Sono stata titubante fino
all’ultimo minuto. Non sapevo o no se intraprendere la lettura di questo tomo,
un e un po’ sinceramente mi spaventava. Novecentoottanta pagine non sono uno
scherzo, soprattutto se scritte in un carattere piccolissimo e non avendo letto
nulla di questo autore prima d’ora. Dal titolo si capisce che la protagonista è
New York, dalla sua nascita come Nuova Amsterdam in mano ai pellegrini
olandesi, fino alla New York dei nostri giorni (o quasi). Quasi quattro secoli
di storia, dai piccoli traffici con le tribù indiane alla dominazione inglese,
dalla Rivoluzione alla Guerra Civile, dalle moltitudini di migranti che
sbarcavano a Ellis Island tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento,
ai ruggenti anni Venti, dal crollo della Borsa del 1929 alle guerre mondiali,
fino alla tragedia dell’11 settembre. A raccontarci la storia della città sono
i protagonisti delle famiglie che vi hanno abitato nell’arco dei secoli,
diverse generazioni che si confrontano con il periodo storico in cui si
trovano. La più importante è quella dei Master/Van Dyck, che troveremo sempre presente nel corso di tutta
la storia. Padri, figli, nipoti e pronipoti, tutti appartenenti alla categoria
dei mercanti, in alcuni momenti ricchissimi, in altri in balia delle borse,
delle guerre o del mercato. Alle vicende di questa famiglia se ne intersecano
altre, come quella degli O’Donnell di origine irlandese, dei Caruso di origine
italiana e dei Keller di origine tedesca. Tutte rappresentano un periodo e una
caratteristica fondamentale della New York odierna. Quella di essere il melting
pot di un numero incredibile di razze, passate attraverso le varie
integrazioni, non sempre facilissime, ma che sono poi diventate una parte
fondamentale della cultura della Grande Mela. L’autore ci racconta le
coinvolgenti vicende quotidiane dei suoi personaggi, con la storia incentrata
sulle varie generazione dei Master, tutti con i propri desideri, le proprie
speranze, avidità e corruzione, sogni e intraprendenze, caratteristiche della città
divenuta il simbolo dell’economia, della finanza e della cultura, non solo
americana. Rutherfurd riesce a rendere il racconto storico della trasformazione
di New York meno noioso, mostrandoci soprattutto l’aspetto umano che gli
avvenimenti storici portarono al crogiuolo di popolazioni che abitavano la New
York del passato. Personaggi inventati, come i protagonisti, che interagiscono
con personaggi storici esistiti e che hanno avuto un ruolo nella storia
americana. Storie fittizie che si intersecano con storie reali. Un libro che consiglio a tutti gli
amanti del genere, perché si tratta di un romanzo storico perfettamente
riuscito, che cattura e appassiona come non molti libri sono in grado di fare. Unico
appunto che posso fare all’autore è che ha evidenziato dei momenti storici
moltissimo, quali la guerra d’indipendenza dall’Inghilterra e la guerra di
secessione americana, parlandone per più di metà libro, e altri, secondo me
altrettanto importanti, quali la seconda guerra mondiale, la guerra del Vietnam
e le lotte razziali, sono veramente solo accennate. Molto toccante è l’ultimo
capitolo, quello legato all’11 Settembre, avvenimento molto più vicino a noi, e
che tutti abbiamo visto anche solo per la comunicazione televisiva in diretta.
Una grande città, con un grande passato, colpita diritta al cuore. Ma come
sempre, New York saprà tornare alla vita. Le quasi mille pagine dell’opera rimangono
comunque un romanzo, non un trattato di storia o un saggio economico-sociale.
Tutto lo schema narrativo è a mio parere un inno corale al fascino
irresistibile di New York, città unica al mondo; questo fascino trae forse le
proprie origini dal crogiolo di razze che ne hanno determinato la crescita. La
sontuosa storia della città, dalle prime capanne indiane agli attuali
grattacieli, è stata infatti costruita da gente di ogni nazione, e dietro alle
facciate di vetro e acciaio aleggia ancora lo stesso spirito di iniziativa, lo
stesso desiderio di libertà e speranza. Consigliato per gli amanti del genere. Voto: 7+
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