giovedì 6 maggio 2021

RECENSIONE - Il prezzo del passato di Kathy Reichs

Ventiduesimo titolo della serie dedicata all’anatomopatologa forense Temperance Brennan, che troviamo alle prese con un caso molto particolare e soprattutto di un’attualità spaventosa.
Dopo che l’uragano Inara si è abbattuto sulla costa del South Carolina un bidone di plastica, di quelli usati per i rifiuti sanitari, è risalito in superfice a causa del mare in tempesta. All’interno vengono ritrovati i resti di due persone, senza vestiti, avvolte in un telo di plastica e legate con un cavo elettrico.
Davanti ai resti dei due corpi, Temperance viene colta da un ricordo del passato, di una situazione già vissuta anni prima in Canada. Un caso rimasto insoluto che aveva seguito con l’allora detective della Sûrete du Québec, ora investigatore privato e suo compagno, Andrew Ryan.
Molte cose coincidono: stesso fusto di resina, stesso cavo elettrico rosso papavero, stesso telo di plastica. Dita mozzate e denti cavati per evitare il riconoscimento delle vittime. Un unico foro di proiettile sulla nuca. Altri elementi cancellati per sempre dall’immersione in acqua per tanto tempo.

Temperance si convince che i quattro omicidi, quelli avvenuti in Canada e questi di Charleston siano stati perpetuati dalla stessa persona, per questo vola a Montréal per cercare di far riaprire dal suo Capo al Laboratoire de science, LaManche, il vecchio caso.
Per fortuna altre cose della sua vita si sono sistemate, come l’aneurisma che pendeva sopra la sua testa come una spada di Damocle, risolto con un delicato e riuscitissimo intervento, e il problema che aveva avuto sul suo lavoro, risolto con un cambio al comando dell’MCDC di Charlotte.
La stabilità raggiunta anche in campo sentimentale con Ryan l’hanno resa meno nervosa, meno impaurita e meno instabile di come l’avevamo colta nel precedente romanzo, quindi più caparbia e combattiva.
Dopo aver lasciato le indagini di Charleston, per ora completamente senza indizi, nelle mani della non proprio simpaticissima detective Vislosky, Tempe si butta a testa bassa, con l’aiuto di Ryan a risolvere l’enigma Canadese, per poi risolvere quello di Charleston.
Nel frattempo sulla Carolina del South, Charlotte, Charleston e dintorni, come se non bastasse la pandemia da Covid-19 (presa molto alla leggera devo dire), si abbatte un’altra inaspettata calamità: un batterio mortale, che non dovrebbe potersi trasmettere tramite contatto tra persone, ma che comincia a diffondersi rapidamente tra la popolazione, già stremata dalla lotta al Covid. Sembrerebbe che questa malattia sia dovuta a un semplice morso di cane o al graffio di un gatto portatori della Capnocytophaga canimorsus, ma l’organismo umano debba essere predisposto dalla mancanza di un gene nell’elica del DNA.

Brennan per venire a capo dei suoi casi sarà costretta ad utilizzare delle tecniche particolari per la sintetizzazione del DNA, a imparare svariate tecniche utilizzate nella composizione dei vaccini, come lo sviluppo dell’RNA messaggero e quello del CRISPR/Cas9, una proteina in grado di manipolare il DNA umano.
Non sarà facile per Tempe barcamenarsi tra materie che non conosce, ma quindici anni prima aveva fatto una promessa al corpicino ritrovato a St. Anicet, quello di scoprire chi fosse; quindici anni prima non c’era riuscita, ma ora ha questa seconda possibilità e armi molto più sofisticate da utilizzare e anche l’aiuto di svariati amici competenti, ma anche di vittime curiose. Riuscirà Temperance Brennan a scoprire l’identità dei quattro cadaveri?
Cosa hanno a che fare gli omicidi con la nuova epidemia che ha colpito Charlotte e il South Carolina?
Ma come se non bastasse, c’è anche la storia nella storia, che la povera Brennan, oberata di lavoro, lascerà nelle mani della sua amica Anne, che si trasformerà, temporaneamente, in un’investigatrice, per venire a capo della storia di Polly Beecroft e di una maschera funeraria di un secolo prima.

Il romanzo è come al solito fluido, la trama gialla scorre ritmata dando al lettore la possibilità di raccogliere gli indizi a mano a mano che segue la storia. Come sempre ci sono pagine del romanzo utilizzate per le spiegazioni scientifiche che potrebbero rivelarsi astruse per qualcuno, ma che per una curiosa come me, sono manna dal cielo.
Ho notato, però, in questo capitolo una differenza che solo chi ha letto tutti i romanzi dell’autrice dedicati a Temperance Brennan può notare. Piccolezze, come l’uso di un certo modo di parlare non proprio da Tempe o l’uso del turpiloquio, o il modo di colloquiare tra Ryan e la stessa Tempe che me li ha resi alquanto strani e forse un po’ diversi. Sembrerebbe un po’ un cambio di stile da parte dell’autrice o forse che so, una traduzione diversa? Ai posteri l’ardua sentenza. Comunque il romanzo come al solito è validissimo e Tempe non delude mai.

(www.contornidinoir.it)