domenica 16 luglio 2023

RECENSIONE - Il metodo del becchino di Oliver Pötzsch

Dopo il successo della saga del Boia di Schongau, Oliver Pötzsch torna a deliziarci con una delle sue storie legate a figure non propriamente in vista all’epoca di cui ci racconta, come già il boia, stavolta lo fa con un becchino, quello del cimitero centrale di Vienna, Augustin Rothmayer.
Nel 1893, data della nostra storia, il cimitero centrale di Vienna è ancora in costruzione, nonostante le file e file di tombe che già contiene. Qui vive e lavora Augustin Rothmayer, il becchino del camposanto che dei suoi inquilini conosce tutti i segreti.

Augustin è testimone oculare di un tentativo di trafugare un corpo appena seppellito. Di solito i furti nei cimiteri di corpi appena seppelliti avvenivano spesso, perché c’erano persone disposte a tutto pur di rimediare dei soldi, e quindi anche a rubare un corpo non ancora decomposto da mettere a disposizione delle ricerche degli scienziati. Ma questo corpo è quello di un cadavere un po’ scomodo, che ha già fatto parlare molto i giornali scandalistici, quello del fratellastro di Johann Strauss, Bernhard.

L’agente Leopold von Herzfeldt viene mandato, per punizione, a ispezionare la tomba aperta. D’altronde lui è un agente in prova, anche se ha un buonissimo curriculum ed ha come mentore niente meno che Hans Gross, il padre della scienza forense, autore del Manuale di criminalistica; ma il commissario capo Stehling e l’ispettore capo Leinkirchner pensano che tutto quello che è nuovo, sia solo una grande buffonata, soprattutto quando il giovane ispettore tende ad essere un po’ troppo saccente.
Così questo incarico “inferiore” gli permette di incontrare il becchino e il suo mondo. Nel frattempo, in città, nella culla del valzer, alcune donne vengono brutalmente uccise e sodomizzate, e lasciate al Prater. Le ricerche che Leopold e gli altri suoi colleghi faranno li condurrà in un mondo sommerso al di sopra di ogni sospetto.

Questo libro, oltre che a regalarci una bella e travolgente storia, ricca di personaggi, sia inventati che veramente esistiti, ci parla del cimitero centrale di Vienna, di presunti morti viventi e vampiri, ma soprattutto è un giallo su un’epoca in cui ebbero inizio tante cose che ci segnano ancora oggi, soprattutto nel campo della tecnologia: telefoni, elettricità, automobili, fotografia, cinema …
Allora tutto questo si sviluppò in un susseguirsi talmente rapido che per molti era eccessivo.
In questo senso, l’epoca attorno al 1900, ricorda un po’ da vicino i nostri tempi odierni, dove l’evoluzione è considerata da molti troppo veloce e confusa.
Questo vale anche per la lotta al crimine. Proprio in quel periodo nacquero nuovi metodi di indagine che avrebbero cambiato per sempre il mondo dei detective, dei commissari, dei delinquenti e degli assassini.
Per ammanettare il colpevole non si usavano più soltanto l’acume e il celebre fiuto, ma anche la fisica, la psicologia e la chimica e l’autore è bravissimo a raccontarcelo pagina dopo pagina, unendo verità e fantasia in un mix perfetto.
Belli i personaggi di Leo e Julia, i due giovani che uniranno le forze per cercare di venire a capo di un bell’intrigo. Bello anche il personaggio di Andreas Jost, la recluta della polizia con tanta voglia di imparare. Perfettamente tracciato il personaggio di Leinkirchner, fatto apposta per farlo risultare da subito antipatico, anche se … Non vi resta che leggerlo!

Silvia Marcaurelio



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