martedì 29 gennaio 2019

RECENSIONE – L’amica geniale di Elena Ferrante



Ho aspettato un bel po’ per leggere il primo libro della serie de L’amica geniale di Elena Ferrante. Ho aspettato che si placasse l’onda del successo, il momento in cui tutti leggevano il romanzo perché faceva “figo”! Ho aspettato che si placasse il clamore sul fatto che si volesse per forza capire chi fosse in realtà Elena Ferrante, come se ciò bastasse a farci apprezzare o meno i suoi romanzi. Ho aspettato che si placasse il clamore della serie tv, dove i lettori si sono equamente suddivisi in favorevoli e contrari. Quindi era arrivato il momento di leggerlo, spinta anche da altre persone che dovevano farlo come me. Dopo questa lunga introduzione passo direttamente ai fatti. Mi è piaciuto? “Nì”. Non è un no, ma nemmeno un sì. É un romanzo normale, come tanti altri, senza infamia e senza lode. Siamo a Napoli nel primo dopoguerra. La storia si svolge tutta o quasi in uno dei quartieri più degradati della città. Ha come perno centrale l’amicizia nata sui banchi di scuola tra Elena Greco detta Lenù e Raffaella Cerullo detta Lila. A raccontare la storia è una Elena ormai anziana, che torna, scrivendone, indietro nel tempo. La realtà in cui vivono le due ragazzine è composta da padri padroni, fratelli maggiori violenti, vicini pazzi, persone fiere e persone ottuse. Una realtà dove anche le parole uccidono. Una realtà fatta di case fatiscenti, tra gli odori marcescenti e la miseria più nera, con la voglia di uscire fuori dai confini per una vita migliore o con l’accettazione della mediocrità fino alla fine dei propri giorni. Lila e Lenù sono brave, bravissime. Ma Elena senza Lila non è niente, almeno è quello che lei pensa. Il tutto è in una frase  che si promettono da ragazzine: “Chell che facc tu facc io!” É Lila la trascinatrice, ma sarà lei a soccombere alla realtà violenta del quartiere. Elena ha come una sorta di dipendenza da Lila, ma non sarà solo lei a provarla. Tutte le persone che Lila frequenterà subiranno in qualche maniera il suo fascino. La odieranno e ameranno allo stesso tempo, come farà anche Elena. Per Elena sarà vivere in una continua competizione con l’amica, anche quando prenderanno strade diversissime, tanto da giudicare se stessa in base a ciò che Lila pensi di lei. Elena proverà sempre un senso di grande inferiorità per Lila, anche se sarà proprio quella sua inadeguatezza a farla emergere nello studio. Questo senso di inferiorità da parte di Elena mi ha dato letteralmente sui nervi. A dirvi tutto a me Lila sta pure un po’ antipatica. Tutto questo genio da imparare da sola il greco ... un po’ una supereroina dello studio. La scrittura della Ferrante è scorrevole ed usa un gergo lessicale facile da compredere, a parte quelle poche frasi riportate in dialetto stretto. La storia è quindi di facile lettura e comprensione. Voto: 6

lunedì 7 gennaio 2019

RECENSIONE – Vuoto per i Bastardi di Pizzofalcone di Maurizio De Giovanni



In un giorno tranquillo al Commissariato di Pizzofalconesi presentano il vice-preside e una professoressa di un istituto superiore di uno dei quartieri più degradati di Napoli. Vogliono avvisare la polizia che, secondo loro, una professoressa di lettere del loro istituto è scomparsa. Sono restii entrambi a parlare e raccontare quello che sanno, soprattutto perché non sono veramente sicuri di quello che dicono e non intendono esporsi in via ufficiale. Il marito della “scomparsa” è un pezzo grosso della finanza cittadina con un futuro certo nella politica, quindi è bene non pestargli i piedi. Con nulla in mano Palma e i suoi ragazzi decidono di iniziare un’indagine in via non ufficiale, senza avvertire la Piras. In effetti questa sparizione appare strana: se la donna è scomparsa, perché il marito non ha denunciato nulla? Lojacono e Di Nardo sono concordi che bisogna indagare, per Aragona è una questione di amanti e corna. A parte il caso non caso, la notizia che fa sobbalzare i Bastardi, è l’arrivo a Pizzofalcone del sostituto del vice-commissario Pisanelli assente per malattia. Non è un elemento sconosciuto all’ambiente, anzi è considerato non proprio tranquillo per i suoi trascorsi. La sorpresa è che il nuovo vice-commissario, anche se temporaneo, è una donna, Elsa Martini, una rossa piemontese con due occhi verdissimi. Una che potrebbe tranquillamente fare la fotomodella. All’inizio non saranno rose e fiori. La Martini è una solitaria a cui piace fare di testa propria, mentre i Bastardi che hanno lottato per riuscire a fare gruppo la ritengono un elemento estraneo, soprattutto perché sentono la mancanza di Giorgio Pisanelli, la loro memoria storica, il loro “Presidente”, il vero collante del Commissariato. Può una persona scomparire nel nulla, nel vuoto cosmico, senza lasciare indietro nulla di sé? Le indagini porteranno gli uomini e le donne di Pizzofalcone a scoprire qualcosa di insospettabile e orribile insieme. Per portare a termine il loro compito dovranno lottare contro il tempo e contro il vuoto che, sembra essere lì ad un passo, pronto ad inghiottire le loro vite. Voto: 7,5