domenica 30 luglio 2023

RECENSIONE - Mostri di Emerald Fennell

Questa è la storia di una vacanza cosiddetta “alternativa”. Due ragazzini si incontrano sulle spiagge di Fowey, un paesino della Cornovaglia. Lei è orfana e sta passando le vacanze con gli zii Maria e Frederick, che la ignorano bellamente, a meno che a zio Frederick non venga voglia di andare nella sua stanza. Lei ha una passione morbosa per tutto ciò che riguarda gli omicidi sia in letteratura sia in televisione. Lui, il ragazzino, è un sociopatico e vive con la mamma che lo tratta come un bambino piccolo, tant’è che ogni volta che cresce gli ricuce i vestiti un po’ più grandi ma con le stesse fantasie di elefantini di quando era piccolo. Miles è suo, nemmeno fosse il suo innamorato, lo isola, lo tiene per sé e qualche volta ci fa anche il bagno insieme. I due hanno tredici anni, svariati problemi e si sfogano facendo scherzi atroci. Quindi l’incontro li porta immediatamente a provare una certa sintonia.

Ma non è tutto. Fowey sta attraversando il peggior momento dalla sua fondazione. Tre ragazze sono state ritrovate morte in acqua, e quindi non si possono rilevare tracce.
Ad essere incolpato degli omicidi e il “matto” del villaggio, proprio per la sua vita un po’ al di fuori della normalità. Ma i due ragazzini non ci credono e pensano bene di unirsi e di indagare sul vero assassino che è ancora in circolazione.
Il paese è nelle mani del signor Podmore, un uomo che non esce mai di casa, ma che scrive a tutti i compaesani se c’è qualcosa che non lo convince e che non tollera. Tutti devono fare quello che lui dice e tutti lo fanno, visto che è il padrone delle loro case, dei loro negozi, delle loro vite, quindi.

C’è il venditore di dolciumi, Peter Queen, un solitario vedovo, che pensa alla sua sposa morta pochi minuti dopo il suo matrimonio. C’è il dipendente dell’acquario di Fowley, niente di meno che Albert Fish, che vive solamente per le anguille custodite al museo.
E poi c’è l’agente Nodder, difficile non capire perché i due ragazzini preferiscano trovare l’assassino per contro proprio.
E poi c’è il povero George, quello matto, quello che parlava di Sirene, quelle che è bene metterlo dentro e dargli la colpa, tanto era un rompiscatole da togliere di mezzo, quindi perché non incolparlo degli omicidi?

È un mondo strano quello in cui ci trasporta la Fennell, strano e destabilizzante. C’è una vena di un “non detto” nell’arco di tutta la storia. Leggeremo cose, ma faremo fatica a capire se sono vere o meno, se è frutto di fantasia, o se è proprio così che stanno le cose.

È un giallo inquietante che da voce a due ragazzini, ma che parlano con voce da adulti, perché sono cresciuti in fretta e furia, non hanno “sviluppato” il senso di infanzia. Genitori assenti da una parte, troppo presenti dall’altra, ne hanno fatto due esseri sì senzienti, sì intelligenti e anche molto, ma carenti dal punto di vista emotivo, tanto da farli arrivare ad essere due tredicenni molto crudeli, a volte.

È un mondo dove tutti sembrano essere qualcosa, ma sono ben altro e sta al lettore, attraverso le parole dell’autrice, non proprio volutamente chiare, a sfidarlo a cercare.
Dissociante, a volte stonato, a volte crudele, a volte inquietante e non proprio per bambini, dove si mescolano ambienti in cui regnano l’ordine e la profonda cattiveria, la familiarità e la freddezza e una domanda, che è la più importante: Chi siamo? E qualche volta la risposta è una sola: Mostri.

È un romanzo quasi cattivo, meno giallo del previsto e più psicologico.
Da leggere.

Silvia Marcaurelio


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