Sbandierato a destra e manca come
il nuovo Stieg Larsson di Danimarca, penso che debba ripensarci un attimo prima
di fare il giallista. Ma sono soprattutto i signori che gli hanno dato premi a
man bassa, dopo questo libro, a doversi fare un esame di coscienza. E’ l’11
settembre del 2001 e il mondo è sconvolto dall’attentato alle Torri Gemelle,
quindi il suicidio (omicidio?) di una donna, senza nessun documento, passa
sicuramente in secondo piano. Nessuno le da la dovuta importanza, tranne forse
il commissario dell’epoca, che oltre ad una morte a dir poco strana, trova
intorno alla donna degli strani oggetti, come se fosse stata sottoposta ad una
messa votiva. Tutto intorno al corpo vengono trovati un libro, un piccolo
cappio, un canarino morto, un ramo di tiglio e la foto del brefotrofio di
Kongslund. Ma nessuno ne saprà mai nulla. Anni dopo, siamo nel 2008, a svariate
persone arrivano delle lettere anonime. Tutte uguali. Tutte in una busta
azzurra, tutte con gli indirizzi scritti tramite lettere ritagliate da una
rivista, tutte contengono un paio di scarpine da neonato fatte all’uncinetto e
due fotografie, la prima rappresenta sette bambini con un cappello natalizio
sotto l’albero di natale nel 1961 e l’altra è la fotografia del brefotrofio di
Kongslund e per ultimo un modulo di adozione con appuntato il nome di John Bjergstrand.
I destinatari di questa lettera anonima sono i cinque maschietti ritratti nella
foto e il sesto è il giornalista di nera Knud Tasing, uomo in crisi con il
periodico in crisi e vicino al fallimento. Knud si chiede chi è che cerca di
attirare l’attenzione sul brefotrofio facendosi latore di queste lettere
anonime e soprattutto chi è questo John
Bjergstrand? Cominciano a circolare delle voci insistenti relative a storie di
figli illegittimi di personaggi illustri ripuliti delle loro radici, e dati in
adozione clandestinamente ad altre persone. Insomma in un susseguirsi di piani
presenti e futuri il libro snoda la sua verità, tra lettere, racconti e anche
salti in diverse dimensioni temporali. Con la protagonista Marie, coadiuvata
nella sua pazzia, tra fantasmi veri e reconditi. Non posso dire che questo
libro sia scritto male, ma è noioso, anzi noiosissimo. Più andavo avanti, più
non vedevo l’ora di finirlo. Nonostante la noia, una storia da raccontare
questo libro ce l’ha, nascosta in troppi nomi, troppi capitoli, troppe
descrizioni, che nulla hanno a che vedere col racconto. Troppi personaggi,
troppi nomi, troppi toponimi alcuni anche molto simili, tanto che per
districarsi bisognerebbe crearsi uno specchietto per non perdere il filo, se
non lo si fa per noia. Il romanzo è confusionario, troppo lungo e spesso
ripetitivo, i continui salti temporali, diventano meno agevoli da capire, e non
sono di aiuto al lettore. Il romanzo si velocizza leggermente verso gli ultimi
capitoli, ma è troppo tardi, qualcuno potrebbe già essere morto di noia. Troppa
carne al fuoco in questo romanzo. L’autore fa denuncia politica e sociale,
parla di malattie fisiche e mentali, omicidi, abuso di potere e tanto altro
ancora, non riuscendo però a concatenarli tra loro e a mantenere vivo l’interesse
del lettore. Voto: 4
martedì 26 maggio 2015
venerdì 15 maggio 2015
RECENSIONE – Nel cuore della tormenta di Suzanne Brockmann
Ennesimo libro della serie
Troubleshooters, già il fatto di averlo letto in formato elettronico e non in
cartaceo mi ha portato via un sacco di tempo e non me lo ha fatto di certo
amare. Devo ammettere però che l’autrice ha una fantasia sperticata, ma che di
militari e di organizzazioni para-militari non ne capisce un tubo. I suoi SEALS
sono tutto fuorché delle macchine da guerra, anzi fanno spesso delle figure
barbine, tant’è che non so se il vero scopo della Brockmann sia proprio quello
di mettere in ridicolo, con questi romanzi, le forze armate dello zio Sam J. In Italia è il terzo
episodio di questa saga, negli Stati Uniti il decimo, quindi ci troveremo già
con delle mancanze a cui non avremo modo di sopperire, perché non abbiamo letto
i libri precedenti. La storia è questa. Lindsey Fontaine (è tutto fuorché
francese) lavora per l’organizzazione para-militare Mediazioni Controversie
S.p.A. (lo leggeremo fino allo sfinimento questo nome così com’è, tanto che ho pensato
che il traduttore o la traduttrice abbiano lasciato il loro lavoro nelle mani
di un bambino di cinque anni). Non sapremo mai il suo ruolo effettivo nell’organizzazione,
ma passa dai semplici lavori di segreteria ad impugnare un’arma con nonchalance.
La Mediazione Controversie S.p.A. (ora lo faccio anche io!!! J ), capitanata dall’ex
SEAL Tom Paoletti, deve fare da spalla in un’esercitazione alla 16ª squadra dei
Navy SEALS che ha un nuovo comandante. Ritroviamo qui alcuni personaggi che
erano stati marginali nei libri precedenti come Izzy Zanella e soprattutto Mark
Jenkins che avrà il ruolo di co-protagonista con la nostra Lindsey. Visto che
Paoletti è stato fino a poco tempo fa il suo capo, Mark-Marky “Jenk” Jenkins
(cambiano soprannome ogni cinque minuti L),
ha pensato bene di far accasare nella società la sua amica, nonché suo amore
segreto, Tracy Shapiro con il ruolo di centralinista. Questa cosa ha mandato su
tutte le furie Lindsey Fontaine, perché oltre a trovarsi davanti ad una
bellissima bambolona con tutte le curve al proprio posto, quella che ha davanti
a se è proprio un’oca giuliva, che nonostante millanti un fidanzamento con un
brillante avvocato, ogni uomo che le passa davanti, viene scrutato e valutato.
Tranne il povero Mark. Già perché Mark dimostra molto meno della sua età,
sembra un diciannovenne … non è proprio altissimo, e trovandosi a contatto con
i suoi colleghi SEAL, fisicamente non fa certo una bellissima figura. Ma anche
lui, nonostante il fisico minuto è comunque molto ben proporzionato. E Lindsey
si è accorta di questo, ed è scocciatissima perché lui ha la bava alla bocca
per Tracy. Mark sarebbe perfetto per lei, minuta com’è (guarda un po’). Nella
prima esercitazione, Lindsey fa fessa tutta la squadra dei SEAL, e fugge sia ai
terroristi che dovevano rapirla, che ai suoi salvatori. Si fa ritrovare
comodamente seduta in un bar a bere uno shot. La sera stessa Mark, attirato dalla sua avvenenza, dimentica
Tracy, e la invita, sotto pressione del suo amico Izzy Zanella, a casa sua, per
una sessione di sesso galattico. I due vanno perfettamente d’accordo, non
intendono certo sposarsi, ma una loro frequenza potrebbe essere possibile, se
solo Lindsey non avesse dei seri problemi esistenziali, causati da suo padre (c’è
sempre qualcuno con dei problemi esistenziali!!! J).
Ma soprattutto mentre stanno per avere la loro seconda sessione di sesso
megagalattico vengono interrotti dalla telefonata di Tracy, che è fuggita dal
fidanzato traditore, e ha bisogno di aiuto perché senza soldi. Lindsey non
capisce fino in fondo questa cosa, pensa che Mark l’abbia usata come diversivo,
e quello che più le fa rabbia che la suoneria per Tracy è niente di meno che la
Marcia Nuziale. Lindsey vorrebbe stare lontano da Mark, ma purtroppo hanno una
nuova esercitazione in uno sperduto angolo del gelido New Hampshire. Tracy sarà
impegnata a fare l’ostaggio … ma stavolta l’ostaggio scompare per davvero.
Tracy non si trova, e c’è una tormenta in arrivo. I due, Lindsey e Mark,
dovranno mettere da parte il loro controverso rapporto per ritrovarla e
metterla in salvo. Tutta la squadra sarà alle prese con un terribile serial
killer, e sarà duramente messa alla prova dalle avverse condizioni meteorologiche,
e si troverà a dover superare ostilità e incomprensioni sentimentali, per
portare in salvo uno dei suoi membri. Voto: non perdete tempo!
RECENSIONE – L’eroe ribelle di Suzanne Brockmann
Meg Moore è una dipendente
statale. Lavora per quello che sarebbe il ns. ministero della difesa. Ha un
passato lavorativo nell’ambasciata del
kazbekistan (luogo immaginario) rinominato K-stan o il Buco. Luogo considerato
uno dei più pericolosi al mondo. Anni prima, Meg, proprio durante la sua
avventura nel K-stan, conosce John Nilsson, capo di una squadra di Navy SEALS.
Il momento è drammatico … per far scappare un agente della CIA dal paese, il
ragazzo si spaccia per lui, restando chiuso nell’ambasciata alla mercé del
governo locale. Meg sarà l’unica che tenterà e riuscirà a salvarlo. Nonostante
la forte attrazione che si scatena per la loro convivenza forzata (John deve restare barricato nell’ufficio di Meg, l’unico
non esposto all’esterno), Meg si sottrae dall’attenzione di John perché è
sposata con Daniel il mascalzone (la tradisce spudoratamente) e ha una figlia
piccola, Amy. E poi lui è proprio un cucciolotto, ha sei anni meno di lei.
Questo è l’antefatto. Ora è Meg a trovarsi in guai seri! Si trova a Washington,
dove è tornata a vivere da tempo, si è separata da Daniel il mascalzone, ma è
sola .. E John? Un attimo, ci arriviamo! Durante una normalissima giornata
lavorativa, Meg viene fermata da un uomo sotto il parcheggio del suo palazzo.
Il tizio fa parte di una cellula terroristica del k-stan e ha rapito sua nonna
e sua figlia e minaccia di ucciderle. Quello che il tizio le chiede è di
entrare nell’ambasciata del K-stan a Washington; per lei dovrebbe essere cosa
facile, vista la sua collaborazione. Nessuno la controlla più e potrebbe far
passare un’arma tranquillamente. Sarà tenuta sotto controllo continuo da una
talpa nell’ambasciata, e se non farà quello che le dicono, Amy e sua nonna sono
spacciate. A questo punto entra in scena John … ora è cresciuto … ma ha sempre
sei anni meno di lei … quello non lo possiamo cambiare … J. Viene convocato d’urgenza
a Washington mentre si trova in uno sconosciuto deserto americano durante un’esercitazione.
Così com’è, (cioè sudata, sporca, con i colori mimetici spalmati sul viso) la sedicesima
squadra dei SEAL, comandata da Tom Paoletti, si muove per aiutare uno dei loro
componenti. John non vede Meg da tre anni, ma il suo amore è rimasto intatto.
Cosa è successo? Perché Meg armata di pistola tiene in ostaggio l’ambasciatore
del K-stan? E perché ha chiesto di parlargli? John deve a tutti i costi
scoprire il perché Meg Moore rischia di morire, e fare del tutto, anche perdere
la sua vita perché ciò non accada. Dovrebbe essere un libro con dei colpi di
scena … ma è lento e prevedibile. Forse
la storia più bella non è quella principale, anzi … togliamo il forse. La
storia più bella è quella che la nonna di Meg, Eve racconta alla sua nipotina
Amy. La storia del suo amore per Ralph durante la seconda guerra mondiale e la
battaglia di Dunkerque, per trasmetterle l’amore e rendere sopportabile la
paura, facendoci scoprire una donna indebolita nel fisico, ma non nello
spirito. E poi, anche l’altra storia di contorno, quella tra Alyssa Locke ex
militare, che non è riuscita ad entrare nei SEAL perché donna, ora nell’FBI, e
Sam Starrett, compagno di squadra e amico di John Nilsson, solamente accennata,
che sicuramente farà parte di uno dei prossimi libri. Questa serie “Troubleshooters”
già di per se non vale molto, ma in Italia stanno facendo una confusione
incredibile con le uscite … quindi si trovano personaggi che nel libro
precedente avevano uno stato, e li si ritrova nel libro attuale con un altro …
mah … cose da case editrici. Voto: 6 – (stiracchiato!)
RECENSIONE – Sognando te di Jennifer Probst
Secondo romanzo della serie
“Cercando” legato all’agenzia matrimoniale “Kinnection” e al sempreverde “Libro
Viola degli Incantesimi”. Mi ripeto di nuovo … E’ un libro leggero
(leggerissimo), romance (da carie ai denti), fortunatamente questa volta
l’Italia ne resta fuori e non viene mai nominata … ma come il precedente, il
senso della sua pubblicazione qual è? Ritorniamo alla storia e lasciamo da
parte le mie farneticazioni … Gli affari all’agenzia matrimoniale Kinnection
vanno benissimo, grazie al lavoro di Kate (protagonista del precedente
episodio) di Kennedy (la nostra nuova protagonista) e di Airlyn. Kennedy è la
consulente di immagine della società e organizza gli incontri tra gli svariati
clienti, e quello che sembra avere molto successo è lo “speed date” un
appuntamento collettivo al buio, in cui alcuni uomini incontrano altrettante
donne a rotazione, e se durante quel breve contatto due o più persone rimangono
favorevolmente colpiti, allora l’agenzia
fornisce loro i contatti necessari per organizzare altri appuntamenti. Ad uno di questi partecipa Nathan Dunkle,
detto Ned, un ingegnere aerospaziale, molto, ma molto imbranato. La serata per
lui non va per niente bene, e accidenti se l’aveva preparata, leggendo tutto
quello che doveva dalle riviste femminili più in voga in quel momento … ma
sembra che queste ragazze che ha di fronte pensino tutto il contrario di quello
che le riviste dicono. Riesce addirittura a far scappare una di quelle ragazze
in lacrime, e per questo fa la conoscenza diretta di Kennedy, che decide di
intervenire. Ned vorrebbe con tutto il cuore trovare la partner ideale. Sente
che per lui è arrivato il momento di mettere su famiglia e quando vede Kennedy
ne rimane subito colpito e affascinato (Ma cazzarola possibile che i colpi di
fulmine capitano solo a loro??? E a me?). Lei, nonostante il personaggio
grossolano che ha davanti, ne nota le potenzialità e decide di prenderlo sotto
la sua ala protettrice, e di trasformarlo, un po’ come il Professor Higgins fa
con Eliza Doolitle in My Fair Lady. Cominciano così le varie avventure del
povero Ned, che diventa a questo punto Nat, che deve rinnegare tutto ciò che
suo fratello gli ha insegnato in fatto di donne fino a quel momento. Dal canto
suo Kennedy, ha dei seri, serissimi problemi a relazionarsi con il cibo. E’ una
splendida donna, ma in passato era una cicciona, vittima di bullismo, e
nonostante sia una persona super intelligente, pensa di non essere abbastanza
attraente se non muore di fame. Logicamente tra i due scocca la scintilla.
(Queste hanno aperto l’agenzia matrimoniale per trovarsi il marito e non per
trovarlo ad altre!) Logicamente, lei pensa che non può innamorarsi di lui, perché
lui è un cliente, nonostante si scopra che hanno anche un’intesa sessuale
niente male, e nonostante Kate, col suo tocco magico le dica che sono due anime
gemelle che si sono trovate … niente, lei manda tutto all’aria (ma vaff … ma
una cosa facile no?). Comunque alla fine
“L’AMMORE” trionferà, trallallero, trallalà.. (scusate mi è scappato!) Ehi
Jennifer??? Probst mi sentiiiii??? Scrivi qualcosa d’altro … Purtroppo ci sono
almeno altri due libri in previsione, sigh … Voto: 3
martedì 5 maggio 2015
RECENSIONE – Maschio Bianco Etero di John Niven
Secondo romanzo di John Niven,
dopo il fantastico “A volte ritorno”. Certo questo non eguaglia la
divertentissima storia del ritorno di Gesù sulla terra, ma merita sicuramente
di essere letto. Dissacrante quanto basta, irriverente quanto basta, sboccato
molto di più, John Niven ci trascina in una storia che di per se non ha nulla
di originale, ma che è raccontata con sagace maestria. Il protagonista, Kennedy
Marr, è stato uno scrittore di successo, ora per mantenersi ai lussi ed ai
vizi, scrive sceneggiature per film hollywoodiani di cassetta. E’ un tipaccio
sotto tutti i punti di vista. E’ un alcolizzato, un maniaco del sesso, qualche
volta si spara pure qualche droga, vive nel lusso al di sopra delle sue possibilità
e rifugge il lavoro con il motto: “Tanto lo posso fare domani”. Ma un giorno la
sua situazione degenera e il fisco americano non perdona e lo tallona per con
un conto salatissimo di tasse arretrate, circa un milione di dollari.
Hollywood, dove Kennedy si è trasferito tanti anni prima, non è più un posto
così paradisiaco. L’unica cosa che può salvarlo è accettare un premio
letterario che arriva niente di meno che dall’Inghilterra, ma questo comporterà
il ritorno in quel paese, quasi una ex seconda casa per lui, irlandese di
Dublino, ma soprattutto avrà l’ingrato compito di insegnare scrittura creativa
in un’università di provincia, quella dove insegna la sua ex moglie. Da questo
punto l’autore ci porta nella vita passata di Kennedy, facendocela conoscere
attraverso dei flashback dello stesso protagonista, che ci vengono raccontati
con tutta l’ironia che lo caratterizza. Parla con se stesso Kennedy, facendo
mente locale su quello che è diventato, su quello che si è lasciato indietro: i
suoi familiari, la ex moglie con la figlia, suo fratello più piccolo, Patrick,
che a sua differenza è un uomo posato e tutto d’un pezzo, suo madre che si sta
piano piano spegnendo con lui che rimanda più volte l’incontro per esorcizzare
lo spettro della morte sempre più vicina: “Se io non la incontro lei non
morirà, mi aspetterà”. Ma soprattutto sarà costretto ad affrontare la morte,
avvenuta tanti anni prima, di sua sorella Geraldine, morta suicida. Tutto
questo con lo sfondo di una squinternata troupe hollywoodiana e altri
personaggi di contorno che rendono questo libro, sboccato e irriverente e
godibile ma che allo stesso tempo ci fa
riflettere su quello che effettivamente si vuole dalla vita, e che bisogna
metterci il coraggio nel trovare la propria strada … perché per vivere ci vuole
molto coraggio. Stupenda la parte del conteggio delle ore perse in “pugnette”.
Scritto molto bene, ma non ai livelli di “A volte ritorno”, ma le storie sono
completamente diverse e di altro tono. Il personaggio di Kennedy è una
macchietta che a tratti risulta irritante, ma è proprio questo lo scopo
dell’autore, farci dapprima odiare il personaggio e piano, piano farci cambiare
opinione e alla fine farcelo amare così com’è, con tutti i suoi difetti che
sono molti più dei pregi. Voto: 7,5
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