Ho aspettato un bel po’ per
leggere il primo libro della serie de L’amica geniale di Elena Ferrante. Ho aspettato
che si placasse l’onda del successo, il momento in cui tutti leggevano il
romanzo perché faceva “figo”! Ho aspettato che si placasse il clamore sul fatto
che si volesse per forza capire chi fosse in realtà Elena Ferrante, come se ciò
bastasse a farci apprezzare o meno i suoi romanzi. Ho aspettato che si placasse
il clamore della serie tv, dove i lettori si sono equamente suddivisi in favorevoli
e contrari. Quindi era arrivato il momento di leggerlo, spinta anche da altre
persone che dovevano farlo come me. Dopo questa lunga introduzione passo
direttamente ai fatti. Mi è piaciuto? “Nì”. Non è un no, ma nemmeno un sì. É un
romanzo normale, come tanti altri, senza infamia e senza lode. Siamo a Napoli
nel primo dopoguerra. La storia si svolge tutta o quasi in uno dei quartieri
più degradati della città. Ha come perno centrale l’amicizia nata sui banchi di
scuola tra Elena Greco detta Lenù e Raffaella Cerullo detta Lila. A raccontare
la storia è una Elena ormai anziana, che torna, scrivendone, indietro nel
tempo. La realtà in cui vivono le due ragazzine è composta da padri padroni,
fratelli maggiori violenti, vicini pazzi, persone fiere e persone ottuse. Una
realtà dove anche le parole uccidono. Una realtà fatta di case fatiscenti, tra
gli odori marcescenti e la miseria più nera, con la voglia di uscire fuori dai
confini per una vita migliore o con l’accettazione della mediocrità fino alla
fine dei propri giorni. Lila e Lenù sono brave, bravissime. Ma Elena senza Lila
non è niente, almeno è quello che lei pensa. Il tutto è in una frase che si promettono da ragazzine: “Chell che
facc tu facc io!” É Lila la trascinatrice, ma sarà lei a soccombere alla realtà
violenta del quartiere. Elena ha come una sorta di dipendenza da Lila, ma non
sarà solo lei a provarla. Tutte le persone che Lila frequenterà subiranno in
qualche maniera il suo fascino. La odieranno e ameranno allo stesso tempo, come
farà anche Elena. Per Elena sarà vivere in una continua competizione con l’amica,
anche quando prenderanno strade diversissime, tanto da giudicare se stessa in
base a ciò che Lila pensi di lei. Elena proverà sempre un senso di grande
inferiorità per Lila, anche se sarà proprio quella sua inadeguatezza a farla
emergere nello studio. Questo senso di inferiorità da parte di Elena mi ha dato
letteralmente sui nervi. A dirvi tutto a me Lila sta pure un po’ antipatica. Tutto
questo genio da imparare da sola il greco ... un po’ una supereroina dello
studio. La scrittura della Ferrante è scorrevole ed usa un gergo lessicale facile
da compredere, a parte quelle poche frasi riportate in dialetto stretto. La storia
è quindi di facile lettura e comprensione. Voto: 6
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