Questa è la storia di tre
poliziotti sessantenni. Lo sono ancora mentre li incontriamo per la prima
volta, ma in un minuto scopriamo che stanno per diventare ex: la pensione è
alle porte, stanno per essere congedati per raggiunti limiti di età. Ma come
capita spesso con gli uomini d’azione, i tre non riescono a capacitarsi di
avere tutto quel tempo libero e non poter fare nulla. Si deprimono, ingrassano
e sinceramente non sanno più che pesci prendere. Eugenio Mignona, Luc Santoro e Ferruccio
Pammattone, in polizia con ruoli diversi fin dal ’75, ne hanno viste un bel
po’, fino ad arrivare ad essere il primo sovrintendente della scientifica, il
secondo assistente capo all’immigrazione e il terzo sostituto commissario e
vice dirigente della Squadra mobile. Ne hanno viste talmente tante, che si
accorgono che di conti in sospeso ne hanno ancora, e molti delinquenti e
farabutti, nell’arco degli anni, l’hanno fatta franca, fuggendo alla giustizia.
Ora di tempo ne hanno a bizzeffe, e non sanno cosa farsene, perché è proprio
quando brami il riposo, dopo tanto lavoro, ti rendi conto che non sai più cosa
fartene e quanto le giornate possano essere lunghe a passare. Quindi perché non
dedicarsi a quei casi che non hanno mai potuto affrontare quando erano in
servizio? I tre diventano, visti i loro problemi dovuti all’età, la Squadra
Speciale Minestrina in brodo, e i loro nomi in codice sono: Semolino
(Pammattone), Kukident (Mignona) e
Maalox (Santoro). I nomi in codice non sono scelti a caso; il primo se mangia
pesante si riempie di macchie rosse, il secondo appena in pensione si compra
una dentiera e il terzo soffre di atroci bruciori di stomaco. Con l’aiuto di un
ex collega e delle svariate amicizie di cui godono nell’ambiente, iniziano a
collaborare come Squadra Speciale. La loro prima indagine parte da un vecchio
caso di Pammattone. Un ragazzo, un immigrato, viene trovato morto in pieno
centro di Genova, nella città vecchia. Il ragazzo aveva subito un arresto
durante una retata, tanti anni prima. Durante l’interrogatorio, gli aveva
rivelato una serie di indizi che avrebbero potuto incastrare un uomo politico
genovese molto in vista, che faceva affari sporchi con la mafia, l’immigrazione
clandestina e la vendita di prodotti falsi e qualcuno gliele aveva promesse. Ma
all’epoca, l’indagine era morta per mancanza di tempo. A dare una mano alle
indagini ci sarà anche il trans “Tamara”, anche lei vecchia conoscenza di
Pammattone. Riusciranno i nostri eroi a risolvere il caso e ad incastrare i
colpevoli? Tre pensionati, senza manette né pistole, che proveranno ad
incastrare i pesci grossi anziché soffermarsi sui piccoli. L’idea di base non è male è può essere
sfruttata, forse meglio. Per ora è un libro che non da grandi sussulti;
lineare, scorrevole, con qualche spunto umoristico, ma si vede che la storia è
ancora acerba e che sicuramente ci sarà un seguito, dove, speriamo, la trama
possa essere leggermente più complessa. Qui, in effetti, è tutto troppo
semplicizzato, tutto troppo lineare, e quindi la storia risulta decisamente un
po’ appiattita e scivola via senza lasciarti nulla. Speriamo in un seguito con
un po’ più di movimento, e una trama gialla leggermente più intricata e
coinvolgente, altrimenti non ne varrebbe certo la pena. Voto: 6
giovedì 28 aprile 2016
lunedì 11 aprile 2016
RECENSIONE – Città in fiamme di Garth Risk Hallberg
Libro d’esordio per questo
autore. Ha avuto un discreto battage pubblicitario. In patria è stato
addirittura paragonato a Tom Wolfe con il suo “Il falò delle vanità”. Non credo
si arrivi a tanto, però il ragazzo ha sicuramente del talento, considerando che
il periodo che racconta nel suo romanzo non l’ha proprio vissuto e soprattutto
non ha mai abitato a New York. E’ un bel tomo, non c’è che dire. Parecchio
scomodo da portarsi dietro perché abbastanza pesante, ma la storia in sé ci fa
dimenticare la scomodità, perché è bella, struggente e triste. Forse la
lunghezza del racconto, un migliaio di pagine e poco più, è un po’ eccessiva.
Di molte pagine, descrittive, se ne sarebbe potuto fare a meno, snellendo la
storia di orpelli quasi inutili. La storia scorre piacevolmente, il libro non è
mai noioso. Fondamentalmente può essere catalogato come un poliziesco, ma si
rifà anche a quei vecchi romanzi sulle famiglie d’epoca. Fa pensare un po’ un
“Via col vento” in chiave moderna. Lo stile è quello dei romanzi di Dickens,
dove un evento apparentemente casuale da il là alla storia. Siamo nella New
York alla fine degli anni Settanta. Da una parte New York era vista come una
città cosmopolita e liberale, dove tutti potevano trovare un posto, esaudire il
classico sogno americano. Ma era anche un grandissimo calderone, pronto ad
esplodere fatto di quartieri a rischio con un altissimo degrado urbano,
popolati di persone per lo più emarginate.
E in questo contesto si inserisce la storia e l’antefatto da cui parte è
l’aggressione, nella notte del Capodanno del 1976, di una studentessa
universitaria, non ancora diciottenne, all’interno di Central Park. Samantha
Cicciaro, diventerà, malgrado sia riversa in fin di vita in un letto di
ospedale, il pretesto per una piccola rivoluzione: quel black out, realmente
accaduto ma con altri motivi, del 13 luglio 1977, dove New York venne messa a
ferro e fuoco dai suoi stessi abitanti. Nell’arco della narrazione incontreremo
tutti gli altri protagonisti della storia, ognuno di loro ha in qualche modo un
legame con la vittima, chi più, chi meno. Ogni capitolo avrà la voce di uno di
questi personaggi, ognuno con il suo punto di vista, come se la storia fosse
fatta a fette. Un poliziotto a fine carriera che indaga sull’aggressione, un
giornalista d’inchiesta, un professore di colore, un punk-rocker e la sua
famiglia, un fuochista pirotecnico, un assistente in una galleria d’arte, un
banchiere-broker e un ragazzino ebreo punk dalle idee confuse. Nel bel mezzo
della storia ci imbattiamo ogni tanto in “intermezzi” che possono essere
lettere, documenti, articoli di giornali, e-mail (scritti in caratteri
diversi), che ci aiutano a legare fatti e personaggi tra loro. Lo scrittore è
abile nella caratterizzazione dei personaggi ed anche a legare una storia a dir
poco complessa, dove alla fine ogni tassello andrà al suo posto, regalandoci un
libro molto difficile in sé, ma molto bello. Leggendo il romanzo si ha
l’impressione di tornare indietro nel tempo, con la sensazione di vivere nella
città di New York in quegli anni, dove il movimento punk la faceva da padrone,
dove il rumore dello scoppio delle molotov era una cosa normale, dove c’erano
interi quartieri disabitati, negozi chiusi, abitazioni sprangate, edifici
abbandonati, terra di nessuno. Una città con un rumore di fondo incessante, di
uomini e donne insoddisfatti, sempre pronti ad accendere una miccia e a dar
fuoco alla città, ma allo stesso tempo a sentirsi parte di una città aperta,
libera e disponibile. Voto: 8
domenica 10 aprile 2016
RECENSIONE – Life and death di Stephenie Meyer
A distanza di dieci anni dall’uscita di
Twilight, Stephenie Meyer festeggia l’anniversario con l’uscita di una versione
opposta nei personaggi, gli uomini sono donne e le donne uomini, tranne alcune
rare eccezioni. Torniamo di nuovo a
Forks, la cittadina più piovosa e più noiosa di tutti gli Stati Uniti. Nulla è
cambiato. Beaufort Swan, giovane studente che vedremo nelle vesti della
celeberrima Isabella Swan, arriva in un normale giorno di pioggia accompagnato
dal padre, Charlie. Per far vivere
appieno alla madre, il suo secondo matrimonio, e lasciarla seguire Phil, il suo
secondo marito, in giro per gli Stati Uniti in cerca di un ingaggio, Beau
sceglie di trasferirsi a casa di suo padre e terminare lì a Forks l’ultimo anno
del college. Ma Beau ancora non è
conoscenza che per quanto Forks possa essere ordinario, nasconde un segreto
incredibile, che lo porterà ad affrontare un’avventura surreale. Beau, a
differenza di Bella è alt, ma ha la sua stessa andatura, il suo stesso
impaccio, la sua stessa timidezza, un’indole timida e dolce e non fa fatica ad
attirare gli sguardi delle nuove compagne di scuola, attirate soprattutto dalla
sua dolcezza e dai suoi occhi blu e delle buone maniere innate, che lo rendono attraente
ai loro occhi. Ma poi conosce Edythe, l’alter ego di Ewdard Cullen. Glaciale,
bellissima, tanto da non sembrare vera. Un angelo dai capelli color bronzo
senza nessuna imperfezione che turba e stravolge Beau dopo solo il primo
incontro. Edythe, come Edward ha una reazione scomposta soltanto all’avvicinarsi
di Beau ma ne conosciamo il motivo, ne è
sedotta e respinta al contempo. Mentre Beau non riesce a capire il perché di
tanto irrazionale odio verso di lui e ad allontanare la violenta attrazione
della quale è impossessato, gli atteggiamenti di lei che rivelano un’insita
rabbia, un’irrequietezza che pulsa sotto la pelle esangue, e che cela qualcosa
di terribilmente segreto … Edward Cullen e Bella Swan, i personaggi che dieci
anni fa sono entrati nell’immaginario di un’intera generazione sono ancora lì,
ma questa volta visti allo specchio. Il personaggio di Bella, a lungo
contestato dalla critica perché considerata l’eterna “fanciulla in pericolo”,
ha ancora qualcosa da dimostrare: Twilight non è la storia della fragile
adolescente in pericolo, ma la storia di un essere umano in pericolo,
circondato da uno stuolo di personaggi e di azioni. E allora ecco che tutto può
funzionare anche allo specchio. La
storia è riscritta, rovesciando i ruoli, ma le emozioni sono le stesse, così
come le paure. Edythe, nel ruolo di Edward, è una dolce vampira, un po’ meno
minacciosa, ma dal carattere forte e deciso, estremamente affascinante, perché
diluisce perfettamente la semplicità di una diciassettenne con il lato oscuro
che la possiede. Beau, l’alter ego maschile di Belle (non solo nel nome), è un
personaggio positivo, con un piede fuori dalla società e uno dentro la scuola,
amato per la sua goffaggine e la bontà di spirito. La sua intelligenza lo fa
illuminare rispetto agli altri ragazzi, ed è forse per questo che è l’unico che
abbia mai avvicinato Edythe. Torna il mondo dei vampiri e dei licantropi e,
oggi come allora, la saga che ha travolto le scene letterarie e
cinematografiche catapulterà i lettori in un mondo segreto e occulto, dove
l’ossessione febbrile di un amore quasi impossibile tornerà a far sognare …
qualcuno … ma non me. Ho trovato molto più scialba questa storia che la
precedente. Almeno in Twilight si è certi dall’inizio che c’è qualcosa che deve
accadere … le strane morti … le indagini … tutto sparito in questo
riadattamento. I tre cattivi appaiono solo all’ultimo rendendo piatto e noioso
tutto il libro condito soltanto dalle scenette tra Edythe e Beau. Praticamente
nullo, povero, povero … Mera operazione commerciale. Voto: 3
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