giovedì 27 novembre 2014

RECENSIONE – Anna vestita di sangue di Kendare Blake




Esordio per questa autrice nel mondo dello young-adult. So che qualcuno odia questo genere di romanzi, ma a me tocca leggerli uguale!  Devo dire, nonostante la storia sia propriamente ideata per le ragazzine, che l’autrice non fa per niente una brutta figura, anzi. Molto più storia gotica che young-adult, anche se i protagonisti sono comunque dei ragazzini di diciassette anni. Kendare Blake ha creato una storia in cui il confine tra i vivi e morti è più sottile di quanto si potrebbe immaginare, in cui la vendetta è il piatto forte e riempie di vita anche le ombre dei cadaveri e in cui l’oscurità e l’amore non sono poi così diversi. Con le sue connotazioni horror e la sua brillante narrazione, la Blake ha dato vita ad una storia originale. Il protagonista è un cacciatore di fantasmi, Teseo Cassio “Cas” Lowood, che con il suo fedele pugnale,”l’athame”, ereditato dal padre, riesce a uccidere gli spettri assetati di vite umane. Cas però è un diciassettenne e non bisogna dimenticarlo. Non è facile per lui essere sempre in viaggio, sempre con lo zaino in spalla, viaggiando di città in città per svolgere il suo lavoro, accompagnato solamente da sua madre, una strega “bianca” e dal fedele gatto nero avvistatore di fantasmi “Tebaldo”. Nel mondo di Cas i fantasmi, in modo particolare quelli  uccisi da morte violenta, sono delle creature divorate dal bisogno di uccidere chiunque gli si avvicini, per infliggere il loro stesso dolore. Cas ha un potere particolare che glieli fa vedere e riconoscere, ma soprattutto riesce ad ucciderli di nuovo, grazie all’eredità lasciatale dal padre ed al suo pugnale che porta sempre con se. Cas è un bel personaggio. Non è il solito supereroe tutto muscoli, anzi. Ha tutti i difetti che hanno i ragazzini di diciassette anni. E’ ossessionato dalla morte di suo padre e ne vorrebbe vendicare la morte. Sboccato, autoironico e davvero molto umano, Cas sa davvero come entrare in sintonia con il lettore. La nuova missione che lo aspetta, dopo anni di lotta ai fantasmi, è quella di annientare il fantasma di Anna vestita di sangue. Fantasma che vive a Tunder Bay e che appartiene ad una ragazza morta a sedici anni nel 1958. Anna stava andando al ballo della scuola, ma venne uccisa da qualcuno, che le tagliò quasi la testa. Il fantasma di Anna si presenta con lo stesso vestito con cui è morta, ma intriso del suo sangue, da questo il nomignolo. Dopo la sua morte, Anna ha straziato e ucciso chiunque abbia messo piede nella sua vecchia casa e per ora è invincibile. Cas deve ucciderla di nuovo, prima che Anna commetta altri omicidi. Ma Anna non è un semplice fantasma. Anna è un appuntamento con il destino che cambierà la vita non solo di Cas, ma anche quella di altre persone, altri ragazzi che potrebbero essere gli amici che Cas non ha mai avuto finora. La sua squadra diventerà inaspettatamente folta e variegata e, tra stregoni voodoo, telepati e cheerleader agguerrite da gestire, Cas avrà decisamente molto di cui preoccuparsi. Ma quello che lo metterà più in difficoltà sarà la stessa Anna, che non essendo un fantasma come gli altri è capace anche di strapparti il cuore e farlo a pezzi. Anna vestita di sangue è un romanzo, carismatico, ironico e coinvolgente. La storia è violenta e sanguinosa, piena di scene forti e terrificanti, magistralmente descritte dall’abile penna della Blake. Tuttavia, per quanto cruento possa essere, adrenalinico e anche un po’ scurrile,  il romanzo risulta essere incredibilmente suggestivo e poetico. Kendare Blake ha saputo creare due personaggi, Cas e Anna, per cui fare il tifo. Sono agli opposti, ma si attraggono, e nonostante tutto l’amore può nascere anche nella lotta per la redenzione. Anna è una figura tragica e terrificante al tempo stesso, è una spietata assassina nella parte del fantasma, ma riesce a tornare una ragazzina al cospetto di Cas. La sua storia farebbe vacillare chiunque, anche il più intrepido dei cacciatori di fantasmi, che vive per la vendetta e non crede nelle seconde possibilità. I due si ritroveranno a lottare insieme contro i propri demoni superando dei limiti che non avrebbero mai creduto possibile valicare. L’autrice ha saputo mescolare, senza mai abbandonare il suo stile fresco e dissacrante, horror, paranormale, riti voodoo e maledizioni di ogni sorta. Lo stile è ricco e dettagliato,  i tempi narrativi sono vincenti e i personaggi secondari sono interessanti e ben costruiti. Il finale è decisamente inatteso, ma lascia una porta aperta per un secondo capitolo. Adatto per lettori dai 15 ai 17 anni. Voto: 7 

lunedì 24 novembre 2014

RECENSIONE – La pattuglia dell’alba di Don Winslow


Boone Daniels è un ex poliziotto, ora investigatore privato. E’ un uomo che non chiede molto alla sua vita, se non quella di poter uscire all’alba insieme ai suoi amici a surfare e quello di mangiare qualche tortilla ripiena di carne, uova o pesce. Perché non c’è niente di meglio che una buona tortilla. Tutto si svolge a San Diego, Pacific Beach la capitale del sole e dei surfisti. In un giorno qualunque, quello che sta per precedere un giorno speciale, si presenta alla sua porta l’avvocato Petra, donna bellissima, ma fredda, distante e tutta d’un pezzo. Chiede a Boone di ritrovare, per conto di una compagnia assicurativa, una spogliarellista, teste chiave in un caso di truffa. Boone, sempre a corto di soldi, accetta, sperando di risolvere il caso al massimo entro quarantotto ore, prima che a Pacific Beach sia invasa dai più grandi surfisti del mondo, per l’arrivo della più imponente mareggiata degli ultimi decenni. Ma San Diego è molto vicina al Messico, e niente è mai facile come appare. Ci vuole molto poco, perché una banale indagine diventi una discesa all’inferno che obbligherà Boone a fare i conti con il proprio passato. Dopo il nerissimo “Il potere del cane” Don Winslow sforna un solare lavoro dalle atmosfere diametralmente opposte. La pattuglia del titolo non riguarda un manipolo di poliziotti federali, bensì un gruppo di surfisti, che ha eletto la tavola come loro religione. I sei, si riuniscono all’alba sulle spiagge di San Diego con un unico obiettivo, quello di trovare il loro stesso io all’interno dell’onda”. E quale migliore occasione se non quella della più grossa mareggiata degli ultimi vent’anni? L'altra pattuglia è formata da un gruppo di bambine messicane fra i dieci e i quattordici anni, che camminano nella foschia del mattino incontro ai loro clienti: sono state importate clandestinamente per essere vendute come prostitute, e vivono nei campi di fragole, come nella versione velenosa di una canzone dei Beatles. Boone è il capo della prima pattuglia. Dopo un passato in polizia, si è reinventato investigatore privato e il caso che ha in mano presenta notevoli sfaccettature. La storia di Winslow si rivela divertente, senza i toni drammatici del precedente lavoro. Nelle prime cento pagine la storia appare poco intrigante, tanto si impegna l’autore a spiegarci la filosofia del surf, dei surfisti e della loro storia. Nelle successive è difficile staccarsi dalla lettura. Se solo Winslow si fosse soffermato un po’ meno sulle descrizioni esageratamente minuziose dei luoghi, e avesse usato un po’ della paraffina che usano i suoi surfisti per rendere più scorrevoli le pagine, si potrebbe parlare di un grandissimo romanzo. In ogni caso è “quasi” perfetto.
Voto: 8

martedì 18 novembre 2014

RECENSIONE – Il mistero del lago di Nora Roberts



Eccomi di nuovo sprofondata in un romance-crime della Roberts. Probabilmente questo era uno dei primi tentativi, perché tra quelli che ho letto è il meno bello, ma nonostante sia un po’ più noioso degli altri, che la trama non sia proprio incalzante e forse un po’ troppo lenta, negli ultimi capitoli si riscatta, aggiungendo un po’ di velocità proprio con l’andare della storia. Reece Gilmore è una ragazza di quasi trent’anni e sta fuggendo da un passato non proprio felicissimo: è l’unica sopravvissuta di una terribile strage, e sta cercando di lasciarsi alle spalle quella terribile storia, che le ha causato non pochi problemi. Nel suo vagabondare alla ricerca di se stessa, Reece si ritrova, per un problema alla macchina ad Angel’s Fist, piccolo paesino del Wyoming, dominato dalle vette dei monti Titons. Visto il suo continuo vagabondare è sempre a corto di soldi, e per riparare il guasto della macchina è costretta a cercare qualcosa da fare immediatamente. E incredibile ma vero, trova proprio il posto adatto a lei. Il cuoco di un dinner del paese se n’è appena andato, e lei può prendere il suo posto. L’unico ostacolo sono i suoi demoni personali. Comincia a farsi apprezzare dalla gente del paese, anche se più di qualcuno la considera strana, e più di qualcuno cerca di carpirne i segreti. Le uniche che riescono ad abbattere un po’ le sue barriere sono Joanie, la padrona del dinner, e la cameriera Linda-gail. Conosce anche Brody, scrittore in trasferta, che ha un caratteraccio e sembra essere una delle prede più ambite dalle donne del paese, insieme al figlio di Joanie, Lo. Ma sono forse proprio Joanie e Brody, con il loro comportamento spontaneo, che non cercano di indorarle la pillola, a far breccia nella coscienza di Reece. Un giorno durante un’escursione solitaria, Reece assiste ad un omicidio. Considerato il suo passato nessuno sembra crederle, tranne Brody, Joanie e Linda-gail. Qualcuno ad Angel’s Fist, da quel momento in poi, giocherà con le sue paure, con la sua mente. Sarà in grado Reece di affrontarle e combatterle? “Il mistero del lago” è un romanzo scritto come al solito benissimo dall’autrice Nora Roberts. Come ho già detto in precedenza, è forse il meno bello dei suoi crime-romance, ma non manca certo di mistero e suspense, che si concentrerà specialmente nella seconda parte, con nuove rivelazioni, avvenimenti importanti e il coinvolgimento di personaggi insospettabili. Bellissima la descrizione dei paesaggi, del paesino sul lago, con lo sfondo dei fantastici e possenti monti Titons. Come sempre la Roberts fa partire la rinascita del personaggio principale, in un paesino sperduto, tra la natura gioiosa ma anche dura, tra persone abituate a stare nel ristretto ambiente di un piccolo paese, abitato da poche anime, dove tutti si conoscono e sanno tutto di tutti. E sarà proprio questo il problema. Può essere che un abitante di Angel’s Fist sia un assassino? O è preferibile non credere ad una persona che ha avuto problemi psicologici ed è una straniera? Belli i personaggi secondari, dalla scorbutica Joanie, da cui Reece troverà un vero conforto, a Brody con cui tornerà a sperimentare l’amore e la passione, a Linda-gail con la quale tornerà a divertirsi e a ritrovare il sostegno di una vera amica. Reece è un personaggio complesso e alquanto tormentato. Fin da subito sentiamo la sua angoscia, la sua paura e ci immergiamo nelle sue ossessioni e nei suoi incubi. Ma si rivelerà anche una persona tenace, capace con l’aiuto, soprattutto di Brody, di non sprofondare di nuovo nel baratro della sua instabilità emotiva, e non si lascerà abbattere dai pregiudizi della gente. La Roberts riesce di nuovo a mantenere viva l’attenzione del lettore, costellando le sue pagine di inquietudine, apprensione e una dose ben misurata di mistero. Ti cattura con una girandola di eventi imprevisti, personaggi speciali, intrecci ed ambientazioni suggestive. L’unico appunto da fare alla Roberts è: ma come cavolo ti è venuto in mente di chiamare un personaggio Linda-gail? Voto: 7,5 per il romanzo. Voto: 4 per il nome Linda-gail.

giovedì 13 novembre 2014

RECENSIONE – UCCIDI IL PADRE di Sandrone Dazieri


Primo romanzo che leggo di questo scrittore, e anche se questo è il suo primo thriller, Sandrone Dazieri è famoso per il personaggio del Gorilla protagonista degli altri suoi romanzi. La storia ruota intorno a tre personaggi. La prima che incontriamo è Colomba Caselli, ufficiale della polizia di stato. E’ in convalescenza, indebolita e traumatizzata dopo un incidente professionale, che viene chiamato “il Disastro”. Viene ricontattata dal suo capo per visionare il luogo di un omicidio. Colomba non sa perché Rovere vuole che sia lei a seguire esternamente questa indagine. Tanto più che tutti gli indizi portano già ad un colpevole, tanto che il magistrato De Angelis e il capo del SIC, Santini, non perdono tempo a cercarne un altro. Il colpevole dell’omicidio di sua moglie e della sparizione di suo figlio è Luca Maugeri, l’uomo che la polizia ha trovato in stato confusionale sul ciglio di una strada. Colomba vuole dimettersi e ne ha già parlato con il suo superiore. Non tutti l’apprezzano dopo il Disastro. Soprattutto perché seguire questa indagine se è già il SIC ad occuparsene, visto che lei e Santini non vanno per niente d’accordo? Rovere però glielo chiede come favore personale, indagare senza intralciare le indagini degli altri, perché secondo lui, Maugeri non è colpevole e il ragazzino è ancora vivo. E a questo punto salta fuori l’altro protagonista a cui Colomba dovrà affidarsi, Dante Torre, noto per essere il “bambino del silo”. Dante è stato rapito da bambino e tenuto prigioniero in un silo per undici anni, da uno strano personaggio soprannominato il Padre, che sarà il nostro terzo protagonista. Quella di Dante è stata un’esperienza talmente folle, che ha quasi dell’incredibile. E’ stato privato, durante la sua prigionia, di ogni contatto esterno ad eccezione del Padre, per lunghissimo tempo, ma soprattutto negli anni della sua formazione come essere umano. Tenuto come una bestia, punito o premiato a seconda dei capricci del suo carceriere, Dante riesce a liberarsi solo da adulto ed è l’unico a credere che il Padre non è morto, ma ancora in circolazione, e non è l’uomo che si è suicidato dopo il suo ritrovamento, incolpatosi di tutto. Dopo aver passato questa bruttissima esperienza, Dante è stato segnato a vita e ha sviluppato una personalità eccentrica a dir poco. E’ pieno di manie e di paure. Fa uso smodato di Xanax e beve dosi industriali di caffè particolare. E’ riuscito a mettere a frutto le sue doti e da consulenze in tema di abusi infantili e persone scomparse e quindi Rovere pensa che sia adatto ad affiancare Colomba per ritrovare il ragazzino dei Pratoni del Vivaro. Ma quello che Dante e Colomba si troveranno ad affrontare non è solo il rapimento del ragazzino, ma l’incubo peggiore di Dante: il ritorno dell’uomo che gli ha cambiato completamente l’esistenza, il Padre. Un romanzo in apparenza costruito come una caccia al serial killer, ma che lentamente mostra un altro volto, un’altra storia, che rende la trama molto più palpabile di quella di molti romanzi thriller, dotati di trovate ad effetto per nascondere la poca sostanza. Sandrone Dazieri, oltre che di talento, è dotato di una tecnica molto solida, che gli permette di intrecciare una trama incalzante e credibile, persino in un genere poco praticato dagli autori italiani, ma comunque amatissimo. La sfondo che Dazieri disegna pagina dopo pagina, mostra un quadro dai contorni chiari, senza sbavature, che mettono a dura prova la paziente sospensione dell’incredulità del lettore. Il tutto messo in scena con un talento narrativo veramente invidiabile; uno stile disinvolto e ad alto tasso di ironia, specie nei dialoghi serrati ed intelligenti tra Colomba e Dante.  Il ritmo è ben dosato, fatto di brusche accelerate e momenti di quiete; si sente delle volte addirittura il peso della sconfitta sulle spalle del lettore stesso, incapace, come Colomba e Dante di trovare delle soluzioni immediate. Alla fine c’è la vera scarica elettrica degli ultimi capitoli,  e nel finale si sciolgono tutti i nodi, ma ne nascono altri, lasciando il lettore con qualche domanda in sospeso, in attesa di una risposta quantomeno immediata. Aspetto il prossimo, quindi. Voto: 8.


martedì 11 novembre 2014

RECENSIONE – IL BACO DA SETA DI ROBERT GALBRAITH (alias J. K. Rowling)




Entusiasta del primo libro della serie di Cormoran Strike, il nuovo personaggio di “zia” J. K. Rowling sotto lo pseudonimo di Robert Galbraith, mi sono fatta regalare per il compleanno questo secondo episodio, “Il baco da seta”. Mai regalo è stato più apprezzato. Rispetto a “Il richiamo del cuculo”, la Rowling si perfeziona e presenta un delitto e un caso profondamente simbolici, inquietanti e molto più crudi ed efferati dell’episodio precedente, sia per le implicazioni emotive, che per il modus operandi. Robert Galbraith (zia Rowling) ha dimostrato sempre più di saper tenere i suoi lettori incollati alle pagine della sua storia, anche se il protagonista non è più Harry Potter con la sua bacchetta magica. Il bello del romanzo è anche la scoperta o ri-scoperta di Londra, con le sue vie, i suoi pub, le metro affollate, gli autobus, i taxi. La vera Londra piovosa, anzi qui più spesso nevosa. Con il freddo, il ghiaccio e tutti gli inconvenienti che il cattivo tempo può portare in una metropoli. Viene quasi la voglia di prendere una cartina in mano e ripercorrere con una matita tutte le strade che Cormoran Strike, sempre a corto di soldi, percorre a piedi e con i mezzi pubblici da un lato all’altro della città. La Rowling (scusate se non la chiamo Robert Galbraith, ma è più forte di me), si discosta di molto dai romanzi fantastici che l’hanno portata al successo. Con la serie di Cormoran Strike si torna al mondo di oggi, ed i suoi personaggi sono alquanto veri. Dicono parolacce, parlano di sesso, di droga, abusano di alcool e lo fanno con un certo distacco, quasi con nonchalance. La Rowling si rivela ancora una volta una vera e propria maga nel realizzare personaggi profondi, credibili e ben definiti. Dimostra di conoscere molto bene il mondo editoriale londinese, presentando una serie di addetti ai lavori davvero azzeccati. Il lettore finisce per affezionarsi ai due protagonisti, ma anche ai minori, tanto da sentirne quasi la mancanza sul finale. Per quanto riguarda Strike e Robin, l'autrice svela di romanzo in romanzo nuovi aspetti della loro personalità, ma mantiene anche dei segreti sul loro passato, a cui accenna solo brevemente, tanto da lasciare la suspense e il legame tra un libro e il successivo. Il rapporto tra Strike e la sua assistente è cresciuto, anche se le incomprensioni tra i de non mancano. Il detective sembra esser diventato più "umano" e Robin sempre più competente e intraprendente nel lavoro. Tra i personaggi di questo episodio spiccano soprattutto Leonora e Orlando Quine, rispettivamente moglie e figlia dello scrittore scomparso, che colpiscono per la semplicità con cui vengono descritte e il toccante rapporto che le unisce. All'appello non manca nemmeno Kathryn Kent, amante di Quine e azzeccato esempio, e in un certo senso caricatura, di scrittrice "dilettante". Sono talmente “umani”, questi personaggi, da prendere vita dalle pagine del libro. La struttura narrativa, come al solito, è ben studiata. Gli indizi sono ben disseminati tra le pagine del romanzo, e formano un intreccio ambiguo che confonde appositamente il lettore, ma non abbastanza da fargli perdere il filo. E il finale è un trionfo del bene sul male, con una non sempre chiara interpretazione, come avveniva in Harry Potter. La forza di questo romanzo, non sta nella trama giallistica, bensì nella sua ambientazione: il mondo delle case editrici londinesi, dove letteratura e soldi vanno a braccetto. Dopo aver risolto il caso di Lula Landry, Cormoran è diventato uno dei detective più richiesti di Londra. Ma questo non ha solo fatto del bene al suo conto in banca, gli ha attirato purtroppo le antipatie della polizia sbeffeggiata in quel caso.  La narrazione ruota intorno alla misteriosa sparizione di Owen Quine, scrittore dal carattere terribile e con molti nemici. Il caso appare fin da subito collegato a Bombyx Mori, il romanzo che Quine aveva appena terminato e che accusava in modo preciso e rabbioso scrittori, editori e colleghi del suo mondo di ogni nefandezza possibile. Quando Quine viene ritrovato morto come nel finale del suo libro, i personaggi sospettati sono tantissimi, in quanto in molti hanno avuto a che fare con lui e non molti lo apprezzavano, anzi quasi nessuno. La polizia, nel personaggio di Anstis, amico di vecchia data di Cormoran nell’esercito a cui ha salvato la vita, sospettano della moglie della vittima, ma Strike ha dei dubbi ed è intenzionato a trovare il vero assassino. Dopo un inizio piuttosto lento la narrazione prende poi velocità, ma non mancano le pause. Queste, rappresentano il momento giusto per recuperare i fili delle storie personali tra i protagonisti, ma sono anche utili per dare il tempo al lettore di ambientarsi e riflettere sui possibili sviluppi del caso.  La Rowling ci regala un’escursione in quello che è l’editoria londinese, tra pubblicazioni solo per denaro e self-publishing, tra scrittori fasulli e geni incompresi. Si tratta di una fotografia suggestiva di un mondo che la stessa scrittrice conosce bene e che ha scelto come scenario per un delitto con i fiocchi. In conclusione, anche questa volta J. K. Rowling ha sfornato un ottimo thriller, sicuramente più elaborato del precedente ma con la stessa completezza e intensità espressiva. La storia personale del detective Strike, è interessante e varia e capace di portare avanti da sola la trama; il rapporto speciale e in via di costruzione con l'assistente Robin, sono in grado di spingere, senza dubbio, anche il lettore meno appassionato di thriller ad attendere, con impazienza, la prossima indagine.  Aspetto con ansia anche la trasposizione cinematografica. Ne potrebbe uscire un capolavoro. Voto: 8,5.

mercoledì 5 novembre 2014

RECENSIONE – ENDGAME. THE CALLING VOL. 01 di James Frey



Libro uscito in pompa magna preceduto da una campagna pubblicitaria senza eguali. L’idea che potrebbe essere considerata accattivante, è quella del libro gioco che viene trasformato in fenomeno mondiale. Una sorta di caccia al tesoro, con indizi disseminati qua e là nel libro con collegamenti ai social network di tutto il mondo e su internet con link dedicati, creati appositamente da un team di crittografi. Si potrà scaricare l’app che  metterà in contatto giocatori con altri giocatori. Si potrà  agire come un esploratore, per saperne di più e mettere le mani su un tesoro che esiste veramente, e si trova in una cassaforte antiproiettile in una stanza del casinò Wynn di Las Vegas fino alla data del 6 ottobre 2016, per chiunque abbia voglia di partecipare, dai 13 anni in su. La trama ricalca pressappoco gli Hunger Games della Collins, anche se qui è un tutti contro tutti. Un po’ come si diceva in Highlander: “Alla fine ne rimarrà solo uno!”. La storia è questa. Dodici antiche culture sono state scelte millenni fa per rappresentare l’umanità in una partita finale. Un gioco globale che deciderà il destino del genere umano. Endgame era sempre stato una possibilità… fino ad ora. Dodici  meteoriti di grandi dimensioni sono cadute sulla terra, in varie zone del mondo, lasciando dietro di loro morte e distruzione. Non tutti sanno che questa non è una coincidenza, non è un fenomeno normale, questa è la “chiamata”. Ogni meteorite infatti contiene un messaggio per un giocatore che è stato addestrato per questo momento.  Dodici ragazzi/e e le loro famiglie sanno cosa sta succedendo, perché ognuno di loro ha ricevuto, fino ad una naturale scadenza, il compito di essere il prescelto, addossandosi il compito di salvare la propria “stirpe”, insomma una scomoda eredità.  Sono riusciti negli anni, generazione, dopo generazione, a sviluppare delle alte capacità, sia intellettive sia fisiche. Ognuno di loro ha sempre condotto una doppia vita: una “normale” e una dedicata all’allenamento per gli Endgame.  Ognuno di loro ha qualche particolarità che lo differenzia dagli altri. Sono tutti abili strateghi e maestri dell’inganno, qualcuno di loro è anche un abile assassino. Il più piccolo ha tredici anni, il più grande quasi venti. Ragazzi e ragazze uno contro l’altro per salvare la propria stirpe da morte certa. Perché Endgame? Cos’è Endgame? Il Popolo  del Cielo,  progenitori del genere umano, ha ritenuto che questi non sono più in grado di far prosperare il pianeta Terra, e quindi ha deciso di dar inizio agli Endgame. I dodici ragazzi iniziano quindi il loro viaggio alla volta della Cina, dove sono accolti da Kepler 22b, uno dei progenitori, che da loro l’indizio iniziale e l’obiettivo finale di Endgame: solo una stirpe sopravvivrà, quella corrispondente al prescelto che troverà le tre chiavi: della Terra, del Cielo e del Sole. Non ci sono altre regole, tutto è permesso. Ognuno ha un indizio diverso, che una volta decifrato lo condurrà alla scoperta del luogo dove trovare la Chiave della Terra. Tutti si ritroveranno a viaggiare per diversi luoghi, cercando di risolvere i loro enigmi. Si creeranno alleanze, nasceranno amori e strane alleanze, sempre ricordando che alla fine a vincere sarà solo uno. Il romanzo è narrato dal punto di vista dei dodici ragazzi + uno, per rimarcarne pensieri, sentimenti e strategie che ognuno di loro adotterà nell’arco della storia. Nonostante una narrazione scorrevole, il libro non è riuscito a catturarmi. Il problema è che c’è incoerenza nella storia per la facilità con cui tutti sembrano accettare quello che è accaduto. La popolazione mondiale sembra accettare tutto con notevole indifferenza le morti e le distruzioni causate dai meteoriti, e si parla di milioni di persone. Pensate voi cosa potrebbe veramente succedere se 12 meteoriti cadessero nello stesso momento in diversi punti sulla terra facendo milioni di morti … Il giorno dopo secondo voi si potrebbe viaggiare senza nessun problema? Tutti in aereo seduti comodamente e tranquillamente? Nessuna psicosi mondiale? (pensiamo a questi giorni alla psicosi ebola) Troppo inverosimile. Talmente tanto che non mi ha fatto apprezzare la storia, tutto troppo facile, tutto troppo piatto. Si intuiva dall’inizio chi sarebbe stato a trovare la Chiave della Terra. Seguiranno altre due avventure. Una per la Chiave del Cielo e altra per la Chiave del Sole.  L’unica cosa che dico è: beato/a chi risolverà l’enigma e si godrà i 500.000 $ in gettoni d’oro. Voto: 5,5. P.S.: Il gioco è per “smanettoni” del pc, non certo per me.