Questo libro ci riporta un’inchiesta giornalistica uscita nel 2015 negli
Stati Uniti. Negli stessi è diventata un caso editoriale perché ha portato alla
luce, attraverso diverse indagini, la cultura dello stupro nei college
americani. Un dramma, lo diciamo, non solo americano, ma mondiale, visto che in
Italia siamo riusciti a clonare l’infausto termine “femmicidio” per capire
quanto possa essere attuale parlare di violenza sulle donne. Un problema tra
l’altro che accumuna tutti i paesi sia Occidentali che Orientali, dove è ben
lontana la concessione alla donna della parità dei diritti, sia da un punto di
vista etico che giudiziario, di cui dovrebbe godere in una società che si
definisce civilizzata. La prima metà del libro contiene la vera indagine su
alcuni casi di stupro avvenuti nell’Università di Mossoula, salita gli onori
della cronaca, proprio perché diventata simbolo di un’epidemia nazionale.
Krakauer racconta le testimonianze delle poche donne che hanno avuto il
coraggio di parlare. Le vittime parlano con resoconti molto minuziosi delle
violenze da loro subite, violenze ripetute anche dal sistema giudiziario che
dovrebbe proteggerle, interessato invece a proteggere quelli che sembrano
essere giovani promesse, soprattutto dello sport a livello universitario,
quindi considerati, comunque, dei bravi ragazzi. La cittadina di Missoula è
relativamente giovane, fondata soprattutto per lo sfruttamento del legname,
convertita a fine anni settanta come polo accademico di un certo rilievo,
capace di attirare giovani da tutti gli Stati Uniti, perché valido soprattutto
a livello sportivo. Tanto valido che la squadra dei Grizzlies è l’orgoglio e il
vanto della città e nessuno si perde una loro partita. I suoi giocatori sono tutti
iscritti all’università, ragazzoni lontani dai vizi dei coetanei che vivono
nelle grandi città. Dietro l’immagine dei bravi ragazzi però si cela una doppia
identità. Una con l’impeccabile vita accademica e sportiva, e l’altra con le
notti scandite dal consumo di alcol e droghe, dovute forse alle forti
aspettative che dai ragazzi ci si aspetta, soprattutto a livello sportivo. Ma
anche le ragazze non sono da meno. Tutte propense a partecipare a festini
sfrenati, ma in virtù di questa loro partecipazione, le violenze che subiscono
vengono sminuite e loro stesse colpevolizzate. La dinamica è quasi sempre la
stessa. Ci si unisce ad una festa di qualche conoscente, si tende ad abusare di
alcol, e una volta addormentate vengono violentate, talvolta da più persone,
qualche volta anche da amici di infanzia, da ragazzi che passano per
insospettabili. Molte volte i violentatori sanno che la passeranno liscia.
Nella maggior parte delle volte, le violenze non vengono nemmeno denunciate,
soprattutto per vergogna e per il timore di non essere credute, poiché spesso
colpevolizzate di essere loro ad essersela cercata. Quando invece, qualcuna di
loro, trova il coraggio di denunciare tutto alle autorità, viene sottoposta ad
un iter giudiziario umiliante, come ci racconta Krakauer nella seconda parte
del libro con la trascrizione di atti processuali veramente accaduti, in cui
molto spesso viene dimostrato che gli accusati hanno avuto il consenso della
vittima e questa finisce dalla ragione al torto. Molti di questi processi hanno
un esito scontato proprio perché nessuno può o meno dire se ci sia stato
consenso al rapporto. Krakauer ci porta all’interno del circuito giudiziario e
ci fa scoprire l’agghiacciante ritratto di una generazione di uomini
deresponsabilizzati dalla stessa giustizia con la speranza, che proprio libri
come questo, possano prevenire o quantomeno assicurare una giustizia vera alle
vittime. “Molte donne conoscono fin
troppo bene uomini (…) che hanno una tale convinzione della propria precedenza
da restare sordi quando una donna dice, “No, grazie” oppure “Non sono
interessata” o, addirittura, “Fottiti, farabutto”.” Voto: 8
giovedì 30 giugno 2016
RECENSIONE – Cabaret Biarritz di José C. Vales
Primo libro che leggo di questo autore. Credo sia anche il
suo libro di esordio che gli è valso subito il Premio Nadal del 2015, per il
romanzo più “Divertente e Stravagante”. Ma il romanzo non è solo questo, è
anche altro. Ho trovato questo autore abbastanza valido e capace
nell’organizzare la sua storia e nel far immergere il lettore negli ambienti
sontuosi e ricchi della Biarritz degli anni venti. Biarritz è una nota località
balneare francese dove si svolge o meglio si è svolta tutta la storia. Ma il
romanzo in effetti è una storia nella storia. E’ costruito in vari capitoli
ognuno riservato all’intervista di un personaggio che in qualche modo ebbe una
parte nella morte di quattro persone nell’estate del 1925. La storia inizia
però nel 1938 a Parigi. Lo scrittore Miet, artritico, zoppo e quasi cieco,
viene assunto dall’editore Fourac, per scrivere un romanzo serio, nel quale
dovrà raccontare la storia, che una decina di anni prima, aveva avuto per
protagonisti personaggi che andavano dalle più alle sfere sociali alle più
basse, tutte coinvolte in misteriosi omicidi, ma soprattutto quello riguardante
il ritrovamento del cadavere di una sedicenne nel porto di Biarritz. E’ un compito immane, perché da quegli eventi sono
passati ben tredici anni, quindi si tratta di un “cold case”. Miet, lo sapremo
subito, non riuscirà a portare a compimento il romanzo, e il suo produttore lo
licenzierà, ma lui continuerà imperterrito, negli anni, a cercare tutti i
protagonisti della vicenda, per scoprire effettivamente quello che successe in
quei terribili giorni. Veniamo così a sapere della morte per annegamento di una
gentildonna, di un pittore che ha tentato di salvarla e di un bagnino che per
tentare di salvare tutti è annegato anche lui.
E poi il ritrovamento del corpo di una ragazzina di sedici anni,
rinvenuto dopo una tempesta agganciato per i piedi ad un anello di ancoraggio
di una barca di pescatori. Tutti sembrano degli incidenti o dei suicidi, ma
qualcosa non torna. All’epoca indagavano sui fatti un giornalista del posto conosciuto
come “Vilko” e il fotografo Marcel Galet, coadiuvati dall’aristocratica e
seducente Trixie Ross. Appena arrivato a Biarritz, Miet inizierà ad
intervistare amici e conoscenti di quella che è considerata la vittima. Una
folla di esseri che passano dalle governanti, ai gioiellieri, dagli
illusionisti, agli artisti omosessuali, dai becchini, ai poliziotti, dai
camerieri alle donne di classe. Più le dichiarazioni aumentano, più il mistero
si infittisce. Miet comincia a dare fastidio a qualcuno e dopo la scoperta che
anche l’incidente dell’annegamento della gentildonna potrebbe essere un
omicidio su commissione, comincia ad essere inseguito dalla stessa polizia e il
suo editore rinuncia alla stesura del libro e gli comanda di rientrare a
Parigi. Miet rimane da solo e senza un soldo, ma è convinto che tre delle
persone intervistate, Vilko, Galet e l’aristocratica Trixie Ross, sappiano
molto di più di quello che gli hanno raccontato. Il problema è convincerli a
rivelarglielo. Romanzo incentrato sulla ricerca effettuata attraverso
interviste, che fin dalle prime pagine ci riportano indietro nel tempo,
riportandoci nel periodo retrò che va dagli anni venti agli anni trenta. Viene
messa in evidenza l’atmosfera che si viveva in quel periodo: dissacrante,
ironica e rumorosa, la rinascita dopo la Grande Guerra del 1914-1918. L’autore
lo fa con un linguaggio immediato e fluido, che riesce a farci entrare completamente
nell’atmosfera dell’epoca. Il protagonista principale, George Miet, non parla
mai. Le sue domande non le sappiamo, non ci vengono riportate, appare solo
l’intervistato con la sua storia evidenziando oltre alla storia in sé, anche il
carattere del personaggio che ci troviamo davanti. Le interviste, come ho già
detto, vedranno coinvolti svariati personaggi sui quali Miet concentrerà la
propria attenzione, convincendosi che ognuno di loro sappia qualcosa di
importante riguardante l’omicidio. Lo stile cambia ogni volta, perché Miet
riporterà i diversi livelli culturali e sociali dei personaggi che
intervisterà, quindi anche il loro modo di raccontare e raccontarsi. Ci sarà
chi racconterà in modo realistico i fatti, chi invece si concentrerà molto più
su se stesso, tralasciando ciò che interessa realmente a Miet. Il romanzo è
anche una parodia della società francese dell’epoca, per evidenziarne le falle
di quegli anni. Società incentrata soprattutto sui soldi, il divertimento, le
droghe, le baldorie e i festeggiamenti, per dimenticare ciò che erano stati gli
anni bui della Grande Guerra. Il clima che si respira nelle pagine di questo
libro è a tratti allegro, evanescente, come se rispecchiasse l’aria bonaria dei
personaggi che sembrano mettersi completamente alle spalle tutto ciò che di
tragico avviene, anche se davanti ai loro occhi. Cabaret Biarritz è una lettura
ricca di segreti e di misteri da scoprire, capace di non annoiare il lettore
per il modo originale in cui è conformato. L’originalità consiste nella
capacità dello scrittore di rendere personale quella vicenda e di trasformasi
in Miet, riuscendo a trovare un punto di contatto tra la realtà e
l’immaginazione. Voto: 7/8
martedì 28 giugno 2016
RECENSIONE – Il Cartello di Don Winslow
Ultima “fatica” di Don Winslow, ma è una fatica spesa bene! Il
Cartello, seguito del già acclamato “Il potere del cane” è un libro
eccezionale. E’ un insieme di generi letterari, li tocca tutti e li sconvolge
anche. E’ un noir, un thriller, un action. E’ un qualcosa che potrebbe essere
considerato l’inizio di un genere tutto nuovo.
Winslow ci racconta, con maestria, un nuovo episodio della guerra tra
i cartelli del narcotraffico messicano. Ci travolge con una “marea” di
personaggi indimenticabili, e con la sua scrittura a tratti adrenalinica, con
valanghe di aneddoti e atrocità sulla guerra al narcotraffico degli ultimi
venti anni. Perché di guerra si può parlare. Una guerra che si può paragonare a
quella che si combatte oggi contro il terrorismo di Al Qaeda, ma con molto meno
clamore. Uno dei conflitti che ha fatto più morti che la Guerra Civile
Americana. Più di 100.000 morti, più di 22.000 persone scomparse nel nulla.
Questo perché la richiesta di droga è infinita, come il suo consumo, come ci
dice lo stesso autore all’inizio della storia: “Le cose non cambieranno mai, finché esisterà questo insaziabile
appetito per le droghe … Il cosiddetto problema messicano della droga, è in
realtà il problema americano della droga. Non esiste venditore senza un
compratore.” Ritorna quindi Art Keller. Torna per forza, lui non vorrebbe.
Lo ritroviamo apicoltore in un monastero messicano, dove si era ritirato alla
fine del precedente episodio, provato da tutte quelle morti che si sentiva
sulla coscienza. Art viene richiamato in servizio quando ad Adàn Barrera viene
concesso di ritornare in Messico. Sembrerebbe un carcere di massima sicurezza,
ma Adàn è un uomo potente, vive da nababbo, protetto dai suoi scagnozzi e fa
affari all’interno del carcere, e riesce persino a trovarsi una donna. Intanto
fuori, infuria una guerra tra i vari Cartelli che si voglio appropriare di
tutto il traffico. Conosceremo il Cartello del Sinaloa di Barrera, quello del
Golfo e il gruppo del Los Zetas, ex soldati divenuti narcotrafficanti. La fuga
di Adàn spingerà la DEA a riportare in campo keller, l’unico che è riuscito a
catturare, precedentemente, Barrera. Keller ha promesso a Barrera che lo
avrebbe ucciso, e lo stesso ha fatto Barrera con Keller. E’ guerra aperta anche
tra i due. C’è tutto in questa storia, non ci viene risparmiato nulla. Sadismo,
torture, gente fatta letteralmente a pezzi o bruciata viva. Il tutto ispirato
ad episodi di cronaca realmente accaduti. Inoltre, Winslow ci descrive alla
perfezione i meccanismi perversi della
politica messicana, della corruzione della polizia che appoggia un Cartello o
un altro, la militarizzazione delle forze dell’ordine e i loro soprusi. La
terribile condizione dei giornalisti che rischiano la vita tutti i giorni, costretti anche a scrivere il nulla
per non morire. E la disperazione di tante persone, costrette a vivere in un
continuo assedio, fino all’abbandono delle proprie case. Paesi diventati
fantasma, con le assi di legno alle finestre. E chi cerca di fermare il
fenomeno, con molta difficoltà e con molti caduti. Il bello di questa storia è
che Winslow riesce veramente a comporre una trama, seppur complessa,
intrecciando centinaia di informazioni in una narrazione molto scorrevole e
ricca di pathos. I personaggi, nonostante le poche descrizioni fisiche
risultano essere più vivi che mai. Il Cartello è un pugno diretto allo stomaco,
un romanzo crudo e violento, ben architettato, ben costruito, con tutti i
tasselli nel posto giusto. E’ “il romanzo” che vorresti chiudere dopo un minuto
per il colpo al cuore che riesce a darti immediatamente, ma che sei anche
costretto a riprendere per seguire l’evoluzione della storia, sempre tifando
per i buoni. Ma esistono per davvero i buoni in questa storia? Voto: 9
lunedì 27 giugno 2016
RECENSIONE – Secretum di Rita Monaldi & Francesco Sorti
Secondo romanzo dedicato
all’abate Atto Melani, conosciuto in tutte le corti d’Europa per essere un cantante
castrato di grande abilità. In questi romanzi lo troviamo, come è veramente
stato nella sua vita, agente segreto al servizio di Luigi XIV. La vicenda si
svolge 17 anni dopo quella accaduta nel primo volume, Imprimatur e ritroviamo
oltre a Melani anche il nano che lo aiutò nella risoluzione della prima storia.
Atto si trova a Roma per il matrimonio della nipote del Cardinale Spada,
nell’omonima villa. Ma in realtà è a Roma soprattutto per intrecciare rapporti
con tutti i più importanti personaggi ospiti come lui nella villa, in vista
dell’approssimarsi di un futuro Conclave, vista l’ormai instabile salute del
pontefice in carica. Ma non solo per quello. Atto è invischiato anche nella
cosiddetta “Successione Spagnola”, al cui trono tutti gli stati europei mirano,
ma soprattutto Austria e Francia se lo contendono. Atto è un’abilissima spia,
sa tutto di tutti, ma soprattutto, è in grado di nascondere quello che sa, e di
mantenere tali i suoi segreti. Mai fidarsi di quello che dice. A farne le spese
è il Nano, di cui non conosciamo e ne conosceremo mai il nome, tirato da una
parte all’altra, a costo della vita, dall’abate-spia. Esiste veramente un
complotto tra cardinali per mettere sul trono di Spagna il nipote
dell’imperatore austriaco? E’ vero che il Re cristianissimo, Luigi XIV mira
anche lui al trono spagnolo, tanto da organizzare un complotto con Melani e Maria
Mancini Colonna? E la Colonna era veramente l’amore perduto del Re
Cristianissimo, che perse per colpa dello zio di lei, il Cardinale Mazzarino e
della di lui madre la Regina Anna? Che cosa sarà mai il Triklinion che Atto e
il Nano cercano da tutte le parti come soluzione di una possibile congiura?
Come Imprimatur, Secretum non è un libro adatto a tutti, soprattutto non è il
classico giallo dove si va alla ricerca del colpevole, che qui non c’è. Non è
un thriller, ma un libro dove si rivelano congiure e intricati giochi di corte
che i due autori, Monaldi & Sorti, si cimentano a ricostruire per noi
lettori. Storia che potrebbe essere vera, tanto che ci vengono allegati alla
fine del libro alcuni documenti che potrebbero confutarla. Bel libro, però un
po’ troppo lungo e soprattutto ripetitivo. Voto: 7,5
RECENSIONE – Potere esecutivo di Jennifer Probst
Ennesimo romanzo della Probst,
ennesimo raccontino leggero facente parte del filone “hot”… anzi no “Secret”
della Corbaccio … Secret? … va be’ che vuoi che ci sia di così segreto, qualche
tetta, qualche culo, qualche, insomma … La storia originalissima è questa. Lei,
Chandler Santell è un’istruttrice di yoga, ha la sua bella palestra, che però è
in una situazione finanziaria allarmante. Nonostante sia figlia di un magnate
di Wall Strett, non ama molto suo padre, cioè lo ama come genitore, ma lo vuole
fuori dalla sua vita, perché è un padre padrone, che vuole solo decidere per
lei e dopo essere rimasta scottata con quello che credeva essere l’amore romantico
e per sempre, approvato a pieni voti da “papi”, che altro non era che un
arrivista, ha deciso di troncare i rapporti con il genitore invadente. La
nostra ha bisogno immediato di soldi, pena la bancarotta, a chi chiederli
stipulando un contratto di reciproca soddisfazione (per cosa non si sa, anzi
sì!) non rimane che un nome, Logan Grant, spietato manager dell’alta finanza di
New York (bello, dannato, ricco, stronzo, pieno di se, bravo a letto e con un
pene gigantesco … tanto sono tutti uguali … ah e arrapato, dannatamente
arrapato … però in fin dei conti un bravo ragazzo!). La nostra gli propone di
migliorare il rendimento dei suoi tanti dipendenti facendoli partecipare a
dei corsi intensivi di yoga, e lui
(guarda un po’), accetta. Essendo Logan il nemico giurato di suo padre,
Chandler (che cacchio di nome, scusate!) spera che non sia un arrivista anche
lui, e che non miri ai possedimenti paterni, che un giorno saranno tutti suoi.
Logan è attratto da subito dalla bellissima (ma dai!) maestra di yoga e la
decisione di tentare di tutto per sedurla è brevissima (ma no? Che novità!). Ma
Chandler, visto il suo passato, è dura e resistente e nonostante l’attrazione
che prova per il simpatico gentiluomo gli preferisce il secondo e meno
carismatico Richard, l’avvocato del nostro eroe. Non fosse che quest’ultimo è
proprio l’arrivista da cui Chandler (non so perché ogni volta che la nomino mi viene
in mente un lampadario … ) scapperebbe a piedi levati se solo lo sapesse … e
come al solito ci dovrà sbattere la testa per capirlo. Ma il nostro Logan,
gagliardo e tosto risolverà tutto, chiedendole la mano e salvandola dal losco
Richard e dall’esasperante paparino. Nell’insieme, però, devo dire che è uno
dei migliori romanzi della Probst che ho letto … voto: 5--
RECENSIONE – TROVANDO TE di Jennifer Probst
I protagonisti di questo nuovo
capitolo dei romanzi della Probst, sono Genevieve MacKenzie medico tirocinante,
sorella minore di Alexa protagonista di Contratto Indecente, in procinto di
sposarsi e Wolfe Wells, il figlioccio di Saywer Wells protagonista di Contratto
finale. Avevamo lasciato Wolfe che era poco più che un ragazzo tormentato,
tatuato e pieno di piercing e lo ritroviamo uomo d’affari affermato, ricco e
belloccio, sexy e irresistibile (mi sembra di averlo letto da qualche altra
parte … ma potrei sbagliarmi … no, non sbaglio!). Sapevamo, dalla lettura
(purtroppo) dei precedenti capitoli
della loro sincera amicizia, almeno da parte di lei … lui era già innamorato,
ma lei era impegnata e non si ruba la donna ad un altro anche se ti è
antipatico e lo consideri uno stronzo! Il giorno del matrimonio Genevieve si
ritrova da sola in abito da sposa e ha una crisi di panico. Sta facendo la cosa
giusta? David è quello che vuole? Non si sente così felice e la sua voce
interiore le dice di darsela a gambe. Ed è così che la trova Wolfe, arrampicata
mezza fuori, mezza dentro dalla finestra della canonica, con pizzi e tulle a
farle da cornice. Wolfe l’aiuta a scappare, riconoscendo che la sua “amica”
(seee, mo’ se chiama amica!) l’ultima cosa che sta pensando è proprio quella di
sposarsi, anzi … quello di scappare mille miglia lontano è la cosa che le legge
negli occhi. Quindi il principe azzurro (che si chiama Wolfe e fa pensare più
al lupo di Cappuccetto Rosso), la porta via in uno chalet immerso nei boschi,
lontano da tutto e tutti, per nasconderla al jet set e ai cronisti che
senz’altro la stanno cercando dappertutto. Mentre è allo chalet Gen analizza il
perché ha deciso di punto in bianco di mollare David all’altare e scopre che in
fondo, in fondo David non era poi così simpatico e che soprattutto, la faceva
una nullità (questi uomini!, ma anche queste donne!!!). A questo punto ai due “amici”
(si va be’!) non rimane che proteggersi l’uno con l’altra. Una volta tornati
alla realtà di Verily, Gen scopre che David, oltre ad essere un grande stronzo,
è anche un manipolatore. Ha fatto si che tutti pensano che la colpa sia solo
sua, e persino la sua famiglia è contro alla sua scelta, e non le credono
affatto. Dopo che Wolfe, sorprende il gentilissimo medico che sta aggredendo
Gen in casa sua, si trasferisce da lei, senza nessun secondo fine
(seeeeeeeeee!!!). Riuscirà il nostro eroe a non cadere in tentazione?
Praticamente il nostro eroe non ci pensa proprio, anzi alla prima occasione ci
darà giù alla grande, facendo vedere le stelline alla nostra e facendole
dimenticare David e i suoi scazzi in un nonnulla … ah quello che può il sesso
fatto bene! Però … e c’è sempre un però. Quando praticamente tra i due comincia
a filare tutto liscio, il ns. eroe si fa venire i sensi di colpa. Per cosa? Beh
lui non è perfetto, ha subito degli abusi da ragazzino (e ti pareva?) ed è per
questo che non è mai riuscito a legarsi con nessuna donna. Superanno anche
questo e tra frizzi e lazzi, sedute di sesso memorabili, scazzi, litigi,
aggressioni, polizia e quant’altro i due convoleranno a giuste nozze … voto:
Devo darlo per forza?
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