Ammetto di aver avuto un po’ di
difficoltà a leggere questo libro. Solo a metà sono riuscita a capire il 4321 del
titolo ed i puristi mi perdonino di questo. Il libro è una fonte continua di
magie. É una scatola
piena di balocchi con cui il lettore si può dilettare. É una storia, sono quattro storie. É un protagonista, Archibal
Isaac Ferguson, anzi no, i Ferguson sono quattro. Forse Auster riteneva
semplicistico raccontare solo la storia di un Ferguson e ne ha create 4 in uno “sliding-door”
continuo. All’inizio, sbagliando, forse, ho seguito lo scorrere delle storie,
poi però mi sentivo alquanto confusa e ho iniziato da capo, rileggendo le
storie una per volta. Sono ripartita dal capitolo 1.1 proseguendo col 2.1, 3.1
ecc., portando così a termine una storia per volta. Non so se ho barato, ma ho
preferito così, trasformando un unico libro in 4 libri a sé stanti, magari
perdendo qualcosa. Probabilmente, prima o poi lo rileggerò adottando il sistema
“logico” dell’autore. Certo le caratteristiche principali del protagonista,
Ferguson, rimangono quasi inalterate in tutte e quattro le storie. É sempre un divoratore di
libri, un ascoltatore di musica appassionato, un amante della scrittura e del
cinema. Però saranno le opportunità o le azioni a cambiare gli eventi e i fatti
narrati. Il motivo per cui ho cambiato modo di leggere è stato il continuo
tornare avanti e indietro delle storie; lasciare un Ferguson tredicenne a fine
capitolo e ritrovarlo in quello dopo di nuovo a 5/6 anni con situazioni diverse,
co-protagonisti uguali, ma diversi, con diversi modi di vivere, nuovi
personaggi, amici che diventano fratellastri o cugini, cambi di case ed indirizzi,
addirittura la stessa partita di baseball che finisce in maniera diversa.
Questa cosa mi ha mandata fuori giri tanto da “costringermi” a tornare indietro
e a ricominciare tutto daccapo. Anche se, come ho detto, le storie sono 4, ci
sono molti dei personaggi che rimangono sempre nella vita di Ferguson anche se
assumeranno posizioni diverse, come Amy, di cui Ferguson, nonostante le diverse
storie e le diverse Amy, finirà sempre con l’innamorarsene. Però 4321 non è
solo Ferguson, ma anche quello che gli fa da sottofondo, cioè il periodo
storico della sua vita. Auster attraverso di lui ci racconta il dopoguerra,
passando poi per tutti gli anni sessanta con le lotte per i diritti civili, la
guerra del Vietnam, la corsa del programma spaziale, la morte di Kennedy e
Martin Luther King, le violenze di quel periodo, il maccartismo, la guerra
fredda, fino ad arrivare alla fine degli anni settanta. Ma non solo la storia,
anche la musica, la letteratura, i film di cui il libro è pieno di riferimenti.
Un mescolarsi continuo di eventi, di vita, di morte di gioia e sofferenza, di
paure che l’autore ci racconta attraverso gli occhi di Ferguson. E poi New
York. Sempre presente. Descritta abilmente in ogni sua sfaccettatura , tanto da
recepire gli odori delle strade sporche, o l’immaginarsi di vedere la povera
gente agli angoli delle strade, o ad un tavolo di un ristorante. La violenza,
pura e cruda, ma anche la bellezza, che suscitano dalle parole di Auster. Voto:
8
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