L’acciaio è
quello dell’Italsider, un mostro che porta malattia e morte, deturpa il
panorama e un quartiere che ancora attende una bonifica più che dovuta; la
maledizione è l’asbestosi, che colpisce chi è entrato in contatto con
l’amianto. Massimo Mancini prova a “risarcire” il padre, morto per questa
terribile malattia, prima rinunciando a una promettente carriera calcistica e
iscrivendosi alla facoltà di Medicina, poi entrando a far parte della
commissione di bonifica dell’Italsider. È proprio qui che scopre segreti e
complotti inimmaginabili e il romanzo, da realista, si trasforma in fantastico.
Al termine di una gara di moto con Davide, l’ex amico di infanzia, Massimo si
scopre più forte grazie all’acciaio avvelenato che gli è entrato in corpo e
potrà così vincere una battaglia di una guerra infinita. Non mancano i colpi di
scena, le rivelazioni, le sorprese un po’ anticipate e intuite dal lettore.
Come opera prima, La maledizione dell’acciaio è accettabile sia per la tematica
affrontata, sia per la storia raccontata, anche se troppo netta è la
distinzione tra buoni e cattivi. Tuttavia, la figura di Massimo che, a metà
dell’opera, si trasforma suo malgrado in supereroe, dotato di poteri
eccezionali, ricorda tanto il protagonista e le vicende del film Lo chiamavano
Jeeg Robot.
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