Romanzo d’esordio dell’inglese
Michael Irwin, Il teschio e l’usignolo ci trasporta nella Londra settecentesca,
nel mondo borghese, caratterizzato, soprattutto, dall’apparenza,
dall’educazione, dai rapporti sociali costruiti. Tutta una facciata. Lasciare
in mostra ciò che serve, mantenendo segreti, ma non più di tanto, comportamenti
sfrontati e dissoluti. Il protagonista di questo racconto è Richard Fenwick. E’
un ragazzo di ventitré anni, orfano di entrambi i genitori, sfortunato da una
parte, ma fortunato più di altri. Infatti l’amico di suo padre, Mr. Gilbert è il suo padrino. E’ un uomo
molto facoltoso, che seppur senza manifestazioni affettive si è sempre occupato
di lui. Gli ha fornito un’educazione da gentiluomo e gli ha permesso di
viaggiare in giro per l’Europa per fare esperienza, come facevano all’epoca i
figli della nobiltà. Noi lo ritroviamo appena rientrato dal Gran Tour, senza
sapere quello che sarà di lui, in attesa di una chiamata da parte di quell’uomo
che conosce a malapena, ma che ha nelle sue mani il suo destino. Quello che il
suo padrino ha in serbo per lui, non è quel che Richard si aspettava, essere
nominato erede dell’uomo, ma bensì una proposta molto particolare: Richard
potrà restare a Londra, vivere negli agi
che fino ad allora ha goduto, ma dovrà renderne partecipe Mr. Gilbert. Ogni
sua esperienza verrà analizzata dall’uomo rinchiuso nella magione di campagna.
A poco a poco, Richard, prenderà coscienza della sua situazione poco
edificante, soprattutto quando una sua vecchia conoscenza, un suo vecchio
amore, ormai una donna sposata, viene presa di mira dall’uomo più anziano e dai
suoi “pruriti”. Richard cerca di accontentarlo, ma si sente sempre di più un
burattino nelle sue mani, obbligato a fare delle esperienze sempre più estreme,
forti e trasgressive. La situazione diventa per lui insostenibile e decide di
tenere qualcosa per sé, nascondendo al padrino qualcuna delle sue azioni,
soprattutto i suoi sentimenti verso Sarah Odgen. Richard verrà messo di fronte
ad un imprevisto che potrebbe privarlo di tutto, anche della sua vita, che lo
farà riflettere sulle condizioni della sua esistenza. Vediamo il protagonista
sprofondare sempre di più nell’abisso creato ad arte dal suo padrino. Si
renderà conto di essere lui stesso l’esperimento del suo “padrone”, ma che,
andando avanti e prendendo parte alle perversioni di costui, la sua vita ha
assunto una dimensione diversa, a cui anche lui si accorge di non poter più
rinunciare, diventando la nemesi del suo burattinaio. Tutto questo si svolge in
una Londra fumosa, e maleodorante, dove ogni quartiere è coperto di rifiuti e
vi scorrono putridi rigagnoli. Dove nei vicoli bui può esserci una persona che
chiede aiuto ma che è la stessa che può attentare alla vita o al denaro di chi
vi si avventura. La città dei teatri e dei locali notturni, per chi ha voglia
di divertirsi e ha denaro da spendere. Il romanzo è per la maggior parte
scritto in forma epistolare. Lettere che Richard scrive al suo padrino per
comunicargli i suoi progressi, le sue sensazioni; dove si lasciano andare a
disquisizioni filosofiche sul lato bestiale della natura umana, quella dell’accoppiamento,
che le convenzioni hanno lo scopo di nascondere. Tutte le loro dissertazioni
sono funzionali alla trama che si avviluppa come una ragnatela attorno a
Richard, che non saprà più se sta recitando o vivendo la sua vera vita. Il suo
destreggiarsi tra le varie avventure, tra le donne da sedurre è veramente lui o
il personaggio che il suo padrino l’ha costretto ad interpretare? La risposta a
questa domanda la conosceremo solo alla fine della storia e sarà fondamentale
per il suo destino. Libro molto ben scritto e decisamente “immorale”. Se all’inizio
può esser visto come un romanzo di formazione, ci si ritroverà presto
invischiati in una fitta rete di inganni, tradimenti ed intrighi, solo per
rendere evidente che si tratta di una storia di corruzione morale. Voto: 8
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