giovedì 5 dicembre 2019

RECENSIONE - Le piume del Drago di Lorenzo Visconti (alias Paolo Roversi)

Le piume del Drago è il secondo capitolo della serie Dragon nata dalla penna di Lorenzo Visconti, alias Paolo Roversi, edito da Cairo.
Due indagini, all’apparenza slegate tra loro, aprono il romanzo di Visconti/Roversi. Una per il Drago e l’altra dove il protagonista è il suo amico, il maresciallo Rodrigo Barillà.
Anche la storia si svolge, così, su due piani paralleli, ma alla fine avrà un punto d’incontro nonostante il diverso contesto in cui è maturata.
Drago è chiamato a indagare sulla scomparsa di una donna, Marina Zamperini; la sorella, Valeria, sospetta che sia morta, visto che sono cinque mesi che la ragazza non si fa sentire in nessun modo; ma vuole sapere perché, e vorrebbe almeno ritrovarne il corpo per mettersi l’anima in pace. Così Drago, aiutato dal non sempre felice Jamel, un francesino mago dei computer, inizia la sua indagine alla ricerca della ragazza. Non sarà facile. Non ha nessun indizio, nessun appiglio se non i soliti a cui ha pensato anche la polizia e quindi non gli rimane che un unico posto dove cercare, l’ultimo posto dove la cella del cellulare della ragazza la collocava, finché è rimasto acceso: il suo luogo di lavoro. Drago non si dà pace, perché quello che ha in mano è davvero poco, ma se lo dovrà far bastare.
Nel frattempo il maresciallo Barillà, coadiuvato dal magistrato Federica Della Lovere, meglio conosciuta nell’ambiente come “figa di legno”, è alle prese con un serial killer che imperversa lungo le sponde del Po, dove uccide le sue vittime in modo sadico e perverso.
L’approccio dei due alle indagini è molto diverso.
Da una parte c’è Drago che ha svestito la divisa da poliziotto proprio per non dover sottostare alle regole e per poter operare al di fuori della legge, mentre dall’altra c’è Barillà che è il classico professionista tutto d’un pezzo, un vero tutore della legge.
L’altro protagonista del romanzo è il Po. Il fiume ammalato d’inquinamento. Abitato da specie non originarie del posto, ma che sono lì per gli errori dell’uomo. É proprio sugli errori ambientali che il Killer della Bassa agisce, sbeffeggiando la legge mostrando la sua bravura, telefonando al maresciallo per comunicargli che la prossima vittima ha le ore contate.
In qualche modo anche Drago finisce per trovare gli indizi sulla scomparsa di Marina in un’ex raffineria che riporta ad un infausto disastro epocale avvenuto nel Parco del Lambro esattamente cinque mesi prima, proprio quando è scomparsa anche la ragazza.
Qualcuno parla, qualche indizio spunta. I due dovranno solo far convergere i loro ragionamenti per risolvere i loro enigmi che in comune hanno il petrolio e il Po.
Roversi scrive un libro “ecologista” mostrandoci quello che succede nella società odierna, dove non importa se si commette un reato di disastro ambientale, visto che è punibile solo con un’ammenda. Ma soprattutto gli stessi inquinatori potranno recuperare il denaro proponendosi come bonificatori di quello che hanno inquinato. Ci racconta anche, come l’uomo delle volte pensa di essere “dio” tentando di risolvere i problemi da lui creati, creandone di nuovi.
In questo secondo capitolo, Roversi, si occupa molto di più del maresciallo Barillà, svelando una parte del suo carattere e ciò che l’ha forgiato, quello che lo ha fatto diventare quello che è ora. La nascita dello strano rapporto con il magistrato Federica Della Lovere, altro bel personaggio che spero di ritrovare in un prossimo capitolo. Di Drago, ritroviamo i suoi soliti ragionamenti schietti e senza peli sulla lingua. La sua solita voglia di menare le mani che, se non ci fosse la sua ex collega Lara a riportarlo qualche volta sulla retta via, potrebbe portarlo all’autodistruzione.
Roversi ha una mano felice. Scrive semplice, ma le sue storie sono ben articolate e anche quando sembra che non arrivino da nessuna parte, alla fine ci si ritrova con tutti i tasselli che vanno a posto, definendo la trama. Coinvolge molto questa storia, sarà anche per l’argomento trattato che sa molto di attualità, vista l’ondata ecologista che monta anche in questi nostri giorni. Fa venire anche molta rabbia, pensando al disastro veramente avvenuto nel parco del Lambro nel non lontano 2010. Consigliato.

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