mercoledì 21 agosto 2013

INFERNO di Dan Brown

Con questo romanzo Dan Brown, riprende le avventure del famoso professore di simbologia di Harvard, Robert Langdon. Lo ritroviamo a Firenze, a far luce sull'ennesimo intricato mistero.
Il professor Langdon si risveglia in un ospedale fiorentino con una perdita di memoria. Non sa infatti perché sia lì e come abbia fatto ad arrivarci. Ha una ferita alla testa che sembra essere stata provocata da un colpo di pistola di striscio. Appena il tempo di conoscere una dottoressa inglese che traduce per lui quello che il medico ha da dirgli, che in stanza irrompe una persona che tenta di nuovo di ucciderlo. Langdon riesce a fuggire per merito della dottoressa e da qui comincia la sua avventura. Deve scappare per salvarsi la vita e contemporaneamente fare luce su una cospirazione di portata globale i cui indizi sono nascosti nella più grande opera del più famoso cittadino di Firenze, Dante Alighieri e la sua Divina Commedia.
"Inferno" è un romanzo spettacolare, se si parte dai dovuti presupposti. Intanto bisogna accettare il fatto che non si ha tra le mani un capolavoro. Dan Brown scrive piuttosto male, in effetti, ma in fin dei conti poco importa, perché non si sta leggendo un romanzo che può cambiare la vita o far rivedere il modo di percepire il mondo. Si sta leggendo un prodotto di intrattenimento, e per chi ne usufruisce, ci riesce in maniera sorprendente.
In "Inferno" troviamo azione, più o meno improbabile. C'è ritmo, cadenzato in capitoli brevissimi, ognuno dei quali termina con un colpo di scena. Ci sono aneddoti che aiutano a contestualizzare la storia, e, nel contempo a renderla accattivante per il lettore.
Sì, nel romanzo ci sono alcune inesattezze. Del tipo che la maschera funeraria di Dante esposta a Firenze non è affatto l'originale, o che la tomba di Enrico Dandolo a Santa Sofia è solo un cenotafio, perché l'originale è stata distrutta dai musulmani. Ma anche qui, sono storture della realtà che servono alla trama, e in più suonano verosimili, quindi per me, vanno bene.
Lo scopo di Dan Brown non è quello di educare il pubblico dei lettori o proporre morale in chiave metaforica. Lo scopo principale di Dan Brown è quello di scrivere qualcosa che la gente abbia il piacere di leggere in spiaggia o sui mezzi pubblici o prima di andare a dormire. Qualcosa che diverta e intrighi a tal punto, magari da farci saltare dieci minuti di bagno, perdere la fermata della metro o andare a letto mezz'ora più tardi, perché -  diamine! - si voleva vedere come andava a finire. Questo era il vero obiettivo di Dan Brown. Obiettivo perfettamente centrato.
Sul finire di questo romanzo Dan Brown ha rotto una regola che sembrava essersi auto-imposto, ovvero: Gli eventi dei romanzi precedenti non hanno effetti su quelli successivi. Nonostante Langdon abbia in pratica rivoluzionato la storia del mondo ne "Il Codice Da Vinci", nei romanzi successivi non se ne fa alcun riferimento diretto. Ebbene alla fine di "Inferno" succede qualcosa che non gli sarà possibile non menzionare in un eventuale seguito.
Quindi, riassumendo. Buon libro, ottimo se non lo si prende troppo sul serio e lo si legge per puro e semplice svago. Non mancano le sbavature, ma, sul serio, passano in secondo piano, grazie al ritmo incalzante e all'azione serrata.
Voto: 7,5

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