Ho comprato questo libro perché
lo avevano pubblicizzato molto; ma non pubblicità fatta dell’editore, ma un
fine passaparola. Di quelli che pensi che se così tanta gente lo legge e lo
apprezza, deve per forza valere qualcosa. La trama, poi mi sembrava carina.
Così mi sono tuffata nelle avventure di Alfie. Alfie, come ogni gatto adora
passare le sue giornate sul suo divano preferito, o magari di fronte alla
finestra per vedere ciò che succede fuori. Al caldo e soprattutto con del cibo
sicuro e tante, tante coccole da parte della sua umana. Ma non sa che non è per sempre, soprattutto se
la tua padrona è una sola umana e per giunta anziana. Margaret la sua padrona
lo ha appena lasciato, è morta di vecchiaia. Oltre ad essere affranto Alfie ha
un grosso problema. I parenti di Margaret non lo vogliono e pensano di
lasciarlo in un “gattile”. Alfie sa che fine si fa nei gattili, molti altri
gatti del quartiere glielo hanno raccontato e lui non può immaginare una
semi-vita rinchiuso in una gabbia aspettando un’adozione che non avviene quasi
mai e per poi finire ucciso. Quindi scappa via, alla ricerca di una nuova
famiglia su cui contare. Alfie non sa come è la vita randagia, quindi si
ritroverà in pieno inverno a morire di freddo e di stenti, lui abituato a tutte
le comodità. Farà molta fatica ad accettare la sua condizione, anche se troverà
sulla sua strada altri gatti come lui che lo aiuteranno, lo consiglieranno e
gli daranno suggerimenti, e altri ancora che lo cacceranno in malo modo, lo
picchieranno e lo spaventeranno a morte. Di tutto questo Alfie farà esperienza
e questo farà sì che la sua voglia di trovare una casa e una nuova famiglia sia
una necessità. Lui non può proprio
essere un randagio. Dopo lunghe peripezie arriverà in Edgar Road, una via piena
di villette a schiera di diverse dimensioni. Con il suo istinto felino Alfie
capisce che lì c’è la sua opportunità di accasarsi, di trovare una nuova
sistemazione. Ma non tutti sono pronti ad accoglierlo. Su suggerimento di un
amico gatto decide quindi di non avere solo una famiglia, ma diverse; diventare
quindi un “gatto dei portoni”. La sua prima conoscenza è Claire, è una donna
sola, che sta appena uscendo da un divorzio. Piange e beve spesso. E’ magra
come un chiodo e molto sola e Alfie capisce che la sua presenza può essere solo
un bene per lei. Poi c’è Jonathan, che non può essere più diverso da Claire. E’
solo anche lui, ha una casa enorme, ma è cinico e disincantato e non gli
piacciono i gatti. Ma Alfie sa che non è veramente così. E’ troppo solo e ha
bisogno di qualcuno come lui che gli colori la vita. Poi ci sono Polly e Matt
con il piccolo Henry. Lui è sempre troppo occupato con il lavoro, lei ha
partorito da poco e ha una depressione post-partum e si sente decisamente sola
in una città nuova come Londra, per lei che ha lasciato la famiglia a
Manchester. E poi ci sono Francescka, Tomasz e i loro due figli Tomasz jr e
Aleksey. Loro sono polacchi, si sono trasferiti da poco per lavoro, e Francescka
conosce poco la lingua e sente la mancanza dei suoi genitori e del suo paese.
Cosa c’è di meglio che conoscere un gatto come Alfie? Alfie ha un dono
speciale, anche se non lo sa: è capace di aggiustare i cuori, di riaccendere in
ognuno di loro nuove speranze di una vita diversa e felice. Qualcuno di loro
farà ancora degli sbagli a cui Alfie dovrà rimediate con il suo intuito felino,
ci riuscirà? L’autrice fa parlare Alfie in prima persona, che ci racconta tutte
le sue peripezie. All’inizio l’idea sembra carina, ma nel proseguo del libro,
diventa un po’ stucchevole. Sembra più un libro per bambini che per adulti,
almeno per come è scritto, ma gli argomenti che tratta non sono certamente per
i più piccoli. Logicamente il finale risulta scontato. Certamente il libro non
è un capolavoro e dopo letto lo si dimenticherà facilmente, quindi se il
risultato era quello di farci riflettere sull’importanza dei nostri conviventi
animali, cani o gatti che siano, ha fallito miseramente. Forse quello che
ricorderemo di più sono i lauti pasti che Alfie, da furbetto, scroccherà a
destra e a manca, dalle sue quattro famiglie adottive. Voto: 6
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