mercoledì 30 ottobre 2013

RECENSIONE – NEL PROFONDO DI TE DI SYLVIA DAY

Siamo di nuovo qui a raccontarvi il seguito delle avventure di Eva “sono bella, ricca e tormentata” Tramell e Gideon “ce l’ho lungo e sono più bello, ricco e tormentato di te” Cross. Il terzo volume della trilogia Crossfire, Nel profondo di te ha un’attrattiva pressoché nulla. Se nel secondo c’era una venatura di thriller a rendere interessante la seconda parte del romanzo, qui praticamente è solo un continuo patema d’animo, o di uno o dell’altra, (che palle … altro che psicologo, questi hanno bisogno di una camicia di forza!).
Ritroviamo i nostri eroi che agli occhi del mondo si sono lasciati … anzi no, non solo agli occhi del mondo, anche per Eva, Gideon l’ha mollata per ritornare dalla sua ex fiamma Corinne Giroux; ma scopriremo senza nemmeno tanta suspense, praticamente dopo cinque pagine, che il finto allontanamento di Gideon è solo per distogliere l’attenzione della polizia da Eva. Lui vuole proteggerla in caso dovessero scoprire il suo coinvolgimento nella morte di Nathan Barker. Incredibilmente la nostra Eva accetta con gioia, a parte qualche “leggero” nervosismo, che il suo uomo abbia ucciso un’altra persona, seppur un mostro, anzi ne è fiera che lui abbia fatto questa cosa per lei. (Mah!).
I nostri due eroi sono sempre travolti dalla reciproca attrazione sessuale, tormentati dalla gelosia e inseguiti dai fantasmi del loro oscuro passato di abusi. Ed è esattamente dove li ritroviamo e dove resteranno stanziali per tutto il romanzo. (Se avessi copiato di sana pianta la recensione del secondo romanzo non ci avreste fatto caso … praticamente non c’è quasi nulla di nuovo da dire!).
Le cose nuove? Finalmente riusciamo a capire da chi è stato abusato Gideon, ma non era una sorpresona incredibile … ci si arrivava tranquillamente da soli.
Riappare Brett, che è sempre più innamorato di Eva (perché l’abbia lasciata non si sa … ora che è occupata le rompe le scatole … questi uomini!), che deve promuove il video della famosa canzone dedicata a lei. Si scoprirà in seguito che quello che si pensava fossero immagini false, e create apposta per promuovere la canzone, sono immagini vere rubate dai vecchi backstage della band, e quindi anche le scene di sesso intraviste nel video, tra Brett e una bionda che non si vede mai in faccia, sono vere. E ce ne sono molte altre, che potrebbero essere date in pasto alla stampa, quindi il solito Gideon deve correre ai ripari con soldoni sonanti. (Pensate il povero Gideon gelosissimo a vedere quelle scene!)
Scopriamo che i genitori di Eva ancora si amano alla follia e fanno anche sesso (uffa! Anche loro?), ma che sua madre è talmente avida e attaccata al denaro da non voler tornare con lui. Nel corso di un pranzo ci dirà che non può rivelare il perché di questa cosa perché sua figlia è arrabbiata, ma che lo farà … aspettiamo con impazienza (Ugh!).
E così via, tra stoviglie volanti e faraonici viaggi riconciliatori, con le solite acrobazie sessuali su cui altre parole non spendo. (Ho scopiazzato dalla precedente recensione …  mi piaceva come frase!) ,ci mettiamo le cimici, una giornalista rompiscatole (ma guarda un po’ era una ex di Gideon!), un’altra ex di Gideon con istinti suicidi, il marito di lei geloso che ce l’ha a morte con lui, Cary che vive la sua doppia relazione con Trev e Tracy (che è incinta e pure antipatica!) … insomma … non poteva certo finire qui! No ci subiremo anche il quarto volume (speriamo l’ultimo) della storia dei belli e tormentatissimi Eva e Gideon … ah, si sono sposati durante un week end ai Caraibi … quindi ora lei è la signora Cross … Me ne dovrò ricordare quando la cito all’inizio della prossima recensione (Oooppss, era un segreto!). Ah … altra cosa … il titolo è azzeccatissimo, meriterebbe un bel 10.
Voto: 2


sabato 26 ottobre 2013

RECENSIONE - GIOCO DI INGANNI di CHARLAINE HARRIS

Roe Teagarden si ritrova alle prese con la nipote di suo marito Martin, che di punto in bianco, mentre lei si sta preparando per andare ad una cena importante, le compare sulla porta di casa senza essere stata invitata e per giunta con un neonato al seguito.
Roe se suo marito Martin lasciano Regina e il bimbo soli in casa. Tornando trovano sulle scale del loro mini appartamento, dove avevano alloggiato Regina e il bimbo, il cadavere di un ragazzo e l'appartamento con la porta aperta.
Regina è scomparsa, suo marito Craig era il cadavere sulle scale, morto colpito da un colpo d'accetta, ma per fortuna Hayden, il bimbo di Regina, è salvo sotto il letto, dove la stessa Roe lo trova addormentato.
Martin e Roe, passano una nottataccia a causa di Hayden, non essendo abituati ad accudire un neonato. Roe non può avere figli e Martin non desidera averne degli altri, dopo il primo matrimonio e si ritrovano a dover prendersi cura di Hayden. Mentre Roe gli cambia il pannolino, scopre una grossa somma di denaro nascosta nella borsa dei cambi, e anche un'altra sorpresa. Appare alla loro finestra Rory Brown, amico o forse qualcosa di più di Regina e Craig.
Rory spiega qualcosa a Martin, ma non tutto. E' evasivo, ma sa sicuramente qualcosa di più e non vuole rivelarlo.
Martin che ha scoperto di non stare molto bene e di dover fare ulteriori accertamenti, per non preoccupare Roe tace, e decide di partire per Corinth, dove tutto è iniziato, portandosi dietro Rory senza denunciarlo alla polizia, insieme con Roe e Hayden.
Così tra urla, pianti, pannolini e notti insonni scopriranno la storia di Hayden.
La storia ha un ritmo incalzante, ed è popolata da personaggi tragicamente frustrati. Roe capirà fino a che punto, alcune persone, possono spingersi pur di avere un figlio, ed è inorridita da ciò che scopre.
Tutti ingannano tutti. Solo Roe alla fine sarà quella che la pagherà più cara, senza aver ingannato nessuno.
Voto: 7

venerdì 25 ottobre 2013

RECENSIONE – SKIN TRADE di Laurell K. Hamilton

Evviva, Anità è tornata! In questo romanzo finalmente ritorna l’azione e si tralascia il sesso, tant’è che dobbiamo aspettare ben 448 pagine prima di trovarne un po’.
La storia ha inizio con l’arrivo di un bel pacco regalo per Anita, recapitato nel suo ufficio.
Una testa mozzata. Il biglietto che l’accompagna non lascia nessun dubbio. E’ del vampiro Killer Vittorio, che Anita aveva fatto fuggire da St. Louis qualche libro fa (per esattezza in  “Incubus dream”).
Il pacco è stato inviato da Las Vegas e quindi Anita si convince a partire immediatamente per la città, capitale del gioco d’azzardo, regno di Max, Master della città e di sua moglie Chang-Bibi o Regina Bibiana, Regina delle tigri bianche.
Anita parte senza aspettare il risveglio di Jean-Claude e senza portarsi dietro nessuno dei suoi amanti. Sente di aver bisogno di stare un po’ da sola, visto che per non rovinare l’immagine di Jean-Claude è stata costretta a trasferirsi al Circo dei Dannati e lì sola non lo è mai.
Quindi l’occasione è ghiotta! Ma come farà con l’ardeur?
Compagni di questa avventura torneranno ad essere l’imperturbabile Edward/Ted, uno dei miei personaggi preferiti, che comunque vedremo in una facciata diversa dalla solita. Bernardo Cavallo Pezzato, già incontrato in “Butterfly” e il serial-killer/Marshall federale Olaf/Otto Jeffries, attratto come sempre dal male e dalla stessa Anita.
Arrivata a Las Vegas, Anita si troverà tra due fuochi, la polizia e la SWAT che non credono tanto in lei, a parte le voci sulle sue frivolezze sessuali e la mettono costantemente alla prova, Olaf deciso a corteggiarla e gli stessi Max e Bibiana che hanno delle mire su di lei. Oltre al vero pericolo, Vittorio, che diventa sempre più forte.
In questo romanzo Anita non sembra più Anita. E’ praticamente sempre sconvolta dai nuovi poteri che ha, e che non riesce a controllare. Ma soprattutto questi poteri sembrano non esserle per niente di aiuto, anzi! La sconvolgono, la rendono vulnerabile, tanto da farle pensare di ritirarsi dalla scena, per ripensarci immediatamente dopo.
Mi sembra sempre sotto stress, se non per l’ardeur, per le sue bestie interiori che tentano di uscire, debole anche nei confronti di altri sensitivi, quindi che cosa potrà mai fare contro chi è più forte di lei come Vittorio e Marmé Noir?
Riusciamo finalmente a scoprire cosa vuole Marmé Noir da lei … ma …
Ma purtroppo il finale del libro mi sembra inverosimile e molto affrettato … tutto avviene troppo in fretta e troppo facilmente e non mi ha convinto molto. Rimane comunque uno dei migliori libri tra gli ultimi.
Rimane in bilico una promessa fatta dal duo vampirico Truth & Wicked ad Anita … chissà se saranno costretti ad attuare quello che lei gli ha richiesto …

Voto: 7,5

domenica 20 ottobre 2013

RECENSIONE - A VOLTE RITORNO di JOHN NIVEN

Si ride. Si ride tanto, proprio di gusto. Qualche volta quasi controvoglia davanti a scene e a battute che danzano fra l'irriverente e il blasfemo, ma non si resiste. Alla fine si piange persino un po': lacrime a bagnare un sorriso felice, soddisfatto per la lettura appena terminata. E si pensa. Si pensa a quella magica alchimia che permette di trasformare una storia, che a raccontarla sembra non stare in piedi, in un racconto avvincente e credibile. Non entrerà nella storia della letteratura ma "A volte ritorno" di John Niven è un gran bel libro, perfettamente riuscito.
Dio di ritorno dai suoi quindici giorni di vacanza (cinque secoli sulla Terra) scopre che le cose lì sotto non vanno proprio come Lui voleva.
Dagli incartamenti che gli ha lasciato la solerte Jeannie, la sua segretaria, tira fuori cose che lo fanno infuriare oltre ogni cosa, fino al vomito. Tratta degli schiavi, genocidi, olocausti, integralisti islamici, antiabortisti, l'odio per i gay, fino alla pedofilia nella Chiesa.
Lui che aveva affidato a quel pazzo di Mosè quell'unico comandamento che recitava: "Fate i bravi!", e che lui ne aveva falsificati altri dieci di sana pianta.
Dopo una gita illuminante all'Inferno, Dio decide che suo figlio Gesù deve ritornare sulla Terra e cercare di rimettere in sesto le cose.
Nato in una sperduta cittadina americana, ritroveremo Gesù a New York accompagnato da un manipolo di disperati.
Becky ex drogata, prostituta e madre di due bambini piccoli, che dopo aver conosciuto Gesù smette di farsi e cerca di portare avanti la sua famiglia con piccoli lavoretti sottopagati e con l'aiuto dello stesso Gesù. Lo aiutano Morgan e Kris i componenti della sua band. Poi Big Bob, un veterano della guerra in Cambogia, muto da allora, una coppia di barboni  Dotty e Gus e Meg la tossica, che è una settimana che non si droga.
Per svoltare nella vita e  cercare di aiutare più gente possibile e diffondere il messaggio paterno, Gesù sotto la spinta di Kris si iscrive ad un Talent Show. E qui inizia la storia vera e propria, che corre veloce sino alla fine in un susseguirsi di personaggi credibili, commoventi e pagine piene zeppe di buone intuizioni.
Si è vero, ci sono tante parolacce. L'umorismo nasce proprio dallo scontro tra l'immagine ufficiale della religione e il tono dissacrante della narrazione, ma tranne in rarissimi casi non scende mai al di sotto delle promesse.
Niven ha costruito un libro pieno di cultura, dolente per i tempi in cui viviamo. Una satira - sacrosanta - contro tutti gli integralismi e i falsi miti.
A volte ritorno è un libro sull'essenza della vita, sulla religione, ma soprattutto sull'amicizia e sull'amore:
le armi usate dal nuovo Gesù per provare a ridare speranza allo spirito della "Parola perduta del Padre".
Ci sono amore e amicizia dentro quel terribilmente semplice "Fate i bravi", ma evidentemente incomprensibili per l'uomo.
Voto: 8,5

venerdì 18 ottobre 2013

RECENSIONE – SOLO UN UOMO di Alessandra Appiano

Appena finito di leggere l’ultima pagina di questo romanzo, non so ancora cosa pensarne.
Soprattutto il finale, io lo avrei pensato diverso.
E’ una storia nella storia. Una storia che parla di Alice Giannascoli, donna scialbina, vicina ai quaranta, con un figlio a carico, ma senza un uomo al seguito, perso per sempre e mai più cercato.
Alice proviene da una famiglia disastrata, sua madre è un’eterna martire, suo fratello un eroinomane che entra ed esce di galera e suo padre, forse l’unico che poteva ancorare la famiglia, è diventato un vegetale.
Le uniche luci nella sua vita, fatta di zero vita sociale, un lavoro in una palestra fisioterapica dove il massimo della vita è parlare di dolori articolari, rimedi della nonna e operazioni inevitabili, sono suo figlio Davide e la sua amica Camilla.
L’incipit è questo.
Troviamo Alice in pieno stato confusionale che si sta recando presso un noto notaio milanese. Quello che non avrebbe voluto accadesse è successo per davvero, la sua amica Camilla l’ha lasciata da sola, ha preferito darsi per vinta e andare a morire.
Alice riceverà dalle mani della stizzita notaio, oltre ad una lauta eredità e ad un mega appartamento nel centro di Milano, due buste, una bianca ed una rossa da non aprirsi contemporaneamente. Prima la bianca e poi la rossa come da istruzioni della stessa Camilla.
Da qui in poi il romanzo parlerà di lei, di Camilla. Perché in fondo è lei la vera protagonista della storia.
Alice viene invitata dall’amica a riprendere a scrivere, ora che con il suo lascito non ha più problemi economici e può dedicarsi alla scrittura a tempo pieno. Quale modo migliore ha Alice per ringraziare la sua amica, se non quello di scrivere una storia su di lei? Soprattutto alla luce del contenuto della busta rossa, dove Camilla le ha lasciato le sue perle di saggezza sull’amore.
Scopriamo così tutta la vita di Camilla, da quella lavorativa a quella sentimentale, vista con occhi diversi. Quelli degli uomini che sono stati legati a Camilla e quelli della sua amica e protetta.
Uomo dopo uomo, relazione dopo relazione, Alice scopre una Camilla diversa da quella che lei conosceva. Una Camilla esageratamente piena di se, capace di sbeffeggiare i suoi compagni, di mettersi davanti a tutto. Alice non aveva mai pensato alla sua amica in quel modo e crede che Camilla sia morta proprio per questo, perché i suoi uomini nonostante tutto non l’abbiamo mai capita ed apprezzata veramente per quello che era, una donna molto generosa. Soprattutto l’ultimo, quello di cui non si sa nulla, quello che dovrebbe essere stato l’ultima goccia nel vaso della vita di Camilla e che l’abbia convinta ad uccidersi.
Peccato che tutti gli uomini che Camilla ha frequentato (e sotto, sotto anche io) si siano fatti più o meno la stessa idea di lei: di una donna sulla cinquantina, con la paura di perdere, con lo sfiorire della sua giovinezza e della sua bellezza, il suo appeal, il suo sense of humor, e soprattutto la voglia di rimettersi in gioco, sempre.
Non vi racconto l’epilogo, perché non devo e  che mi ha lasciata un po’ perplessa. Come ho già detto lo avrei pensato diverso e per questo non riesco ancora a dare un giudizio alla storia in se.
Il libro è scritto bene ed è scorrevolissimo. Tant’è che l’ho finito in poco meno di mezza giornata. Ma lascio in sospeso il giudizio … Devo far decantare la storia per, forse, apprezzarla appieno … o meno!

Voto: in sospeso

giovedì 17 ottobre 2013

RECENSIONE – UNA PARTICOLARE SPECIE DI TENTAZIONE di Savanna Fox

L’autrice di “Una particolare specie di tentazione” prende vari spunti ed idee già ampiamente sfruttate e le combina tra loro in un romanzo che potrei anche definire “carino”, ma con un po’ di sentore di già letto.
Vorrebbe toccare molti argomenti, ma alla fine ne sviluppa ben pochi e ne abbandona altri, che potevano rivelarsi interessanti, per la strada.
Andiamo con ordine, cominciando col dire che, questo libro è una lettura molto veloce, l’autrice scrive in maniera leggera e anche abbastanza bene.
C’è la storia d’amore romantica, con qualche tocco ironico.
I perni centrali della storia sono l’hockey su ghiaccio, molto ben descritto, e risulta parte integrante del romanzo e la campagna pubblicitaria che viene fatta ad un giocatore.
I protagonisti sono Georgia, a capo della campagna pubblicitaria della VitalSport e Woody, giocatore famoso di hockey su ghiaccio, capitano della squadra dei Beavers di Vacouver.
Woody per problemi personali deve per forza accettare un contratto pubblicitario, cosa che aveva evitato come la peste fino a quel momento.
Georgia viene scelta dal suo capo per ideare e portare a termine la campagna pubblicitaria della VitalSport di cui Woody dovrà essere il protagonista.
Le cose non partono molto bene tra di loro, tranne una seduta di sesso sconvolgente che lascia perplessi entrambi.
Woody è un rubacuori, ma odia le relazioni a tempo indeterminato.
Georgia è una persona che vuole una famiglia. Sposata giovanissima, vedova altrettanto giovane, non ha mai smesso di pensare all’anima gemella.
Faranno scintille. Lei tesa e rigida come la signorina Rottermeier di Heidi. Lui rude, scanzonato, pieno di cicatrici e molto, molto sboccato.
Passeranno entrambi per la loro rieducazione, Woody diventerà (quasi) un gentiluomo, e Georgia si lascerà andare.
Il parallelo invece è il club delle lettrici e il romanzo che ne viene discusso. E’ un romanzo erotico e guarda caso parla di una giovanissima vedova del periodo austeniano, che viene educata alla sessualità da un libertino conte francese.
Come idea iniziale non mi era sembrata malvagia, anzi, ma non viene sfruttata al massimo, viene relegata in una sorta di limbo del libro. Anche le protagoniste del club vengono lasciate sullo sfondo e sono sfocate e senza caratterizzazione. D’altronde non si poteva fare altrimenti, qualsiasi altra cosa avrebbe distratto il lettore dalla storia d’amore principale.
Inserito nella categoria della letteratura erotica, secondo me per errore. Non ci sono poi chissà che scene bollenti per classificarlo in questo modo. Più che altro è un romance.
Comunque i protagonisti maschili non hanno problemi di erezione, basta uno sguardo alla loro amata e sono già pronti per l’uso. Come anche le protagoniste femminili hanno tutte queste caldane e basta uno sguardo per farle sciogliere. La verità è che sono un po’ gelosa di loro.
E’ un libro adatto per passare una tranquilla serata invernale, accompagnata da un plaid e da una tazza di cioccolata o sotto l’ombrellone in una giornata estiva.
Il brutto è che come al solito non ci fermiamo qui. Il club è formato da quattro donne. Georgia che è la protagonista di questo volume. Kim che sarà la protagonista del prossimo libro (tra l’altro già in libreria) e poi ci sono Lily e Marielle. Quindi volete che non ci siano anche il terzo o quarto volume?

Voto: 6------

lunedì 14 ottobre 2013

RECENSIONE – SACRÉ BLEU di Christopher Moore

Il romanzo si ispira all’azzurro che veniva usato dai pittori impressionisti, ricavato dai lapislazzuli d’oriente, e per questo molto, molto costoso e raro. Veniva usato, soprattutto, per l’arte sacra, da questo il suo nome, Sacré Bleu.
La storia è quella di Lucien Lessard, fornaio di Montmatre, figlio e nipote di fornai. Lucien ha un sogno, quello di accontentare suo padre e diventare un pittore famoso.
Nella sua vita ha sempre frequentato i massimi rappresentanti dell’impressionismo, che sono un po’ come suoi zii, Renoir, Monet, Pissarro, Cezanne, che suo padre in qualche modo ha sfamato nei loro periodi bui.
Il suo più “grande” amico è il “Nano Gentiluomo”, Tolouse-Lautrec e la sua musa è la bella Juliette, dagli occhi blu oltremare, che lo ha già piantato una volta, facendogli soffrire pene d’amore infinite, e che ritorna dopo due anni e mezzo come se non fosse mai andata via.
A fianco di Juliette si nota spesso un uomo basso, rozzo e ripugnante, che si fa chiamare Il Colorista, che Moore ci rende da subito antipatico.
Ben caratterizzati i tre personaggi principali, Lucien-fornaio-pittore, Tolouse-Lautrec nobile-pittore e tombeur de femme, e Juliette che in realtà cela il segreto che è alla base della storia.
Un discorso a parte va fatto per Il Colorista che vende i suoi colori a tutti i pittori, soprattutto il famoso blu oltremare, o Sacré Bleu. Appare e riappare in paesi diversi, in contesti diversi ed in secoli diversi. Sempre lui, sempre uguale. E infatti, dietro alla vendita di questo colore si celano enigmi e retroscena sconvolgenti: la sparizione del Blu da certi capolavori rinascimentali o il misterioso suicidio, che sembra piuttosto un omicidio, di Vincent Van Gogh.
Cosa c’entra in tutto questo con il Sacré Bleu? Questo colore sembra conquistare e stregare chiunque a rendere ogni quadro un vero capolavoro tranne poi dimenticarsene per sempre.
Moore con questo romanzo da una rilettura della storia dell’impressionismo con qualche salto nel rinascimento italiano, frutto di anni di ricerche in Francia ed in Italia, in una chiave umoristica, e su quanto di più profondo possano muovere le passioni umane, sotto qualsiasi forma si manifestino.
Una storia di intrighi, arte e ragazze can-can, una rilettura ricca di riflessioni, dove scorre la giusta quantità di umorismo, anche se “Il vangelo secondo Biff” è di un’altra categoria.
Molto evidente, essendo il racconto diviso in piccoli paragrafi nei quali ci si sofferma su quadri specifici, il tributo ai pittori impressionisti più importanti, e alla loro folle ribellione, che esprimeva la voglia di vivere l’arte a modo loro.
Una storia piena di colpi di scena, con un continuo scambio di battute e di momenti esilaranti che danno un tocco in più alla storia.
Libro consigliato, che sorprende mischiando storia, misteri irrisolti ed ironia tagliente in un cocktail ben riuscito.

Voto: 7+

martedì 8 ottobre 2013

RECENSIONE – IL LIBRO DI RUTH di Lena Valenti


Con il secondo capitolo della saga dei Vanir e dei Berseker, torniamo a parlare degli dei Asi e Vanir, in un miscuglio di cultura celtica e dei nordici.
Questa volta lo facciamo attraverso Ruth, che altro non è che la migliore amica di Aileen, la protagonista del primo libro della serie, “Il libro di Jade”. Ruth è solo un'umana, che si ritrova coinvolta in un’avventura incredibile. I Vanir sono potenti, belli, muscolosi, temono la luce del sole e si nutrono del sangue della propria compagna di vita. Con la comparsa di Aileen, il suo Caleb può finalmente tornare alla luce del sole. I Berserker sono umani molto forti in grado di trasformarsi in mezzi lupi. La vita di Ruth cambia improvvisamente quando i ricordi dell'infanzia tornano a tormentarla e lei ricomincia a sentire strane voci nella sua testa. Suo padre e sua madre la consideravano posseduta da Satana e quindi la sottoponevano a duri esorcismi. Fuggita alla maggiore età, fino a poco prima non faceva che bere e prendere dei tranquillanti per sfuggire alle voci nella testa. Ma grazie all'aiuto del clan dei Berserker, la ragazza scopre di non essere pazza, ma di  essere la Cacciatrice, figlia della Dea Nerthus, colei che deve guidare le anime nell'aldilà, quindi diventerà immortale. Ma il destino ha in serbo per lei altre sorprese, come le attenzioni del possessivo Berserker sciamano Adam, che prima la odia oltre ogni dire e poi la ama sopra ogni cosa.
Ero rimasta quasi soddisfatta dal nuovo mondo descritto da Lena Valenti nel primo volume della serie, Il libro di Jade. Non tutto era nuovo, visto che somigliava molto al mondo creato dalla Adrian,  ma i protagonisti non mi erano sembrati malvagi.
Io se fossi stata Lena Valenti, ma non lo sono, avrei concluso la saga con il primo libro, ma invece ho scoperto che i libri saranno cinque. Ogni libro di questa saga sarà concentrato su una coppia: il primo volume era sul Vanir Caleb e la ibrida (mezza Vanir, mezza Berseker) Aileen, mentre “Il libro di Ruth” si concentra sul Berserker Adam e la sacerdotessa umana Ruth. Poi ne verranno altri, e forse si intuisce già al termine di questo volume chi saranno i prossimi protagonisti.
Terminare la lettura de Il libro di Ruth” è stata un'impresa: 500 pagine di scene piccanti e 200 di azione. Mi sembrava di rileggere il primo libro, ogni evento si è ripetuto con i nuovi protagonisti: l'innamoramento, le liti, l'attrazione, il pericolo ed infine la loro unione. Sapevo già tutto il finale e ogni risvolto dall'inizio della lettura. Tutto molto scontato, tranne forse un piccolo colpo di scena alla fine per l'uscita di scena di un personaggio che forse era uno dei più simpatici. Ho trovato ridondanti e ripetitive le pagine di descrizione degli impossibili sentimenti contrastanti di Adam e Ruth. La spiegazione del motivo delle loro azioni e parole, scritte per lunghissime pagine. Ho avuto la sensazione che fossero state scritte solo per allungare il libro. Senza contare tutte le scene assurde che mi hanno fatto ridacchiare, come la cerimonia di iniziazione della Cacciatrice o la solita battaglia finale che si riduce a 10 pagine su 672 in cui a tutti i nemici viene tagliata la testa
Avevo preferito come protagonisti Caleb e Aileen de “Il libro di Jade”. Forse l’unico personaggio accettabile è proprio Ruth, che non è mai buonista, sempre tagliente e molto sfacciata, tanto da rispondere alla dea Nerthus e a sua figlia Freyja.  Adam non mi è dispiaciuto, però questi uomini sono sempre troppo belli, troppo perfetti, troppo tutto. Sono curiosa di cosa riuscirà a fare l’autrice per la storia di Deanna e Menw, la coppia che più strana e  burrascosa delle altre. L’autrice ci ha fatto capire che tra di loro c’è stata una lite molto forte, centinaia di anni prima. Ma i due non sono riusciti a dimenticare, più che altro Deanna non è riuscita a dimenticare. Ma di solito il lieto fine è assicurato.
Già non ho leggo con entusiasmo  questo nuovo genere fantasy erotico, quindi leggere  de  “Il libro di Ruth” ha diminuito ancora la volontà di lettura di questo genere, anche se continuerò a leggere la saga dei Vanir, voglio proprio vedere dove vuole andare a parare l'autrice. 

Voto: 5

mercoledì 2 ottobre 2013

RECENSIONE - L'ALBERO DELLE MELE DI AMANDA COPLIN

Estate del 1900, Wenatchee contea di Washington. C’è un grande frutteto di alberi, meli, susini e albicocchi. Un uomo passa tra i filari degli alberi, tranquillo e pacato, come è sempre stato.
Fra quei boschi ancora incontaminati, il non più giovane William Talmadge conduce una vita pacifica e serena. Ma a Talmadge non è sconosciuto il dolore.
Prima del frutteto c’era la miniera dove è morto suo padre, il lungo viaggio fatto con sua madre e sua sorella Elsbeth per arrivare a Wenatchee, gli stenti e le privazioni. Tutto questo ha fiaccato sua madre e due anni dopo il loro arrivo al frutteto, tirato su con maestria dall’allora quindicenne Talmadge, muore lasciandolo solo con sua sorella. Vivranno insieme un’esistenza solitaria, interrotta soltanto da qualche visita all’amica di sempre Caroline Middey e dall’arrivo di Clee un indiano razziatore di cavalli. Ma il dolore non è ancora finito per Talmadge. Appena quindicenne, sua sorella Elsbeth sparirà. Portata via da qualcuno con la forza? Morta in qualche crepaccio? Scappata dalla noia e dalla vita sempre uguale del frutteto? Talmadge non lo sa, ma rimarrà segnato da questa cosa per tutta la vita, soprattutto per non aver fatto abbastanza per ritrovarla.
Un bel giorno, mentre la vita sembra procedere sempre nella stessa direzione, mentre Talmadge è al mercato a vendere le sue mele e si è appisolato, due ragazzine, Della e Jane, in evidente stato interessante, gli rubano delle mele.
Talmadge lascia stare, non le rincorre. Le hanno fatto una certa impressione.
Due giorni dopo le ritrova tra i filari del suo frutteto e da quel momento in poi si instaura con le due ragazzine una sorta di “trattato”. Loro sono lì al frutteto e rompono la monotonia di Talmadge e nel frattempo, con molta fatica Talmadge riesce a far breccia nella loro diffidenza soprattutto verso gli uomini. Scopre che le due ragazze sono state brutalizzate da un uomo di nome Mickelson di cui portano anche il cognome, che le sta cercando. Scopre che non è il padre come aveva pensato in un primo momento, ma un pedofilo stupratore, che violenta le ragazzine e le fa anche prostituire.
L’autrice ambienta la storia nel luogo delle sue origini e struttura un’opera lunga e rigorosa, che si concentra sulle acute analisi psicologiche del protagonista e culmina nel messaggio finale, ovvero che mai il dolore e il passato possono essere lasciati indietro, anzi diventano bagaglio del proprio essere, lo formano, lo plasmano nel bene e nel male. Passato e presente quindi si mescolano in una storia che riecheggia la stessa forma ariosa dei boschi e delle lande infinite di quei luoghi ancora vergini, selvaggi e incontaminati, nei quali prende corpo.
Cosicché la forma narrativa si fa epica non solo attraverso la dimensione della vicenda, ma anche attraverso la costruzione dei personaggi secondari, che fanno da sfondo.
Eppure in questa dimensione estremamente malinconica e al tempo stesso violenta della frontiera, attraverso i temi classici della colpa e della redenzione, della vita e della morte, della fede e dell’amore, il lettore può cogliere le tracce dell’antico splendore verso quel desiderio di futuro e di speranza che si celava dietro quei viaggi infiniti dei pionieri. La Coplin spiega così entrambe le ragioni dietro quel mondo: la fiducia e il fallimento, ma inesorabilmente il senso atavico di desolazione predomina nel romanzo. Perché in fondo tutta quella ostentata innocenza del sogno americano si era già persa nell’estate del 1900, a Wanatchee.

Voto: 8,5