Romanzo
centrale della trilogia relativa all’agente segreto Leo Demidov, “Il rapporto segreto”
è davvero complesso, di una durezza incredibile come solo i romanzi ambientati
in Russia possono essere. Leo non è più un
agente dell’MGB, ma è diventato direttore del “Dipartimento Omicidi”, un ramo slegato sia dall’MGB, che dalla
Militia. Dopo la sua esperienza nella polizia segreta, sta cercando di cambiare
vita cercando di condurre il suo lavoro con onestà e senza soprusi di sorta,
vivendo con la sua famiglia tutta nuova cullandosi tra l’amore di sua moglie
Raisa e delle due figlie adottive, Zoja ed Elena, orfane dei genitori in
seguito ad un’azione capitanata da Leo stesso. Ma il passato viene a bussare
alla sua porta. Non è proprio un passato felice e spensierato. Leo nei suoi
primi anni all’MGB venne infiltrato in una chiesa, il suo compito era quello di
far arrestare un prete, Lazar e la moglie perché dissidenti. Nel corso della
storia molti personaggi con un passato nelle forze segrete di polizia vengono
uccisi in maniera crudele. Uno di questi, tenta di avvertire Leo di quello che
sta succedendo. Nel frattempo la politica è in fermento. Un documento, un
rapporto segreto, stilato da Chruščёv
durante il XX Congresso del Partito Comunista, mette all’indice tutte le
atrocità commesse da Stalin e da chi ha eseguito tutte le sue idee. Quindi gli
eroi di un tempo, come Leo, si trasformano immediatamente in colpevoli. Le
morti improvvise su cui si trova ad indagare Leo gli faranno rivivere una
parte della sua vita che aveva
dimenticato completamente. Riapparirà la moglie di Lazar, ora sotto il falso
nome di Fraera a capo di una banda di vory (una simil mafia russa che si occupa
di piccoli crimini). Oltre a questo dovrà fare i conti con Zoja, la sua figlia
adottiva più grande, che non lo accetta come padre, anzi tenta più volte di
ucciderlo nel sonno, ma si ferma sempre in tempo, pensando alla sua sorellina.
Zoja non vuole dimenticare il passato e da tutta la colpa a Leo di quello che
le è accaduto. Fraera la rapirà e Leo per riaverla si imbarcherà in un’impresa
pazzesca, viaggiare sotto false spoglie alla volta del Gulag 57 dove è
rinchiuso Lazar per riportarlo alla moglie. Il protagonista avrà poco
tempo per salvare sua figlia, Zoja. Così Leo affronterà l’inferno nel quale
aveva mandato tanti sospettati, arrestati e processati sommariamente con accuse
costruite ad arte: il gulag, mettendolo di fronte agli occhi degli stessi
prigionieri, davanti alla loro sete di vendetta. Il conflitto di un uomo, della
sua famiglia e di uno stato intero sono tra gli ingredienti migliori di questo
romanzo, che non smette mai di stupire e di attrarre come un magnete di carta e
inchiostro. Tra uno spy-story, un thriller e un romanzo di avventura, Tom Rob
Smith si destreggia bene con colpi di scena ben congegnati e scene ad alto
livello adrenalinico, senza tralasciare l’aspetto storico, fondamentale nel
racconto di un’Unione Sovietica che sta cambiando. Leo deve difendere se
stesso, la sua famiglia e quel che resta delle sue speranze di giustizia. Forse
quello presentato dall’autore è l’eroe perfetto, anzi imperfetto. Quello in cui
è facile identificarsi. Un eroe che ha una storia difficile alle spalle, un
presente altrettanto incerto e un futuro tutto da scrivere, con pregi e difetti
che a volte nemmeno lui conosce. In fondo Leo è una persona alla scoperta di sé.
Non sa nulla se non quello che gli è stato raccontato, detto e ordinato di
fare. Delle volte ha delle vere difficoltà a dimenticare il passato e a
rapportarsi con gli altri ed è proprio questo che cattura maggiormente nei
libri di Tom Rob Smith. Smith scrive in modo scorrevole e non pesano le parti
descrittive. Per leggere questo libro però, consiglio vivamente la lettura del
capitolo precedente, “Bambino 44”. Voto: 7,5
Nessun commento:
Posta un commento