martedì 3 gennaio 2017

RECENSIONE – The Chemist. La specialista di Stephenie Meyer



Stephenie Meyer ci riprova. Dai vampiri della saga di Twilight, agli alieni di The Host, all’essere umano, ma non proprio umanissimo di The Chemist, la specialista. Già dal titolo si capisce che abbiamo a che fare con qualcosa di chimico, qualcosa di tossico e velenoso. La protagonista della storia è Juliana Fortis, ma nel corso della lettura, da una pagina all’altra avrà tantissimi nomi, da confondere i lettori (sono dovuta spesso tornare sui miei passi per capire chi stesse parlando!)  rendendo la trama frammentaria, saltellante e poco gradevole. Lei è una chimica molto brava, più che altro il suo lavoro è torturare le persone con le sue invenzioni chimiche, le sue droghe. E’ in fuga da ormai tre anni. Anche se per gli altri, le persone normali e i suoi familiari, è morta in un incendio del laboratorio dove lavorava; il governo la cerca, in pratica quelli che un tempo sono stati i suoi capi. Lei e il dottor Barnabis, suo collega, si sono sicuramente imbattuti in qualcosa più grande di loro, lui ci ha rimesso la vita, non senza prima avvertire Juliana che un giorno sarebbe potuto succedere, e lei era preparatissima. La sua vita oggi, è fatta di tantissime identità, di tantissimi posti in cui vivere, nessun contatto umano, e tantissime misure di sicurezza, compresa una maschera antigas e trappole chimiche, mentre dorme. I cattivi che le danno la caccia la ritrovano, nella persona del suo ex capo, Carston. Lui le propone di rientrare nel giro promettendogli la salvezza ed una vita assolutamente tranquilla, di nuovo a lavoro nel laboratorio, ma deve fermare un individuo molto pericoloso, un certo Daniel Beach, che sembra essere un normalissimo professore di inglese e pallavolo in un liceo americano, ma in lui si nasconde un orco, un terrorista. Juliana che ora è Alex, non sa che pesci prendere. Il governo la sta prendendo in giro? Daniel è veramente quello che loro dicono o semplicemente un’esca per farla cadere in trappola? Purtroppo il peso di migliaia di vittime contro la sua sola vita, e gli incartamenti che è riuscita a recuperare, la fanno pendere per i suoi vecchi datori di lavoro. Ma Juliana/Alex vuole uscire dagli schemi, d’altronde continua a non fidarsi di nessuno, quindi elabora un piano tutto suo, contravvenendo a quello impostole da Carston.  Rapisce Daniel  nascondendolo in un luogo isolato. Ma Daniel non cede. Non le dice ciò che lei vuole sentire, quindi comincia ad avere dei seri dubbi che quello che le hanno raccontato non sia vero e soprattutto che Daniel sia la persona giusta, ma che in qualche modo c’entri suo fratello gemello, Kevin. Le vite dei tre personaggi si intrecceranno tra di loro con ricchi di colpi di scena, intrecci, descrizioni, sparatorie, fughe, camuffamenti, rapimenti, cani addestrati, spie amiche e nemiche, forse troppa carne al fuoco per un solo capitolo (che penso diventerà una saga, sigh!). Sono rimasta sconcertata dalla protagonista, una fredda e calcolatrice, che non prova un briciolo di rimorso, ma nemmeno risentimento … sembra apatica in tutto quello che fa. Uno può arrivare a pensare, be’ è il lavoro che fa che l’ha cambiata in quel modo. Ma secondo me un essere umano ha sempre delle emozioni, positive o negative che siano. No, lei non esprime nulla. Tranne quando incontrerà Daniel, e da lì cambierà completamente. E Daniel? Ne vogliamo parlare? Torturato quasi a morire, si innamora della sua torturatrice. Sindrome di Stendhal? No, è stato un colpo di fulmine in metropolitana, prima del rapimento. E nonostante tutti i dolori che le ha fatto passare, rimane ancorato al suo amore. A differenza della protagonista è forse troppo empatico ed emotivo, e non ha nessuna paura a mostrare i suoi sentimenti a chiunque. Sembra fin troppo ingenuo. L’altro componente è Kevin, è completamente l’opposto di suo fratello gemello. Ex agente CIA, quindi molto più addentrato nel mondo di Alex. Molto duro e determinato, coraggioso e super organizzato con i stessi nemici di Alex, i suoi ex datori di lavoro. Le loro storie si intrecciano in azioni di salvataggio e di attacco, fatto di prede che diventano predatori. E il colpo di scena finale, che rivelerà tutto, sarà oltremodo banale, banalissimo, per tutto il casino alzato nella storia. Come ho già detto, troppa carne al fuoco. Una storia che dovrebbe essere trepidante, parte lentissima e poi non da nemmeno un attimo al pensiero. Addirittura nelle prime pagine è difficoltoso capire cosa ci voglia raccontare l’autrice, che non scrive male, per carità, ma è confusionaria, con tutti quei nomi, quei posti, quelle fughe. All’iniziano sembrano fuori luogo e senza senso. E niente, non sono riuscita a farmelo piacere. Avrei sperato in qualcosa di meglio. E’ comunque un libro costruito per farne un film e si vede lontano un miglio. Voto: 5

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