sabato 6 aprile 2019

Recensione – Redenzione di Smith Henderson



Redenzione è il romanzo d’esordio di  Smith Henderson. Da quello che ho letto in svariati articoli, nel panorama letterario americano, avrebbe dovuto essere il nuovo Philip Roth e questo suo romanzo la nuova “Pastorale Americana”. Ma i critici letterari hanno detto che sì, è un buon libro, ma che per arrivare a Roth dovrà sicuramente riprovare. Io non ho letto nulla di Roth, quindi non posso dare gli stessi giudizi. Il libro è buono, anche se in effetti l’autore poteva fare meglio sotto certi aspetti. Pete Snow è un assistente sociale in uno sperduto paese del Montana, Tenmile. Sono gli anni ottanta e il rigurgito degli individualismi e dei nazionalismi e di politiche sciocche ed estremiste, portano alla nascita di organizzazioni di fanatici anarchici e religiosi. É il periodo delle sette, del ritorno dell’Apocalisse. Pete ha a che fare con tutto questo, oltre che con madri alcolizzate, padri drogati, figli disadattati, semianalfabeti, nuclei familiari che odiano lo Stato ma che chiedono sempre più sussidi. Mette molto impegno nel suo lavoro, ma fa quello che può. Nella sua vita privata è una persona che somiglia molto ad uno dei suoi assistiti. Il suo matrimonio è andato in pezzi, lui e sua moglie sono entrambi molto attaccati alla bottiglia e sua figlia, Rachel lo odia, perché lui è pronto ad aiutare tutti, ma non si accorge di lei. Sulla sua strada incontra Benjamin Pearl, un bambino di undici anni. Scopre che vive come un selvaggio nei boschi, insieme a suo padre Jeremiah. Jeremiah Pearl è quello che molti considerano un invasato religioso. Pensa che l’Apocalisse sia vicina. É capace di sparare a vista e anche suo figlio, nonostante sia un bambino, lo sa fare. Vivono entrambi nella foresta cibandosi di quello che la natura gli offre. Boicotta lo stato bucando le monete con simboli massonici e religiosi. Le sue monete diventano oggetto di collezionismo ma anche di attenzione per gli agenti federali. Il titolo è Redenzione e quasi te l’aspetti, ma nel romanzo non ce n’è per nessuno. Pete è stravolto dagli enventi che lo riguardano, dopo che sua figlia scappa di casa. Si sente sconfitto. É sopraffatto. Ecco, è proprio la sopraffazione a farla da padrona in questo romanzo che di redento non ha nulla. Peccato per le vicende della figlia di Pete, Rachel, trattate con dei capitoli a parte, scritti in forma di dialogo in corsivo. Dialoghi che lei avrebbe con degli sconosciuti che non scopriremo mai chi siano,  a volte addirittura incomprensibili. Henderson è bravino, il libro è buono, ma la sua scrittura può essere rivista e migliorare. Voto: 6,5

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