La
morte non fa rumore è il secondo volume della saga di Gereon Rath, il
commissario della squadra omicidi di Berlino all’epoca della Repubblica di
Weimar, nato dalla penna di Volker Kutscher edito da Feltrinelli. Dopo Babylon
Berlin, di cui è stata creata anche una serie tv di successo, esce questo
secondo capitolo. Durante le riprese di un film sonoro, la famosa attrice Betty
Winter perde la vita in quello che sembra un terribile incidente. Il caso viene
affidato a Gereon Rath, che ha sempre modo e maniera di finire nei guai,
soprattutto perché non è un uomo retto e onesto, e perché gli piace essere un
solitario e navigare a vista. Tutto, come già detto, fa pensare ad un incidente,
ma un vecchio “conoscente” del commissario Rath, il produttore Manfred
Oppenberg, già conosciuto nell’altro libro, lo mette a conoscenza che la sua
attrice di punta e sua amante, Vivian Franck, è scomparsa. A questo punto
Gereon cambia idea, e comincia ad indagare sia sull’omicidio della Winter che
sulla scomparsa di Vivian Franck. Come al solito, inviso dal suo superiore
diretto, il commissario capo Böhm, Gereon penserà bene di seguire la sua pista
in solitaria che lo porterà a conoscere i lati oscuri del glamour, e la
rivalità tra produttori cinematografici, tra chi aspira ad entrare nella
produzione del nuovo mondo del sonoro e chi non si rassegna alla sparizione dei
film muti, considerati la vera arte. Oltre a tutto questo, c’è sempre l’ombra
del padre, sempre più invischiato negli affari politici, che gli affida il
compito di aiutare a rintracciare il ricattatore del borgomastro di Colonia.
Per fortuna di Gereon, non ci sono solo brutte nuove, ma anche buone. Nella sua
vita ritorna Charly, la sua ex, mai dimenticata e l’arrivo in casa di Kirie,
una cagnolina che troverà un posto nel cuore dell’ombroso commissario. Leggendo
il libro si capisce da subito che si tratta di un classico poliziesco. Scritto
bene, ricco di complotti, di rovesciamenti di fronte e mai banale. In più c’è
anche la storia non proprio perfetta di Rath, che è un uomo piuttosto
incasinato che non riesce a sottostare a nessuna regola imposta. Figuriamoci
poi se chi gliele impone è considerato un inetto. Fa riferimento solo al suo istinto
Rath, e le sue azioni sono spesso motivo di scontro con i colleghi e il suo
capo Böhm. Molto più giallo di Babylon Berlin questo secondo capitolo, dove si
affrontano sì, i demoni che inseguono Gereon e che lo hanno costretto al suo
trasferimento a Berlino, ma molto meno presenti che nel primo volume.
L’intreccio giallo è scritto estremamente bene, anche perché si contorce su sé
stesso, fino a ritrovare la giusta via, ma lo fa appositamente per far perdere
il lettore nelle pagine e per dar modo allo stesso, di continuare la lettura e
cimentarsi a capire chi è il famoso assassino o se esiste veramente un
assassino. Belli i personaggi di contorno, tra cui il capo Gennat detto il
Budda, Charly che è la vera Sherlock, l’amico giornalista Weinert sempre pronto
ad aiutarlo oltre che a carpire scoop succulenti. Consigliato.
(a cura
di Silvia Marcaurelio)