mercoledì 10 novembre 2021

RECENSIONE - La voce della quercia di Andrew Michael Hurley

Richard e Juliette sono due persone normalissime.
Vivono a Leeds.
Lui è un professore universitario e lei un’infermiera e hanno un bambino, Ewan.
Quando il padre di Richard, anche lui un ricercatore, muore quasi pazzo in una clinica psichiatrica, lui eredita la tenuta di Starve Acre, una vecchia casa in mezzo alla brughiera a cui lui non teneva nemmeno un po’.
Sua moglie Juliette però pensa che trasferirsi in campagna possa fare bene a Ewan che ha cinque anni. L’aria aperta, il bosco e la piccola cittadina di campagna potrebbero aiutarlo ad aprirsi un po’ di più.
Ma poco dopo il loro trasloco, li troviamo invece che devono affrontare il dolore più grande che due genitori devono sopportare: la morte del loro bambino.
Quella che sembrava dover diventare una casa amata è diventata una fonte di dolore che ognuno dei due sopporta a modo proprio.

Se Richard si è buttato a capofitto nella sistemazione e catalogazione dei libri di suo padre, che negli ultimi anni della sua pazzia, aveva mescolato in svariati scatoloni, e nella ricerca di una famosa quercia maledetta che dovrebbe essere nel terreno legato alla casa, Juliette è convinta che Ewan sia ancora lì con loro e si appoggia ad un gruppo di occultisti.
Tra passato e presente rivivremo i momenti della vita che Richard, Juliette e Ewan vivranno nella casa di Starve Acre. Di come la comunità di Stylwhite consideri Ewan un bambino malato e propenso alla violenza. Degli svariati episodi che legano il bambino e le sue malefatte ad una vecchia storia su una vecchia quercia teatro di una sommaria giustizia avvenuta addirittura nel medioevo.

Che nesso c’è fra il passato remoto di quel luogo, teatro di forme di sommaria, brutale giustizia, e la strana malattia che si è portata via Ewan, e la sua attitudine a distruggere e far male? La terra rivoltata darà le sue risposte, e non sono quelle che ci si aspetta.
Nel romanzo possiamo vedere lo scontro di due visioni diametralmente opposte, lo scetticismo della persona razionale che ritroviamo in Richard, e la credenza in arcani poteri, come l’occultismo per Juliette. Ma anche lo scontro del reale con il fantastico, fino alla follia.

L’autore sa intrecciare bene questi opposti elementi, anche se è vero che la storia decolla veramente solo nella seconda parte.
I personaggi non sono caratterizzati particolarmente a parte il loro senso del razionale o della credenza in un mondo spirituale. La loro fisicità non esiste, ma probabilmente è una cosa voluta dall’autore stesso, per lasciare quell’aura di mistero che li circonda.
Consigliato a chi ama particolarmente il paranormale.

Silvia Marcaurelio

 

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