venerdì 15 maggio 2015

RECENSIONE – L’eroe ribelle di Suzanne Brockmann



Meg Moore è una dipendente statale. Lavora per quello che sarebbe il ns. ministero della difesa. Ha un passato lavorativo  nell’ambasciata del kazbekistan (luogo immaginario) rinominato K-stan o il Buco. Luogo considerato uno dei più pericolosi al mondo. Anni prima, Meg, proprio durante la sua avventura nel K-stan, conosce John Nilsson, capo di una squadra di Navy SEALS. Il momento è drammatico … per far scappare un agente della CIA dal paese, il ragazzo si spaccia per lui, restando chiuso nell’ambasciata alla mercé del governo locale. Meg sarà l’unica che tenterà e riuscirà a salvarlo. Nonostante la forte attrazione che si scatena per la loro convivenza forzata (John  deve restare barricato nell’ufficio di Meg, l’unico non esposto all’esterno), Meg si sottrae dall’attenzione di John perché è sposata con Daniel il mascalzone (la tradisce spudoratamente) e ha una figlia piccola, Amy. E poi lui è proprio un cucciolotto, ha sei anni meno di lei. Questo è l’antefatto. Ora è Meg a trovarsi in guai seri! Si trova a Washington, dove è tornata a vivere da tempo, si è separata da Daniel il mascalzone, ma è sola .. E John? Un attimo, ci arriviamo! Durante una normalissima giornata lavorativa, Meg viene fermata da un uomo sotto il parcheggio del suo palazzo. Il tizio fa parte di una cellula terroristica del k-stan e ha rapito sua nonna e sua figlia e minaccia di ucciderle. Quello che il tizio le chiede è di entrare nell’ambasciata del K-stan a Washington; per lei dovrebbe essere cosa facile, vista la sua collaborazione. Nessuno la controlla più e potrebbe far passare un’arma tranquillamente. Sarà tenuta sotto controllo continuo da una talpa nell’ambasciata, e se non farà quello che le dicono, Amy e sua nonna sono spacciate. A questo punto entra in scena John … ora è cresciuto … ma ha sempre sei anni meno di lei … quello non lo possiamo cambiare … J. Viene convocato d’urgenza a Washington mentre si trova in uno sconosciuto deserto americano durante un’esercitazione. Così com’è, (cioè sudata, sporca, con i colori mimetici spalmati sul viso) la sedicesima squadra dei SEAL, comandata da Tom Paoletti, si muove per aiutare uno dei loro componenti. John non vede Meg da tre anni, ma il suo amore è rimasto intatto. Cosa è successo? Perché Meg armata di pistola tiene in ostaggio l’ambasciatore del K-stan? E perché ha chiesto di parlargli? John deve a tutti i costi scoprire il perché Meg Moore rischia di morire, e fare del tutto, anche perdere la sua vita perché ciò non accada. Dovrebbe essere un libro con dei colpi di scena … ma è lento e  prevedibile. Forse la storia più bella non è quella principale, anzi … togliamo il forse. La storia più bella è quella che la nonna di Meg, Eve racconta alla sua nipotina Amy. La storia del suo amore per Ralph durante la seconda guerra mondiale e la battaglia di Dunkerque, per trasmetterle l’amore e rendere sopportabile la paura, facendoci scoprire una donna indebolita nel fisico, ma non nello spirito. E poi, anche l’altra storia di contorno, quella tra Alyssa Locke ex militare, che non è riuscita ad entrare nei SEAL perché donna, ora nell’FBI, e Sam Starrett, compagno di squadra e amico di John Nilsson, solamente accennata, che sicuramente farà parte di uno dei prossimi libri. Questa serie “Troubleshooters” già di per se non vale molto, ma in Italia stanno facendo una confusione incredibile con le uscite … quindi si trovano personaggi che nel libro precedente avevano uno stato, e li si ritrova nel libro attuale con un altro … mah … cose da case editrici. Voto: 6 – (stiracchiato!)

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