mercoledì 25 gennaio 2017

RECENSIONE – Scomparsa di Joyce Carol Oates



Luglio 2005. Carthage, cittadina all’estremo nord dello stato di New York, nella regione degli Adirondack. Una comunità dove tutto sembra essere fermo nel tempo. Dove tutti i segreti vengono nascosti agli occhi degli altri. Dove tutti si conoscono, ma non così bene come sembra. E dove tutti cercano di scoprire tutto degli altri. In questa piccola comunità vivono i Mayfield. Famiglia benestante e molto in vista. Zeno Mayfield, un omone grande e grosso, è stato il sindaco della cittadina. Onesto, affabile. E’ un avvocato e un padre tutto d’un pezzo. Le sue due figlie Juliet e Cressida lo adorano e così sua moglie Arlette. Juliet è da tutti considerata la figlia bella, mentre Cressida che bella sicuramente non è, viene menzionata come quella intelligente. Ma non sono così perfetti come sembrano, non proprio. Soprattutto Cressida è sicuramente molto strana. In questo idillio familiare si inserisce Brett Kincaid, fidanzatino di Juliet; bello come il sole, classico giovanotto americano, tutto sport. Brett e Juliet sembrano la coppia perfetta, finché lui non decide di arruolarsi nell’esercito, dopo la tragedia delle Torri Gemelle. Torna a casa Brett, ma non è più lui. Né nel fisico, né psicologicamente. Ha visto qualcosa di molto brutto in Iraq, è tornato, ma non è più in sé. Prende tranquillanti e psicotici, e Juliet, nonostante tutta la sua carità cristiana è costretta a lasciarlo e ad interrompere i preparativi del matrimonio. La mattina del 9 Luglio Arlette ha un presentimento e si sveglia. Qualcosa non va. Si alza e gira per le stanze, quella di Cressida è vuota. La sera prima era uscita per andare da una sua amica, ma non è mai tornata. Dov’è? Cosa le è successo? Cominciano le ricerche nella riserva di Nautauga, sugli Adirondack. Tutti i volontari sono impegnati. Zeno è con loro. Non ha scelta. Quella è sua figlia e vuole ritrovarla a tutti i costi. Dei testimoni dicono di averla vista in un pub malfamato della zona insieme a Brett Kincaid. Brett sembra essere l’ultimo ad averla vista, ma dov’è andata? Brett non ricorda, non è lucido, viene ritrovato in macchina, col viso graffiato, del sangue sul vetro davanti, e ubriaco. Lui che, con quelle medicine che prende, l’alcool non dovrebbe vederlo nemmeno da lontano. Confesserà di averla uccisa e sepolta nella riserva di Nautauga, ma il corpo della giovane non verrà mai ritrovato. Questo l’antefatto che ci portiamo dietro per ben 200 pagine. Molte digressioni dell’autrice si potevano evitare snellendo la trama. Molte servono ai lettori per riuscire a concatenare i vari piani narrativi della storia. Già, perché questa storia è suddivisa tra i vari personaggi. Ognuno ha la sua voce. Ognuno ha i suoi pensieri, la sua psicologia. Quindi sentiremo Zeno, uomo tutto d’un pezzo, che si sente sconfitto da questa scomparsa. Sente che non può fare nulla e che la sua famiglia si sta sgretolando davanti a lui e non può porvi rimedio. Ma è soprattutto lui, che non si accorge, di star crollando sotto il peso del suo insuccesso. Poi c’è Juliet, che non solo ha visto i suoi piani sentimentali fallire, ma il suo ex fidanzato è anche implicato nella scomparsa di sua sorella, ma non riesce del tutto ad assopire i sentimenti verso quello che è rimasto dell’uomo, del ragazzo che era partito. E nonostante tutta la sua religiosità il suo risentimento è più per Cressida che per Brett. Il narratore fuori campo cattura l’attenzione, rendendo partecipi, fornendo dettagli, svelando pensieri. Non ho apprezzato molto questo romanzo, ci sono talmente tante cose in ballo che l’autrice si è persa nei meandri della sua stessa storia. Tratta tanti argomenti, forse troppi, ma alla fine non ti rimane nulla. E’ contro ogni tipo di guerra? Ce l’ha con il sistema carcerario americano? Ha qualcosa contro la religione? Ma gli argomenti sono poco trattati e quindi risultano insufficienti. Poi, se devo dire la sincera verità, ho odiato da subito la protagonista. Non mi è mai stata simpatica. Cressida ha una personalità borderline. Viene dipinta come quella intelligente ma brutta. Ci viene ripetuto in continuazione, quasi non se ne può più. Anche se non ci viene detto, soffre come minimo di una forma di autismo. Potrebbe essere la più intelligente di tutti, ma appena subisce una critica, si ritira in se stessa e preferirebbe non essere mai nata e preferisce scomparire dalla circolazione, piuttosto che ripresentarsi a casa dopo il suo goffo tentativo di seduzione di Brett Kincaid. Ho trovato inverosimili il salvataggio di Cressida e il suo incontro con l’Investigatore. Non servono a nulla nella trama del libro, se non ad allungare il brodo e a confondere il lettore. Avrei sprecato la carta, per una fine diversa da quella proposta dalla Oates. Insomma, non mi ha per niente convinto. Il tentativo di psicanalizzare tutti i personaggi, quello di voler entrare nelle loro menti, nei loro pensieri, non convince. Tutte quelle citazioni di grandi filosofi, rendono ridondante il tutto. Sarà pure una scrittrice da Premio Nobel (così ho letto), ma a me la sua storia non è piaciuta.  Voto: 5

Nessun commento:

Posta un commento