Esordio per questa autrice nel
mondo dello young-adult. So che qualcuno odia questo genere di romanzi, ma a me
tocca leggerli uguale! Devo dire,
nonostante la storia sia propriamente ideata per le ragazzine, che l’autrice
non fa per niente una brutta figura, anzi. Molto più storia gotica che
young-adult, anche se i protagonisti sono comunque dei ragazzini di diciassette
anni. Kendare Blake ha creato una storia in cui il confine tra i vivi e morti è
più sottile di quanto si potrebbe immaginare, in cui la vendetta è il piatto
forte e riempie di vita anche le ombre dei cadaveri e in cui l’oscurità e
l’amore non sono poi così diversi. Con le sue connotazioni horror e la sua
brillante narrazione, la Blake ha dato vita ad una storia originale. Il
protagonista è un cacciatore di fantasmi, Teseo Cassio “Cas” Lowood, che con il
suo fedele pugnale,”l’athame”, ereditato dal padre, riesce a uccidere gli
spettri assetati di vite umane. Cas però è un diciassettenne e non bisogna
dimenticarlo. Non è facile per lui essere sempre in viaggio, sempre con lo
zaino in spalla, viaggiando di città in città per svolgere il suo lavoro,
accompagnato solamente da sua madre, una strega “bianca” e dal fedele gatto
nero avvistatore di fantasmi “Tebaldo”. Nel mondo di Cas i fantasmi, in modo
particolare quelli uccisi da morte
violenta, sono delle creature divorate dal bisogno di uccidere chiunque gli si
avvicini, per infliggere il loro stesso dolore. Cas ha un potere particolare
che glieli fa vedere e riconoscere, ma soprattutto riesce ad ucciderli di
nuovo, grazie all’eredità lasciatale dal padre ed al suo pugnale che porta
sempre con se. Cas è un bel personaggio. Non è il solito supereroe tutto
muscoli, anzi. Ha tutti i difetti che hanno i ragazzini di diciassette anni. E’
ossessionato dalla morte di suo padre e ne vorrebbe vendicare la morte.
Sboccato, autoironico e davvero molto umano, Cas sa davvero come entrare in
sintonia con il lettore. La nuova missione che lo aspetta, dopo anni di lotta
ai fantasmi, è quella di annientare il fantasma di Anna vestita di sangue.
Fantasma che vive a Tunder Bay e che appartiene ad una ragazza morta a sedici
anni nel 1958. Anna stava andando al ballo della scuola, ma venne uccisa da
qualcuno, che le tagliò quasi la testa. Il fantasma di Anna si presenta con lo
stesso vestito con cui è morta, ma intriso del suo sangue, da questo il
nomignolo. Dopo la sua morte, Anna ha straziato e ucciso chiunque abbia messo
piede nella sua vecchia casa e per ora è invincibile. Cas deve ucciderla di
nuovo, prima che Anna commetta altri omicidi. Ma Anna non è un semplice
fantasma. Anna è un appuntamento con il destino che cambierà la vita non solo
di Cas, ma anche quella di altre persone, altri ragazzi che potrebbero essere
gli amici che Cas non ha mai avuto finora. La sua squadra diventerà
inaspettatamente folta e variegata e, tra stregoni voodoo, telepati e
cheerleader agguerrite da gestire, Cas avrà decisamente molto di cui
preoccuparsi. Ma quello che lo metterà più in difficoltà sarà la stessa Anna,
che non essendo un fantasma come gli altri è capace anche di strapparti il
cuore e farlo a pezzi. Anna vestita di sangue è un romanzo, carismatico,
ironico e coinvolgente. La storia è violenta e sanguinosa, piena di scene forti
e terrificanti, magistralmente descritte dall’abile penna della Blake.
Tuttavia, per quanto cruento possa essere, adrenalinico e anche un po’
scurrile, il romanzo risulta essere
incredibilmente suggestivo e poetico. Kendare Blake ha saputo creare due personaggi,
Cas e Anna, per cui fare il tifo. Sono agli opposti, ma si attraggono, e
nonostante tutto l’amore può nascere anche nella lotta per la redenzione. Anna
è una figura tragica e terrificante al tempo stesso, è una spietata assassina
nella parte del fantasma, ma riesce a tornare una ragazzina al cospetto di Cas.
La sua storia farebbe vacillare chiunque, anche il più intrepido dei cacciatori
di fantasmi, che vive per la vendetta e non crede nelle seconde possibilità. I
due si ritroveranno a lottare insieme contro i propri demoni superando dei
limiti che non avrebbero mai creduto possibile valicare. L’autrice ha saputo
mescolare, senza mai abbandonare il suo stile fresco e dissacrante, horror,
paranormale, riti voodoo e maledizioni di ogni sorta. Lo stile è ricco e
dettagliato, i tempi narrativi sono
vincenti e i personaggi secondari sono interessanti e ben costruiti. Il finale
è decisamente inatteso, ma lascia una porta aperta per un secondo capitolo. Adatto
per lettori dai 15 ai 17 anni. Voto: 7
giovedì 27 novembre 2014
lunedì 24 novembre 2014
RECENSIONE – La pattuglia dell’alba di Don Winslow
Boone Daniels è un ex poliziotto, ora investigatore privato. E’ un uomo che non chiede molto alla sua vita, se non quella di poter uscire all’alba insieme ai suoi amici a surfare e quello di mangiare qualche tortilla ripiena di carne, uova o pesce. Perché non c’è niente di meglio che una buona tortilla. Tutto si svolge a San Diego, Pacific Beach la capitale del sole e dei surfisti. In un giorno qualunque, quello che sta per precedere un giorno speciale, si presenta alla sua porta l’avvocato Petra, donna bellissima, ma fredda, distante e tutta d’un pezzo. Chiede a Boone di ritrovare, per conto di una compagnia assicurativa, una spogliarellista, teste chiave in un caso di truffa. Boone, sempre a corto di soldi, accetta, sperando di risolvere il caso al massimo entro quarantotto ore, prima che a Pacific Beach sia invasa dai più grandi surfisti del mondo, per l’arrivo della più imponente mareggiata degli ultimi decenni. Ma San Diego è molto vicina al Messico, e niente è mai facile come appare. Ci vuole molto poco, perché una banale indagine diventi una discesa all’inferno che obbligherà Boone a fare i conti con il proprio passato. Dopo il nerissimo “Il potere del cane” Don Winslow sforna un solare lavoro dalle atmosfere diametralmente opposte. La pattuglia del titolo non riguarda un manipolo di poliziotti federali, bensì un gruppo di surfisti, che ha eletto la tavola come loro religione. I sei, si riuniscono all’alba sulle spiagge di San Diego con un unico obiettivo, quello di trovare il loro stesso io all’interno dell’onda”. E quale migliore occasione se non quella della più grossa mareggiata degli ultimi vent’anni? L'altra pattuglia è formata da un gruppo di bambine messicane fra i dieci e i quattordici anni, che camminano nella foschia del mattino incontro ai loro clienti: sono state importate clandestinamente per essere vendute come prostitute, e vivono nei campi di fragole, come nella versione velenosa di una canzone dei Beatles. Boone è il capo della prima pattuglia. Dopo un passato in polizia, si è reinventato investigatore privato e il caso che ha in mano presenta notevoli sfaccettature. La storia di Winslow si rivela divertente, senza i toni drammatici del precedente lavoro. Nelle prime cento pagine la storia appare poco intrigante, tanto si impegna l’autore a spiegarci la filosofia del surf, dei surfisti e della loro storia. Nelle successive è difficile staccarsi dalla lettura. Se solo Winslow si fosse soffermato un po’ meno sulle descrizioni esageratamente minuziose dei luoghi, e avesse usato un po’ della paraffina che usano i suoi surfisti per rendere più scorrevoli le pagine, si potrebbe parlare di un grandissimo romanzo. In ogni caso è “quasi” perfetto.
Voto: 8
martedì 18 novembre 2014
RECENSIONE – Il mistero del lago di Nora Roberts
Eccomi di nuovo sprofondata in un
romance-crime della Roberts. Probabilmente questo era uno dei primi tentativi,
perché tra quelli che ho letto è il meno bello, ma nonostante sia un po’ più
noioso degli altri, che la trama non sia proprio incalzante e forse un po’
troppo lenta, negli ultimi capitoli si riscatta, aggiungendo un po’ di velocità
proprio con l’andare della storia. Reece Gilmore è una ragazza di quasi
trent’anni e sta fuggendo da un passato non proprio felicissimo: è l’unica
sopravvissuta di una terribile strage, e sta cercando di lasciarsi alle spalle
quella terribile storia, che le ha causato non pochi problemi. Nel suo
vagabondare alla ricerca di se stessa, Reece si ritrova, per un problema alla
macchina ad Angel’s Fist, piccolo paesino del Wyoming, dominato dalle vette dei
monti Titons. Visto il suo continuo vagabondare è sempre a corto di soldi, e
per riparare il guasto della macchina è costretta a cercare qualcosa da fare
immediatamente. E incredibile ma vero, trova proprio il posto adatto a lei. Il
cuoco di un dinner del paese se n’è appena andato, e lei può prendere il suo
posto. L’unico ostacolo sono i suoi demoni personali. Comincia a farsi
apprezzare dalla gente del paese, anche se più di qualcuno la considera strana,
e più di qualcuno cerca di carpirne i segreti. Le uniche che riescono ad
abbattere un po’ le sue barriere sono Joanie, la padrona del dinner, e la
cameriera Linda-gail. Conosce anche Brody, scrittore in trasferta, che ha un caratteraccio
e sembra essere una delle prede più ambite dalle donne del paese, insieme al
figlio di Joanie, Lo. Ma sono forse proprio Joanie e Brody, con il loro
comportamento spontaneo, che non cercano di indorarle la pillola, a far breccia
nella coscienza di Reece. Un giorno durante un’escursione solitaria, Reece
assiste ad un omicidio. Considerato il suo passato nessuno sembra crederle,
tranne Brody, Joanie e Linda-gail. Qualcuno ad Angel’s Fist, da quel momento in
poi, giocherà con le sue paure, con la sua mente. Sarà in grado Reece di
affrontarle e combatterle? “Il mistero del lago” è un romanzo scritto come al
solito benissimo dall’autrice Nora Roberts. Come ho già detto in precedenza, è
forse il meno bello dei suoi crime-romance, ma non manca certo di mistero e
suspense, che si concentrerà specialmente nella seconda parte, con nuove
rivelazioni, avvenimenti importanti e il coinvolgimento di personaggi
insospettabili. Bellissima la descrizione dei paesaggi, del paesino sul lago,
con lo sfondo dei fantastici e possenti monti Titons. Come sempre la Roberts fa
partire la rinascita del personaggio principale, in un paesino sperduto, tra la
natura gioiosa ma anche dura, tra persone abituate a stare nel ristretto
ambiente di un piccolo paese, abitato da poche anime, dove tutti si conoscono e
sanno tutto di tutti. E sarà proprio questo il problema. Può essere che un
abitante di Angel’s Fist sia un assassino? O è preferibile non credere ad una
persona che ha avuto problemi psicologici ed è una straniera? Belli i
personaggi secondari, dalla scorbutica Joanie, da cui Reece troverà un vero
conforto, a Brody con cui tornerà a sperimentare l’amore e la passione, a
Linda-gail con la quale tornerà a divertirsi e a ritrovare il sostegno di una
vera amica. Reece è un personaggio complesso e alquanto tormentato. Fin da
subito sentiamo la sua angoscia, la sua paura e ci immergiamo nelle sue
ossessioni e nei suoi incubi. Ma si rivelerà anche una persona tenace, capace
con l’aiuto, soprattutto di Brody, di non sprofondare di nuovo nel baratro della
sua instabilità emotiva, e non si lascerà abbattere dai pregiudizi della gente.
La Roberts riesce di nuovo a mantenere viva l’attenzione del lettore,
costellando le sue pagine di inquietudine, apprensione e una dose ben misurata
di mistero. Ti cattura con una girandola di eventi imprevisti, personaggi
speciali, intrecci ed ambientazioni suggestive. L’unico appunto da fare alla
Roberts è: ma come cavolo ti è venuto in mente di chiamare un personaggio
Linda-gail? Voto: 7,5 per il romanzo. Voto: 4 per il nome Linda-gail.
giovedì 13 novembre 2014
RECENSIONE – UCCIDI IL PADRE di Sandrone Dazieri
Primo romanzo che leggo di questo
scrittore, e anche se questo è il suo primo thriller, Sandrone Dazieri è famoso
per il personaggio del Gorilla protagonista degli altri suoi romanzi. La storia
ruota intorno a tre personaggi. La prima che incontriamo è Colomba Caselli,
ufficiale della polizia di stato. E’ in convalescenza, indebolita e
traumatizzata dopo un incidente professionale, che viene chiamato “il
Disastro”. Viene ricontattata dal suo capo per visionare il luogo di un
omicidio. Colomba non sa perché Rovere vuole che sia lei a seguire esternamente
questa indagine. Tanto più che tutti gli indizi portano già ad un colpevole,
tanto che il magistrato De Angelis e il capo del SIC, Santini, non perdono
tempo a cercarne un altro. Il colpevole dell’omicidio di sua moglie e della
sparizione di suo figlio è Luca Maugeri, l’uomo che la polizia ha trovato in
stato confusionale sul ciglio di una strada. Colomba vuole dimettersi e ne ha
già parlato con il suo superiore. Non tutti l’apprezzano dopo il Disastro.
Soprattutto perché seguire questa indagine se è già il SIC ad occuparsene,
visto che lei e Santini non vanno per niente d’accordo? Rovere però glielo
chiede come favore personale, indagare senza intralciare le indagini degli
altri, perché secondo lui, Maugeri non è colpevole e il ragazzino è ancora
vivo. E a questo punto salta fuori l’altro protagonista a cui Colomba dovrà
affidarsi, Dante Torre, noto per essere il “bambino del silo”. Dante è stato
rapito da bambino e tenuto prigioniero in un silo per undici anni, da uno
strano personaggio soprannominato il Padre, che sarà il nostro terzo
protagonista. Quella di Dante è stata un’esperienza talmente folle, che ha
quasi dell’incredibile. E’ stato privato, durante la sua prigionia, di ogni
contatto esterno ad eccezione del Padre, per lunghissimo tempo, ma soprattutto
negli anni della sua formazione come essere umano. Tenuto come una bestia,
punito o premiato a seconda dei capricci del suo carceriere, Dante riesce a liberarsi
solo da adulto ed è l’unico a credere che il Padre non è morto, ma ancora in
circolazione, e non è l’uomo che si è suicidato dopo il suo ritrovamento,
incolpatosi di tutto. Dopo aver passato questa bruttissima esperienza, Dante è
stato segnato a vita e ha sviluppato una personalità eccentrica a dir poco. E’
pieno di manie e di paure. Fa uso smodato di Xanax e beve dosi industriali di
caffè particolare. E’ riuscito a mettere a frutto le sue doti e da consulenze
in tema di abusi infantili e persone scomparse e quindi Rovere pensa che sia
adatto ad affiancare Colomba per ritrovare il ragazzino dei Pratoni del Vivaro.
Ma quello che Dante e Colomba si troveranno ad affrontare non è solo il
rapimento del ragazzino, ma l’incubo peggiore di Dante: il ritorno dell’uomo
che gli ha cambiato completamente l’esistenza, il Padre. Un romanzo in
apparenza costruito come una caccia al serial killer, ma che lentamente mostra
un altro volto, un’altra storia, che rende la trama molto più palpabile di
quella di molti romanzi thriller, dotati di trovate ad effetto per nascondere
la poca sostanza. Sandrone Dazieri, oltre che di talento, è dotato di una
tecnica molto solida, che gli permette di intrecciare una trama incalzante e
credibile, persino in un genere poco praticato dagli autori italiani, ma
comunque amatissimo. La sfondo che Dazieri disegna pagina dopo pagina, mostra
un quadro dai contorni chiari, senza sbavature, che mettono a dura prova la
paziente sospensione dell’incredulità del lettore. Il tutto messo in scena con
un talento narrativo veramente invidiabile; uno stile disinvolto e ad alto
tasso di ironia, specie nei dialoghi serrati ed intelligenti tra Colomba e
Dante. Il ritmo è ben dosato, fatto di
brusche accelerate e momenti di quiete; si sente delle volte addirittura il
peso della sconfitta sulle spalle del lettore stesso, incapace, come Colomba e
Dante di trovare delle soluzioni immediate. Alla fine c’è la vera scarica
elettrica degli ultimi capitoli, e nel
finale si sciolgono tutti i nodi, ma ne nascono altri, lasciando il lettore con
qualche domanda in sospeso, in attesa di una risposta quantomeno immediata.
Aspetto il prossimo, quindi. Voto: 8.
martedì 11 novembre 2014
RECENSIONE – IL BACO DA SETA DI ROBERT GALBRAITH (alias J. K. Rowling)
Entusiasta del primo libro della serie di Cormoran Strike, il nuovo
personaggio di “zia” J. K. Rowling sotto lo pseudonimo di Robert Galbraith, mi
sono fatta regalare per il compleanno questo secondo episodio, “Il baco da
seta”. Mai regalo è stato più apprezzato. Rispetto a “Il richiamo del cuculo”, la Rowling si perfeziona e presenta un
delitto e un caso profondamente simbolici, inquietanti e molto più crudi ed
efferati dell’episodio precedente, sia per le implicazioni emotive, che per il
modus operandi. Robert Galbraith (zia Rowling) ha dimostrato sempre più
di saper tenere i suoi lettori incollati alle pagine della sua storia, anche se
il protagonista non è più Harry Potter con la sua bacchetta magica. Il bello
del romanzo è anche la scoperta o ri-scoperta di Londra, con le sue vie, i suoi
pub, le metro affollate, gli autobus, i taxi. La vera Londra piovosa, anzi qui
più spesso nevosa. Con il freddo, il ghiaccio e tutti gli inconvenienti che il
cattivo tempo può portare in una metropoli. Viene quasi la voglia di prendere
una cartina in mano e ripercorrere con una matita tutte le strade che Cormoran
Strike, sempre a corto di soldi, percorre a piedi e con i mezzi pubblici da un
lato all’altro della città. La Rowling (scusate se non la chiamo Robert
Galbraith, ma è più forte di me), si discosta di molto dai romanzi fantastici
che l’hanno portata al successo. Con la serie di Cormoran Strike si torna al
mondo di oggi, ed i suoi personaggi sono alquanto veri. Dicono parolacce,
parlano di sesso, di droga, abusano di alcool e lo fanno con un certo distacco,
quasi con nonchalance. La Rowling si
rivela ancora una volta una vera e propria maga nel realizzare personaggi
profondi, credibili e ben definiti. Dimostra di conoscere molto bene il mondo
editoriale londinese, presentando una serie di addetti ai lavori davvero
azzeccati. Il lettore finisce per affezionarsi ai due protagonisti, ma anche ai
minori, tanto da sentirne quasi la mancanza sul finale. Per quanto riguarda
Strike e Robin, l'autrice svela di romanzo in romanzo nuovi aspetti della loro
personalità, ma mantiene anche dei segreti sul loro passato, a cui accenna solo
brevemente, tanto da lasciare la suspense e il legame tra un libro e il
successivo. Il rapporto tra Strike e la sua assistente è cresciuto, anche se le
incomprensioni tra i de non mancano. Il detective sembra esser diventato più
"umano" e Robin sempre più competente e intraprendente nel lavoro.
Tra i personaggi di questo episodio spiccano soprattutto Leonora e Orlando
Quine, rispettivamente moglie e figlia dello scrittore scomparso, che
colpiscono per la semplicità con cui vengono descritte e il toccante rapporto
che le unisce. All'appello non manca nemmeno Kathryn Kent, amante di Quine e
azzeccato esempio, e in un certo senso caricatura, di scrittrice
"dilettante". Sono talmente “umani”, questi personaggi, da
prendere vita dalle pagine del libro. La struttura narrativa, come al solito, è
ben studiata. Gli indizi sono ben disseminati tra le pagine del romanzo, e
formano un intreccio ambiguo che confonde appositamente il lettore, ma non
abbastanza da fargli perdere il filo. E il finale è un trionfo del bene sul
male, con una non sempre chiara interpretazione, come avveniva in Harry Potter.
La forza di questo romanzo, non sta nella trama giallistica, bensì nella sua
ambientazione: il mondo delle case editrici londinesi, dove letteratura e soldi
vanno a braccetto. Dopo aver risolto il caso di Lula Landry, Cormoran è
diventato uno dei detective più richiesti di Londra. Ma questo non ha solo
fatto del bene al suo conto in banca, gli ha attirato purtroppo le antipatie
della polizia sbeffeggiata in quel caso. La
narrazione ruota intorno alla misteriosa sparizione di Owen Quine, scrittore
dal carattere terribile e con molti nemici. Il caso appare fin da subito
collegato a Bombyx Mori, il romanzo che Quine aveva appena terminato e che
accusava in modo preciso e rabbioso scrittori, editori e colleghi del suo mondo
di ogni nefandezza possibile. Quando Quine viene
ritrovato morto come nel finale del suo libro, i personaggi sospettati sono
tantissimi, in quanto in molti hanno avuto a che fare con lui e non molti lo apprezzavano,
anzi quasi nessuno. La polizia, nel personaggio di Anstis, amico di vecchia
data di Cormoran nell’esercito a cui ha salvato la vita, sospettano della
moglie della vittima, ma Strike ha dei dubbi ed è intenzionato a trovare il
vero assassino. Dopo
un inizio piuttosto lento la narrazione prende poi velocità, ma non mancano le
pause. Queste, rappresentano il momento giusto per recuperare i fili delle
storie personali tra i protagonisti, ma sono anche utili per dare il tempo al
lettore di ambientarsi e riflettere sui possibili sviluppi del caso. La Rowling ci regala un’escursione in quello
che è l’editoria londinese, tra pubblicazioni solo per denaro e
self-publishing, tra scrittori fasulli e geni incompresi. Si tratta di una
fotografia suggestiva di un mondo che la stessa scrittrice conosce bene e che
ha scelto come scenario per un delitto con i fiocchi. In conclusione, anche questa volta J. K.
Rowling ha sfornato un ottimo thriller, sicuramente più elaborato del
precedente ma con la stessa completezza e intensità espressiva. La storia
personale del detective Strike, è interessante e varia e capace di portare
avanti da sola la trama; il rapporto speciale e in via di costruzione con
l'assistente Robin, sono in grado di spingere, senza dubbio, anche il lettore
meno appassionato di thriller ad attendere, con impazienza, la prossima
indagine. Aspetto con ansia anche
la trasposizione cinematografica. Ne potrebbe uscire un capolavoro. Voto: 8,5.
mercoledì 5 novembre 2014
RECENSIONE – ENDGAME. THE CALLING VOL. 01 di James Frey
Libro uscito in pompa magna
preceduto da una campagna pubblicitaria senza eguali. L’idea che potrebbe
essere considerata accattivante, è quella del libro gioco che viene trasformato
in fenomeno mondiale. Una sorta di caccia al tesoro, con indizi disseminati qua
e là nel libro con collegamenti ai social network di tutto il mondo e su
internet con link dedicati, creati appositamente da un team di crittografi. Si potrà scaricare l’app che metterà in contatto giocatori con altri
giocatori. Si potrà agire come un
esploratore, per saperne di più e mettere le mani su un tesoro che esiste
veramente, e si trova in una cassaforte antiproiettile in una stanza del casinò
Wynn di Las Vegas fino alla data del 6 ottobre 2016, per chiunque abbia voglia
di partecipare, dai 13 anni in su. La trama ricalca pressappoco gli Hunger
Games della Collins, anche se qui è un tutti contro tutti. Un po’ come si
diceva in Highlander: “Alla fine ne rimarrà solo uno!”. La storia è questa. Dodici
antiche culture sono state scelte millenni fa per rappresentare l’umanità in
una partita finale. Un gioco globale che deciderà il destino del genere umano.
Endgame era sempre stato una possibilità… fino ad ora. Dodici meteoriti di grandi dimensioni sono cadute
sulla terra, in varie zone del mondo, lasciando dietro di loro morte e
distruzione. Non tutti sanno che questa non è una coincidenza, non è un
fenomeno normale, questa è la “chiamata”. Ogni meteorite infatti contiene un
messaggio per un giocatore che è stato addestrato per questo momento. Dodici ragazzi/e e le loro famiglie sanno cosa
sta succedendo, perché ognuno di loro ha ricevuto, fino ad una naturale
scadenza, il compito di essere il prescelto, addossandosi il compito di salvare
la propria “stirpe”, insomma una scomoda eredità. Sono riusciti negli anni, generazione, dopo
generazione, a sviluppare delle alte capacità, sia intellettive sia fisiche. Ognuno di loro ha
sempre condotto una doppia vita: una “normale” e una dedicata all’allenamento per
gli Endgame. Ognuno di
loro ha qualche particolarità che lo differenzia dagli altri. Sono tutti abili
strateghi e maestri dell’inganno, qualcuno di loro è anche un abile assassino. Il
più piccolo ha tredici anni, il più grande quasi venti. Ragazzi e ragazze uno
contro l’altro per salvare la propria stirpe da morte certa. Perché Endgame?
Cos’è Endgame? Il Popolo del Cielo, progenitori del genere umano, ha ritenuto che questi
non sono più in grado di far prosperare il pianeta Terra, e quindi ha deciso di
dar inizio agli Endgame. I dodici ragazzi iniziano quindi il loro viaggio alla
volta della Cina, dove sono accolti da Kepler 22b, uno dei progenitori, che da
loro l’indizio iniziale e l’obiettivo finale di Endgame: solo una stirpe
sopravvivrà, quella corrispondente al prescelto che troverà le tre chiavi:
della Terra, del Cielo e del Sole. Non ci sono altre regole, tutto è permesso.
Ognuno ha un indizio diverso, che una volta decifrato lo condurrà alla scoperta
del luogo dove trovare la Chiave della Terra. Tutti si ritroveranno a viaggiare
per diversi luoghi, cercando di risolvere i loro enigmi. Si creeranno alleanze,
nasceranno amori e strane alleanze, sempre ricordando che alla fine a vincere
sarà solo uno. Il romanzo è narrato dal punto di vista dei dodici ragazzi +
uno, per rimarcarne pensieri, sentimenti e strategie che ognuno di loro adotterà
nell’arco della storia. Nonostante una narrazione scorrevole, il libro non è
riuscito a catturarmi. Il problema è che c’è incoerenza nella storia per la
facilità con cui tutti sembrano accettare quello che è accaduto. La popolazione
mondiale sembra accettare tutto con notevole indifferenza le morti e le
distruzioni causate dai meteoriti, e si parla di milioni di persone. Pensate
voi cosa potrebbe veramente succedere se 12 meteoriti cadessero nello stesso
momento in diversi punti sulla terra facendo milioni di morti … Il giorno dopo
secondo voi si potrebbe viaggiare senza nessun problema? Tutti in aereo seduti comodamente
e tranquillamente? Nessuna psicosi mondiale? (pensiamo a questi giorni alla
psicosi ebola) Troppo inverosimile. Talmente tanto che non mi ha fatto
apprezzare la storia, tutto troppo facile, tutto troppo piatto. Si intuiva dall’inizio
chi sarebbe stato a trovare la Chiave della Terra. Seguiranno altre due
avventure. Una per la Chiave del Cielo e altra per la Chiave del Sole. L’unica cosa che dico è: beato/a chi risolverà
l’enigma e si godrà i 500.000 $ in gettoni d’oro. Voto: 5,5. P.S.: Il gioco è
per “smanettoni” del pc, non certo per me.
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