martedì 6 dicembre 2016

RECENSIONE - Veritas. Atto Melani vol. 03 di Monaldi & Sorti

Veritas è il terzo atto della saga dell’abate castrato Atto Melani con cui gli scrittori Monaldi e Sorti ci portano nel periodo storico del Re Sole, della guerra di Successione Spagnola, e dell’Impero degli Asburgo in Austria. Gli interpreti principali sono sempre gli stessi. L’interlocutore, il nano che abbiamo conosciuto già dal primo capitolo, che anche qui rimarrà senza nome, sua moglie Cloridia, ex cortigiana, ex ostetrica, e su tutti l’abate castrato Atto Melani. Ci troviamo a Vienna, nell’anno del Signore 1711. Il nano e Cloridia partono per Vienna, dove finalmente l’abate Melani ha pagato il suo debito, comprando per lui una licenza di spazzacamini e una casa da risistemare con una vigna, che in futuro potrà fruttare molto. I due decidono di partire e di portare con loro solo il figlio più piccolo, lasciando a Roma, le due ragazze che, cresciute, svolgono lo stesso lavoro della loro mamma. Sistematosi a Vienna, dove che se si sentono i venti di guerra, si riesce a vivere benissimo, il nostro nano si imbatte nel mistero del castello di Neugebäude, costruito dopo la cacciata dei Turchi, sogno finito male e mai portato a compimento di Massimiliano II d’Asburgo. Il nuovo imperatore, Giuseppe I il Vittorioso, tenta di riportare il castello a quello che avrebbe dovuto essere e non è mai stato, un luogo sfarzoso e di incredibile bellezza. Ma, molti raccontano che quel castello ha una maledizione, e che nessuno riuscirà a restaurarlo. L’ex garzone del Donzello, è incaricato di risistemare le canne fumarie del posto, prima che inizino gli altri lavori. Ad aiutarlo c’è lo studente greco Simonis, che sembra un po’ stupido, ma ogni tanto si lancia in argute osservazioni, ma è soprattutto bravissimo a raccontare la storia. Ma un giorno Melani si presenta a  Vienna, ormai ottantacinquenne e soprattutto cieco, accompagnato dal nipote Domenico. Il garzone però è cresciuto, ormai è un uomo di 48 anni e la discesa di Melani a Vienna fa pensare subito a qualcosa di strano. Infatti, oltre all’abate Melani, spia del Re Sole, è arrivato in città anche l’Agà Turco, ricevuto da Eugenio di Savoia, condottiero dell’impero asburgico. Molti dubbi assalgono il nostro protagonista, sospettando manovre strane da parte sia dell’abate che dell’Agà, contro il giovane imperatore. L’Agà nella sua visita accenna sinistramente al Pomo Aureo, così era chiamata Vienna dai giannizzeri che giurano di sottometterla alla mezzaluna d’oriente. Si succederanno giorni cruenti, dove amici, persone innocenti perderanno la vita e verranno rivelati secolari rancori e segrete connivente. Nessuno sarà risparmiato dall’ombra dell’infamia e del tradimento. Tra navi volanti, paesaggi innevati, dervisci indiani, studenti goliardici, l’inquietante interrogativo è: Chi sono i buoni? Chi sono i cattivi? I due scrittori sono bravi a raccontarci la storia, intersecando in essa gli atti dei protagonisti. Inventano, presentando però alla fine una serie di documenti, dicendoci che quello che scrivono, seppur in forma romanzata, qualche fondo di verità ce l’ha. Il terzo capitolo del libro è forse il più lento dei tre romanzi. Non posso dire che non mi sia piaciuto, ma le prime 150 pagine, di un tomo di 800, sono state piuttosto lente da digerire. Ma appena entra in scena l’abate Melani, finalmente si ha l’azione che si è avuta anche negli altri capitoli. Ora sono proprio curiosa di sapere quello che succederà nel prossimo, vista la scomparsa di uno dei protagonisti principali, e dove questa storia, nella storia ci porti, e come saranno le sorti degli altri protagonisti rimasti. Consigliato agli amanti del romanzo storico. Voto: 7

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