lunedì 2 marzo 2020

RECENSIONE – Casa di Foglie di Mark Z. Danielewski



Presumo che Mark Z. Danielwski abbia avuto un’infanzia difficile e per questo motivo sia finito in un brutto giro, fatto di alcol, droga, pasticche, canne, funghetti allucinogeni e quant’altro serva per sballarsi, perché altrimenti questo libro non si spiega, se non come un “trip” dovuto all’aver ingerito tutta questa roba messa insieme.
La storia di per sé potrebbe anche rivelarsi interessante … Se non fosse che a disturbarla siano delle note a pié di pagina ora inserite da quello che dovrebbe essere l’autore di un manoscritto, un certo Zampanò, o il secondo lettore e sviluppatore del manoscritto, tale Johnny Truant.
É pur vero che Johnny, nella sua introduzione, ce lo dice convinto: “Se siete fortunati vi stancherete di questo libro, avrete la reazione in cui Zampanò aveva sperato, lo definirete inutilmente complicato (e lo è), ostinatamente ottuso (a ragione), prolisso (Avoja! [esclamazione in dialetto romanesco] – parola vostra -, assurdamente concepito (niente di più vero!), e ne sarete convinti, lo metterete da parte (cosa che non ho fatto, perché pensavo che da qualche parte si arrivasse) – anche se sento dire «da parte» e mi vengono i brividi, perché che cosa riusciamo mai a mettere da parte in realtà? – e andrete avanti, mangerete, berrete, sarete felici e soprattutto dormirete sonni sereni.”
Ma io no … non mi sono lasciata nemmeno convincere dall’incipit del libro: Questo libro non è per te.
Porca miseria, se aveva ragione! Un guazzabuglio … ecco cos’è stato per me questo libro.
Non vi dico la fatica per leggerlo! A parte l’invenzione di usare caratteri diversi in ogni dove… la cosa più assurda di questo libro sono le note. Le note che dovrebbero dare un senso a quello che stai leggendo, sono una massa di parole scritte e buttate là … almeno per me. C’è chi ci ha trovato altro … io ho anche fatto fatica a capirle.
Sì… io il libro l’ho capito poco. Ho letto recensioni di persone entusiaste. Persone che si sono messe a ricercare giochini all’interno del testo … quanto a me, ho fatto fatica anche a comprendere certi passi del libro … E mi ero pure scaricata da internet il: “Come leggere Casa di Foglie”, visto che avevo sentito che c’era un filo logico da seguire, filo logico che nemmeno con le istruzioni sono riuscita a trovare.
Insomma una cocente delusione data anche da un costo non proprio abbordabile: mai 30 euro sono stati spesi così male!!!
Comunque la storia è pressappoco questa: Ci sono tre personaggi principali, uno è Johnny Truant, un ragazzo che già da sé non sta proprio messo benissimo con la testa, che dopo la chiamata di un amico (Lude), trova nella casa del Vecchio Zampanò, un baule contente gli appunti per un manoscritto. Manoscritto che riguarda l’analisi e la ricostruzione di un documentario che Will Navidson, fotografo di successo, ha girato all’interno della sua casa. Uno potrebbe pensare: beh che valenza potrebbe avere un documentario del genere. All’inizio della storia Navdison pensa solo di registrare la vita domestica sua e della sua famiglia, dopo esser sceso a compromessi con la sua compagna, e aver deciso di seguire più da vicino la crescita dei figli Chad e Daisy. Un riavvicinamento tra lui e karen. Ma all’improvviso nella casa compare una porta, dove dietro c’è un corridoio buio, o almeno è quello che sembra all’inizio. Ma dietro quella porta c’è un intero mondo, che Navidson stesso e altri che lo seguiranno si ritroveranno ad esplorare fino a che diventerà un’ossessione, anche per Zampanò che è l’autore del manoscritto o per Johnny Truant che ne è il lettore e a cui aggiunge altre note di sua mano.
Le varie storie dei protagonisti si stratificano una sull’altra, creando un vero labirinto di parole. Il libro è sperimentale ed anch’esso è una forma di labirinto per il lettore, con il testo che cambia direzione, le pagine cambiano, ci sono riquadri nei riquadri, note sottosopra, spezzettate, addirittura pagine con una sola parola, o parole scritte sui bordi.
Ho letto opinioni contrastanti su questo libro, io me ne sono fatta una mia: c’è chi l’ha definito “un libro molto strano”, chi un capolavoro, e chi, come me un’enorme massa di idee, parole, note e appendici che tra loro non portano assolutamente a nulla. Forse sarò io a non averlo capito.
Ma la mole di lavoro che c’è dietro al lavoro di Zampanò, il numero di note che contengono dei riferimenti e citazioni a libri, più o meno reali, all’utilizzo di argomentazioni anche difficili e astruse, ma quanto doveva essere preparato il vecchio, quanto aveva fatto successo questo docu-film sulla casa di Ash Tree Lane? Anche lo stesso Truant che ci parla attraverso le sue note, che delle volte, raccontano di sé stesso, più che del manoscritto che sta leggendo, quanto poteva essere preparato per trattare determinati argomenti come per esempio la datazione di frammenti di rocce, la velocità di riverberazione dell’eco … perché anche di questi argomenti si parla, con formule matematiche al seguito … Ecco, probabilmente ero io ad essere impreparata per leggerlo. Comunque se siete curiosi, leggetelo, con molta cura. Cercate ogni giochino possibile all’interno del testo. Tutti i giochi di parole che lo compongono e poi chiamatemi e spiegatemelo … Ve ne sarei veramente grata. Voto: 5 (solo per la massa di lavoro che c’è dietro).

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