giovedì 12 marzo 2020

Recensione - Le colpe degli altri di Linda Tugnoli



Esordio felice per la scrittrice Linda Tugnoli, che ha partorito la storia “Le colpe degli altri” edito dalla Editrice Nord.
Il protagonista della nostra storia è Guido Boggio-Martinet, di professione giardiniere. Un uomo che non ama molto parlare, soprattutto di sé e del suo passato.
Ma per un caso, salta agli onori della cronaca, quando trova il cadavere di una giovane donna, in un giardino di una villa semi-abbandonata, dove avrebbe invece dovuto trovare qualcuno che gli stava offrendo un lavoro.
Guido è un esperto di piante e fiori e oltre al cadavere ha notato dei particolari, che, per qualche strana ragione tiene per sé e non li comunica al commissario responsabile delle indagini, un siciliano scorbutico, che odia la Valle, il suo tempo meteorologico e anche i piemontesi.

I particolari che Guido ha tralasciato di comunicare al solerte commissario, sono un fiore secco, una rosa antica che la ragazza teneva nella mano, una foglia di un albero molto raro, il Ginkgo Biloba e un profumo antico, che lo riporta indietro nel tempo, e che riconosce grazie al suo olfatto finissimo e al suo passato lavoro.
Per Guido quella ragazza morta diventa un’ossessione. E anche se avrebbe ben più di un motivo per mantenere un basso profilo, non sa resistere alla tentazione di svolgere un’indagine clandestina. Partirà proprio dalla rarissima foglia di Ginkgo Biloba, perché lì, dove vive lui, in Valle Cervo, quegli alberi sono davvero una rarità ed esistono solo in alcuni giardini privati.
Guido comincia quindi le sue peregrinazioni alla ricerca dei famosi alberi, aiutato dalla memoria antica del vecchio amico Osvaldo, ex giardiniere della villa in cui ora lavora lui, e dalle altre memorie storiche del paese, come le sorelle Dimme.
Guido, d’altronde, è anche lui un estraneo per quei luoghi, perché fino a pochi anni prima, fin da giovanissimo era partito a far fortuna e successo in Francia, a Parigi, che aveva abbandonato poi di punto in bianco, per ritornare nella sua casa natale a goderne la tranquillità.
Poco alla volta Guido riesce, con la sua piccola indagine a recuperare degli indizi, soprattutto perché il primo indiziato resta proprio lui agli occhi della polizia, e questo gli provoca flash di brutti ricordi della sua vita precedente e di una donna del suo passato.
Ma i segreti, seppure sepolti da molto tempo, stanno tutti per riemergere, sia quelli dello stesso Guido, sia quelli relativi all’omicidio della ragazza col vestito blu, anche se qualcuno ha ingarbugliato per bene le cose e per Guido non sarà facile uscirne fuori.
Bello questo esordio della Tugnoli che con una scrittura semplice e scorrevole ci regala un bel giallo quasi vecchio stampo.
La trama è ben congegnata e gli indizi che portano alla soluzione del giallo si scoprono poco a poco, tenendo dietro alla storia del protagonista.
Perfetti anche i personaggi secondari, come il burbero commissario siciliano, il vecchio Osvaldo, la bella Marta e il fantastico Giovannino, senza tralasciare Tito e Rudi. Leggetelo e passerete delle ore a fantasticare di valli brumose e piovose (ditelo al commissario!) dell’alto Piemonte.
(a cura di Silvia Marcaurelio)
http://contornidinoir.it/2020/01/linda-tugnoli-le-colpe-degli-altri/linda-tugnoli-le-colpe-degli-altri-9788842932499/

lunedì 2 marzo 2020

RECENSIONE – Casa di Foglie di Mark Z. Danielewski



Presumo che Mark Z. Danielwski abbia avuto un’infanzia difficile e per questo motivo sia finito in un brutto giro, fatto di alcol, droga, pasticche, canne, funghetti allucinogeni e quant’altro serva per sballarsi, perché altrimenti questo libro non si spiega, se non come un “trip” dovuto all’aver ingerito tutta questa roba messa insieme.
La storia di per sé potrebbe anche rivelarsi interessante … Se non fosse che a disturbarla siano delle note a pié di pagina ora inserite da quello che dovrebbe essere l’autore di un manoscritto, un certo Zampanò, o il secondo lettore e sviluppatore del manoscritto, tale Johnny Truant.
É pur vero che Johnny, nella sua introduzione, ce lo dice convinto: “Se siete fortunati vi stancherete di questo libro, avrete la reazione in cui Zampanò aveva sperato, lo definirete inutilmente complicato (e lo è), ostinatamente ottuso (a ragione), prolisso (Avoja! [esclamazione in dialetto romanesco] – parola vostra -, assurdamente concepito (niente di più vero!), e ne sarete convinti, lo metterete da parte (cosa che non ho fatto, perché pensavo che da qualche parte si arrivasse) – anche se sento dire «da parte» e mi vengono i brividi, perché che cosa riusciamo mai a mettere da parte in realtà? – e andrete avanti, mangerete, berrete, sarete felici e soprattutto dormirete sonni sereni.”
Ma io no … non mi sono lasciata nemmeno convincere dall’incipit del libro: Questo libro non è per te.
Porca miseria, se aveva ragione! Un guazzabuglio … ecco cos’è stato per me questo libro.
Non vi dico la fatica per leggerlo! A parte l’invenzione di usare caratteri diversi in ogni dove… la cosa più assurda di questo libro sono le note. Le note che dovrebbero dare un senso a quello che stai leggendo, sono una massa di parole scritte e buttate là … almeno per me. C’è chi ci ha trovato altro … io ho anche fatto fatica a capirle.
Sì… io il libro l’ho capito poco. Ho letto recensioni di persone entusiaste. Persone che si sono messe a ricercare giochini all’interno del testo … quanto a me, ho fatto fatica anche a comprendere certi passi del libro … E mi ero pure scaricata da internet il: “Come leggere Casa di Foglie”, visto che avevo sentito che c’era un filo logico da seguire, filo logico che nemmeno con le istruzioni sono riuscita a trovare.
Insomma una cocente delusione data anche da un costo non proprio abbordabile: mai 30 euro sono stati spesi così male!!!
Comunque la storia è pressappoco questa: Ci sono tre personaggi principali, uno è Johnny Truant, un ragazzo che già da sé non sta proprio messo benissimo con la testa, che dopo la chiamata di un amico (Lude), trova nella casa del Vecchio Zampanò, un baule contente gli appunti per un manoscritto. Manoscritto che riguarda l’analisi e la ricostruzione di un documentario che Will Navidson, fotografo di successo, ha girato all’interno della sua casa. Uno potrebbe pensare: beh che valenza potrebbe avere un documentario del genere. All’inizio della storia Navdison pensa solo di registrare la vita domestica sua e della sua famiglia, dopo esser sceso a compromessi con la sua compagna, e aver deciso di seguire più da vicino la crescita dei figli Chad e Daisy. Un riavvicinamento tra lui e karen. Ma all’improvviso nella casa compare una porta, dove dietro c’è un corridoio buio, o almeno è quello che sembra all’inizio. Ma dietro quella porta c’è un intero mondo, che Navidson stesso e altri che lo seguiranno si ritroveranno ad esplorare fino a che diventerà un’ossessione, anche per Zampanò che è l’autore del manoscritto o per Johnny Truant che ne è il lettore e a cui aggiunge altre note di sua mano.
Le varie storie dei protagonisti si stratificano una sull’altra, creando un vero labirinto di parole. Il libro è sperimentale ed anch’esso è una forma di labirinto per il lettore, con il testo che cambia direzione, le pagine cambiano, ci sono riquadri nei riquadri, note sottosopra, spezzettate, addirittura pagine con una sola parola, o parole scritte sui bordi.
Ho letto opinioni contrastanti su questo libro, io me ne sono fatta una mia: c’è chi l’ha definito “un libro molto strano”, chi un capolavoro, e chi, come me un’enorme massa di idee, parole, note e appendici che tra loro non portano assolutamente a nulla. Forse sarò io a non averlo capito.
Ma la mole di lavoro che c’è dietro al lavoro di Zampanò, il numero di note che contengono dei riferimenti e citazioni a libri, più o meno reali, all’utilizzo di argomentazioni anche difficili e astruse, ma quanto doveva essere preparato il vecchio, quanto aveva fatto successo questo docu-film sulla casa di Ash Tree Lane? Anche lo stesso Truant che ci parla attraverso le sue note, che delle volte, raccontano di sé stesso, più che del manoscritto che sta leggendo, quanto poteva essere preparato per trattare determinati argomenti come per esempio la datazione di frammenti di rocce, la velocità di riverberazione dell’eco … perché anche di questi argomenti si parla, con formule matematiche al seguito … Ecco, probabilmente ero io ad essere impreparata per leggerlo. Comunque se siete curiosi, leggetelo, con molta cura. Cercate ogni giochino possibile all’interno del testo. Tutti i giochi di parole che lo compongono e poi chiamatemi e spiegatemelo … Ve ne sarei veramente grata. Voto: 5 (solo per la massa di lavoro che c’è dietro).