Questo romanzo viene
pubblicato a cavallo tra il 1909 e il 1910. Sfondo del racconto è la bellissima
Sicilia del diciottesimo secolo tra regni spagnoli e sabaudi, dove la nobiltà
la faceva da padrone e il popolino era ignorante e schiavo. Ma come in tutte le
storie che si rispettino, c’è sempre qualche persona “illuminata”, che
nonostante il suo ceto elevato, considera ingiustizie tutte le cattiverie e i
soprusi che il popolo vessato deve subire in silenzio, pena il carcere o la
morte. C’è qualcuno che lavora nell’ombra e rende giustizia. Persone che non si
conoscono tra di loro, perché agiscono sempre a volto coperto. Istituiscono
processi, condannano ed eseguono sentenze, secondo la loro giustizia, quella
dei Beati Paoli. La storia si apre nel gennaio del 1698, durante i
festeggiamenti per la fine della guerra tra Spagna e Francia. Don Raimondo
Albamonte, secondogenito di nobile stirpe, destinato all’avvocatura di Stato,
non ha mai amato il Duca Emanuele, suo fratello, nonostante questi non gli
abbia mai precluso nulla. Viene a sapere che suo fratello è morto in un’ultima battaglia,
ma il suo disappunto è grande. Non è lui
che erediterà il titolo e i possedimenti degli Albamonte. Sua cognata
Aloisia è incinta e a meno che non sia una femmina, il titolo andrà ad un
lattante a cui dovrà baciare la mano. Appena sua cognata partorisce, un maschio
che verrà chiamato come il padre Emanuele, Don Raimondo, con tutti mezzi
illeciti, cercherà di uccidere la donna e il figlio, per arrogare a se il
potere e tutto quello che ne deriverà in termine di soldi e possedimenti.
Ritroviamo, nella seconda parte del libro, Don Raimondo ormai divenuto da tempo
Duca della Motta, impegnato in altri festeggiamenti, quelli per l’incoronazione
di Vittorio Amedeo di Savoia come Re di Sicilia. Impegnato a cercare di entrare
nelle grazie del nuovo re, ma anche spaventato da oscure minacce che gli
vengono recapitate nel suo ufficio o addirittura nel suo palazzo. Qualcuno
conosce il suo segreto, le sue malefatte, la sua usurpazione del titolo.
Entrano a questo punto in scena i personaggi che definire comprimari è
difficile, per quanta parte hanno nella storia, alcuni dei quali sono realmente
esistiti. Donna Gabriella, moglie del Duca della Motta è una bellissima donna e
nonostante sia sposata ad un nobile importante è contornata da un “codazzo” di
uomini che vorrebbero entrare nelle sue grazie, ma che lei, nonostante faccia
un po’ la civetta, non ha mai considerato, anche se il suo è sicuramente solo
un matrimonio di facciata. Il Duca, suo marito, è molto più vecchio di lei, è
già stato sposato e ha una figlia adolescente. Dal nulla o quasi, spunta un
ragazzo molto bello, Blasco da Castiglione, che in un modo un po’ somigliante a
D’Artagnan entra in contatto con la nobiltà di Palermo e con la stessa
contessa. Un frate sa che Blasco nasconde una parentela eccelsa e lo presenterà
a quello che dovrebbe essere suo zio, il Duca Raimondo della Motta. Che Donna
Gabriella noti la differenza di beltà tra Blasco e suo marito non c’è nemmeno
da dirlo, ma che Blasco non approfitti della situazione, in quanto animo
candidissimo, nemmeno la duchessa lo avrebbe previsto. Don Raimondo, non è uno
stupido, e ha notato la forte somiglianza di Blasco con suo fratello Emanuele,
e pensa di tenerlo legato a se in qualche modo. Ma Blasco, preferirà andare via
dalla casa per non compromettere Donna Gabriella, e si trasferirà da un nobile
che si è rivelato un vero amico, il nobile signore Coriolano della Floresta.
Una sorte diversa avrà un altro personaggio, Emanuele, nipote di don Girolamo
Ammirata, di cui sapremo subito essere il figlio scomparso e non morto di Donna
Aloisia e Don Emanuele, quindi il vero erede del ducato della Motta. Peripezie,
avventure, duelli e tribunali segreti, condanne, sentenze e uomini incappucciati.
Travestimenti, tradimenti e giuramenti di sangue. Un po’ tra Il conte di
Montecristo, I tre moschettieri e Robin Hood, cui sicuramente il Natoli ha dato
più di un’occhiata e da cui ha attinto più di qualcosa.
“- Signore, - esclamò, - non avete forse alcun interesse per
la vostra gola? Volete giocarla? Sono a vostra disposizione …
- Voi dovete una spiegazione anche a me …
- Non ve la negherò. Quando vorrete … - rispose Blasco.
- Oggi alle quattro …
- Vi domando perdono; alle quattro sono impegnato con un altro cavaliere
della guardia reale sulla spianata dei Cappuccini. Vi prego di favorire là per
le quattro e mezzo.
Se ne andò, lasciando i due nuovi avversari che si guardavano
sorpresi, e pensando:
- Adesso ne ho tre sulle braccia: andiamo a cercare questo testimonio
benedetto.”
Molto belle le
descrizioni della Palermo seicentesca di cui tutt’ora si possono ammirare tutti
i palazzi che vengono nominati nella storia. Bello l’intreccio storico ai
personaggi fittizi, ma di qui a dire che questo romanzo sia il vademecum della
mafia odierna ce ne passa. Voto: 7
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