Terzo capitolo della serie delle
Sette sorelle di Lucinda Riley. In questa puntata la protagonista è Asterope
detta Star. La più enigmatica delle sei sorelle. Star e CeCe. Già perché Star
non è mai da sola, c’è sempre sua sorella CeCe con lei, come un corpo
inseparabile. Come se fossero gemelle siamesi. Gli ultimi anni sono stati
viaggi continui, sempre insieme, guidate dallo spirito indomito di Cece, di cui
Star è abituata ad assecondare ogni desidero. A Star non piace molto parlare,
ha talento per la letteratura e per la cucina, quindi a farlo per lei è sempre
stata CeCe, tanto che da piccole avevano un linguaggio dei segni tutto loro che
usavano per comunicare. “Guardandomi indietro
mi rendevo conto che CeCe e io eravamo diventate il contrario l’una dell’altra:
io parlavo piano e poco, lei forte e spesso. E più lei parlava, meno io sentivo
il bisogno di farlo; le nostre personalità erano agli antipodi. … Tutto ciò che
faceva, lo faceva rumorosamente. Sembrava proprio che non riuscisse, per
esempio, ad appoggiare sul tavolo una tazza di caffè senza sbatterla forte e
rovesciarne il contenuto. Non sapeva cosa significasse “parlare a bassa voce”,
e sin da piccola gridava a un volume tale che Ma’, preoccupata, l’aveva portata
a farle controllare l’udito.” Star da
sola si sente persa, anche se ultimamente ne sente quasi la necessità, sente
che il rapporto con sua sorella CeCe la sta soffocando. Ha voglia di
cambiamento, soprattutto perché CeCe da per scontato che ogni cosa lei faccia
le stia bene. Come l’ultima follia: spendere la sua eredità per acquistare un
mega appartamento a Londra. Un appartamento molto comodo sì, ma freddo e con
poca anima, non certamente come Atlantis, il vecchio maniero di famiglia.
Quindi dopo aver parlato con Ally, delle sue disavventure e avventure, anche
Star decide di aprire la lettera che le ha lasciato Pa’ Salt dopo la sua morte,
con le sue coordinate. Non deve andare
tanto lontano. Le sue origini sono proprio dove si trova, a Londra. Oltre alle
coordinate Pa’ Salt le ha lasciato una miniatura di un gatto e un indirizzo,
quello della libreria Arthur Morston e un nominativo Flora MacNichol. Ci pensa
e ci ripensa Star prima di entrare nella libreria e fare la conoscenza di Orlando
Forbes. E qui Star inizia il suo cammino di conoscenza, alla ricerca delle sue
origini. Tra vecchi libri antichi, lettere ingiallite, e storie passate che
vanno dal Kent al Lake District nel primo novecento. Incroceremo nella storia
figure realmente esistite, come Beatrix Potter, Vita Sackville-West e Alice
Keppel e le sue figlie Violet e Sonia. Figure passate in qualche modo legate a
Star. Conosceremo la bellissima e struggente storia di Flora MacNichol e della
sua famiglia, che ci porterà a scoprire quanto potevano essere infidi i
meccanismi all’interno dell’aristocrazia inglese nel novecento. Tutto questo
porterà Star alle sue origini e a capire cosa possa legarla a Orlando a suo
fratello Mouse, a Rory e a Marguerite e alla bellissima magione di High Weald.
Come i precedenti capitoli, l’opera è progettata su due livelli. Quello moderno
con la voce di Star e degli altri protagonisti, e quello storico con da voce
soprattutto a Flora MacNichol e alla sua storia. In questo capitolo della
storia, si ha proprio la sensazione di
soffocamento che Star sente nei confronti dell’esuberanza di CeCe. Si sente la
sua disperazione per non avere il dono dell’ubiquità per essere in due posti contemporaneamente,
lontana e allo stesso tempo a fianco di Cece che le chiede aiuto. Ma è ora per
Star di crescere, di lasciare l’ombra di CeCe, che dovrà imparare anche lei a
farcela da sola, e di diventare
indipendente e forte, come la sua antenata Flora MacNichol. Voto: 7
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