mercoledì 4 luglio 2018

RECENSIONE – La vera storia di Long John Silver di Björn Larsson



Parto col dire che l’idea di Björn Larsson è geniale, non è facile entrare in un personaggio non tuo, quindi deve essere stato un grande lettore di Stevenson e della sua Isola del Tesoro. Ma sembrerebbe non sia nuovo a questo tipo di esperienze. Ne esce un romanzo molto bello crudo e realistico. É lo stesso protagonista a raccontare se stesso. La sua storia vera dice lui, non quello che viene strombazzato e raccontato da altri. La storia della sua vita da pirata: di come è nata, di chi ha conosciuto durante la sua vita in mare, di come ha perso la gamba e perfino il perché del suo soprannome Barbecue. Il tutto narrato con molti particolari. I  difficili viaggi in mare. Del suo ingaggio su una nave negriera con le torture agli schiavi. Le impiccagioni frequenti della gente di mare, le burrasche e tanto, tantissimo rum. I personaggi che John Silver nel ripercorrere la  sua vita, così come gli viene, sembrano reali. I suoi racconti allo scrittore Defoe, a cui appunta gli errori che questo ha fatto nella sua Storia dei Pirati. Fino a ritrovarlo vecchio e pensieroso, che sta scrivendo le sue memorie, la sua vera storia in isola del Madagascar. Long John Silver decide di imbarcarsi perché la sua vita non lo entusiasmava sufficientemente, la vita che gli avevano ritagliato intorno, a leggere la bibbia in latino, non faceva sicuramente per lui. Quindi scappa quindicenne e s’imbarca, credendo che gli basti la sua parlantina e la sua prontezza a raccontare storie a salvarlo dai pericoli. Ma quello che trova è una vita dura, cinica e maligna. Le sue vicissitudini lo trasformeranno per sempre in un pirata sempre in fuga dalla forca. Avrà il carisma di un capitano, ma si rifiuterà sempre di farlo. Verrà ridotto in schiavitù e venduto come schiavo a contratto. Come lui ci racconta, è spesso costretto ad uccidere, perché il suo scopo non è solo quello di diventare ricco, ma quello di preservare la sua stessa vita. É uno dei pochi pirati che non si ubriaca o che abbia le mani segnate, le porta sempre coperte da un paio di guanti. Il suo motto è: vivere ed essere libero anche a costo di barattare la propria moralità. É un antirazzista, non fa nessuna differenza tra bianchi neri e indiani. Un pirata che è si cattivo, ma che per noi che ne leggiamo la storia desta simpatia. Un pirata che è destinato a restare cattivo per la storia, ma che non si può fare a meno di ammirare quando ci racconta la sua verità. Larsson ha avuto la capacità di restituirci un personaggio forte e solido, avvincente che appassiona, ma allo stesso tempo ci fa riflettere sul concetto di bene e male, compagnia e solitudine. «Ho vissuto a lungo. Questo non me lo può togliere nessuno. Tutti quelli che ho conosciuto sono morti. Alcuni li ho mandati io stesso all'altro mondo, se poi esiste. Ma perché dovrebbe? In ogni caso, spero con tutta l'anima che non esista, perché all'inferno ce li ritroverei tutti, Pew il cieco, Israel Hands, Billy Bones, quell'idiota di Morgan che osò passarmi il bollo nero, e gli altri, Flint compreso, che dio l'abbia in gloria, se un dio esiste. Mi accoglierebbero a braccia aperte, con salamelecchi e inchini, sostenendo che è tornato tutto come ai vecchi tempi.» Voto: 8

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