martedì 18 ottobre 2022

RECENSIONE - Omicidio a cap Canaille di Christophe Gavat

In un assolato aprile a Marsiglia il comandante della Polizia Giudiziaria, Henri Saint-Donat, si trova a fare i conti con il ritrovamento di un corpo bruciato in un’autovettura, quello che nel gergo della mala marsigliese viene chiamato “barbecue”, un regolamento di conti abbastanza brutale.
Ad aiutarlo nelle indagini, la comandate della BRI, Lucie Clert, figlia di sbirro e come il padre capace, tenace e soprattutto testarda e irriverente. Insomma per niente facile.
A contrapporsi alla Clert, il giovane tenente Basile Urteguy, che fresco vincitore di un premio per la sua performance al pianoforte decide, nonostante i contrasti e le ire dei suoi genitori, di prendere pistola e distintivo. Di carattere calmo, riflessivo, dolce e timido, molti suoi commilitoni lo prendono in giro e lo considerano una mammoletta. È segretamente innamorato della Clert. Lo sanno tutti, tranne lei.

In un’altra città, Parigi, gli ex colleghi di Henri Saint-Donat sono alle prese con delle rapine a furgoni portavalori e sulla scena di una di queste, viene rinvenuto il DNA di un pregiudicato di Marsiglia.
Henri e il suo comandante Larrivée, nonostante il contrasto con Lucie Clert, pensano che le coincidenze non esistano e che i due casi siano collegati.
Droga e soldi, rapine a furgoni blindati, codici criptati, la Fournier, il DNA del malvivente marsigliese, tutto è racchiuso lì. Ma è una matassa bella intricata quella che si trovano davanti Henri e la sua squadra, più i rinforzi parigini.
Trovano un bandolo, ma ne perdono un altro. Capiscono qualcosa, ma quel qualcosa porta a strade senza uscita.

Mentre tentano l’impossibile, riusciamo a conoscere i nostri protagonisti, che hanno delle loro storie e dei loro segreti. Sono un’umanità varia. Henri con i suoi silenzi, i suoi blocchi, che sembra in dei momenti fosse come se si assenti dal mondo presente, come se fosse in colloquio con un altro mondo a parte. Lucie e i suoi scoppi d’ira, gli stessi per cui era famoso suo padre. Ma i suoi sono diversi. Lei non vorrebbe certo essere così, è solo che non riesce a trovare qualcuno che le ispiri un comportamento diverso… O forse ce l’ha così vicino e non riesce a vederlo.
E poi Urteguy, il giovane tenente bello e sapiente a cui i commilitoni non sprecano commenti mortificanti. Ma lui è così. Dolce, timido, tutto d’un pezzo, un musicista con pistola e distintivo, ma con la poesia nella testa. E anche l’amore per qualcuno che probabilmente è inavvicinabile.
I tre, più i parigini, devono però agire in fretta, e dimenticare se possibile i loro affanni, perché c’è una grossa operazione in corso, i rapinatori sono al lavoro, e qualcuno cerca anche vendetta.

Marsiglia è la protagonista perfetta, il posto magico, ma anche selvaggio. Dove l’oro del sole si mischia alla violenza delle gang marsigliesi. Dove la malavita domina sui pochi poliziotti che cercano di mantenere l’ordine. Dove una scogliera di selvaggia bellezza come Cap Canaille può essere uno spettacolo perfetto per storie d’amore ma anche di morte, con la scogliera a picco: trecentonovanta metri di altezza prima di arrivare al mare blu.
Bel libro, veramente ben articolato in tutto. Dettagli, trama, luoghi e personaggi. Sono tutti intercalati perfettamente nell’opera che con una scrittura a volte leggera, a volte commovente e a volte cruda, ci porta a leggere un libro complessivamente perfetto sia nella trama gialla, sia nella storia dei suoi personaggi più carismatici.
Sarebbe carino che l’autore potesse sviluppare, in un romanzo a parte, la storia di Nathalie Fournier, personaggio che in questo romanzo vediamo idealizzato sullo sfondo, ma che sarebbe interessante poter approfondire.
Libro consigliatissimo.

Silvia Marcaurelio