“Quo vadis?” è il
capolavoro di Henryk Sienkiewicz, autore polacco, con cui, nel 1906 vinse il
Premio Nobel per la letteratura. L'apostolo Pietro, che
si sta allontanando da Roma per sfuggire alle persecuzioni contro i cristiani,
incontra sulla strada il Redentore che cammina nella direzione opposta. Stupito
gli chiede: "Quo vadis, Domine?", "Dove vai, o Signore?". E
Gesù gli risponde che va a farsi crocifiggere un'altra volta, visto che i suoi
fedeli lo abbandonano. Pietro capisce l'altissima lezione, torna sui suoi passi
e subisce il martirio. La
sofferenza cristiana, le spietate regole della città imperiale, sono lo sfondo
di questo romanzo, uno fra i più letti nel mondo. Siamo all'epoca di Nerone. Un
giovane nobile, Vinicio, è innamorato di Licia, figlia di un re straniero che è
stata affidata a una famiglia romana di religione cristiana. Uno dei
consiglieri dell'imperatore è Caio Petronio, zio di Vinicio, raffinato e cinico.
Grazie al suo intervento, Vinicio ottiene che Licia gli venga consegnata. A
salvare la ragazza è però il suo schiavo, un gigante di nome Ursus, fedelissimo
verso la padroncina. I due si rifugiano presso una comunità di seguaci della
neonata Chiesa, ma il patrizio riesce a rintracciarli. Parrebbe il trionfo del vizio
sulla virtù: sennonché Vinicio subisce il fascino di questa religione per lui
ignota e rinuncia ai suoi propositi. Ma sta per accadere il peggio, perché Roma
va a fuoco e Nerone incolpa dell'incendio i cristiani. Comincia la caccia,
Licia e molti suoi compagni di fede vengono portati al Circo per essere
sbranati dalle belve. Proprio Licia compare sull'arena, legata al dorso di un
bufalo selvaggio. E' una scena grandiosa, poi riprodotta in innumerevoli quadri
e film: il fortissimo Ursus afferra la bestia per le corna, la blocca, la
schianta al suolo. La folla, colpita dall'incredibile spettacolo, chiede che la
fanciulla e il suo salvatore vengano liberati. Nerone è costretto ad acconsentire.
Sono, del resto, gli ultimi giorni del suo regno. Il folle imperatore viene
detronizzato e ucciso. Vinicio e Licia possono finalmente unirsi in matrimonio.
Tra i personaggi principali Marco Vinicio rappresenta l’uomo romano per
eccellenza. Ama il potere e la guerra e non si ferma davanti a niente pur di
ottenere quello che vuole. Ama perdutamente Licia, ma al suo rifiuto, non ci
pensa due volte a chiedere aiuto a suo zio Caio Petronio. Quest’ultimo è un
filosofo, è “l’Arbiter elegantiae” di Roma, è ironico e intelligente e nelle
segrete stanze, o in modo sopraffino riesce a prendere in giro Nerone. Cercherà
in ogni modo di aiutare il nipote Vinicio, dapprima cercando di rapire Licia
alla sua famiglia d’adozione, poi impegnandosi per salvarla dalla prigione e
dalla persecuzione cristiana. Nerone, come nella tradizione, viene descritto
come un tiranno spietato, pieno di manie di grandezza, che cerca costantemente
l’approvazione di quelli che lui chiama “amici”, ma che non sono altro che un
codazzo di persone che per poco coraggio o per sfruttamento sopportano tutte le
sue eccessività. Farà incendiare Roma per poterla ricostruire a sua immagine, ma alle
prime ribellioni del popolo, sotto il malaugurato consiglio di Tigellino,
scaricherà la colpa sui cristiani e li perseguiterà con crudeltà. L’ambientazione
storica è molto curata fin nei minimi dettagli. Sienkiewicz descrive con
minuzia di particolari gli usi e i costumi del tempo, soprattutto le feste alla
corte dell’imperatore e il martirio dei cristiani nell’arena. Ne consiglio
vivamente la lettura agli amanti del genere storico. Voto: 8,5
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