Parigi, 2011. Dopo trent’anni dal
suo avvenimento, viene trovato l’assassino di Emilie Thévenin, prostituta
diciannovenne, abusata e torturata. Il caso viene chiuso grazie ad una prova
DNA, che all’epoca dell’omicidio ancora non esisteva. Il colpevole è Giles
Neuhart, un uomo che appare innocuo e tranquillo, metodico, un tipo che passa inosservato, un impiegato di banca come tanti. Ma le prove
che lo accusano sono solo circostanziali e troppo generiche, manca un movente.
E’ il solo Marc Rappoport a preoccuparsene. Marc è un giornalista di nera e la
fretta dimostrata dalle forze dell’ordine di chiudere il caso immediatamente lo
mettono in azione. Non crede che Neuhart sia l’assassino di Emilie, pensa che dietro
ci sia sicuramente qualcosa di più grosso. Comincia quindi ad indagare per il
suo giornale, con l’approvazione del suo capo e amico di vecchia data Pierre e
con l’aiuto dello stagista Alex. Assiste, grazie alla sua amicizia con il
commissario Stefanaggi, all’interrogatorio del presunto colpevole, ma non ne
ricava nulla. L’unico modo che ha di poter scoprire qualcosa e iniziare a
vagliare i luoghi frequentati dalle prostitute, dove di Emilie però non vi è
nessuna traccia, nessun ricordo. Marc si spinge, quindi, fino a Charfeuil,
paese di origine di Emilie, dove interrogando professori, amici, conoscenti e
la madre malata, riesce a intrecciare una pista che potrebbe aver portato alla
morte della ragazza, ma che non ha sicuramente niente a che fare con protettori,
prostituzione e droga, come quelli della polizia ritengono. La pista,
incredibile ma vero, porta fino ad un colosso chimico-farmaceutico della zona,
la Nutricare. Marc solleva un polverone gigantesco, tra prostituzione,
laboratori di ricerca e un mondo politico corrotto, non risparmiando nessuno,
dipingendo un quadro di ingiustizia e sopraffazione, di intrighi politici ad
altissimo livello. Mentre leggiamo il giallo che si dipana tra le pagine,
riusciamo anche a scoprire la vita di Marc Rappoport, figlio di due insegnanti,
di cui suo padre ebreo, e nipote di uno dei più grandi uomini finanziari di
Francia. Il nonno, Monsieur Delorme, era un caustico uomo d’affari che ha
insegnato al nipote aneddoti e comportamenti che lo hanno portato al cinismo odierno.
Tutti i particolari della vita di Marc, vengono dosati ad arte dall’autore.
Scopriamo un po’ per volta i componenti della sua famiglia e i vizi di suo
nonno. Queste divagazioni non sono a caso, non sono un errore dell’autore,
anzi, fanno da compendio alla storia, rivelandoci il carattere e la crescita di
Marc, e del suo rifiuto per il mondo di suo nonno, il perché della sua
difficoltà ad instaurare dei rapporti duraturi. Il romanzo quindi non è solo un
giallo o un thriller, ma anche un libro di denuncia sociale, un opera narrativa
semplice ed essenziale, senza nessun abbellimento letterario. Il lettore viene
catturato mano a mano che la storia si dipana. La trama, ben congegnata, riesce
ad unire i due piani narrativi in cui è suddiviso il romanzo. L’autrice si è
ispirata ad un fatto realmente accaduto in Francia, il caso della Rhône-Poulenc,
azienda farmaceutica francese, uno dei più grandi scandali accaduti oltralpe
tra la fine degli anni ottanta e gli inizi degli anni novanta. Consigliato, da
non perdere! Voto: 8,5
Nessun commento:
Posta un commento