martedì 7 giugno 2022

RECENSIONE - M Sul bordo dell'abisso di Bernard Minier

Il romanzo di Minier si annuncia in questo modo:
“AVVERTENZA
Tutte le tecnologie descritte in questo romanzo esistono o sono in fase di sviluppo. Le applicazioni e i dispositivi che scoprirete qui sono già stati implementati in diversi Paesi, in modo quasi identico a quello narrato in questa storia. Perché non si svolge nel futuro, bensì adesso.”
Hong Kong, anno di grazia 2019.
Moira è una giovane donna che arriva ad Hong Kong dalla Francia, per lavorare presso la compagnia Ming Inc. che si occupa dell’ambizioso progetto di creare e immettere sul mercato un chatbot dal nome quasi troppo pretenzioso di DEUS. Moira dovrà aiutare DEUS a diventare più umano, ad assumere una propria personalità e ad avere delle vere emozioni. DEUS dovrà essere la forma elettronica di Intelligenza Artificiale che permetterà all’uomo di non dover più decidere nulla, sarà lui a pensarci.

Appena arriva viene avvicinata dalla polizia di Hong Kong, la mettono subito in guardia su Ming Jianfeng, il proprietario della Ming Inc., non è un uomo pulito, la voglio convincere a fargli da talpa, ma lei non sa nemmeno di quello che parlano.
Mano a mano che Moira si inserisce nel nuovo ambiente di lavoro scopriamo insieme a lei il mondo delle Intelligenze artificiali, dei dati che elaborano e vengono elaborati dai Big Data e da tutte le possibili cause e complicazioni che queste macchine potrebbero creare una volta preso il sopravvento e tolto il libero arbitrio all’umanità. Si può rinunciare alle proprie libertà per un mondo più “sicuro”?
Come se tutto questo non sia già inquietante di per sé, Moira si accorge che qualcuno all’interno della Ming, sta creando delle “distorsioni” nell’apprendimento di DEUS, facendolo divenire molto cupo e oscuro, con pensieri non proprio cristiani (non nel senso di religiosi), verso il mondo intero.

In più, perché nonostante tutto, questo è un romanzo giallo, un sadico e spietato killer, sottopone le sue vittime ad atroci e raccapriccianti torture. É un uomo sadico e crudele che uccide senza provare nessuna emozione se non attraverso il dolore degli altri e per questo è stato soprannominato L’oscuro principe del dolore. Le donne uccise lavoravano o hanno lavorato per la Ming Inc. e Moira rientra perfettamente nel cliché del killer.
Sullo sfondo di una Hong Kong illuminata all’apparenza, ma che nasconde moltissime ombre, quella di una società piena di contraddizioni, da una parte avanzata tecnologicamente, ma sudicia, esotica e putrida, dai mille lussi ma anche dalle povertà più misere si svolgeranno le azioni dei nostri protagonisti.
Moira avverte la necessità e la consapevolezza di essere sola in quel marasma che pullula di vita e di morte. Al suo fianco due poliziotti che più diversi non potrebbero essere: Chan, il giovane. Ancora illuso che il suo lavoro possa cambiare il mondo e la città. Elijah, il vecchio. Disilluso, disamorato, disperato.

Il finale è tutto adrenalina. Ma è tra le pagine del romanzo che ti viene voglia di gridare: “Oh, mamma mia!”
È angosciante, illuminante, claustrofobico, scritto meravigliosamente. Fino al finale, dove non mancano i colpi di scena. Bellissimi i personaggi creati da Minier. Bella Moira, che sembra la francesina spaesata con il naso all’insù, ma che nelle pagine del libro e soprattutto nel finale si rivelerà, intelligente e forte. Bello il personaggio di Chan, il poliziotto giovane. Sembra un chierichetto. Un ingenuo, un don Chisciotte prestato a Hong Kong, che combatte contro molti mulini a vento.
Bello il personaggio di Elijah, il poliziotto vecchio. Che è deprimente solo a vederlo. Dai vestiti alla faccia. È uno zombie che cammina, ma che alla fine ha un moto di orgoglio per il lavoro che fa e per la città in cui vive.
Bello il personaggio di Ming Jianfeng, Ma non vi dico niente, ve lo dovete scoprire da soli.
Belli i comprimari che girano intorno, e perfettamente incastrati, a questi tre personaggi chiave.

L’angoscia alla fine rimane. La voglia di gettare tutti gli apparecchi elettronici che avevo a portata di mano è rimasta. Ma alla fine questa recensione finirà comunque su internet, su un blog o su un social network. Il mondo è questo!
“M. Sul bordo dell’abisso” è il romanzo migliore finora letto in questo anno, imperdibile.

Silvia Marcaurelio

 

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