mercoledì 20 maggio 2020

RECENSIONE - La misura del tempo di Gianrico Carofiglio



Dopo 27 anni, Guido Guerrieri incontra di nuovo Lorenza, con la quale aveva avuto un breve ma intenso rapporto. La donna è molto diversa da quella passionale e trasgressiva conosciuta in gioventù: è invecchiata e, soprattutto, preoccupata per la sorte giudiziaria del figlio, condannato in primo grado per omicidio volontario di uno spacciatore. Lorenza, ormai senza soldi, si rivolge a Guido per l’appello, dopo la morte del suo avvocato. Da qui inizia un continuo alternarsi tra passato e presente: l’avvocato Guerrieri ricorda la storia con Lorenza e cerca di costruire un quadro di ragionevole dubbio, delineando scenari alternativi possibili, visto che tutto indica che Iacopo, il figlio di Lorenza, sia l’unico probabile colpevole. Carofiglio, ex magistrato, conosce perfettamente la giustizia e i suoi meccanismi: la scrittura è chiara, elegante, colta, precisa, scorrevole, intrisa di tecnicismi ben noti a chi ha frequentato l’ambiente dei tribunali. La trama è ben costruita, ma non interessano i colpi di scena, quanto piuttosto un epilogo dal retrogusto amaro che invita alla riflessione. Il protagonista fa continuamente i conti col tempo che passa veloce mentre, cambiando, siamo occupati a vivere. Accanto alle vicende narrate, infatti, lo scrittore dispensa pillole di saggezza, citazioni dotte, riflessioni. Consigliatissimo!
(a cura di Maria Lombardi)

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