lunedì 28 aprile 2014

RECENSIONE - STORIA D'INVERNO DI MARK HELPRIN

Questo gran tomo di ben 850 pagine avrebbe l’ardire di raccontare una storia su New York, una New York dalla fine dell’Ottocento, arrivando ai due nuovi millenni, quello del 1900, e quello del 2000. Una New York popolata di personaggi stravaganti che nel corso del racconto ritroveremo, quali il ladro Peter Lake, la sua nemesi Pearly Soams, la giovane e sfortunata Beverly Penn, la moderna Virginia, fino agli stravaganti Mootfowl e Craig Binky. Il narratore preso da un’estasi data da non so che cosa, tenta, di scrivere pagine (secondo lui) vibranti e travolgenti, ma che al lettore si rivelano complesse se non addirittura astruse, senza costrutto. Perché tra i vari fili narrativi del libro, l’autore fa dei salti temporali e interseca tra loro storie praticamente diverse, che tenteranno, di unirsi in un delirante finale. Nello stesso libro si mescolano il romanzo storico nella prima parte, la storia d’amore, la satira sociale, il racconto fantastico o meglio proto urban fantasy, la distopia fantascientifica, il romanzo sociologico e psicologico. Un libro difficilmente catalogabile proprio per la sua complessità, tanto da ricordarmi un altro tentativo simile, quello di Cloud Atlas, anche quello miseramente fallito. Il lettore si ritrova in un paesaggio di una New York aulica con foreste e laghi fuori dal tempo e dallo spazio, ma anche nera e brutale con bande, uccisioni, fuochi e disprezzo per la vita,  e l’immersione in queste pagine lascia spesso confusi. La storia è divisa in due filoni principali. Lo stravagante Peter Lake è un ladro alle prese con le vessazioni di una banda di criminali, i Coda Corta, capitanati da Pearly Soams che sembra una specie di Cappellaio Matto: bizzarro, infelice e deforme, che cerca rimedio nella relazione con i colori, deciso a farlo fuori a tutti i costi perché ha provato ad uscire dalla banda, ma prima si imbatterà in un imprevisto cruciale, che cambierà la sua vita, ossia innamorarsi di una delle vittime dei suoi furti, la povera e bella Beverly Penn, più strana di un oracolo, affetta da una malattia incurabile. Si denota in queste pagine una New York insolita, con una Manhattan fusa in liquide stratificazioni cromatiche, seducenti agli occhi dei personaggi, tant’è che la storia si apre con la danza di un cavallo bianco, immagine molto fiabesca, che non riesce a fare a meno di Manhattan. Il cavallo ha il compito di salvare Peter Lake dai Coda Corta.  Spropositato è l’odio che Soams ha per Peter, costretto a fuggire con il suo cavallo da una parte all’altra della città, finché non viene trasportato in un’altra dimensione di tempo e spazio, per inseguire il suo amore che credeva perduto. La vicenda si sposta così in una New York più recente, dove riappariranno i personaggi passati e ne appariranno di nuovi, intrecciando le storie, seppure in maniera non molto chiara. Alla fine ci sarà la resa dei conti tra Peter e Pearly, che in una New York incendiata, all’inizio del terzo millennio, daranno vita alla battaglia per la vittoria dell’amore su tutto il resto. E Peter, donando se stesso e sparendo, salverà la vita di Abby Marratta, nemesi in miniatura della bella Beverly Penn, che non era stato in grado di salvare ai suoi tempi. Voto di questo guazzabuglio: 4

lunedì 21 aprile 2014

RECENSIONE - TRAVIS. SUGAR DADDY VOL. 01 DI LISA KLEYPAS

"Sugar Daddy" è la storia di Liberty Jones, dall'adolescenza, fino ai suoi venticinque anni. Parla del difficile rapporto con la madre, della difficoltà di crescere senza una figura paterna, del primo amore, della scuola, le amiche, il lavoro, il peso delle responsabilità, ma soprattutto dell'amore. Liberty cresce in Texas, in una casa mobile nella cittadina di Welcome. Con pochi soldi e ancor meno amici. Insomma poco di tutto. Sua madre è la classica bellezza americana: occhi blu, fisico prestante e capelli biondi. Liberty non ha niente che le assomigli. Ha ripreso da suo padre, un messicano, quindi ha folti capelli neri, pelle ambrata e occhi verdissimi. Nessuno la guarda, nessuno la pensa fino a che non conosce Hardy Cates, di poco più grande di lei. Lui è considerato un poco di buono, un rifiuto della società. Ma non è altro che un povero in canna come lei, costretto a crescere più in fretta per aiutare la numerosa famiglia a sfamarsi. Hardy comincia a considerarla qualcosa di più di una ragazzetta e le fa capire che sotto la scorza dell'adolescente bruttina, ci potrà essere una bellissima donna. Ma la sua intenzione è quella di lasciare per sempre Welcome, per cui Liberty non è considerata, non ha nemmeno una possibilità di decidere, perché Hardy non la considera un ostacolo insuperabile per ottenere quello che vuole. La vita con Liberty non è certo benevola, poco dopo la partenza di Hardy, sua madre muore, lasciandola sola con la sorellina da crescere. Così si ritrova carica di responsabilità e per di più sola. Ha il cuore spezzato e il brutto vizio di paragonare ogni uomo che incontra ad Hardy. Con un insperato colpo di fortuna riesce ad intraprendere la carriera di estetista. Nel negozio dove lavora conosce Churchill Travis, un magnate texano, che come un padre benevolo l'ascolta e la consiglia senza pretendere nulla da lei, se non essere a sua volta ascoltato. Churchill la convince a diventare la sua assistente personale dopo un incidente a cavallo, che lo terrà per parecchio tempo ancorato ad una sedia a rotelle. Così Liberty cambia vita e va a vivere con la sorellina Carrington, nella grande casa di Churchill. Qui conosce Gage, il maggiore dei figli di Churchill che la crede un'arrivista che vuole approfittarsi di suo padre. Gage è arrogante e dispostico, quanto affascinante. E' un bastardo insolente, riservatissimo e con una corazza difficile da scalfire. Eppure è l'unico che riesce ad infiammarla come faceva Hardy. Quando le cose sembra andare per il verso giusto e la sua relazione con Gage assume un aspetto duraturo, Hardy ricompare nella sua vita, come un fulmine a ciel sereno, portando scompiglio e insicurezza. Ma Hardy giocherà male le sue carte. Pretenderà di avere tutto e rimarrà, per ora, con le mani sporche dei suoi giochetti d'affari, ma vuole dell'amore di Liberty, che gli preferirà Gage, e la sua rassicurante protezione. Un romance di buon livello questo della Kleypas, che con il suo modo fluido di raccontare le cose e le sue improvvise espressioni colorite, da una sfumatura alle parole. I personaggi sono ben delineati, ognuno con le proprie caratteristiche. Da Churchill che è il padre che tutti vorrebbero a Marva la saggia vicina di casa, a Carrington che nonostante i problemi è per Liberty una fonte di gioia costante, alla madre Diana, che non è nata, sicuramente, per vincere il premio genitrice dell'anno. Fino ad arrivare ad Hardy e Gage, così simili eppure così diversi. Voto: 6,5

venerdì 18 aprile 2014

RECENSIONE - AUDACI ZITELLE. L'ULTIMA SORPRESA VOL. 05 DI LISA KLEYPAS

Stranamente il protagonista dell’ultimo romanzo delle zitelle non è una donna, ma un uomo, Rafe Bowman. Fratello scapestrato di Lillian e Daisy Bowman. Anche lui è in Inghilterra per impalare niente poco di meno che Lady Nathalie Blandford. Non essendo particolarmente interessato a chi sposerà, Rafe è preparato ad assecondare i desideri paterni. E le nostre impiccione, non più zitelle, impegnate nella preparazione di un grande party di natale che si terrà a Stony Cross Park, sono preoccupate dal fatto che Rafe non sappia comportarsi con una Lady inglese, e che debba venire a sapere tutto il possibile su di lei per poterla corteggiare. A questo scopo, invitano ad un te, la sua cugina povera, che funge anche da dama di compagnia della ragazza, Hannah Appleton, per poterla interrogare sui gusti della cugina. Hannah accetta l’invito, spinta da suo zio, che è convinto da questo matrimonio. Hannah conosce così Rafe, già con dei preconcetti sbagliati per la sua provenienza americana e perché non è un nobile gentiluomo, pensando che non sia la scelta più saggia per la sua delicata cugina (che scopriremo non essere poi così delicata e innocente). Così volano scintille, sagaci botta e risposta e un bacio. Da un punto di vista oggettivo la trama non ci regala niente di nuovo. Il libertino incallito che ha rapporti difficili con il padre e la schietta dama di compagnia con pochi mezzi economici, li abbiamo visti altre volte, in altri romanzi. Ma nel corso della storia, complice la magia del natale a Stony Cross Park, lui da freddo e libertino, diventa un eroe romantico, divertente e disincantato. La storia della sua infanzia non proprio gradevole fa cambiare le prospettive e i sentimenti di Hannah. Tra i due i rapporti cambiano, ma c’è il terzo incomodi di Nathalie da sistemare. Il lieto fine è comunque assicurato e i due riusciranno ad esaudire i loro desideri, come sempre nelle favole. Romanzo rosa di puro intrattenimento. Voto: 6.

RECENSIONE - AUDACI ZITELLE. SCANDALO IN PRIMAVERA VOL. 04 DI LISA KLEYPAS

Quarto capitolo della saga delle Audaci Zitelle. La protagonista è l’ultima del gruppo, Daisy Bowman. La più romantica, quella sempre con la testa nei romanzi rosa, quella sempre svanita, che sembra avere la testa tra le nuvole. Ci pensa però suo padre, arcigno e prevaricatore, a riportarla con i piedi sulla terra, se entro due mesi non riceverà una proposta di matrimonio da un nobile, sarà costretta a sposare l’odiato Matthew Swift, copia èiù giovane di suo padre. Daisy è sconvolta dall’idea di avere un marito come Matthew freddo, controllato e all’apparenza poco appetibile. E’ quindi decisa a trovare un sostituto e ad approfittare dell’aiuto della sorella, ora Lady Westcliff. Daisy però non ha fatto i conti con l’incredibile cambiamento di Matthew, diventato ormai un uomo carismatico e decisamente attraente. La passionalità e l’istinto hanno la meglio sulla ragione di Daisy, che è inspiegabilmente attratta dall’uomo che per anni la ripugnava e la infastidiva. Non riesce a capacitarsi di questi contrastanti sentimenti, ma la passione tra loro è troppo forte per essere combattuta. Matthew, dal canto suo, è da sempre innamorato di lei, ma nonostante l’opportunità, un segreto del suo passato incombe sulla sua felicità. Nonostante svariate vicissitudini i due riusciranno a coronare il loro sogno d’amore, mettendo tutti d’accordo. Romanzo rosa di puro intrattenimento. Voto: 6

RECENSIONE - AUDACI ZITELLE. PECCATI D'INVERNO VOL. 03 DI LISA KLEYPAS

Terzo capitolo della saga delle Audaci Zitelle. La protagonista è la timidissima e balbuziente Evangeline Jenner, figlia di un ricco proprietario di una casa da gioco, costretta a vivere con i familiari di sua madre, che intendono farle sposare un cugino carnale, per giunta obeso, per mettere le mani sulla sua ricchezza. La chiudono spesso in casa senza cibo, la picchiano spesso e volentieri, ma soprattutto lei pensa che dopo il matrimonio vogliano liberarsi di lei. All’ennesimo rifiuto di farle vedere il padre malato, Evangeline scappa di casa e si presenta nell’abitazione di Lord Sebastian St. Vincent a noi già noto. St. Vincent nel precedente episodio, con la collaborazione della vecchia contessa Westcliff, aveva tentato di rapire e sposare contro la sua volontà Lillian Bowman, portandola fino in Scozia a Gretna Green. Aveva accettato il complotto per il suo bisogno immediato di denaro. Quindi Evie ha un piano, fuggire con Lord St. Vincent a Gretna Green, sposarlo per poter riacquistare la libertà, senza più preoccuparsi dei suo parenti materni e con l’opportunità di poter star vicino a suo padre che sta per morire. Sebastian seppur con molti dubbi e pieno di perplessità, accetta per interesse la proposta di quella giovane timida, graziosa sì, ma non certo dotata di fascino. Ma non appena i due sono fianco a fianco, la metamorfosi comincia. Lei da topolino impaurito si trasforma in una pericolosa e sensuale leonessa, lui da diavolo libertino, nel più devoto dei mariti, pronto a morire per amore di sua moglie. Azione, vendetta, rapimenti, duelli, passaggi segreti, faranno da sfondo all’amore tra Evie e Sebastian. Come per tutti gli altri, libro romance per un breve intermezzo, anche se è quello che ho apprezzato di più. Voto: 6+

RECENSIONE - AUDACI ZITELLE. ACCADDE IN AUTUNNO VOL. 02 DI LISA KLEYPAS

Secondo capitolo della saga delle “Audaci Zitelle”. Questa volta la protagonista è l’americana Lillian Bowman, seconda nella lista da sistemare. Lillian è una ragazza anticonformista e poco attenta ai costumi e all’etichetta vigenti nell’Inghilterra Vittoriana. Ricca ereditiera, gran bellezza, dovrebbe essere una ragazza appetibile per tutti i gentiluomini in cerca di rimpinguare i loro patrimoni, ma non è così. Lillian è infatti considerata sguaiata e poco educata, non adatta ad essere la moglie di un gentiluomo, soprattutto perché ha l’abitudine di rispondere. Ma le cose potrebbero essere, a sua insaputa, molto diverse. Quando Lillian, con la sua familgia, fa ritorno a Stony Cross Park, residenza di Lord Westcliff, con il quale il padre è in affari, comincia a vedere Marcus sotto un’altra luce, molto più rilassato, e più a suo agio a casa propria. Inizialmente entrambi cercano di evitarsi, vista l’antipatia reciproca, ma la ragazza rimane sorpresa quando il conte, nonostante non sia proprio una cosa da signorine per bene, si unisce a Lillian e a Daisy per giocare una partita di Rounders, correggendo la prima nei soi errori. La sorpresa lascia spazio all’interesse e l’interesse all’infatuazione per Lillian. Marcus dal canto suo, prova gli stessi sentimenti per Lillian, ma si rifiuta di riconoscerlo, finché all’orizzonte non comparirà un gentiluomo, Lord Sebastian St. Vincent, intenzionato realmente a sposarla, vista la sua urgenza in fatto di denaro. Davanti alla prospettiva di perderla per sempre Marcus darà finalmente voce ai suoi sentimenti. Come il primo volume la Kleypas è abile nell’intrecciare le trame rosa e la storia dell’epoca, creando un romanzo piacevole e distensivo di puro intrattenimento. Voto: 6

RECENSIONI - AUDACI ZITELLE. SEGRETI DI UNA NOTTE D'ESTATE VOL. 01 DI LISA KLEYPAS

Nell'Inghilterra vittoriana di metà ottocento, Annabelle Peyton è alla disperata ricerca di un uomo da sposare. La situazione finanziaria della sua famiglia è precaria, e la sua età di certo non aiuta. A 23 anni può considerarsi annoverata tra le "vecchie" zitelle. Annabelle nonostante tutto spera in quell'ultima stagione per trovare un gentiluomo che la chieda in moglie e salvi la sua famiglia, soprattutto sua madre, dagli scandali e dal disastro economico. Per caso, conoscerà, tramite il suo fratellino, Simon Hunt. Non è un gentiluomo, è il figlio di un macellaio, che con intelligenza ha saputo cavalcare l'ondata di rinnovamento e industrializzazione di quel periodo, diventando ricchissimo. Ma per Annabelle non va bene, nonostante un bacio rubato la faccia fremere, lui non è un nobile, e lei tornerebbe indietro sulla scala sociale. In una delle svariate feste che si organizzavano per la stagione, Annabelle avrà modo di conscere tre ragazze nella sua stessa condizione di zitella in cerca di marito, costrette come sempre a far da tappezzeria. Ma le 4 ragazze, Annabelle, Evangeline, Lillian e Daisy invece di odiarsi per la rivalità, visto che cercano la stessa cosa, si coalizzeranno per ottenere un marito adatto per ognuna di loro. Annabelle è la prima della lista da accasare. In fondo è la più vecchia. Un ballo nella tenuta di Lord Westcliff le permetterà di rivedere Simon Hunt, dopo tre anni dal bacio rubato, che lei nonostante tutto, non ha mai dimenticato. Simon è contrario al matrimonio, ma è deciso ad averla come amante e proverà di tutto per convincerla, finendo però lui stesso per soccombere all'amore. Classico romanzo rosa. Lisa Kleypas ha facilità di scrittura e rende questi libri piacevoli diversivi per passare un pomeriggio di relax. Non sono da premio Pulitzer ma sortiscono l'effetto sperato. Voto: 6

lunedì 14 aprile 2014

RECENSIONE - L'INSONNIA DELLE STELLE DI MARC DUGAIN

1945. E’ la fine della guerra. La Germania nazista si è arresa. Il Reich millenario preannunciato da Hitler, si è inesorabilmente sgretolato davanti alla forza degli Alleati. Il capitano francese Louyre, uno degli eroi di Montecassino si ritrova a comandare un contingente incaricato di occupare un paese rurale nel sud della Germania. Nelle campagne circostanti, in una fattoria isolata, abita una ragazzina di quindici anni, Maria Richter. Viene trovata denutrita e stremata mentre attende il ritorno del padre dal fronte russo. Ma oltre a lei, i soldati francesi, trovano i resti di un corpo carbonizzato di un uomo sconosciuto. Chi sarà mai? Chi lo ha ridotto in quello stato? Può essere stata quella ragazzina che a stento ci vede e si regge in piedi? Secondo il maresciallo Hubert sì. Ma Louyre, che tutto è fuorché un militare, abituato nella sua vita civile ad osservare le stelle nel suo lavoro da astronomo, cercherà di far luce a quella morte, che sente far parte di qualcosa di importante. Allora si prende carico di Maria, ed inizia la sua particolare indagine, convinto che quella morte, in un mare di morti, meriti comunque, verità e giustizia. Le reticenze e le mezze verità sussurrate dagli abitanti del luogo, portano il capitano Louyre a domandarsi quale oscuro mistero nasconde quella cittadina. E da qui emergono personaggi come l’ex sindaco e il prete. Tutti pronti a fare qualcosa per Maria Richter. Soprattutto il prete, che vuole prendersi cura di lei. Ma dietro a tutto questo c’è l’ombra dell’ospedale che incombe. L’ospedale che era una delle fonti di vita della cittadina che si scopre essere stato chiuso e che è custode di qualcosa di oscuro che sembra inestricabilmente legato alla morte di quello sconosciuto di cui ha trovato i resti. Nelle indagini Louyre si imbatte nelle lettere che il padre di Maria le aveva scritto dal fronte e capisce che da quell’isolato delitto ci sono dietro azioni più efferate da parte di un uomo plasmato dall’ideologia nazista. Un uomo che riesce a mettere con le spalle al muro, facendo confessare in una dolorosa conversazione che porterà a galla una delle pagine più atroci della Seconda Guerra Mondiale. “L’insonnia delle stelle” è un libro molto bello, che contrappone agli orrori della storia, un soffio di tenerezza, tanto lieve quanto sconvolgente. Il legame che si instaura tra Louyre e la piccola Maria, da solo si oppone alla follia e alle barbarie, ed è commovente vedere quanto sia tutto ciò che rimane alla fine della lettura: l’innocenza e la purezza di un sentimento che da solo impedisce alla tragedia di schiacciare tutto ciò che rende l’uomo “umano”. Stranamente, più che il confronto tra Louyre e il dottor Halfinger ex direttore dell’ospedale cittadino, è il legame tra Louyre e Maria, a innescare una riflessione dolente e amara su ciò che l’uomo è capace di fare quando si pone al di là del bene e del male. L’umanità di Louyre, il suo senso morale, il suo interrogarsi sulla natura ultima che tutti ci accomuna porta questo romanzo in un piano più alto che quello di una semplice indagine poliziesca. Lo stile limpido di Dugain, la sua capacità di descrivere con poche parole quasi scarnificate, sentimenti, riflessioni, anche condanne sono assolutamente rari e permette al lettore di fare una esperienza quasi catartica. Voto: 7,5/8

venerdì 11 aprile 2014

RECENSIONE - LA DONNA IMMORALE DI LINDA JAIVIN

"La donna immorale" racconta, la vita romanzata di personaggi realmente esistiti, soprattutto dei due protagonisti, G.E. Morrison e Mae Ruth Perkins. Morrison è un cronista di guerra del "The Times" di Londra quando nella sua vita entra Mae "Maisy" Perkins, figlia di un senatore milionario americano. Siamo nella Cina dei primi del '900, poco dopo la rivolta dei boxer, dove Morrison si è reso protagonista, con coraggio e onore, salvando la vita di molte persone. Sta infuriando il conflitto russo-giapponese per il predominio della Cina nordorientale. Morrison è preso sia dai suoi rapporti da trasmettere sulla guerra (che sembra ci sia, ma non ci sia allo stesso tempo), che dalla sua infatuazione per Mae. Quest'ultima, se da una parte lo fa ringiovanire nel corpo e nello spirito, lo distoglie comunque dal suo dovere. Mae è una donna spigliata, civettuola, diversa per quei tempi e Morrison è ingabbiato dai suoi sguardi e dai suoi modi scabrosi, tranne poi sentirsi svuotato e privo di qualsiasi vigore quando capisce la vera natura di lei. Mae ha un bisogno continuo di recitare una parte che sembra fatta apposta per lei: quella di donna disinibita, dai facili costumi, che fa cadere gli uomini ai suoi piedi, facendo di loro i suoi zerbini, per poi gettargli in faccia la verità. Mae è solo di Mae. Morrison tenterà più volte di lasciarla, di dimenticarla, ma non lo farà mai. Ripenserà spesso alle parole dell'odiato collega Jameson che gli rivelò la vera natura di Mae: "E' una ninfomane calzata e vestita, e lo dimostra con ogni gesto e con ogni respiro. Eppure... la sua abilità nel comunicare felicità è davvero incomparabile. La sua esuberanza, il suo umorismo malizioso, la sua esagerazione teatrale, la sua sensualità, la sua instancabile gioia di vivere è una fonte nobile a cui tutti beviamo." Morrison, continuerà, nonostante le divagazioni con Mae e i suoi continui spostamenti al suo seguito, ad allacciare rapporti lavorativi per cercare notizie dal fronte di guerra in un modo tutto nuovo, osteggiato però, da tutte le parti in causa: cinesi, russi, giapponesi, inglesi e il suo stesso editore del "The Times". Continuerà a dar man forte al suo collega Lionel James, inventore della comunicazione radiotelegrafica, aiutandolo ad ottenere i permessi per recarsi sul fronte di guerra, grazie alle sue conoscenze in alto loco, sia in Cina che in Giappone. E nel frattempo il suo rapporto con Mae continuerà tra alti e bassi, tra gelosie e sogni. Ma alla fine Mae andrà via e Morrison si ritroverà ad aver vissuto come su un palcoscenico di un teatro dove: "Una volta che il dramma è finito, la tragedia, la commedia, di chi si separa e chi si unisce, tutto sparisce come in un sogno." Morrison riuscirà a diventare consigliere del primo presidente della repubblica cinese, si sposerà all'età di 50 anni con la sua segretaria di 23 anni. Nei sette anni di matrimonio riusciranno ad avere tre figli, prima della loro morte a distanza di poco tempo. In Cina, Morrison è ancora ricordato come un personaggio coraggioso ed onorevole. Ne "La donna immorale" si tenta di romanzare una storia realmente esistita come ho già detto in apertura. La Jaivin è stata un'abile ricercatrice e la storia di fondo è molto accurata, ma il romanzo in se non decolla mai. Ci sono alcuni spunti interessanti, ma questo non fa dello scritto un bel libro, ma solo un tentativo poco riuscito. Voto: 6

lunedì 7 aprile 2014

RECENSIONE - DOPO DI KOETHI ZAN

Negli Stati Uniti è uscito con il titolo The Never List nel 2013, nonostante avesse avuto luce molto prima dei fatti di Cleveland, la scoperta e liberazione di tre donne sequestrate e tenute in schiavitù per dieci anni. Ci riporta indietro nel tempo “Dopo” di Koethi Zan. Ci riporta alle storie raccapriccianti di Natascha kampusch e di Elisabeth Fritzl. “Dopo” mette in scena un caso simile. Tre ragazze sono scampate alle torture di un uomo che le ha tenute segregate per più di tre anni in una cantina di una casa isolata nell’Oregon. L’uomo, Jack Derber, è un professore universitario di psicologia e dedica la sua vita a sperimentare su esseri umani la resistenza al dolore estremo. La vera protagonista del libro è Sarah-Caroline, una persona maniaca del controllo che insieme alla sua amica Jennifer avevano stabilito, con calcoli statistici, il modo per star fuori dai pericoli della vita. Il titolo originale, The Never List , la lista delle cose da non fare mai, si riferisce alle precauzioni ossessive che Sarah e l’amica Jennifer avevano compilato durante gli anni di scuola: mai salire in macchina con uno sconosciuto, non accettare inviti in luoghi isolati eccetera. Purtroppo, queste regole non riuscirono a evitare loro, dopo una festa con i compagni di università, di cadere nella trappola di un finto tassista che le rapisce e le porta nella casa-prigione. Jennifer è la prima a sparire, pochi giorni dopo la sua prigionia e Sarah crede sia morta, anzi ne ha quasi la certezza, nonostante il cadavere dell’amica non sia mai stato trovato. Dopo mesi e anni di prigionia, Sarah sfrutta una debolezza nella metodica di Derber e riesce a fuggire e a far liberare le altre due ragazze prigioniere, Christine e Tracy. A dieci anni di distanza si apre un dilemma per tutte e tre, Derber si è convertito a una setta cristiana ed ha una buona condotta in carcere e si è sposato. Tutto si può rivedere, il suo avvocato ha infatti chiesto la libertà condizionata. Infatti, non è mai stato accusato di omicidio, visto che il corpo di Jennifer non è mai stato ritrovato. A ciascuna di loro, dalla prigione, Jack Derber invia delle lettere e la polizia, periodicamente, gliele consegna. Lettere enigmatiche, minatorie, il cui messaggio è uno solo: siete riuscite a scappare una volta, ma io vi sto dietro e non vi lascerò più. Ma per Sarah dicono qualcos’altro, ma soprattutto lei pensa che possano aiutarla a chiudere il cerchio, ritrovare il cadavere di Jennifer e mettersi tutto quello che le è successo alle spalle. Quindi per Sarah la prima cosa da fare è ricercare le altre compagne di quegli anni di orrore. Con l’andamento di un thriller, compreso un finale a sorpresa (le ultime dieci pagine sono chiuse: sta al lettore decidere se vuol conoscere la conclusione, o magari, prima, immaginarsi una possibile soluzione e poi andare a verificare), “Dopo” è il romanzo d’esordio di una avvocatessa di New York, lettrice di grandi classici come Tolstoj e Jane Austen, Henry James e Nabokov, cita per il genere poliziesco psicologico tre autori: Thomas Harris (Il silenzio degli innocenti), Ruth Rendell e Henning Mankell. Ma il tributo di ammirazione più grande è per Shirley Jackson, autrice di racconti del terrore molto amata da Stephen King. Nel romanzo, poi, elenca i titoli della biblioteca dello psicologo sadico: Foucault, Nietzsche, Octave Mirbeau (Il giardino dei supplizi), Georges Bataille e naturalmente Sade. Curiosamente tutti autori europei, quasi a suggerire che il Male proviene sempre dal Vecchio Continente, che è stata l’Europa a contagiare il Nuovo Mondo. Per l’edizione italiana si è scelto il titolo “Dopo”, forse più giusto perché il cuore del romanzo è proprio la descrizione di come, a molti anni di distanza, la mente delle ragazze ha saputo e potuto reagire a quell’esperienza da incubo. Tutte e tre, naturalmente, hanno cambiato nome, ma non sempre questo è servito a chiudere davvero con quanto hanno subito. Se Christine ha cancellato tutto (sposata con un banchiere, due figlie, vive la vita di una signora dei quartieri alti e nessuno intorno a lei sa niente del suo passato), Tracy, invece, ha scelto di dedicarsi alla lotta contro la violenza sulle donne: dirige una rivista femminista, è una militante impegnata. La più fragile è Sarah, la più insicura, che continua a difendersi dal mondo esterno, non riesce neppure ad avere un minimo contatto fisico con le persone, ha lasciato la casa dei suoi per New York dove lavora, da casa, con il computer. In parte Koethi Zan si adegua alle leggi del thriller: l’indagine che può diventare molto pericolosa; la moglie dello psicologo che è scomparsa; una setta cristiana che ha strani legami con un club sadomaso di cui fa pure parte - «per scopi di ricerca scientifica» - la ex assistente di Jack Derber. E, inevitabilmente, le tre ragazze finiranno per ritornare nella casa dove furono tenute prigioniere. E qui... Ma ciò che rende interessante il romanzo sono i lampi di memoria, i flash improvvisi che assalgono Sarah, brandelli di quello che ha vissuto nella cantina del suo carceriere: quali pensieri la abitavano, come passava il tempo interminabile della sua prigionia, oltre quale soglia di paura e dolore si è potuta spingere. Qui la finzione romanzesca sembra sospesa, la voce che racconta sembra appartenere a una delle vere vittime, ed è in grado di farci apparire davanti, seppure per brevi momenti, cosa realmente deve provare una persona resa schiava da un maniaco, quali abissi si spalancano nella coscienza in un tempo di cui si è perso il controllo. L’unica pecca di questo libro: il finale scontato… Dalla terza pagina si capisce chi è il personaggio misterioso che aiuta Jack Derber nel continuare a minacciare le ragazze… Nonostante l’autrice, con “la trovata” delle pagine chiuse e la possibilità data al lettore di trovare lui una soluzione, abbia voluto creare una particolarità il finale non decolla, anzi sminuisce il resto del libro. Voto: 7

giovedì 3 aprile 2014

KATHERINE di Anya Seton

Inghilterra, XIV secolo. Educata in un convento, Katherine de Roet, figlia di un araldo fiammingo, a quindici anni giunge alla corte di Enrico III, al seguito di sua sorella Philippa, damigella della regina. “Adieu, Katherine cara, adieu” diceva la tenue voce della piccola suora portinaia del convento di Sheppey nel Kent che si perdeva attraverso la foschia di quell’alba inglese in un giorno di aprile della metà del XIV Secolo. La quindicenne Katherine de Roet scortata dalla madre priora Godeleva, da sorella Cecily e dallo scudiero della regina Long Will Finch, si apprestava a lasciare il convento dopo ben cinque anni di permanenza come pensionante. La giovane dai folti capelli rossi, pelle lattea e liscia era diretta alla corte di Windsor. La buona regina Philippa, moglie devota del re Edoardo III, era solita occuparsi sempre di bambini rimasti orfani, in particolare quelli come le giovani de Roet “dei cui padri condivideva la terra d’origine”. Payne de Roet, araldo della corona inglese, morto in battaglia combattendo per Edoardo III, proveniva dall’Hainaut, la ricca regione dei Paesi Bassi da cui era originaria la regina. Presso la corte dei Plantageneti, che brillano come il sole a mezzogiorno, con “il fascino radioso unito a una malinconia che scioglieva il cuore” Katherine aveva fatto breccia nel cuore di molti cavalieri. Anche il prode duca di Lancaster John di Gaunt, il più valoroso e anche il più bello dei figli del re, sposato alla ricca Lady Blanche, aveva subito la fascinazione degli occhi grigi della giovane perché erano uguali a “quelli di una persona il cui ricordo evocava un dolore vivo in lui”. La vita di Katherine sarebbe stata segnata dal destino anche perché “dotata di una bellezza fuori dal comune” che ispirava “un amore appassionato e sensuale”. Andata in sposa all’“ariete sassone” Sir Hugh Swynford cavaliere di John di Gaunt, privo di grazie cortesi, soldato astuto e feroce e insofferente alle regole cavalleresche del leggendario Re Artù, il futuro della seducente Katherine sarebbe stato accanto al terzogenito di Edoardo, John, duca di Lancaster, conte di Richmond e Derby, di Lincoln e Leicester. E’ l’epoca di Geoffrey Chaucer, di splendide residenze reali, di tornei e battute di caccia e di sfarzosi banchetti. E’ l’epoca della grande epidemia di peste del 1348, la Morte Nera, che uccide un terzo della popolazione, eliminando a Londra, l’intera corporazione dei sarti e dei cappellai e di grandi rivolte e tumulti della popolazione stremata dalla carestia. E’ l’epoca, infine, della più grande storia d’amore del Medioevo: quella tra Katherine e John di Gaunt, un amore tormentato, contrastato, scandaloso per l’epoca. Al seguito di John di Gaunt, Katherine viene dapprima nominata governante ufficiale delle due figlie del duca di Lancaster e della sua prima moglie Blanche. Alla morte di Blanche, diviene l’amante ufficiale di John destando scandalo. Nelle cronache dell’epoca era definita una strega e una prostituta e un demonio e un’incantatrice.  Anya Seton, autrice statunitense che amava l’Inghilterra (il padre era inglese), conosce perfettamente l’ambientazione del suo romanzo (da molti considerato il suo capolavoro) e la descrive con sicurezza e abilità. Leggere un libro poderoso come questo, frutto di un lavoro accurato di ricerche equivale a “una splendida avventura”, a un viaggio nell’Inghilterra del 1300, in un’epoca storica dominata da tensioni sociali, lotte per il potere mentre imperversa la terribile Peste Nera. Sullo sfondo l’occhio acuto di Geoffrey Chaucer, autore de I racconti di Canterbury (prima opera della letteratura inglese scritta in volgare), figlio di un commerciante di vini e cognato di Katherine descrive la società che lo circonda. L’epoca narrata dalla Seton risulta reale grazie anche alla figura della protagonista che riesce a mantenere intatta la propria identità nel maschilista mondo medievale. Tutto ciò rende il romanzo emozionante agli occhi delle donne del terzo millennio che vedono in Katherine “una fonte d’ispirazione, perché è una donna piena di coraggio e di autostima”. Attraverso lutti, guerre, adulteri, assassini, abbandoni e ricongiungimenti, la passione tra Katherine e John di Gaunt, tuttavia, non finirà mai e nel 1396, nella cattedrale di Lincoln, culminerà in uno sfarzoso matrimonio. Con un ritmo narrativo e una scrittura che avvincono il lettore, Anya Seton fa rivivere questa celebre vicenda come fosse accaduta ieri. Voto: 7,5