giovedì 16 febbraio 2017

RECENSIONE – L’ultima legione di Valerio Massimo Manfredi



L’anno è il 476 d.C., l’Impero Romano d’Occidente è in disfacimento. Sul trono imperiale siede un ragazzino che ha solo 13 anni, Romolo Augusto. Odoacre, generale delle armate dell’impero, facente parte della nuova linfa barabarica, lo cattura e lo depone, uccidendo suo padre. Vicino al ragazzo rimane soltanto il precettore britannico Ambrosinus. Nel frattempo a Dertona dove è di stanza la “Nova Invicta”, l’ultima legione voluta da Oreste, il padre dell’imperatore, è sotto attacco e in numero molto minore dei suoi nemici. L’ufficiale Aureliano Ambrosio Ventidio viene mandato dal suo comandante alla ricerca di aiuti proprio a Rimini, da Oreste. Naturalmente Aureliano trova l’uomo in fin di vita. La sua richiesta è di salvare e proteggere suo figlio, ultimo imperatore di Roma. Dopo svariate peripezie e un tentativo di salvataggio andato in malora, dove Romolo Augusto perde anche sua mamma, Aureliano conosce Livia Prisca che lo salva dal barbaro Wulfila. Livia fa parte di una piccola comunità che spera ancora che l’Impero Romano viva e prosperi, e che vada nelle mani giuste, quelle del piccolo Romolo Augusto. Alleata con diversi personaggi importanti, insieme ad Aurelio intraprende l’avventura di riportare sul trono il piccolo imperatore e parte alla volta di Capri per liberarlo. Ai due si uniscono due soldati della vecchia Nova Invicta catturati a Dertona, Vatreno e il gigante Batiato e due schiavi, Orosio e Demetrio. I quattro devono tentare l’impossibile, assaltare la fortezza sull’isola di Capri e far evadere Romolo Augusto e il suo precettore. Incredibilmente ci riescono e i sei scappano cercando di mettere quanta più strada possibile tra loro e un Wulfila molto, molto arrabbiato. Il piccolo Romolo sull’isola ha trovato in un “santuario” la vera spada di Giulio Cesare. Ambrosinus comincia a credere alla profezia che molto tempo prima, aveva sentito in Britannia, decide quindi, con la piccola compagnia di portarvi Romolo Augusto. Mentre viaggiano ogni personaggio viene quasi psicanalizzato dall’autore, soprattutto Aurelio, il piccolo Romolo Augusto e il suo precettore Ambrosinus, che sono i veri protagonisti della storia. Scopriremo che Aureliano e Livia hanno un passato comune, che il soldato non ricorda, non vuole ricordare. Livia che ne è innamorata sa che se il soldato non verrà a patti con il suo passato, per loro due non ci sarà mai futuro. Il piccolo Romolo Augusto, pensa di non essere altro che un bambino, e così vorrebbe vivere, se solo glielo permettessero, ha perso tutto, che senso ha che continuino a chiamarlo Cesare. Cesare di cosa? Il suo precettore Ambrosinus è convinto che il suo protetto è “il ragazzo che viene dal mare” di cui parla la sua vecchia profezia. Inizieranno un viaggio lunghissimo tra l’Europa post imperiale, devastata e imbruttita, fino ad arrivare in Britannia, dove si concluderà la loro storia, con la rinascita dell’ultima legione, i ricordi al loro posto, e un nuovo impero da fondare. Libro scorrevole che lega la fine dell’impero romano con la nascita della storia arturiana. Manfredi è bravissimo a farci conoscere la storia di cui è maestro, ma anche a romanzarla e ad unire personaggi inventati come quello di Aurelio ad un mito come Ambrosinus (non vi rivelo chi é perché vi rovinerei la lettura) ad altri vissuti veramente come il piccolo imperatore d’occidente Romolo Augusto con la sua infausta storia. Ottimo libro da cui è stato tratto un film dall’omonimo titolo con protagonista nel ruolo di Aurelio niente di meno che Colin Firth, Ben Kingsley nella parte di Ambrosinus. Voto: 7,5

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