mercoledì 4 giugno 2014

RECENSIONE - QUO VADIS? DI HENRYK SIENKIEWICZ

Quo vadis?” è il capolavoro di Henryk Sienkiewicz, autore polacco, con cui, nel 1906 vinse il Premio Nobel per la letteratura. L'apostolo Pietro, che si sta allontanando da Roma per sfuggire alle persecuzioni contro i cristiani, incontra sulla strada il Redentore che cammina nella direzione opposta. Stupito gli chiede: "Quo vadis, Domine?", "Dove vai, o Signore?". E Gesù gli risponde che va a farsi crocifiggere un'altra volta, visto che i suoi fedeli lo abbandonano. Pietro capisce l'altissima lezione, torna sui suoi passi e subisce il martirio. La sofferenza cristiana, le spietate regole della città imperiale, sono lo sfondo di questo romanzo, uno fra i più letti nel mondo. Siamo all'epoca di Nerone. Un giovane nobile, Vinicio, è innamorato di Licia, figlia di un re straniero che è stata affidata a una famiglia romana di religione cristiana. Uno dei consiglieri dell'imperatore è Caio Petronio, zio di Vinicio, raffinato e cinico. Grazie al suo intervento, Vinicio ottiene che Licia gli venga consegnata. A salvare la ragazza è però il suo schiavo, un gigante di nome Ursus, fedelissimo verso la padroncina. I due si rifugiano presso una comunità di seguaci della neonata Chiesa, ma il patrizio riesce a rintracciarli.  Parrebbe il trionfo del vizio sulla virtù: sennonché Vinicio subisce il fascino di questa religione per lui ignota e rinuncia ai suoi propositi. Ma sta per accadere il peggio, perché Roma va a fuoco e Nerone incolpa dell'incendio i cristiani. Comincia la caccia, Licia e molti suoi compagni di fede vengono portati al Circo per essere sbranati dalle belve. Proprio Licia compare sull'arena, legata al dorso di un bufalo selvaggio. E' una scena grandiosa, poi riprodotta in innumerevoli quadri e film: il fortissimo Ursus afferra la bestia per le corna, la blocca, la schianta al suolo. La folla, colpita dall'incredibile spettacolo, chiede che la fanciulla e il suo salvatore vengano liberati. Nerone è costretto ad acconsentire. Sono, del resto, gli ultimi giorni del suo regno. Il folle imperatore viene detronizzato e ucciso. Vinicio e Licia possono finalmente unirsi in matrimonio. Tra i personaggi principali Marco Vinicio rappresenta l’uomo romano per eccellenza. Ama il potere e la guerra e non si ferma davanti a niente pur di ottenere quello che vuole. Ama perdutamente Licia, ma al suo rifiuto, non ci pensa due volte a chiedere aiuto a suo zio Caio Petronio. Quest’ultimo è un filosofo, è “l’Arbiter elegantiae” di Roma, è ironico e intelligente e nelle segrete stanze, o in modo sopraffino riesce a prendere in giro Nerone. Cercherà in ogni modo di aiutare il nipote Vinicio, dapprima cercando di rapire Licia alla sua famiglia d’adozione, poi impegnandosi per salvarla dalla prigione e dalla persecuzione cristiana. Nerone, come nella tradizione, viene descritto come un tiranno spietato, pieno di manie di grandezza, che cerca costantemente l’approvazione di quelli che lui chiama “amici”, ma che non sono altro che un codazzo di persone che per poco coraggio o per sfruttamento sopportano tutte le sue eccessività. Farà incendiare Roma per  poterla ricostruire a sua immagine, ma alle prime ribellioni del popolo, sotto il malaugurato consiglio di Tigellino, scaricherà la colpa sui cristiani e li perseguiterà con crudeltà. L’ambientazione storica è molto curata fin nei minimi dettagli. Sienkiewicz descrive con minuzia di particolari gli usi e i costumi del tempo, soprattutto le feste alla corte dell’imperatore e il martirio dei cristiani nell’arena. Ne consiglio vivamente la lettura agli amanti del genere storico. Voto: 8,5

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