una madre ex campionessa di tennis dedita ai Martini, il padre arrestato da un giorno all’altro dall’FBI per oscuri motivi, così come quelli di Kate, eccentrica, folle, bellissima e bipolare, innamorata di un professore con il doppio dei suoi anni. E quelli della stessa Sylphide, ballerina classica convivente con Dabney Stryker-Stewart, una famosissima rock star degli anni Settanta, morto in circostante drammatiche. Tutti e due vivono una vita fatta di perdite, e senza le coordinate giuste scelgono ciò che gli propone al momento la casualità degli eventi.

I segreti, come abbiamo detto, sono veramente tanti, perché sono quelli che ogni personaggio che è presente nella storia porta con sé e che fanno vivere il racconto strutturato in piani diversi ma convergenti.
Le vite di Kate e David sono legate irrimediabilmente con i disastri del marito rockstar della ballerina, in modi intimi e sorprendenti. Anche nei decenni successivi, Kate e David, cercheranno in ogni modo di scoprire i motivi dietro la morte dei loro genitori, tornando più volte a parlare dei suoi loschi affari, delle finanze instabili, e della ballerina che si è insinuata in qualche modo nelle vite di entrambi.

A David “Lizard” Hochmeyer, giocatore di football e poi ristoratore di successo, non basta una vita per mettere insieme i pezzi di un puzzle complicato e duro da digerire.
Roorbach ci porta in un’America un po’ sconosciuta ai più. Un paese di provincia, Westport, vicino alla grande città. Un’America ferita dalla morte di Kennedy e dalla guerra del Vietnam, ma anche un’America fatta di persone losche e malfamate, di giri di soldi sporchi, di mafia e omicidi, di vendette efferate, di persone famose legate a doppio filo con loschi individui, ma ce le fa vedere con gli occhi di un ragazzo diciassettenne prima e con quelli di un uomo che, forse, non vuole vedere quello che lo circonda.
David è un personaggio particolare. Nonostante la sua altezza, la sua mole possa incutere terrore, è un uomo molto buono e molto onesto. È uno che lascia andare piuttosto che creare caos. Soffre molto la morte dei suoi genitori, nonostante ne parli poco con chi lo frequenti, soffre per un amore che potrebbe essere solo sbagliato, quello con Sylphide, ma è l’unico che riesce a durare nel tempo. Soffre la malattia di sua sorella Kate, e ne fugge prima, per pentirsene dopo.
È la sua vita quella che racconta Roorbach in questo romanzo, anche se il gigante del titolo non è lui.

Silvia Marcaurelio

martedì 30 luglio 2024

RECENSIONE - Morte a Santa Rita di Elia Barceló

 

La prima cosa che mi ha attirato, molto, di questo libro è stata la sua copertina. Mi ha dato subito l’impressione di un senso di freschezza e leggerezza, che alle volte, ci vuole, anche in un libro giallo.
E la prima impressione che ho avuto non è stata mal riposta, perché leggendo questo libro, sono stata trasportata in un ambiente speciale, dove brulica una popolazione eterogenea di personaggi che ho ammirato; qualcuno meno e qualcuno più.
Ci possiamo tutti immaginare un posto pieno di fascino e segreti, tra palme e buganvillee, profumato con gli odori della primavera in arrivo e dalla vicinanza del mare, tra viti e olivi e paella cucinata all’aperto. Un’atmosfera calda e accogliente.

Riempi questo paradiso con delle persone speciali, di diversa età, chi giovane e studente, chi vecchio e pensionato, chi solo e bisognoso di affetto e mettili tutti insieme in una esotica casa affacciata sul Mediterraneo su cui bada, con affetto, una famosa scrittrice ormai novantenne, Sofia Walker. (Sophie, Sofia, Sophia. Lo troveremo scritto in tutte le salse). Insieme alla scrittrice famosa, c’è Candy, la sua segretaria e braccio destro; Robles, commissario di polizia in pensione; un gruppo di studenti universitari, tra cui spiccano Nel, Elisa e Nines; Miguel, insegnante di matematica cieco e sua moglie Merche, e tanti altri. A loro si è appena unita Greta, nipote e traduttrice di Sofía, nonché sua unica erede, arrivata dalla Germania in cerca di serenità dopo essersi separata da suo marito, dopo un matrimonio trentennale e due figlie ormai grandi. Hai tutto? Bene, benvenuti a Santa Rita o come lo chiamano i paesani di Benalfaro, (paesino vicino ad Alicante), La Casa’ las Locas.

Questo di Santa Rita è un universo pacifico e singolare, come tutti i suoi abitanti, ma l’arrivo di una vecchia fiamma di Sofia, il non proprio buon uomo José “Moncho” Riquelme, che ha in mente progetti non proprio all’insegna del quieto vivere per Santa Rita, non trasformerà la pacifica quotidianità con un delitto del quale tutti saranno sospettati.
Il racconto è ambientato nel 2017, sulla costa di Alicante, un’oasi nata prima come centro termale, trasformato poi in un sanatorio per malate mentali e poi nella casa della famosa scrittrice di fama internazionale che firma i suoi libri con due pseudonimi diversi, uno per i romanzi polizieschi e l’altro per il genere rosa con un tocco di erotismo. Una donna che ha vissuto la sua vita molto intensamente e che ora la condivide con un gruppo eterogeneo di persone, tutte con una storia passata alle loro spalle.

Con una narrativa cadenzata dal ritmo del vento primaverile, molto piano o molto forte a seconda dei giorni, l’autrice ci introduce nella vita di ciascuno dei personaggi coinvolti nella storia, svelando man mano i pezzi di un puzzle molto complesso, il tutto narrato in terza persona, creando un universo unico, a tratti accattivante, di una piccola comunità multigenerazionale, tutti impegnati e collaborativi per il bene comune di Santa Rita.
L’autrice nelle pagine dei ringraziamenti ci svela che questo su Santa Rita e sui suoi personaggi sarà il primo di una serie di racconti, in cui in ognuno troverà posto la storia degli altri personaggi importanti di questo primo capitolo. Tutte le storie saranno, naturalmente, ambientate a Santa Rita e ci faranno scoprire altri segreti e ferite che ognuno di loro si ostina a nascondere.

Ci ritroveremo ancora a passeggiare tra le palme e le buganvillee, al tramonto in una tipica atmosfera del Mediterraneo, sotto un cielo tinto di rosso, viola e cremisi.
Morte a Santa Rita è un romanzo corale con toni di suspense, in cui il lettore è invitato a riflettere sulla colpa, sulla vecchiaia, sulla solitudine, sulla malattia e sulla morte, ma anche sulla vita condivisa in un caldo rifugio di persone accomunate da un bene comune.
Questo è solo il primo capitolo e ve lo consiglio e vi dico anche di leggerlo con molta calma…

Silvia Marcaurelio

lunedì 10 giugno 2024

RECENSIONE - L'amore non lo vede nessuno di Giovanni Grasso

Inizio col dire che questo romanzo non lo inserirei certamente nella categoria dei “gialli” o dei “noir”, perché secondo me non ha niente a che vedere con queste categorie. Poi il libro è molto bello e gradevolissimo da leggere, un pizzico di mistero c’è, e non guasta, ma la storia in sé è tutt’altro.
Siamo a Civello, un paesino a 30 km da Milano, è un’afosa giornata di giugno ed è anche il giorno del funerale di Federica, una giovanissima ragazza nata in paese, ma trasferitasi a Milano per seguire la sua carriera. È morta in un incidente stradale, come tanti giovani al giorno d’oggi, a causa della forte velocità, finendo contro un Tir.
Silvia è sua sorella, cioè era sua sorella. E ora che Federica non c’è più, la piange insieme al suo anziano padre, a suo marito e alle sue due bimbe.
Mentre legge il salmo che conclude la messa funebre, Silvia si dà un’occhiata intorno e vede lo strazio vero dei suoi familiari, e la voglia di fuggire degli amici e dei colleghi milanesi di Federica; tutti presenti per dovere e non per altro.

Tra tutti però spicca un uomo, molto elegante, più in là con gli anni degli altri presenti, uno sconosciuto che però sembra molto scosso e realmente commosso dalla dipartita di Federica. Giorni dopo, con il padre lo incontrerà di nuovo al cimitero con in mano un mazzo di peonie rosa, il fiore preferito di Federica, accompagnato da un biglietto con parole piene d’amore firmato P.
Silvia sa di non sapere molto della vita che conduceva sua sorella a Milano, non si parlavano molto e quando succedeva era più per litigare che altro, ma sa che il misterioso P. sa sicuramente molto più di lei.
Tra i due, quando si incontrano di nuovo sulla tomba della ragazza, si stabilisce un patto. L’uomo le regalerà un’ora del suo tempo ogni martedì, per raccontarle chi era veramente Federica e della sua storia con lei, purché non indaghi sulla sua identità, visto che è una persona in vista e conosciuta.

Da questo punto in poi avremo la storia nella storia, quella di P. che ci racconta la sua e quella di Federica, rivelando una storia scabrosa, a tratti inquietante e perturbante, ma anche di un amore travolgente e appassionato, e quella di Silvia, che ascolta e divora ogni cosa, impaziente di rivedere l’uomo al prossimo appuntamento.
Gli appuntamenti di Silvia con il misterioso P. diventano per lei una sorta di ossessione, che la scuotono dal tran tran della sua vita quotidiana, fatta di famiglia, figlie e poco altro.

Giovanni Grasso attraverso i racconti di P. crea due personaggi con due personalità completamente diverse tra loro. L’uomo tutto d’un pezzo, molto raffinato, di mondo, con una grande cultura, elevato senso del dovere, molto devoto. La ragazza molto disinibita, esigente, manipolatrice, contorta. Le loro storie, nonostante la grande differenza di vedute, si incontreranno e fonderanno in un’unione decisamente morbosa e turbolenta.
Quello scritto da Grasso è un romanzo molto affascinante, che sembra una storia facile facile, ma non lo è per niente anche se scritta in maniera decisamente scorrevole e leggibile. Tratta argomenti tutt’altro che superficiali, come la personalità narcisistica, la passione ossessiva, l’amore assoluto, e temi religiosi, sociali ed etici quali la trasgressione delle regole, la tentazione, la ricerca della verità, aiutato con delle citazioni ad hoc di autori come S. Agostino, Epicuro, Dante e altri, come già nel titolo stesso del romanzo, L’amore non lo vede nessuno, frase presa da uno scritto di S. Agostino.

Consiglio veramente di leggerlo, a tutti, anche se, come già detto all’inizio, di giallo ha veramente poco, se non il mistero della vita dei personaggi, che si scoprirà mano a mano nel corso della lettura e l’identità di P. che leggendo si riuscirà a capire da sé.

Silvia Marcaurelio