giovedì 20 giugno 2013

RECENSIONE - L'ipotesi del male di Donato Carrisi
A farmi ritornare alla mente le pagine de "Il Suggeritore" ci ho messo un po', non lo nego. Ma dopo poche pagine ho riconosciuto il Male di cui è pervasa la storia presente e quella passata. Il Male che ti osserva e che si nutre della tua paura. I flash della stampa, gli intrighi di nastri gialli della scena del crimine, il gelido bagliore dei tavoli autoptici, l'oltraggio sacrilego di un uomo che uccide un altro uomo. Le supposizioni infinite di giornali e tv, la polizia che brancola nel buio e fa accenni al terrorismo. Il Male vede tutto. I colpevoli, le vittime, l'esplodere della violenza e il tentativo di Giustizia. In una città di cui non si sa nulla, persa nel tempo e nel buio, ritorna l'uomo che, sparito dal web e dalla sua cerchia di amici, in cerca di calma e ispirazione, se ne va in giro per obitori. Dopo quattro anni, lo scrittore pugliese torna a cantare del mondo del Suggeritore e della sua prima, insostituibile musa: Mila Vasquez. 
Ne "L'ipotesi del male", la poliziotta ha finalmente imparato i passi giusti e, nel buio, balla. Caccia fantasmi, bambini inghiottiti dal bosco carnivoro di una fiaba cattiva; caccia quella felicità non contemplata in una vita-non vita, come la sua. Ha spento l'interruttore dei sentimenti già da piccola. Non prova empatia per nessuno, non sente niente. Solo la rabbia che il suo lavoro le procura e il dolore che lei stessa si infligge. Soprattutto, ha allontanato da lei una verità impensabile e grande: continua da dirsi che dal Male non potrà mai nascere il Bene. 
la chiamata al dovere la raggiunge perfino nel Limbo, l'angusto ufficio delle persone scomparse in cui ha deciso di passare il resto dei suoi giorni da sbirra - circondata da una parete di foto e volti sterminata come il Muro del Pianto: i dormienti. Identità perdute e un "missing" scritto sotto, in calce. 
Il nuovo incubo si fa chiamare Kairus, Il Signore della Buonanotte. Gioca con la polizia, lasciando indizi nell'essenziale linguaggio delle tenebre. Mila, che con le tenebre ha stretto un duraturo sodalizio di sangue, è chiamata a fare da interprete. La sua solitudine si troverà a combaciare perfettamente con quella di Simon Berish, un reietto come lei. Qualcuno di cui fidarsi dopo tanti anni. Insieme saranno i protagonisti di una macabra caccia al tesoro, in cui tappa dopo tappa, omicidio, dopo omicidio, la morte apparirà con tutta la sua bellezza e l'orrore dei suoi mille volti. 
I dormienti infatti, si stanno svegliando. Gli scomparsi stanno riapparendo. 
La struttura già collaudata nei precedenti romanzi è simile a quella dei serial americani, costituiti da foreste sterminate di episodi e da intrecci necessari come spirali di DNA. Intreccio perfetto, che si basa sempre su nodi enigmatici, ma di periodi e lettere. Per ogni vittima c'è un colpevole, per ogni colpevole c'è un filo che conduce tutti ad un unico, misterioso mandante dal nome evocativo e spaventoso. Tra un capitolo e l'altro si aprono dei fascicoli virtuali: ci sono immagini, informazioni, storie. Ritratti pieni di umanità e perizia di coloro che, prima di essere vittime erano persone. 
Con una prosa discorsiva, elaborata e tagliente, l'autore rielabora personalmente rovine, voci e drammi. Significativa continua ad essere l'ambientazione imprecisata, rifugio di una variegata comunità di personalità dai cognomi italo-americani, anglosassoni, greci, spagnoli. E' il simbolo che il male - quello puro, vero, che ti divora l'anima e può raggiungerti ovunque. Sempre. 
Ma l'epilogo non era serrato in uno scantinato, bensì in una soffitta: ciò presuppone tirare una cordicella penzolante, fare un passo avanti e salire, esposti completamente a un pericolo crescente. Perché il male è un'ascesa continua. 
I capitoli finali vanno alla velocità di un proiettile: raggelanti, infallibili, ti pietrificano senza darti il tempo di evitare il colpo. 
Non ci sono inseguimenti, bagni di sangue o sparatorie. Si ritorna alle paure inconsce, infantili: alle nenie, alle confidenze bisbigliate, ai mostri nascosti sotto il letto e agli amici immaginari o forse no. 
Un romanzo consigliato a tutti quelli che hanno aspettato il sequel de "Il Suggeritore", ma anche a tutti quelli che vogliano leggere un thriller di matrice internazionale, sebbene col certificato di provenienza rigorosamente italiano. 
Donato Carrisi è dannatamente bravo: un narratore dal talento contagioso e dirompente, e un analista che conosce i desideri e le fobie dei suoi lettori e che si diverse a realizzarli e a sconvolgerli. Uno spacciatore di adrenalina, ossessione, angoscia. Ed ha vinto tenendomi in scacco ancora una volta. Spero che l'attesa non duri altri quattro anni. Aspetterò. Ancora in compagnia del buio, quasi familiare. Ma accenderò la luce, presto. Magari tra un po'...

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