giovedì 19 dicembre 2019

RECENSIONE – La morte non fa rumore. Gereon Rath vol. 02 di Volker Kutscher



La morte non fa rumore è il secondo volume della saga di Gereon Rath, il commissario della squadra omicidi di Berlino all’epoca della Repubblica di Weimar, nato dalla penna di Volker Kutscher edito da Feltrinelli. Dopo Babylon Berlin, di cui è stata creata anche una serie tv di successo, esce questo secondo capitolo. Durante le riprese di un film sonoro, la famosa attrice Betty Winter perde la vita in quello che sembra un terribile incidente. Il caso viene affidato a Gereon Rath, che ha sempre modo e maniera di finire nei guai, soprattutto perché non è un uomo retto e onesto, e perché gli piace essere un solitario e navigare a vista. Tutto, come già detto, fa pensare ad un incidente, ma un vecchio “conoscente” del commissario Rath, il produttore Manfred Oppenberg, già conosciuto nell’altro libro, lo mette a conoscenza che la sua attrice di punta e sua amante, Vivian Franck, è scomparsa. A questo punto Gereon cambia idea, e comincia ad indagare sia sull’omicidio della Winter che sulla scomparsa di Vivian Franck. Come al solito, inviso dal suo superiore diretto, il commissario capo Böhm, Gereon penserà bene di seguire la sua pista in solitaria che lo porterà a conoscere i lati oscuri del glamour, e la rivalità tra produttori cinematografici, tra chi aspira ad entrare nella produzione del nuovo mondo del sonoro e chi non si rassegna alla sparizione dei film muti, considerati la vera arte. Oltre a tutto questo, c’è sempre l’ombra del padre, sempre più invischiato negli affari politici, che gli affida il compito di aiutare a rintracciare il ricattatore del borgomastro di Colonia. Per fortuna di Gereon, non ci sono solo brutte nuove, ma anche buone. Nella sua vita ritorna Charly, la sua ex, mai dimenticata e l’arrivo in casa di Kirie, una cagnolina che troverà un posto nel cuore dell’ombroso commissario. Leggendo il libro si capisce da subito che si tratta di un classico poliziesco. Scritto bene, ricco di complotti, di rovesciamenti di fronte e mai banale. In più c’è anche la storia non proprio perfetta di Rath, che è un uomo piuttosto incasinato che non riesce a sottostare a nessuna regola imposta. Figuriamoci poi se chi gliele impone è considerato un inetto. Fa riferimento solo al suo istinto Rath, e le sue azioni sono spesso motivo di scontro con i colleghi e il suo capo Böhm. Molto più giallo di Babylon Berlin questo secondo capitolo, dove si affrontano sì, i demoni che inseguono Gereon e che lo hanno costretto al suo trasferimento a Berlino, ma molto meno presenti che nel primo volume. L’intreccio giallo è scritto estremamente bene, anche perché si contorce su sé stesso, fino a ritrovare la giusta via, ma lo fa appositamente per far perdere il lettore nelle pagine e per dar modo allo stesso, di continuare la lettura e cimentarsi a capire chi è il famoso assassino o se esiste veramente un assassino. Belli i personaggi di contorno, tra cui il capo Gennat detto il Budda, Charly che è la vera Sherlock, l’amico giornalista Weinert sempre pronto ad aiutarlo oltre che a carpire scoop succulenti. Consigliato.
(a cura di Silvia Marcaurelio)

Nessun commento:

Posta un commento