giovedì 29 aprile 2021

RECENSIONE - Il nodo Windsor. Sua Maestà indaga di S.J. Bennett

 



Castello di Windsor, primavera 2016.

La regina Elisabetta II, chiamata nel romanzo semplicemente Sua Maestà, è alle prese con i preparativi degli imminenti festeggiamenti del suo novantesimo compleanno e non solo lei, ma tutto il personale del castello, come un meccanismo ben oliato nel tempo.
Oltre alle normali incombenze, si aggiungono visite di stato, come quella imminente con il presidente degli Stati Uniti Obama e della sua consorte Michelle, e serate danzanti a scopo filantropico, organizzate per sovvenzionare le attività patrocinate dai componenti della famiglia reale.
Ad una di queste serate particolari, organizzata da Sua Maestà, per una delle fondazioni del principe Carlo, visto che è una serata à la rousse, sono stati invitati un magnate russo Yuri Pejrovski con la sua giovane e bellissima moglie Masha Pejrovsakja e un loro protegée Maksim Brodskij, una famosa architetta che lavora soprattutto a San Pietroburgo, l’arcivescovo di Canterbury, Sir David Attenborough, un ex governatore russo e altri dignitari di corte.

Durante la serata il ragazzo si rivela essere un pianista d’eccezione e anche un bravissimo ballerino, tanto da ballare anche con Sua Maestà, lasciandole un’ottima impressione.
E forse proprio per questo, la mattina dopo, quando viene avvisata dal suo segretario personale, Sir Simon Holcroft, che il ragazzo è stato trovato morto nella sua stanza, in una posa particolare, la cosa la lascerà rattristata e sconcertata al tempo stesso. Soprattutto perché si capirà immediatamente che la morte non è un suicidio, come si voleva far credere, ma bensì un omicidio.
Il ragazzo infatti è stato trovato nudo, appeso al collo, con la corda della vestaglia, alla maniglia dell’armadio della sua stanza.
La macchina delle indagini si mette in moto. La polizia si concentra ben presto sulla servitù del castello, interrogando tutti e facendo supposizioni strane di cellule dormienti, terrorismo, talpe e spie alla Mata Hari, facendo infuriare sia la sovrana che gli stessi dipendenti del castello.
La regina capisce subito che l’MI5 pur con tutta la buona volontà, è completamente fuori strada, quindi si inserisce con un’indagine segreta parallela aiutata dalla sua assistente personale Rozie Oshodi.
Rozie è stata assunta da poco, e conosce poco anche la sovrana. Ha ancora una sorta di riverenza particolare per la persona in sé.
Tutti, al castello, e nelle alte gerarchie statali, vedono Sua Maestà come una signora anziana e fragile e per questo la vorrebbero tenere all’oscuro di tutto. Ma Elisabetta e tutt’altro. É una fine politica, è da più di sessant’anni alla guida del regno d’Inghilterra, è una donna curiosa e ha una buona memoria per i dettagli.

Ma anche Rozie non è quello che sembra all’esterno. É certamente molto bella, molto alta, è molto esotica, gira sempre con una gonna attillatissima e con dei tacchi vertiginosi, ma è anche una laureata in economia con alle spalle tre anni nelle file dell’artiglieria reale all’accademia di Sandhurst, la più dura del Regno Unito.
E la prima domanda che le due sui pongono è: perché uccidere un ragazzo come Maksim Brodskij?
Chi si è permesso di violare l’angolo di paradiso di Sua Maestà, quale il Castello di Windsor, che dovrebbe essere super controllato e protetto, quello che la sovrana ritiene più di tutti essere casa sua?
Le due, coadiuvate dalle molte conoscenze di Sua Maestà, come il fido Billy MacLachlan, riusciranno a trovare il filo giusto per sbrogliare la matassa, e aiutare l’MI5 a intraprendere la giusta via.
Una via lastricata da altri due omicidi che complicheranno di non poco la situazione, soprattutto perché sembrano non avere niente a che vedere con quello del giovane pianista, ma che una serie di piccoli indizi, la buona memoria di Sua Maestà e la buona volontà di Rozie, anche contro un pericolo oscuro, collegheranno tra loro in modo incredibile.
Ma la regina non si può certo prendere il merito di aver avuto successo su una cosa che non avrebbe nemmeno dovuto sapere! Certamente no!
“Il nodo Windsor” è un giallo leggero, con il tipico humor inglese a farla da padrone. Scritto con una scrittura di facile lettura, con descrizioni molto dettagliate degli ambienti e della vita di corte.

Belli i dettagli relativi al castello di Windsor, al lavoro instancabile che svolge veramente la regina nonostante la sua veneranda età, che oltre ad essere una statista è anche una moglie e una madre.
Fantastici sono i dialoghi tra la Regina e suo marito Filippo inseriti nella storia; l’autrice è stata bravissima perché li fa sembrare molto veri, cogliendo l’essenza del vero rapporto tra i due e visto, la recente scomparsa del duca di Edimburgo anche molto commoventi. Un po’ come avere ancora tra noi questa intramontabile coppia.
Un giallo alla Miss Marple, classico inglese, condito di molto tè, e anche qualche bicchiere di Gin. Uno humor a volte spassoso, come quando la monarca risponde a Obama:
Fu solo dopo pranzo, mentre si incamminavano verso le auto per salutarsi, che il Presidente Obama si chinò per dire a Sua Maestà: “Mi è giunta voce che abbiate un problemuccio in loco. Con un giovane russo. Se possiamo essere d’aiuto in qualche modo…”.
La regina si voltò verso di lui con un’espressione molto seria, prima di sgranargli un sorrisetto altezzoso.
“La ringrazio. A quanto pare i servizi segreti hanno tutto sotto controllo. Pensano sia stato il maggiordomo.”
“Come volevasi dimostrare.”
“Spero si sbaglino. Sono molto legata ai miei maggiordomi.”

E per una volta anche il titolo ha veramente un nesso con la storia, sta a voi scoprire il perché! Consigliato agli amanti della famiglia reale e dello humor inglese.

Silvia Marcaurelio

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