Veritas è il terzo atto della
saga dell’abate castrato Atto Melani con cui gli scrittori Monaldi e Sorti ci
portano nel periodo storico del Re Sole, della guerra di Successione Spagnola,
e dell’Impero degli Asburgo in Austria. Gli interpreti principali sono sempre
gli stessi. L’interlocutore, il nano che abbiamo conosciuto già dal primo
capitolo, che anche qui rimarrà senza nome, sua moglie Cloridia, ex cortigiana,
ex ostetrica, e su tutti l’abate castrato Atto Melani. Ci troviamo a Vienna,
nell’anno del Signore 1711. Il nano e Cloridia partono per Vienna, dove
finalmente l’abate Melani ha pagato il suo debito, comprando per lui una
licenza di spazzacamini e una casa da risistemare con una vigna, che in futuro
potrà fruttare molto. I due decidono di partire e di portare con loro solo il
figlio più piccolo, lasciando a Roma, le due ragazze che, cresciute, svolgono
lo stesso lavoro della loro mamma. Sistematosi a Vienna, dove che se si sentono
i venti di guerra, si riesce a vivere benissimo, il nostro nano si imbatte nel
mistero del castello di Neugebäude, costruito dopo la cacciata dei Turchi, sogno finito
male e mai portato a compimento di Massimiliano II d’Asburgo. Il nuovo
imperatore, Giuseppe I il Vittorioso, tenta di riportare il castello a quello
che avrebbe dovuto essere e non è mai stato, un luogo sfarzoso e di incredibile
bellezza. Ma, molti raccontano che quel castello ha una maledizione, e che
nessuno riuscirà a restaurarlo. L’ex garzone del Donzello, è incaricato di
risistemare le canne fumarie del posto, prima che inizino gli altri lavori. Ad
aiutarlo c’è lo studente greco Simonis, che sembra un po’ stupido, ma ogni
tanto si lancia in argute osservazioni, ma è soprattutto bravissimo a
raccontare la storia. Ma un giorno Melani si presenta a Vienna, ormai ottantacinquenne e soprattutto
cieco, accompagnato dal nipote Domenico. Il garzone però è cresciuto, ormai è
un uomo di 48 anni e la discesa di Melani a Vienna fa pensare subito a qualcosa
di strano. Infatti, oltre all’abate Melani, spia del Re Sole, è arrivato in
città anche l’Agà Turco, ricevuto da Eugenio di Savoia, condottiero dell’impero
asburgico. Molti dubbi assalgono il nostro protagonista, sospettando manovre
strane da parte sia dell’abate che dell’Agà, contro il giovane imperatore. L’Agà
nella sua visita accenna sinistramente al Pomo Aureo, così era chiamata Vienna
dai giannizzeri che giurano di sottometterla alla mezzaluna d’oriente. Si
succederanno giorni cruenti, dove amici, persone innocenti perderanno la vita e
verranno rivelati secolari rancori e segrete connivente. Nessuno sarà
risparmiato dall’ombra dell’infamia e del tradimento. Tra navi volanti,
paesaggi innevati, dervisci indiani, studenti goliardici, l’inquietante
interrogativo è: Chi sono i buoni? Chi sono i cattivi? I due scrittori sono
bravi a raccontarci la storia, intersecando in essa gli atti dei protagonisti.
Inventano, presentando però alla fine una serie di documenti, dicendoci che
quello che scrivono, seppur in forma romanzata, qualche fondo di verità ce l’ha.
Il terzo capitolo del libro è forse il più lento dei tre romanzi. Non posso
dire che non mi sia piaciuto, ma le prime 150 pagine, di un tomo di 800, sono
state piuttosto lente da digerire. Ma appena entra in scena l’abate Melani,
finalmente si ha l’azione che si è avuta anche negli altri capitoli. Ora sono
proprio curiosa di sapere quello che succederà nel prossimo, vista la scomparsa
di uno dei protagonisti principali, e dove questa storia, nella storia ci
porti, e come saranno le sorti degli altri protagonisti rimasti. Consigliato
agli amanti del romanzo storico. Voto: 7
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