Presumo che Mark Z. Danielwski
abbia avuto un’infanzia difficile e per questo motivo sia finito in un brutto
giro, fatto di alcol, droga, pasticche, canne, funghetti allucinogeni e
quant’altro serva per sballarsi, perché altrimenti questo libro non si spiega,
se non come un “trip” dovuto all’aver ingerito tutta questa roba messa insieme.
La storia di per sé potrebbe
anche rivelarsi interessante … Se non fosse che a disturbarla siano delle note
a pié di pagina ora inserite da quello che dovrebbe essere l’autore di un
manoscritto, un certo Zampanò, o il secondo lettore e sviluppatore del manoscritto,
tale Johnny Truant.
É pur vero che Johnny, nella sua
introduzione, ce lo dice convinto: “Se siete fortunati vi stancherete di
questo libro, avrete la reazione in cui Zampanò aveva sperato, lo definirete
inutilmente complicato (e lo è), ostinatamente ottuso (a ragione),
prolisso (Avoja! [esclamazione in dialetto romanesco] – parola vostra -,
assurdamente concepito (niente di più vero!), e ne sarete convinti, lo
metterete da parte (cosa che non ho fatto, perché pensavo che da qualche
parte si arrivasse) – anche se sento dire «da parte» e mi vengono i brividi,
perché che cosa riusciamo mai a mettere da parte in realtà? – e andrete avanti,
mangerete, berrete, sarete felici e soprattutto dormirete sonni sereni.”
Ma io no … non mi sono lasciata
nemmeno convincere dall’incipit del libro: Questo libro non è per te.
Porca miseria, se aveva ragione! Un
guazzabuglio … ecco cos’è stato per me questo libro.
Non vi dico la fatica per
leggerlo! A parte l’invenzione di usare caratteri diversi in ogni dove… la cosa
più assurda di questo libro sono le note. Le note che dovrebbero dare un senso
a quello che stai leggendo, sono una massa di parole scritte e buttate là … almeno
per me. C’è chi ci ha trovato altro … io ho anche fatto fatica a capirle.
Sì… io il libro l’ho capito poco.
Ho letto recensioni di persone entusiaste. Persone che si sono messe a
ricercare giochini all’interno del testo … quanto a me, ho fatto fatica anche a
comprendere certi passi del libro … E mi ero pure scaricata da internet il:
“Come leggere Casa di Foglie”, visto che avevo sentito che c’era un filo logico
da seguire, filo logico che nemmeno con le istruzioni sono riuscita a trovare.
Insomma una cocente delusione
data anche da un costo non proprio abbordabile: mai 30 euro sono stati spesi
così male!!!
Comunque la storia è pressappoco
questa: Ci sono tre personaggi principali, uno è Johnny Truant, un ragazzo che
già da sé non sta proprio messo benissimo con la testa, che dopo la chiamata di
un amico (Lude), trova nella casa del Vecchio Zampanò, un baule contente gli
appunti per un manoscritto. Manoscritto che riguarda l’analisi e la
ricostruzione di un documentario che Will Navidson, fotografo di successo, ha
girato all’interno della sua casa. Uno potrebbe pensare: beh che valenza potrebbe
avere un documentario del genere. All’inizio della storia Navdison pensa solo
di registrare la vita domestica sua e della sua famiglia, dopo esser sceso a
compromessi con la sua compagna, e aver deciso di seguire più da vicino la
crescita dei figli Chad e Daisy. Un riavvicinamento tra lui e karen. Ma
all’improvviso nella casa compare una porta, dove dietro c’è un corridoio buio,
o almeno è quello che sembra all’inizio. Ma dietro quella porta c’è un intero
mondo, che Navidson stesso e altri che lo seguiranno si ritroveranno ad
esplorare fino a che diventerà un’ossessione, anche per Zampanò che è l’autore
del manoscritto o per Johnny Truant che ne è il lettore e a cui aggiunge altre
note di sua mano.
Le varie storie dei protagonisti
si stratificano una sull’altra, creando un vero labirinto di parole. Il libro è
sperimentale ed anch’esso è una forma di labirinto per il lettore, con il testo
che cambia direzione, le pagine cambiano, ci sono riquadri nei riquadri, note
sottosopra, spezzettate, addirittura pagine con una sola parola, o parole
scritte sui bordi.
Ho letto opinioni contrastanti su
questo libro, io me ne sono fatta una mia: c’è chi l’ha definito “un libro
molto strano”, chi un capolavoro, e chi, come me un’enorme massa di idee,
parole, note e appendici che tra loro non portano assolutamente a nulla. Forse
sarò io a non averlo capito.
Ma la mole di lavoro che c’è
dietro al lavoro di Zampanò, il numero di note che contengono dei riferimenti e
citazioni a libri, più o meno reali, all’utilizzo di argomentazioni anche
difficili e astruse, ma quanto doveva essere preparato il vecchio, quanto aveva
fatto successo questo docu-film sulla casa di Ash Tree Lane? Anche lo stesso
Truant che ci parla attraverso le sue note, che delle volte, raccontano di sé
stesso, più che del manoscritto che sta leggendo, quanto poteva essere
preparato per trattare determinati argomenti come per esempio la datazione di
frammenti di rocce, la velocità di riverberazione dell’eco … perché anche di
questi argomenti si parla, con formule matematiche al seguito … Ecco,
probabilmente ero io ad essere impreparata per leggerlo. Comunque se siete
curiosi, leggetelo, con molta cura. Cercate ogni giochino possibile all’interno
del testo. Tutti i giochi di parole che lo compongono e poi chiamatemi e
spiegatemelo … Ve ne sarei veramente grata. Voto: 5 (solo per la massa di
lavoro che c’è dietro).
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