martedì 25 ottobre 2016

RECENSIONE – Belgravia di Julian Fellowes



Julian Fellowes non è proprio l’ultimo arrivato e si vede. Autore di sceneggiature da Oscar come Gosford Park e del tanto acclamato Downton Abbey, ritroviamo in questo romanzo tutte le sfaccettature che hanno caratterizzato i suoi romanzi e le sue sceneggiature. Ci riporta nella Londra degli anni 40 dell’ottocento, dove le classi sociali ancora distinguevano le persone e le opportunità. Fellowes è molto bravo a raccontarci quello che succede nei diversi piani sociali, come è a lui consono; vediamo le storie, quella dei “piani bassi” e quella dei “piani alti”, intrecciarsi tra di loro a meraviglia e  farne un unicum. La storia parte con un prologo nel 1815, prima della battaglia di Waterloo a Bruxelles. Troviamo quelli che saranno i protagonisti solo in apparenza, Sophia Trenchard e Edmund Lord Bellasis, prossimo conte di Brockenhurst. Sono due giovani, si amano, ma la loro classe sociale li tiene lontani. Sophia è innamorata, ma oltre a quello, un po’ come il padre punta in alto, vuole scalare la società. James, suo padre, è un commerciante di successo, fa affari con il duca di Wellington e con l’esercito, provvedendoli di tutti i vettovagliamenti necessari per mantenere i soldati al fronte. Durante il ballo della duchessa di Richmond che rimarrà alla storia, e di cui i Trenchard sono riusciti tramite Edmund ad avere l’invito, Napoleone decide di attaccare il Belgio, e tutti i soldati inglesi lì di stanza, convergono verso Waterloo. Tra di loro anche Edmund Bellasis che perirà nell’attacco come tantissimi altri giovani ufficiali e soldati. Ritroviamo la famiglia Trenchard nel 1840 a Londra. James è un personaggio importante che sta finanziando i signori Cubitt, i maggiori costruttori della nuova Londra e del nuovo quartiere bene di Belgravia. Il sogno della scalata sociale con il matrimonio della figlia è fallito miseramente, con la morte della stessa Sophia. Nello stesso quartiere vivono i conti di Brockenhurst, genitori di quell’Edmund Bellasis. Le due famiglie appaiono ancora distanti per estrazione sociale, ma unite da un segreto che la famiglia Trenchard ha fatto in modo in quegli anni rimanesse tale. Dall’unione di Sophia e Edmund è nato un bambino, che visti i tempi, per non rovinare l’onore della famiglia è stato dato in adozione ad una famiglia di ecclesiastici, i signori Pope. Ma James, di nascosto dalla moglie Anne, ha fatto in modo di rimanere in contatto con quella famiglia e di avere notizie dell’amato nipote, che crescendo ha preso la sua strada di commerciante. Charles Pope, è all’oscuro di tutto e soprattutto di quello che gli capiterà. Questo libro è ricco di misteri e di intrighi, anche se tutti deducibili con gli indizi che l’autore ci fornisce durante lo scorrere delle vicende. E’ pieno di ironia nei confronti di alcuni dei personaggi, desiderosi di salire nella scala sociale, ma anche del mantenimento delle proprie origini. Tutti i tentativi risultano essere esagerati e divertenti agli occhi del lettore. La nobiltà subisce le critiche dell’autore, molti di loro paiono privi di carattere ed abituati a rimanersene fermi ad aspettare, perché un nobile non può lavorare. I caratteri dei protagonisti sono ben definiti; ha creato dei personaggi ben delineati che si intersecano nella storia creando eventi e situazioni a volte paradossali. Il tutto in ambientazioni eleganti e descritte in maniera dettagliata, ma mai superflua. La narrazione è fluida e frizzante, e grazie ai colpi di scena il lettore mantiene gli occhi incollati alle pagine fino alla fine della storia. In definitiva, questo è il romanzo dei segreti, delle mezze verità, delle verità personali che ognuna delle figure coinvolte svilupperà per proprio conto per cercare una spiegazione, del non detto, del taciuto. Questo è un romanzo in cui si parla di famiglie, allocate sui diversi gradini della scala sociale ma con la smania di espugnare le fortezze per trarne i propri vantaggi, per attuare quella scalata a cui tutti ambiscono. Questo è un romanzo in cui anche la servitù ricopre un ruolo di rilievo, tanto da diventarne i protagonisti, da tradire i propri padroni riesumando gli scheletri custoditi gelosamente negli armadi dietro lauti compensi, perché è il denaro che permette di appartenere al “bel mondo”. Un romanzo consigliato a chi ama i fasti del passato, il profumo di antico, le saghe familiari e i segreti che le caratterizzano. Voto: 8

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