lunedì 15 luglio 2013

RECENSIONE – Eutanasia d’amore di Fabio Rien


Sono riuscita ad avere questo testo per vie traverse, tanto che dovrò ringraziare la persona che me lo ha passato chiedendomi di recensirlo.
Era da un po’ che il testo mi faceva l’occhiolino da sopra la mia scrivania, tant’è che ieri sera alla fine non ce l’ho più fatta e l’ho preso nelle mie mani. Be’… non ho più smesso di leggerlo fino a finirlo.
Questo libro è un po’ un pugno sul cuore, molto forte. E’ una mano che lo stringe nel tentativo di fermarne i suoi battiti. E’ una stanza senza finestre a cui poco a poco viene tolto l’ossigeno e tu soffochi in essa fino a quando, quel qualcuno, si deciderà a ridartelo.
Mai titolo può presentarsi più appropriato di “Eutanasia d’amore”.
Può la voglia di amare e di essere amati sconvolgere tanto la nostra esistenza tanto da farci vivere una vita parallela? Può inventarsi per noi storie, voci, suoni, persone e persino sentimenti d’amore e di autodistruzione? Può l’amore volere la tua distruzione come scopo ultimo?
Questo libro ce lo racconta in modo crudo e diretto, dicendocelo e poi smentendosi subito dopo, e smentendosi ancora, di nuovo.
Davide protagonista assoluto del libro. Un demone fatto ragazzo. Bello e dannato.
Talmente al di fuori dai normali canoni di bellezza da non passare inosservato, ma lui rifugge da tutto e tutti.
L’unico sentimento a cui non vuole fuggire è quello dell’amore tra lui e suo padre. Troppo breve, troppo intenso, tanto da sfuggirne la perdita.
Lo troviamo in un ospedale in ripresa da un incidente stradale, suo padre è morto da tempo, sua madre si è già rifatta una vita. E ora lui ha anche la faccia di quel demone.
Quindi, è sfregiato nel corpo e nell’anima.
Non riesce ad accettare quello che gli è successo e cerca di prendere a pugni la vita.
Nella sua degenza, dopo il risveglio dal coma, trova ad attenderlo una masnada di persone con cui lui non vuole avere niente a che fare.
Mostra il lato oscuro del cuore perché è l’unico modo per non morire di dolore.
E poi c’è Andrea.
Non sa chi sia, ma sa che lui non lo ha abbandonato, che lo veglia da quando è lì. Dapprima pensa sia la sua coscienza, poi forse il fantasma del padre. Ma poi Andrea si rivela per quello che è: AMORE INCONDIZIONATO. E Davide, che di quel tipo di AMORE ne ha bisogno come aria, si appresta a viverlo appieno  con il tutto il cuore. Stavolta quello tenero, quello fragile.
Tra la storia dei due si inserisce lo psicologo dell’ospedale, il giovane Marco, che tenta in tutti i modi di riportare Davide nella sua vita “normale”. Seduta dopo seduta Davide si aprirà con Marco e la storia proseguirà come un incontro a tre.
Ad un certo punto, nel momento del massimo rilassamento, quando ormai ha lasciato andare il cuore, Andrea sparisce dalla sua vita, dopo avergli piantato un chiodo nell’anima. E Davide reagisce in maniera arbitraria creandosi un secondo se stesso, Alexander. Alexander è un ragazzo che vorrebbe essere forte e prendere senza dare, ma è una macchietta d ‘uomo. Saranno gli altri a prendere e lui a dare tutto. Questo lo rende rabbioso e insicuro, sempre più propenso ad autodistruggersi.
Si circonda di persone che sembra vogliano salvarlo, ma che alla fine da lui non vogliono altro che il corpo, ma dopo averlo avuto sembrano perdere l’anima e restare dannati per sempre.
Tra una vita non vita e tra i tanti eccessi di alcool e psico-farmaci, Davide deciderà che per dimenticare la farsa dell’amore di Andrea, che ancora lo tormenta, l’unico modo è quello di ottenebrare i pensieri, recidere i sentimenti.
A detta dell’autore possiamo crearci un lieto fine. Sta a noi pensarlo e crearlo, come Davide ha creato la sua seconda vita. Lui ci da uno spunto, a noi quindi il motivo per farlo proseguire nella storia.
Lieve e pesante allo stesso tempo. E’ un libro sentito e scritto col CUORE. Quello vero e pieno di sentimento che sa anche sopperire alla mancanza di AMORE, ma che soprattutto è capace di darne! Bravo Fabio.

Voto: 8

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